martedì 28 dicembre 2010

"Intanto, è sempre qualcosa..."

Tullio De Mauro - Foto da mediamente.rai.it
Ripensavo alle attività del settore tecnico Fidal Abruzzo. Passate e recenti (intendo quelle che vanno dal novembre 2009 ad oggi). A quel ‘modo di fare’ che non capisco, un attivismo che a me sembra un turbinio convulso, senza né capo né coda, di iniziative atte a ‘fare scena’ (il raduno estivo 2010 in Dalmazia, ad esempio), unito al costante bisogno di mostrare al mondo la solerzia del ‘sistema CR’ nello svolgimento del compitino quotidiano. L’ultima trovata dei ‘nostri’ è il raduno tecnico del 5 gennaio p.v. (cliccare qui), riservato agli atleti di interesse regionale della fascia d’età che va dal 1993 al 1997. “L’occasione sarà utile per aggiornare lo stato della preparazione, soprattutto in vista della stagione degli impegni indoor e di cross”, recita il proclamino federale. Che cosa vuol dire “aggiornare lo stato della preparazione”? Hanno preso i nostri ragazzi per la scheda obsoleta di un navigatore satellitare?
Qualcuno mi faceva notare che l’elenco degli atleti convocati al suddetto raduno è monco. Mancano diversi atleti di interesse, non solo regionale, ma addirittura nazionale. E allora mi ripeto e faccio copia-incolla: mi offro volontario per un corsetto di primissima alfabetizzazione informatica circa la navigazione in internet sul sito fidal.it; alcuni responsabili di settore, e pure qualche dirigente, potrebbero beneficiarne, scoprendo che bastano pochi clic del mouse – al calduccio di casa – per avere le graduatorie regionali di ogni gara e di ogni categoria, aggiornate in tempo reale; pensate, le classifiche si possono pure stampare!

Il Basset Hound
Qualcuno dica ai nostri ‘amici’ che non bisogna fare per forza qualcosa di ‘visibile’, di vacuamente coreografico. Flaiano sosteneva che abbiamo sostituito la pubblicità con la morale. Ancora una volta mi trovo d’accordo col profeta di Corso Manthonè. E mi viene in mente un episodio scolastico di una decina di anni fa. Si era al rientro dalle vacanze natalizie e cogli alunni si faceva il trito gioco del “che cosa hai fatto di bello durante le feste”. Nel tripudio di torroni, calze e play station, venne il turno del bimbo che per Natale era stato fuori città. Quel bimbo lo avevo simpaticamente ribattezzato Tullio De Mauro per la sorprendente somiglianza (non solo fisica) col noto linguista italiano: stessa espressione malinconica da intellettuale sconfitto (tutti gli intellettuali diventati ministri dell’istruzione sono degli sconfitti), orecchie a sventola e occhi tipo cane Basset Hound. Tullio De Mauro baby, aveva un linguaggio forbito ed era l’unico a darmi del “Lei”. Tulliuccio mi stava simpatico assai.

- E tu cosa hai fatto per le feste?
- Mae’, sono stato a Milano.
- Che bello! E che cosa hai visto? Sei stato in qualche posto particolare?
- Sono stato in aeroporto mae’, e ho visto Marina La Rosa del Grande Fratello!
- Embè? (Giuro che “sticazzi” l’ho solo pensato, nds)
- Mae’, intanto, è sempre qualcosa…

domenica 26 dicembre 2010

Raduni?


(Photo da http://aurum.comune.pescara.it/ - Anni '30 - Atri. Adunate di giovani italiani.
Archivio Concetta Zincani Di Febo)

Spesso mi viene rimproverato il taglio ‘regionalistico’ dei miei post. A chi possono interessare le beghe di una federazione sportiva dal fiato assolutamente corto e dall’orizzonte temporale ancora più breve ed in linea con gli sclerotizzati stilemi della politica nazionale degli ultimi quindici-vent'anni?
Io però vado avanti, col mio scrivere petulanti cahiers de doléances atletiche locali; certo che qui in Abruzzo, come altrove nella penisola, nuove ed intelligenti energie sportive stanno cominciando ad organizzarsi, politicamente e su una solida, concreta, etica, base progettuale (di più non fatemi dire!).

Il 5 gennaio 2011, presso lo Stadio Adriatico di Pescara, ci sarà un raduno tecnico regionale Fidal per Cadetti, Allievi e Juniores del 1° anno. La riunione, denominata “raduno di Natale”, francamente ritengo abbia del surreale (perché, vista la data, non chiamarlo “raduno della befana”?). Vorrei mi venisse spiegato il senso di tale iniziativa. In attesa di un chiarimento che, temo, non si realizzerà né a breve né a medio termine, provo una personalissima lettura delle oscure (almeno ai mie occhi) 'strategie' (o, meglio, tatticismi) tecniche federali, qui in terra d’Abruzzi. L’incontro del 19 dicembre u.s., quello coi tecnici sociali che allenano ‘ragazzini’ di interesse regionale, pare sia stato un mezzo fiasco (quanti tecnici vi hanno partecipato?). Adesso, facendo finta di nulla, ritenendo che tutto funzioni ‘a regola d’arte’, si cerca, attraverso la coreografica formula del raduno tecnico, di ‘fare qualcosa’, di ‘ricontare le pecore’, visti gli imminenti impegni crossistici e indoor.

I raduni costano. Forse non al CR Fidal Abruzzo. Sicuramente ai tecnici e agli atleti che devono raggiungere Pescara. Qual è lo scopo del raduno? Qual è il programma?
(Una proposta: mi offro volontario per un corsetto di primissima alfabetizzazione informatica circa la navigazione in internet sul sito fidal.it; alcuni responsabili di settore, e pure qualche dirigente, potrebbero beneficiarne, scoprendo che bastano pochi clic del mouse – al calduccio di casa – per avere le graduatorie regionali di ogni gara e di ogni categoria, aggiornate in tempo reale; pensate, le classifiche si possono pure stampare!).

sabato 25 dicembre 2010

Vigilia col Sat

Pomeriggio di Vigilia. Si corre e si marcia per la riviera sud di Pescara. Sat è sceso, ma non ha portato la neve. Forse solo un’ombra di bruma pavesina; qualcosa che però fa presto a tingersi di equoreo; il mare lì a due passi non ha nulla di padano.

Sat è in tuta, ma si è già allenato al mattino. Sat non sa stare fermo. Dopo avermi aggiornato sui suoi ultimi rendez vous podistici eccolo di nuovo in pantaloncini e maglietta. Vuole tirare il fondo medio di Lucrezia.

Più in basso ventotto secondi di fotogrammi aerobici. Il Sat e Lucrezia sul filo dei 4’00”/km.
Erika e Giulia, col ‘loro’ medio, qualche passo più indietro.

Auguri a tutti!

giovedì 23 dicembre 2010

Lettera semi-aperta a chi so io...

(Photo by Archivio personale - Maurizio Damilano)
Sandro Damilano lascia la Fidal. Ne abbiamo parlato. Abbiamo pure accennato al neonato polo di eccellenza della marcia, qui da noi in Abruzzo, e siccome è passato quasi un mese dall’annuncio ‘ufficiale’ di questa ambiziosa iniziativa federale, ecco nascere spontanee – dal fondo del mio cuore martoriato di allenatore – alcune domande. Quali sono gli obiettivi dell’equipe di lavoro del polo abruzzese della marcia? (perché c’è un gruppo di lavoro, nevvero?). Quali metodi verranno impiegati? Quali risorse verranno utilizzate? (Chi mette i soldi? È un’iniziativa federale, no?). È possibile leggere il ‘planning’ del progetto?

Giorni fa parlavo con alcuni miei illustri colleghi del taccopunta nazionale. Nessuno conosceva il polo di eccellenza della marcia in Abruzzo. Chissà se il CT dell’Atletica Nazionale ne sa qualcosa? A lui sì, vorrei fare qualche domanda…

giovedì 16 dicembre 2010

Alba rossa

Foto di Giancarlo Colombo/FIDAL
Leggevo del ‘divorzio consensuale’ tra il guru della marcia Sandro Damilano e la Fidal (cliccare qui). Sandro se ne va, restando a casa. Ossimoro bugianen, storia vera di un profeta e di una montagna che gli corre incontro. La montagna è la Cina. Sandro, per due anni e fino alle Olimpiadi di Londra 2012, vestirà la casacca rossa della nazionale cinese; allenerà a Saluzzo i migliori sei talenti – quattro uomini e due donne – di una nazione lontana e 'terribilmente' presente, disposta a coprirlo d’oro – così si dice – in caso di trionfo olimpico. Ma Sandro continuerà a seguire pure gli italianissimi Giorgio Rubino ed Elisa Rigaudo, certo che questi sapranno trarre un enorme vantaggio dall’esperienza coi colleghi cinesi.

Bravo Sandro. Lo dico con assoluta sincerità. A 60 anni riesce a realizzare un progetto milionario che vale ben più della ricchezza pecuniaria che comunque genererà. La Cina riconosce a Sandro Damilano il primato culturale nella marcia atletica mondiale e nel farlo essa significa, in modo inequivocabile, il rispetto sacro per la disciplina stessa e per chi vi attende con indubbia fortuna, da oltre trent’anni.

E adesso? Il re è nudo. Anzi no. La marcia atletica italiana è nuda. Il Dopo-Damilano è arrivato. Quanto conta la presenza carismatica – oltreché tecnica – di un allenatore di quel calibro lo scopriremo negli anni a venire (non molti suppongo). Adesso deve aprirsi la stagione dell’intelligenza senza infingimenti, non della puerile furbizia. Guai a scatenare miserrime guerre di successione. Occorre dialogo tra le molte scuole italiane del tacco punta, antiche ed emergenti; c’è bisogno di condivisione di strumenti e metodi di lavoro validati; di ricerca condivisa. Ora che il pontefice è altrove, il nostro movimento ha di fronte un destino diverso . Non so se migliore o peggiore. Ritengo che la via da seguire sia quella di una cooperazione in rete, non la costituzione di ulteriori centri di non ben definite eccellenze (purtroppo qui, nel mio Abruzzo, siamo già partiti col piede sbagliato).

Si gira pagina, quindi. Adesso è il tempo degli operai specializzati.

mercoledì 15 dicembre 2010

Programmazione opinabile

Domenica prossima il Settore Tecnico Fidal Abruzzo vorrebbe incontrare alcuni tecnici sociali (alcuni ché, mi sembra, ne manchino parecchi altri all’appello) “per uno scambio di opinioni sulla programmazione 2011”. Uno scambio di opinioni sulla programmazione 2011? A dicembre inoltrato? Queste son cose che si discutono al massimo entro ottobre. Ammesso che ci sia qualcuno disposto a ‘scambiare opinioni’ con ‘loro’. Ma sì, a pensarci bene qualcuno c’è – siamo in democrazia, e il mondo è bello perché è vario. Io però non ci sarò, per una serie sterminata di motivi. Ne cito uno su tutti: domenica mattina, alla stessa ora del succitato incontro, sarò al Parco d’Avalos per una seduta di allenamento dei miei ragazzi, programmata un paio di mesi fa.

domenica 12 dicembre 2010

Non di solo pane...

Un giovane allenatore inglese di trent’anni. Un professionista che ha scelto la Norvegia come privilegiato laboratorio atletico. Un esperto di salti in elevazione che allena un maratoneta, un amatore dal personale di circa tre ore, pronto a seguire ammaestramenti originali e pieni di senso. Reattività, flessibilità, elasticità. Propriocezione, pliometria… Per un giovane tapascione. Anche noi dovremmo tornare a riflettere. Buona visione.

giovedì 9 dicembre 2010

Come marciare...

C’è spazio davvero per tutti. Youtube è lì a mostrarcelo. Il video che segue ha un titolo puerilmente ambizioso e l’involontaria comicità delle sue immagini mi fa digerire progetti più o meno bizzarri di rilancio della marcia atletica, dalle mie parti, nella forma di polo di chissà quali eccellenze sportive.

Orsù Signori del Settore Tecnico Locale, mandateci due video in upload pure voi!

domenica 5 dicembre 2010

Il polo di fatto

Una scuola di atletica leggera (o un polo di eccellenza, che di questa è diventato pomposo sinonimo, almeno recentemente, in certi ambienti dell’atletica abruzzese) esiste se ci sono degli allievi disposti ad apprendere e degli insegnanti capaci di insegnare apprendendo (ah, quante belle cose ci mostrano i ragazzi ogni giorno sul campo!). Insomma, una scuola di questa o quella disciplina dell’atletica non è uno sportello a mo’ di consultorio. Non è neppure una trita operazione di sciatta politica sportiva, che rimanda ad altri tristissimi maquillage politici, col botulino o senza. La scuola che intendo io è un laboratorio naturale, collettivo, di idee e di risultati concreti e positivi, quantificabili; misurabili. È un luogo fisico, reale, dove gli individui per scelta reciproca (non per cooptazione ‘settaria’; non si discriminano i ragazzi per il colore di una canottiera) si incontrano, si confrontano liberamente, condividendo la bontà di metodiche di allenamento sempre perfettibili, ché nello sport solo gli imbecilli sanno già tutto.
Stefano Baldini e Donato Chiavatti
Una scuola di atletica non è l’isola che non c’è. Da almeno trent’anni il mezzofondo abruzzese che conta abita il Parco d’Avalos di Pescara. L’abitare precede sempre il costruire. Abitare vuol dire serbare la memoria di un luogo, di avere cura della cultura che esso esprime. E di questo sono ben consci il Prof. Donato Chiavatti (nella foto con Stefano Baldini) e Luciano Carchesio, il suo discepolo preferito, entrambi impegnati, settimanalmente e da alcuni anni, a far venir su bei talenti del mezzofondo breve. Donato e Luciano, a loro volta campioni di un passato per nulla sbiadito, conoscono palmo a palmo i sentieri sabbiosi di quel parco tanto ricco di memoria aerobica, assieme alle miscele di velocità allenanti e ai giusti equilibri posturali da suggerire ai loro ragazzi, metro dopo metro; giro dopo giro…

Al Parco d’Avalos ogni domenica mattina è festa. Festa dell’Atletica abruzzese che corre veloce e a lungo.
Una festa resa possibile anche grazie al supporto di una bella realtà sportiva, quella dell’Atletica Gran Sasso Teramo (la società dove operano Donato Chiavatti e Luciano Carchesio; cliccare qui). Gente seria alla Gran Sasso che, prima di inseguire qualsivoglia primato agonistico, individuale o collettivo, ha sempre sostenuto la causa dell’Atletica mettendo concretamente a disposizione di giovani tecnici e atleti, anche non tesserati per i loro colori, l’immenso patrimonio culturale dei propri allenatori (questi sì d’eccellenza, altro che poli de noantri!).

venerdì 26 novembre 2010

Di nuovo buio pesto... (forse era un sogno)

Stavo seguendo il consiglio dell'ottimo Sat, avevo cominciato a scrivere un raccontino dei miei, qualcosa di leggero, di allegro e, soprattutto, di convenientemente distante dalle beghe sportive degli ultimi post. Ma non è tempo per le narrazioni amene. Bisogna pazientare ancora un po'.

Oggi ho preso un calcio nel sedere. Un altro. E con me tanti ragazzi e ragazzini (e pure qualche altro allenatore). Nel pomeriggio si è allo Stadio Adriatico, illuminato a festa: tutti i fari, di due dei quattro tralicci dell'impianto di illuminazione, accendono a giorno pista e pedane. (Troppa grazia Sant'Antonio!). Sul circuito azzurro, per la prima volta in un freddo pomeriggio di novembre, si fa fatica con piacere. Ma alle 17.40 il giocattolo si rompe. Arriva qualcuno, molto incazzato, che sbraita all'indirizzo di ragazzini che attraversano l'erba del campo di calcio. Domani gioca il Pescara. Cerco di dirgli che quei ragazzini non sono 'miei'. I mezzofondisti e le marciatrici che seguo fanno altri 'danni', stanno 'sporcando' la pista, bagnandola di sudore. Ma quello va avanti come un treno e minaccia, anzi no, sentenzia un perentorio: "Vi abbiamo dato la luce, ma non la meritate! Da lunedì, al buio!". Poi fa ad un altro, un omino canuto che gli cammina vicino: " Spegni, spegni subito i fari. Adesso!". Ed il buio è tornato, lasciando a metà il lavoro dei miei atleti e di tanti altri attoniti sportivi.

Ora Pescara è ufficialmente Città Europea dello Sport 2012. E qualcuno (un'autorità) ha pure recentemente affermato: " Quello che che abbiamo più a cuore, però, è lo sport per la gente. Ogni territorio deve saper rendere fruibile lo sport per tutte le fasce sociali, quelle più deboli innanzitutto".

domenica 21 novembre 2010

Frantumi di povera atletica locale

Non c’è nulla di più deprimente della comicità involontaria di chi è totalmente privo di autoironia.

Non c’è peggior sordo di chi è convinto delle proprie “stronzate” (dato il reiterato uso che si è fatto del termine negli ultimi giorni, esso ha qui carattere di citazione).

Chi applaude qualcuno che ha concluso il proprio intervento durante una riunione fa sempre parte di una claque. Così taluni sembrano affermare.

Chi non applaude o non si esibisce in una ovazione da stadio, dietro il caldo invito di un tecnico responsabile, stizzisce il tecnico responsabile stesso. Così mi è sembrato di capire.

Gli Esordienti (categoria Fidal di bimbi dai 6 agli 11 anni) devono fare soltanto attività ludica. Devono giocare (forse scherzare?). Basta con quelle manifestazioni interminabili di bimbi festanti, che passano dalla pista alle pedane, alternando corsa, marcia salti e lanci, dalle 16.00 alle 20.00. Basta. Che ci pensassero i Comitati Provinciali. E che si buttassero pure cronometri e fettucce (anche i giudici sono un optional)! Lo dice il Vademecum. (Il Regolamento Esordienti 2010 della Fidal Nazionale, non un vademecum qualsiasi, esprime altri significati; chi volesse chiarirsi le idee davvero, a tal riguardo, clicchi qui).

L’atletica deve entrare nella scuola. Così qualcuno dice. L’atletica cerca la scuola primaria, quella cioè dei bambini dai 6 agli 11 anni. Ma i bambini della scuola primaria sono esordienti? Sì. E allora cosa c’entra la scuola primaria con l’atletica?

Ogni tentativo di oggettivare i criteri di selezione per la partecipazione degli atleti a campionati e/o a rappresentative è una “stronzata”.

Scopro che è nato in Abruzzo un polo pilota (no, non è uno scioglilingua) di eccellenze atletiche. È il polo della marcia. Chi ha bisogno di consigli può bussare ad un certo indirizzo (no, non è il mio; è noto che io di marcia atletica non capisca una cippa). Di più non so. E siccome dicono che la marcia atletica sia una disciplina ‘povera’, andare a bussare a casa di qualcuno che non manifesta chiaramente (pubblicamente, meglio se per iscritto, nelle sedi opportune) le finalità, gli obiettivi, i contenuti, gli strumenti e i tempi del proprio agire, mi pare un atto disperato, assai simile a quello di chi, per estrema necessità, è costretto a recarsi alla mensa dei poveri.

Il pensiero ‘frantumato’ potrebbe fluire per giorni e giorni, ma mi fermo qua.

Non parteciperò più alle riunioni tecniche federali, dalle mie parti.

mercoledì 17 novembre 2010

Sempre più in basso...

"Coraggio, il meglio è passato", scriveva Flaiano. Di cosa vado cianciando? Beh, lascio a voi il giudizio. Eccovi una dritta, un assist servitomi dall'amico Maurizio Salvi, presidente dell'Atletica Gran Sasso Teramo. Dopo i poli di eccellenza si sentiva il bisogno di un po' di poesia... Buona lettura (cliccare qui per andare all'articolo).

giovedì 11 novembre 2010

Pescara città dello sport 2012?

Pare di sì. Pescara città dello sport 2012. Il logo campeggia un po' dappertutto. Lo Stadio Adriatico ne è foderato dentro e fuori. Il logo è bello, ma non fa luce. Non dà energia. E di luce, nonché di energia tout court, ne servirebbe un tantino. Giusto quella sottratta ieri ai ragazzi dell'atletica, alle 18.05, mentre si asciugavano i capelli dopo la doccia (forse c'era ancora qualcuno che si insaponava). Un modo poco garbato ma estremamente efficace per liberarsi velocemente dei 'soliti giovani seccatori atletici', aerobici e anaerobici.
Peccato, ché a certe parole avevo iniziato a credere.
Qualcuno recentemente ha detto: "[...] Un territorio che già dall’autunno 2009 ha iniziato il suo cammino per la candidatura al Titolo di Città Europea dello Sport riconoscimento che viene assegnato annualmente dall’Aces, l’Associazione delle Capitali Europee dello Sport, a ‘capitali’, ‘città’ o ‘comuni’ secondo i principi di responsabilità e di etica, nella consapevolezza che lo sport è un fattore di aggregazione della società, di miglioramento della qualità della vita, di benessere psico-fisico degli individui e di piena integrazione delle fasce sociali in condizioni di disagio. Il titolo rappresenta un’opportunità a disposizione delle amministrazioni locali per attribuire un riconoscimento ufficiale alla qualità del loro impegno in materia sportiva sul territorio di competenza".
Parole. Suoni di un paradiso che deve venire. Chissà se le altre città candidate, quanto ad atletica, stanno messe peggio di noi?

martedì 9 novembre 2010

Memorabilia blogis (ovvero post memorabili) - 1 -

Mi è venuta in mente un'idea. Di tanto in tanto riproporrò dei post già pubblicati su questo stesso blog. Ristampe d'autore. Cosucce simpatiche e meritevoli di replica, io credo.
Si comincia col buon Augusto; col suo straordinario intuito...

Cliccate quindi su "L'occhio di Augusto" e... Buona lettura!

sabato 6 novembre 2010

IronKids!

Le immagini del video mostrano pochi ‘bambini d’acciaio’ imitare triatleti esperti, adulti. Ma non è una prova di ironman ‘bonsai’, nonostante tutto. La bimba che trema prima di immergersi nelle non tiepide acque di Mission Bay, California, sembra divertirsi. E, nonostante tutto, quella ‘strana’ competizione mi intriga assai. (Gli americani hanno ancora il coraggio del sogno).

Questo video ha dato il “la” ad una mia idea di “ironkids”. Grazie agli amici organizzatori dell’”Ironman 70.3 Pescara 2011” (in programma il 12 giugno 2011, cliccare qui) sto collaborando alla realizzazione di un “ironkids” sui generis (due giorni prima della kermesse degli ironmen): una festa del movimento plurale, amo definirla. Plurale per la presenza di circa 850 alunni del X Circolo didattico di Pescara (nessuno escluso!), assieme ai loro familiari. Plurale per la straordinaria varietà di opportunità psicomotorie, educative offerte dal multi sport, dal triathlon riletto in chiave pedagogica.

Per crescere non bisogna aver paura di cambiare.

(Chissà se dalle sagrestie di certa atletica qualcuno si farà qualche domanda…)


martedì 2 novembre 2010

Palingenesi inevitabile

Il sistema ha vita breve. Tirerà avanti ancora un po’ e poi… Moob! (non Boom, ché l’epilogo è un’implosione). Troppa arroganza, zero progetti seri, incapacità assoluta di guardare a medio, lungo termine… L’atletica ha bisogno di aria nuova, di tornare a scuola e stavolta per imparare, magari da sport più ‘giovani’, facendo ricerca vera. Finiamola col ‘nostro’ primato culturale sull’Universo Sport. Il calcio ci dà sei punti e una scopa. Così il basket e la pallavolo. Forse è anche per questo che i ‘loro’ centri di avviamento allo sport sono stracolmi di ragazzini.

La salvezza passa attraverso una polisportiva… (Io sono già al lavoro).

martedì 26 ottobre 2010

Tempo di sondaggi


Eccoci al voto. Non ve l'aspettavate vero? E invece... Dai, fatevi - facciamoci, voterò pure io - sentire. Magari gli esiti di questa mia rozza ricerca digitale per qualcuno saranno acqua fresca. Magari per qualcun altro no. Grazie anticipatamente della collaborazione.

pollcode.com free polls
La Fidal Abruzzo, in quest'anno agonistico, ha risposto alle attese dei suoi tesserati?
In modo totale Parzialmente, ma in modo sufficiente Parzialmente, ma in modo insufficiente No, in modo assoluto   

pollcode.com free polls
Il Settore Tecnico Fidal Abruzzo ha operato con puntualita', nel pieno rispetto delle proprie competenze e degli obiettivi programmati?
In modo totale Parzialmente, ma in modo sufficiente Parzialmente, ma in modo insufficiente No, in modo assoluto   

sabato 23 ottobre 2010

(Fanta)petizione per commenti

"Ma sia questa realtà o sogno, una sola cosa importa: agire bene; se è realtà, perché lo è, e se no, per acquistare amici per il momento del risveglio".
                                    (Pedro Calderón de la Barca)
 
Facciamo un gioco. Un gioco grottesco – ché il grottesco piace tanto a grandi e piccini – di fantatletica in salsa abruzzese. Facciamo finta che, dalle nostre parti, il settore tecnico regionale dell’atletica leggera abbia cominciato l’anno agonistico 2010 vagheggiando poli tecnici di eccellenza (ovvero Scuole di questa e/o quell’altra disciplina o settore) e progetti mirabolanti e poi, dopo un lungo e imbarazzante silenzio, abbia mestamente lasciato cadere la cosa…
Facciamo finta pure che, quello stesso settore tecnico, abbia dimostrato in più di un’occasione, sempre quest’anno, di non conoscere tempi e misure di alcuni (molti?) dei propri migliori atleti, convocando e ‘sconvocando’ (grottesco neologismo coniato all’uopo), ogni qual volta c’era una rappresentativa da comporre, ora questo ora quello, secondo criteri non scritti e imperscrutabili.
Con un ulteriore sforzo di fantasia (tenete duro lettori, vi prego) immaginate miniraduni tecnici per valutare la condizione atletica di atleti già esclusi ufficialmente dalla rappresentativa regionale per un criterium nazionale. Cercate pure di figurarvi le facce e l’allegria di quegli stessi atleti – coi loro tecnici e familiari – dopo essersi pagati benzina e tutto il resto (giornata persa e calcio in culo inclusi).
Vellicate ancora un pochino l’immaginazione, o lettori, pensando a campionati di società di corsa con un giro in meno passati per buoni, a competizioni mai più ripetute e classifiche nazionali falsate (con quello che costano alle società gli atleti in trasferta!).
E continuate a far andare il cervello in alfa sognando raduni tecnici come colonie estive, e fiduciari tecnici ‘sfiduciati’ a loro insaputa e ancora, ancora, ancora…

Bene. Il gioco è quasi finito, lettori. Commentate in massa, sempre giocando con la fantasia s’intende, fornendo una vostra interpretazione di questo ‘fantastico’ anno federale. Chissà che la fantasia, appunto, non possa correre in soccorso, una volta di più, della realtà.

giovedì 21 ottobre 2010

Föra di ball

Adesso dallo Stadio Adriatico ci buttano fuori alle sei del pomeriggio. Via dalle balle del ‘tartan’, senza troppi complimenti! (Un camioncino minaccioso fa due giri del campo per ricordarcelo). La doccia dura quasi più dell’allenamento. Con le docce non si cresce (marciatori e corridori non sono cocomeri). Ieri, finiti gli esercizi di tecnica e di rafforzamento muscolare, c’è stato giusto il tempo di correrci (e marciarci) su qualche chilometro. Roba buona per fare attività ricreative, non proprio fitness.
Così non verranno mai fuori Atleti, corridori e marciatori. Solo cocomeri e pomodori, ma a tempo debito (ché per gli ortaggi c’è bisogno del sole giusto). Forse ho capito perché dalle nostre parti molti preferiscono preparare gli 800m.
A fare Atletica (Atletica Abruzzese), non fitness, si è rimasti in pochi. I miei ‘picciriddi’ sanno già che gran parte della loro fatica necessaria si svolgerà fuori dagli orari part time del catino azzurro (È da un po’ che mi aggiro per altri sentieri, accompagnato dal rassicurante cigolare della fedele ruota metrica).
L’Atletica ha bisogno di tempi lunghi. Tutto il resto è pilates alla buona, per ortaggi in attesa di un altro sole.

sabato 16 ottobre 2010

Geremiadi di fine stagione

“Si collabora e, quindi, ammettendo l'uso e la conoscenza di qualcosa, si ha uno sconto, ma nessuna vergogna si appalesa nelle parole che ho sentito stamane...
Sai che ti dico, Mario...no, non te lo dico...mi vergogno solo di averlo pensato”. (GMak, su Opinioni Aerobiche, 16 ottobre 2010)

“Molti corridori dovrebbero fare silenzio invece di lamentarsi per le dichiarazioni di Ettore Torri sul doping nel ciclismo. Non saranno tutti dopati, certamente. Ma molti, moltissimi sì. Oggi come oggi vincere a pane e acqua è difficilissimo, non dico impossibile, ma quasi. Specie nelle grandi corse a tappe”. (Pierino Gavazzi, da www.sportpro.it, 10 ottobre 2010)

“[…] Se non fosse dannoso per la salute degli atleti, il doping andrebbe legalizzato. Non sono l'unico a dirlo, ultimamente tutti i ciclisti che ho interrogato hanno ammesso l'uso di sostanze proibite". (Ettore Torri, 5 ottobre 2010)

Lamentazioni aerobiche, oggi. Le mie. Forse vi annoieranno, ma io le scrivo lo stesso (c’è sempre la “X” nell’angolo in alto a destra del browser: il tempo di un “clic” e siete già altrove). Butto quindi un po’ di pensieri intorno al doping, allo sport – più specificamente nella variante “Atletica” –, alla Cultura, sportiva e non. Sono pensieri nomadici, non proprio riflessioni, qualcosa di ancora magmatico che scrivo di getto perché un blog, almeno il mio, può funzionare pure così.
Il doping, si diceva. Storia vecchia quanto l’uomo. Storia di interessi milionari (o miliardari) e di gretta ignoranza. Di nevrosi antiche e moderne. Di ingiustizia, reale o percepita. Sì, perché le infinite narrazioni del doping possono pure originare dalla disperazione di poveri cristi persi nel miraggio salvifico di una ‘terapia’ inevitabile. Faust oggi è un povero disoccupato, con moglie e figli a carico.
Torri dichiara: “Più lavoro in questo campo e più mi meraviglio della diffusione del doping. Non credo che il doping verrà estirpato”. E ancora: “[…] Se non fosse dannoso per la salute degli atleti, il doping andrebbe legalizzato. Non sono l'unico a dirlo, ultimamente tutti i ciclisti che ho interrogato hanno ammesso l'uso di sostanze proibite". E a molti cadono le braccia.
Non ho ricette buone per estirpare l’annosa e purulenta piaga. Forse neanche per lenirla un filo. Dal canto mio cerco di portare avanti l’impegno di sempre: coi bambini e le loro famiglie, a scuola; coi ragazzi e gli adulti al campo di atletica e per strada. Continuo a studiare, a produrre progetti insieme ad altri compagni di viaggio (cliccare qui), a dubitare… Qualcosa potrebbe cambiare. Oppure no.

domenica 10 ottobre 2010

Cles val bene una faccia

Quasi sette ore di viaggio ed eccomi a Cles, con gli amici Adriano e Lidia. Appena arrivati in albergo mi sorprendono le espressioni di certe facce. Stupore misto a disappunto (boh, valle a capire quelle facce!). Maschere ufficiali, di un'atletica che, francamente, capisco sempre meno. Io che non sono ufficiale e che tengo da sempre per il soldato semplice Nemecsek, sorrido, e aspetto con ansia i pochi raggi di sole che domani vorrà concederci questo scampolo di trentino nebbioso. Freddo umido in Val di Sole. Dentro, in albergo, c'è più nebbia che fuori. (Per fortuna ci sono i Cadetti dei Campionati Italiani di Atletica Leggera a scaldare l'ambiente; il loro casino gioioso che rimbalza da una stanza all'altra dell'albergo, stride con le espressioni surreali di facce adulte, perse dentro smorfie involontariamente comiche, presaghe di casini per niente gioiosi).

giovedì 7 ottobre 2010

Volontà

Sia lode alla volontà. Gisella Orsini è la volontà. Di seguito due video. Il primo ha diciotto anni. Era il 1992. Location: lo Stadio Adriatico di Pescara; la gara: forse un campionato regionale assoluto, sulla distanza dei 3 km. Non importa. Gisella ha poco più di vent’anni, qualche chiletto di troppo e la testa che cerca le scarpe ad ogni appoggio. Marcia ancora ‘poco’ (70 km a settimana quando le va bene), studia (e tanto) filosofia e quel filo di pinguedine ci sta tutto. In sottofondo ci sono io a darle i passaggi.


Il secondo video è del 2005. Gis ha quasi trentaquattro anni. Credo sia il miglior 5000m in pista della sua lunghissima carriera, per condotta di gara, superiorità atletica (21:55, andando via quando ha voluto), fluidità del gesto atletico.

Gisella ha dimostrato al mondo di andar forte – davvero forte – quando, generalmente, altri hanno già appeso le scarpette al chiodo. È la forza della volontà. E dell’intelligenza.

giovedì 30 settembre 2010

Lo scudetto e il Grande Cetriolo Atletico

L’Abruzzo che marcia, corre, salta e lancia ha vinto il suo primo scudetto nazionale. Più precisamente la Bruni Pubblicità Atletica Vomano ha vinto la Finale Oro del Campionato di Società (clicca qui). Siamo tutti felici.

L’’altra’ atletica – perché c’è un’altra atletica in Abruzzo – fa fatica ad andare avanti. È quella delle categorie giovanili, della promozione dello sport Atletica, della ricerca del talento – nonché della sua promozione e conservazione – della formazione dei tecnici e delle risorse economiche di cui essi possono disporre.
E mentre questa atletica, ‘altra’, attende fiduciosa che qualcosa di buono riverberi da quei rutilanti bagliori di serie A, io sono triste. Ed incazzato. A giorni i nostri Cadetti (14-15 anni) partiranno per Cles (TN), dove il 7-8-9 di ottobre si svolgeranno i Campionati Italiani Individuali e per rappresentative regionali, Cadetti/e. Farà parte della spedizione abruzzese la ‘mia’ marciatrice, Erika Fusella (Aics Hadria Pescara), tra gli unici sei atleti (sui 35 della nostra comitiva atletica) ad essere in possesso del minimo di partecipazione. E già, perché i minimi di partecipazione – uno per ogni disciplina, maschile e femminile –, almeno qui da noi in Abruzzo, rappresentano l’unico discrimine oggettivo tra chi parteciperà ai Campionati e chi dovrebbe rimanere a casa. In realtà a Cles si concorrerà pure per il titolo nazionale per rappresentative regionali, e per comporre le due squadre senza lasciare ‘buchi’ sono stati adottati criteri di selezione di tipo, diciamo così, discrezionale (in verità essi sembrano avvolti nel più assoluto mistero). Insomma, soggettivi (vogliamo dire all’italiana?).

Scrive Sat in un recente commento:

Vorrei porre un quesito.
Per far parte di una spedizione, diciamo di una rappresentativa, quale dovrebbe essere il criterio di selezione?
Ovviamente, se fossero previsti dei minimi prestazionali, non ci sarebbe alcun problema nella scelta dei soggetti.
Ma laddove non fossero previsti tali limiti o addirittura fosse comunque possibile selezionare un rappresentante anche al di là del minimo, quale dovrebbe essere il criterio adottato? Si dovrebbe mandare il detentore del titolo locale o l’atleta con la miglior prestazione, sebbene non detentore?
E ancora. Se l’obiettivo è quello di allestire una formazione il più possibile competitiva, si dovrebbe tener conto del miglior tempo dell’anno o della miglior prestazione ottenuta in un ragionevole – alias recente – arco di tempo, per favorire l’atleta che si dimostra più “in palla” al momento della competizione?
Ad alto livello il dilemma si rivela sempre un po’ spinoso. Selezione sulla base di gare apposite (trials) o in base alle migliori prestazioni ottenute fino ad una certa data?
In Italia la questione è ormai annosa.
Diciamo che alle volte la dura legge dei trials è fin troppo severa e rischia di penalizzare anche situazioni non disperate e atleti vittime di inconvenienti piuttosto particolari (non so, una falsa partenza, un banale infortunio facilmente superabile con qualche giorno di stop, un’indigestione, una giornata storta). In passato sono stati tanti a farne le spese, specie negli Usa, in Kenya e, di recente, in Giamaica, vista l’alta competitività e la notevole concorrenza.
Ma in Italia?
Beh, in Italia preferiamo evitare rigorismi eccessivi e spesso (troppo, ahimè) fissiamo delle date-limite entro le quali ottenere una prestazione minima che valga il pass per le competizioni internazionali. Alle volte capita di fare una o più eccezioni per atleti di punta, ai quali si offre un trattamento di particolare favore, diciamo per meriti sportivi. Per tanti anni è stato il caso – giustamente – di Baldini, che, nonostante non abbia mai tradito le attese, non sarebbe mai stato messo fuori squadra, nemmeno nel caso in cui non avesse preso parte a maratone primaverili.
Ma si tratta sempre di un privilegio riservato a pochi. Per tutti gli altri restano soltanto le regole.
Di conseguenza, se la scelta del criterio e della metodologia selettiva è libera e rimessa al sindacato di chi deve prendere delle decisioni, sarebbe, se non doveroso, quanto meno auspicabile, oltre che corretto e coerente, applicare il criterio fino in fondo, evitando manovre occasionali e decisioni arbitrarie.

Lucrezia non andrà a Cles. Pur essendo campionessa regionale sui 2000m Cadette (a Lanciano il 19 settembre scorso) ed avendo al suo attivo quest’anno il 2° miglior tempo in regione, sia sui 1000m che sui 2000m, Lucrezia, dopo i problemi di Ponticelli a marzo (clicca qui) viene di nuovo beffata. Sui 1000m non va perché le hanno preferito la campionessa abruzzese (che ha però il 3° tempo in regione; Lucrezia pur arrivando 2^ sui 1000m a Lanciano, ripeto, ha il 2° crono), e sui 2000m, distanza in cui è lei a detenere il titolo locale, nemmeno: a Cles andrà un’atleta assente a Lanciano ma col tempo migliore, sia sui 1000m che sui 2000m. Entrambe le convocate appartengono alla medesima squadra. Sono le stesse atlete di Ponticelli (ma guarda un po’). L’avessi saputo, per i campionati regionali avrei lasciato Lucrezia a casa (alla faccia dell’attività promozionale; la strategia del “non gareggio tanto c’ho il tempo” ha mandato quasi deserti – che cosa squallida – sia i 2000m Cadetti che quelli Cadette ). La cosa fantastica è che ci hanno pure convocati per un mini raduno tecnico ‘chiarificatore’, venerdì scorso a Sulmona. Peccato che le decisioni (due pesi e due misure) erano state già prese il giorno precedente (che cacchio siamo andati a fare a Sulmona?).

Cerco consolazione e gioia nel fresco scudetto tricolore morrese. Non è facile, con l’orbita, sempre più stretta, di un immenso e minaccioso cetriolo attorno al mio bacino.

domenica 26 settembre 2010

"Correre" e le (mie) Opinioni Aerobiche

Il post è un tantino autopromozionale. Chiedo venia per la caduta di stile. Grazie alla benevolenza dello scrittore (e podista) Saverio Fattori e del condirettore della rivista “Correre”, Daniele Menarini, eccomi pubblicato nella sezione “Dal Web Diario”, a pagina 137 del periodico sopraccitato, nel numero 312, ottobre 2010 (appena uscito in edicola). Il ‘rompiblogger’ Marius ‘sbarca’ – il tempo di un numero – sul cartaceo podistico italiano più seguito che c’è.

Anche questo, a suo modo, può essere un traguardo.

mercoledì 22 settembre 2010

Le belle bandiere che furono...

Vado raccogliendo pensieri altrui, qua e là. Un po' come gli angeli di Wenders. "L'atletica che conta è quella degli 'Assoluti', dalle categorie Allievi in su". "Chi organizza manifestazioni per gli Esordienti, magari riempiendo autobus, fa turismo, non Atletica".

Soffro in silenzio. E stavolta, malgrado il titolo del post, Pasolini e la poesia non c'entrano nulla. Qualcuno si aggrappa ancora a bandiere che non esistono più da un pezzo. Qualcuno confonde i muri con le bandiere. È difficile far sventolare un muro e il diritto alla propria identità oggi ha la forma dell'ossessione per un tempo che non ci appartiene più.

Era necessario imboccare l'autostrada. Ma non dal verso sbagliato.

domenica 12 settembre 2010

Eternità discreta

Marco mi perdonerà se rendo pubblico il messaggio che mi ha spedito, via facebook, subito dopo la sua ultima fatica podistica. Poche battute di limpida felicità. Nessun proclama, nessuna autocelebrazione; forse un velo di nostalgia. Giusto un velo. E tanta, tanta voglia di correre, ancora e ancora… (Marco è Marco Agresta, classe 1964; gli dedicai un post qualche anno fa – clicca qui – e lo ‘tirai dentro’ un altro post, di recente – clicca qui).

Ciao Mario, a S.Giovanni OK. Nono assoluto e primo di categoria. Sono contento. A volte mi commuovo a pensare di correre ancora e discretamente per la mia età. Quando ero giovane non pensavo mai a quando sarei arrivato a questa età, anche se ero convinto che non avrei mai smesso. Ora sono soddisfatto di me per come riesco a gestire questa mia "vecchiaia atletica". Oggi in gara soffrivo, ma era una sofferenza bella. Viva la corsa. Ciao con affetto.

mercoledì 8 settembre 2010

Uno sport per allenatori abbienti

La memoria muove il racconto. Un racconto breve. La brevità me l’impone la forma del blog.

Giorni fa incontro un collega che non vedevo da anni.
“Come stai?” mi fa d’acchito, “Alleni ancora in Atletica?”.
“Sì, sì. È quasi peggio che a scuola…”, comincio a dirgli.
“Ah, pagano poco pure là”, mi fa lui senza nessuna ironia.
“Beh, a dire il vero, io parlavo di organizzazione federale. Per quanto riguarda gli ‘stipendi’, da noi quando va bene si fa del volontariato”.
“…”. (Il collega mi guarda come un leghista della prima ora guarderebbe un pakistano con la cravatta verde).
“Guarda che dico sul serio, si anticipano pure le spese di viaggio. E spesso aspettiamo parecchio per vedercele rimborsate”.
“Beato te che te lo puoi permettere. Vuol dire che c’hai una rendita grossa. E non c’hai il mutuo. Io solo con lo stipendio non ce la faccio”, stavolta il collega si fa serio; ma non troppo, “tant’è che da qualche anno ci do sotto con le ripetizioni. Non ne faccio tantissime. Ho quattro ragazzini, tre volte a settimana. Venti euro a lezione. Non è molto. Tiro su circa mille euro al mese. Alla fine aiuta, credimi”.

Diamine se non gli credo! E comincio a farmi due conti. E parto dai dati tratteggiati dall’Ocse sull’insipienza dei nostri studenti. Forse dovrebbero farmi girare il cervello in qualche altra direzione. Inizio a capire cosa intendeva Turgenev quando affermava che la felicità di ciascuno è costruita sull’infelicità di un altro (studenti e loro genitori inclusi).

domenica 5 settembre 2010

Corride per corridori (e non solo)

L’Atletica una volta era la nobiltà del dilettantismo. Molti, anche in tempi abbastanza recenti, amavano credere questo. Chi è in cerca di facili nostalgie che virano sul ‘grottesco light’ può fare una capatina dalle mie parti. Scoprirà Campionati Regionali Individuali senza premiazioni (come ieri a Pescara per gli Allievi, gli Junior e le Promesse; neanche una stretta di mano da parte di un’eccellenza qualsiasi ai primi tre classificati) e competizioni interregionali che si materializzano come per incanto da un giorno all’altro (mi dicono che a Sulmona il 12 c.m. ci sarà un incontro per rappresentative regionali, Cadetti/e; sul sito federale però non c’è ancora nulla di ufficiale. Ed io che, dopo aver fatto carte false assieme ad altri, ho trovato un 1000m in pista domenica prossima in Molise per i miei atleti, adesso che faccio?).

Sono per l’estinzione dei dinosauri.

martedì 31 agosto 2010

Lo sport per la gloria ventura (ovvero, saranno fumosi)

Bene, nel post precedente, attraverso la citazione di Hohmann, si è provato a riflettere sul concetto spinoso di talento sportivo. Sembra chiaro – purtroppo non a tutti – che per avere dei campioni nello sport (ma campioni veri, mica chiacchiere!) occorre lavorare su talenti veri. È altrettanto evidente che dalle nostre parti – così come altrove – un bambino che sgambetta decentemente, e che magari vince qualche competizione stradale nelle infinite sagre paesane estive, spesso finisce con l'alimentare i sogni di gloria dei propri familiari, così come il chiassoso fanatismo di amici e conoscenti. Un allenatore dal talento non necessariamente eccelso sa come evitare le trappole dei “tutori dei talenti per forza”, quei genitori, parenti e ‘affini’ convinti fino allo spasimo della straordinaria bravura e del conseguente futuro luminoso dei loro ‘protetti’. Un allenatore dal buon talento, quindi, cercherà, quanto più potrà, di tenersi a distanza dall’esercito di campioni mancati e mancanti, col loro coro di supporters, consanguinei e non, capaci di alitare sul collo del malcapitato di turno la propria livorosa apprensione, anche a parecchi chilometri di distanza. Pia è l’illusione di convincere costoro della pericolosità del loro agire nevrotico. Perciò meglio tenersi a distanza.

All’uopo, come spesso accade in questi miei post, ci viene in soccorso il grande Flaiano: il peggio che può capitare ad un genio (così come ad un talento sportivo, nds) è di essere compreso.

giovedì 26 agosto 2010

Il talento nello sport

Butto là una provocazione. Anzi due. Una citazione e un video. I commenti metteteceli voi.

“Nello sport di vertice attuale si definisce talento un soggetto che, tenuto conto dell’allenamento già realizzato, è capace di prestazioni sportive superiori alla media rispetto a gruppi di riferimento di soggetti dello stesso livello di sviluppo biologico e con abitudini di vita simili. Per cui, tenendo conto delle disposizioni personali interne (endogene) alla prestazione e di condizioni esterne (esogene), si può ragionevolmente supporre e, in particolare, si può determinare attraverso modelli matematici, che nella successiva fase di sviluppo potrà ottenere prestazioni sportive di alto livello” (Hohmann, Carl, 2001).

mercoledì 25 agosto 2010

La scienza col cuore

Corridori e marciatori, quasi tutti prima o poi, capiscono che senza scienza non si va lontano. E anche quanti non lo comprendono, comunque, prima o poi, verranno toccati da qualche dubbio: mi sto muovendo bene? Potevo fare altro?
Ma la scienza, si sa, in atletica come altrove da sola non basta. C’è bisogno del cuore, concetto inafferrabile, mastice dell’anima con cui sovente si è portati a risolvere ciò che le proprie competenze tecniche in quel momento non possono dirimere; pozione formidabile con cui, a volte (non poche volte, in verità) è possibile colmare i limiti di un talento modesto.
(Foto di Giancarlo Colombo/Fidal)
La scienza ha bisogno del cuore, quindi. E viceversa.

In questi giorni ho scritto di nicchie e di giovanissimi campioni. Qualcuno (più d’uno) tra i viandanti del Web mi ha comunicato, per iscritto, le proprie perplessità circa la bontà di un metodo di allenamento capace di condurre un atleta ancora adolescente (marciatore/marciatrice nel caso specifico) a risultati di pregio mondiale. “Quanti chilometri fa, tal marciatore?”, “Quante sedute settimanali svolge, tal marciatrice?”, questi i refrain più che plausibili, interrogativi provenienti non da meri tifosi o sportivi della domenica, ma da esperti, tecnici, ed ex atleti di livello nazionale.

Io però ho un'altra domanda. Quanti esperti del nostro variopinto universo atletico si son presi la briga di confrontarsi, di discutere, e perché no, di ascoltare chi potrebbe finalmente invertire il trend di questo nostro sport anemico e povero di fantasia? La scienza ha bisogno di ascolto. Lo dico col cuore.

domenica 22 agosto 2010

Immensa Anna!

(Foto di Giancarlo Colombo/Fidal)
Sì, immensa Anna Clemente! Ieri ha vinto i 5 km di marcia a Singapore, nella prima edizione dei Giochi Olimpici Giovanili. Proprio ieri su questo blog scrivevo una sorta di elogio della nicchia. Nicchia intesa come sistema minimo, essenziale, di umile e concreta genialità appassionata. Ed ecco saltar fuori la perla dell’oro olimpico di Anna, prodotto e significante assoluto di un impegno etico, prima che sportivo, espressione semplice e geniale di una piccola comunità pugliese di sportivi veri, l’Asd Atletica Don Milani, a Mottola (TA).

Anna Clemente vince l’oro olimpico e chiede subito di Tommaso Gentile, il maestro che l’ha portata dal mezzofondo alla marcia e che l’allena, assieme a tanti altri campioni e campioncini, tutti di quei paraggi (tra questi, oltre ad Anna, ricordiamo Antonella Palmisano, medaglia d’oro tra le juniores quest’anno, nella Coppa del Mondo di Marcia in Messico, e Leonardo Serra, finalista pure lui nei 10 km dei Giochi di Singapore).

Prima di lasciarvi alle suggestive immagini della vittoria olimpica di Anna (per gustarle cliccate qui), copio-incollo una mia riflessione di qualche mese fa relativa ad un’esperienza che feci ai primi di dicembre dello scorso anno proprio in Puglia, ad Acquaviva delle Fonti; era un raduno giovanile di marcia e c’erano i ragazzi della “Don Milani” assieme al loro mentore, Tommaso Gentile.

“Sono appena tornato da un proficuo raduno di marcia giovanile tenutosi ad Acquaviva delle Fonti, Bari (6-8 dicembre c.m.). Beh, che dire? Da quelle parti ci sono ragazzini di 13-15 anni che si impegnano nella marcia come neanche i loro migliori colleghi di Russia e Cina (e non ho scelto a caso queste nazioni). Lo fanno però con la semplicità, l'intelligenza, l'umiltà di un'Italia che non pensavo potesse ancora esistere (sopravvivere?). Altro che poli di eccellenza! Motorini sgangherati con cui si seguono atleti (tanti) che sgambettano al gelo di una regione spazzata dal vento umido dicembre. Ho visto tanta armonia da quelle parti da chiedermi che speranza di rinascita avremo mai noi, abruzzesi dai pochissimi atleti spaesati, divisi in mille fazioni sempre incazzate tra loro. Ho visto pure da dove vengono le loro risorse (i danari). Sono il risultato di un'adesione entusiastica, quel senso di appartenenza ad una "cosa giusta", necessaria, esaltante. E poi, per chiudere (ma solo temporaneamente), da quelle parti i progetti si fanno in ragione dei soldini che si hanno in cassa. Senza i soldini necessari potremo permetterci soltanto poli intesi come buchi con la menta intorno”.

sabato 21 agosto 2010

Nicchie di nicchia

L'Atletica Leggera è sport di nicchia, si sa. Almeno qui in Italia. Nell'essere nicchia risiede la sua nobiltà così come la sua sfortuna. Poi ci sono le altre atletiche. Nicchie della stessa nicchia. La nicchia Fidal Abruzzo ad esempio. Nicchia nebulosa, avvolta nell'insondabilità del suo povero mistero. Quali sono i suoi numeri reali? (Il numero reale dei suoi praticanti, i numeri reali del bilancio federale, i numeri reali degli obiettivi programmati, delle verifiche, dei consuntivi). E poi ci sono le nicchie all'interno della nicchia Fidal Abruzzo: le tante - troppe? - società e i pochissimi tecnici attivi che le 'attraversano' trasversalmente... C'è da perdersi e da morire claustrofobici. Eppure credo che il futuro, atletico e non, sarà delle nicchie, come per i fasti dello zafferano aquilano e del pecorino di Farindola, (tanto per usare una metafora gastronomica Dop). E per nicchie non intendo certamente il patetico e ciclico ciacolare ufficiale di certe voci federali che si auto-incensano, credendo di fare il bene della collettività che marcia, corre, salta e lancia. Quelle non sono nicchie, ma sgabuzzini che sanno di muffa. Le nicchie sono le molte e geniali specificità progettuali che da qualche tempo alcuni giovani sportivi appassionati (sportivi, ovvero uomini di sport, nell'accezione più ampia e positiva del termine) stanno portando alla causa dell'atletica leggera. Sono per lo più forze non convenzionali, portatrici di idee innovative ma particolari (c'è chi si occupa solo di marcia; chi di marcia e corsa di resistenza; chi pensa esclusivamente ai salti in estensione o ai lanci; o chi vuol soltanto 'donare' occasioni di ludico e corretto movimento ai giovanissimi). Perché l'Atletica è un gioco di paradossali scatole cinesi, dove è la più piccola a contenere la più grande...

venerdì 13 agosto 2010

Rush!

Gis, Gisella Orsini, sta facendo un lavoraccio. Sta salvando su youtube tutto il materiale video della carriera atletica di mio fratello Giovanni; immagini registrate negli anni da mio padre, con pazienza cinese. Chilometri di nastro vhs, digitalizzati successivamente da Giovanni stesso, vengono oggi riversati in gran copia da Gis su youtube, appunto. Non una banale operazione nostalgia, ma un atto d’amore che cerca di opporsi a quello strano fenomeno di ingiusta oblianza (una sorta di anacronistica e incomprensibile damnatio memoriae) nei riguardi di un atleta che ha dato davvero tanto alla marcia atletica italiana. Ma le immagini ci sono e Gis fa bene a darsi da fare.

Eccovi allora un frammento tra i tanti inseriti di recente. Sono gli ultimi due giri dei 5 km di marcia ai Mondiali Indoor di Siviglia, del 1991. Costituivano la sigla finale di una puntata di Domenica Sprint (e che sprint! Giovanni e il russo Schennikov finirono entrambi sotto il precedente record mondiale; vinse il russo di cinque centesimi; ultimi 200m in 37”6!).

Buona visione.

giovedì 12 agosto 2010

Suggestioni

(le foto del collage sono di Uliano Starinieri, http://www.ulianostarinieri.com/)

Le foto di Armando, Lucrezia ed Erika alla 40^ Miglianico Tour sono suggestive. Fortemente suggestive. E la suggestione può fare ‘scherzi’ pericolosi. Quei ‘miei’ bravi ragazzini in canotta, pantaloncini e sudore imberbe non sono la scimmia di adulti che si atteggiano a campioni. Per fortuna ed educazione sanno come divertirsi impegnandosi con equilibrio. Con loro e per loro ogni giorno si lotta, dentro il campo e fuori. (L’impegno con i giovanissimi corridori e marciatori è un lavoro paziente, meticoloso, a volte invisibile; a lungo termine; un progetto difficile sul cui percorso incombono sinistre le ombre lunghe dell’addestramento – gli adulti che strillano, ossessionati dalle cifre del cronometro –, del risultato anticipato. Poche tartarughine riusciranno a raggiungere il mare. Ancor meno saranno quelle che da adulte riusciranno a fendere l’oceano con la stessa iniziale grazia).

domenica 8 agosto 2010

La corsa verso il mare

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Oggi sarò a Miglianico, per la 40^ edizione della Miglianico Tour. Come ogni anno osserverò con attenzione la gara dei giovanissimi. Due anni fa, di questi tempi, dedicai un post proprio alle gare del settore giovanile che fanno da prologo alla classica dei 18 km (clicca qui).
Quando penso ai nostri mini-mezzofondisti corro con l'immaginazione ad una metafora, quella delle tartarughine Caretta Caretta che, appena dopo la schiusa, cercano disperatamente la via del mare, il loro naturale, innato bisogno di futuro, di crescita; di continuità. Anche i mini-mezzofondisti cercano per istinto qualcosa del genere. Pochissimi raggiungeranno il mare. Sembra crudele, ma deve andare così...

venerdì 6 agosto 2010

A proposito di Spalato...

L'amico Maurizio Salvi, Presidente dell'Atletica Gran Sasso Teramo, mi chiede di pubblicare una sua lettera indirizzata al C.R. Fidal Abruzzo. In essa Maurizio chiarisce la posizione della sua società circa il raduno estivo federale regionale che si terrà a Spalato nella seconda metà di questo mese (cliccare qui).
Essendo per me assai artificioso allegare il file in formato Pdf, lo copio-incollo in immagini (per ingrandirle basterà cliccarci su), da leggere in successione.
Buona lettura.

mercoledì 4 agosto 2010

Il fare prima del dire




L’A.S.D. Filippide di Montesilvano è una società di Atletica Leggera che fa, si adopera. Niente fumo quindi, ma fatti. Ed io sono orgoglioso di dare una mano ai suoi dirigenti. Lunedì scorso, 2 agosto 2010, si è svolta la prima edizione del “Corri con il futuro”, manifestazione sportiva di corsa e marcia atletica su strada per le categorie giovanili, organizzata appunto dalla Filippide. È stata una festa dello Sport vero, con 148 bambini e ragazzini di età compresa tra i 5 e i 15 anni a divertirsi a far fatica, correndo e marciando, su un percorso d’asfalto completamente chiuso al traffico, la somma di due anelli, uno da 200m per le prove dei giovanissimi e un altro di 1000m per i più grandi.

Un successo, dunque. Lo testimoniano le foto dell'amico Marcello Casasanta disponibili sul sito http://www.corrilabruzzo.it/  (cliccare qui). Esse riescono a dare il necessario sostegno a questo mio post traballante (riesco ancora ad emozionarmi, per fortuna!), meglio di qualsiasi altra narrazione. Bando alle ciance quindi, e largo alle immagini. Permettetemi però qualche ringraziamento dovuto (e perdonatemi le molte ellissi): ai bambini che hanno partecipato al “Corri con il futuro”, chi marciando, chi correndo, chi con la semplice presenza o un sorriso, va un abbraccio grande come il loro cuore; un abbraccio pure ai loro genitori (mai visto tanti papà e mamme così vivaci e composti nell’esprimere la propria felicità). Un abbraccio grande grande alle società sportive del fare: alla Nuova Atletica Lanciano coi suoi tanti ed eccellenti marciatori, alla Falco Azzurro Carichieti (tra loro c’era pure Chiara Centofanti fresca maglia azzurra del disco, a tifare il fratellino Francesco, vincitore tra gli Esordienti B), all’Aics Hadria Pescara, all’Atletica Gran Sasso Teramo, alla San Paolo Villareale, all’Atletica Solidale di San Salvo, alla Filippide stessa. Un abbraccio agli amici della Poligolfo di Formia, con le loro marciatrici; un’impresa per loro scovarci a Montesilvano, testimonianza assoluta di passione e simpatia; un abbraccio fraterno all’amico Fabrizio Mirabello, venuto da Cassino con la sua famiglia che comprende due gemelline ‘terribili’, Anthea e Angelica, ventidue anni in due, marciatrici il cui talento cristallino mi ha impressionato. Un abbraccio a Doriano Bussolotto, rappresentante assai attivo della New Balance, sponsor tecnico della manifestazione Un abbraccio a Gisella Orsini (devo ricordare che è una marciatrice pescarese, quindici volte azzurra, due volte campionessa italiana, eccetera eccetera? Ooops, l’ho fatto…) che ha dispensato sorrisi e consigli ai giovanissimi marciatori, in gara come durante il riscaldamento.

Chiudo con l’immagine di una premiazione e con una domanda. Sul palco tanta Atletica. Presente e futuro. A presentare ospiti e atleti, microfono in resta, un infaticabile Roberto Paoletti. Una foto un po’ sfocata, ma intensa. È possibile riconoscere mio padre Gaetano assieme al mitico Renato D’Amario, rispettivamente il quarto e il quinto da sinistra.
La domanda: perché il sito federale locale (fidalabruzzo.org) ci ha totalmente ignorati?


sabato 31 luglio 2010

31 luglio 1992: Barcellona diciotto anni fa



A proposito di campioni precoci, permettetemi questa caduta di innocente, nostalgico narcisismo. Ecco un paio di video Rai di diciotto anni fa. Era il 31 di luglio 1992 e Barcellona era abruzzese...

venerdì 30 luglio 2010

Diamanti, letame e fiori

(foto Giancarlo Colombo/Fidal)

“Dai diamanti non nasce niente, dal letame nascono i fior” cantava Fabrizio De André. Ditelo al polacco Robert Korzeniowski che prima di rendere sublime la sua lunghissima carriera di marciatore (4 ori olimpici, con doppietta 20-50 km a Sidney; 3 ori mondiali e 2 europei) di letame, metaforicamente parlando, ne ha spalato a vagonate. Robert cominciò presto a marciare, ma dovette aspettare il suo ventisettesimo compleanno per vedere la prima medaglia importante (tra l’altro l’unico bronzo internazionale in carriera, ai Mondiali di Goteborg nel 1995). Prima di quella, diverse solenni batoste. Squalifiche per lo più (ne ha ricevute pure da ‘decorato’, più avanti, sempre risolte con lo stesso approccio psicologico). La più eclatante è quella al quarantanovesimo chilometro della 50 km di Barcellona 1992. Fermato a circa cinquecento metri dal traguardo e dall’argento.
Lode al mitico Robert, quindi. Eppure ricordo che diciotto anni fa qualcuno della marcia (e non uno qualsiasi), mentre si cenava dentro un ristorante di Barcellona, girandosi verso il tavolo di Robert e del suo manager portoghese, sentenziava: “Ma sarà mica un campione quello là…”. Anche i grandi, evidentemente, possono sbagliare.

Prendete quanto da me finora scritto come una sorta di preambolo. A cosa? Alla questione atletica del giorno: la crisi di Schwazer. Lo dico subito: non aspettatevi da me un crucifige! a questo o a quello. Non si spara sull’ambulanza. Lascerò al riguardo, come mio costume, poche battute aerobiche, non senza una certa amarezza. Perché fa davvero male vedere un atleta di venticinque anni, di quel livello, dichiarare nell’immediato dopo-gara che ha perso la voglia di divertirsi faticando, così come il desiderio di nuove conquiste atletiche.
Conosco quell’’inappetenza’. Preoccupa più del problema muscolare che ha causato il ritiro di Alex. Forse è fisiologica nei campioni precoci. Forse chi conosce in anticipo il successo perde il bene della temperanza e forse è per questo che Alex quest'anno ha ‘cambiato velocità’, cercando il senso del suo marciare nell’esperienza della 20 km. Forse.

Adesso però Alex è fermo. Ed io non ho più niente da dire. Solo un link per chiudere. Una mia riflessione di due anni fa, subito dopo l’oro di Alex a Pechino. Per leggerla cliccate qui.