sabato 30 giugno 2012

Bisogna saper cambiare

L'atletica diventa metafora di se stessa. L'atletica, quella italiana, deve cambiare ma non ci riesce. C'è bisogno di aria nuova ma non si può aprire una finestra che ancora non c'è. Vorrei parlarvi, tecnicamente, di questi Campionati Europei finlandesi stretti tra il martello degli Europei di Calcio e l'incudine delle Olimpiadi londinesi ma, almeno per adesso, non ne ho voglia. Magari tra qualche giorno. Vedremo.
Bisogna saper cambiare, si diceva. C'è bisogno di una squadra affiatata, che abbia la giusta stimmung atletica. E pure un orizzonte politico diverso. Altrimenti il testimone rimane per terra.

lunedì 11 giugno 2012

Inserorabili, dentate rote

Post retorico e 'barocco', questo. Post allegorico e parzialmente poetico. Post incasinato. Post di un blogger un po' stanco.


Scrive il poeta e filosofo Ciro di Pers (Pers, 1599 - San Daniele del Friuli, 1663) in Orologio da rote:

Mobile ordigno di dentate rote
lacera il giorno e lo divide in ore,
ed ha scritto di fuor con fosche note
a chi legger le sa: SEMPRE SI MORE.

È la prima quartina di un sonetto a me assai caro. Reca in sé tutta l'angoscia del tempo che passa; il tempo buono, come pure quello buttato alle ortiche.

Beato chi legger non sa, caro il mio Ciro. 

Ieri c'è stato l'Ironman 70.3 a Pescara, un fenomeno sociologico che sto studiando da un po' (un interesse che travalica gli aspetti più squisitamente tecnico-sportivi del cross training estremo). Quante 'sciocchezze' ho visto fare in preparazione dell'Evento, ed anche durante la Prova! (E non mi riferisco soltanto alla coca-cola servita a 'damigianate' nei punti ristoro). Sarebbe bastato un po' di buon senso (non voglio scomodare l'abusato aggettivo "scientifico") e centinaia di partecipanti avrebbero potuto togliere una buona ventina di minuti ai loro crono finali. (Ho visto decine e decine di atleti mangiare e bere integratori d'ogni colore fin sotto il traguardo!). Professionisti a parte, l'esercito degli amatori ha lottato per chiudere la gara e dimenticarsi del Tempo. Forse, come scriveva Gaber, per molti di noi c'è solo la strada.

C'è solo la strada su cui puoi contare
la strada è l'unica salvezza
c'è solo la voglia e il bisogno di uscire
di esporsi nella strada e nella piazza
perché il giudizio universale
non passa per le case
le case dove noi ci nascondiamo
bisogna ritornare nella strada
nella strada per conoscere chi siamo. (Giorgio Gaber)