Post retorico e 'barocco', questo. Post allegorico e parzialmente poetico. Post incasinato. Post di un blogger un po' stanco.
Scrive il poeta e filosofo
Ciro di Pers (Pers, 1599 - San Daniele del Friuli, 1663) in
Orologio da rote:
Mobile ordigno di dentate rote
lacera il giorno e lo divide in ore,
ed ha scritto di fuor con fosche note
a chi legger le sa: SEMPRE SI MORE.
È la prima quartina di un sonetto a me assai caro. Reca in sé tutta l'angoscia del tempo che passa; il tempo buono, come pure quello buttato alle ortiche.
Beato chi legger non sa, caro il mio Ciro.
Ieri c'è stato l'
Ironman 70.3 a
Pescara, un fenomeno sociologico che sto studiando da un po' (un interesse che travalica gli aspetti più squisitamente tecnico-sportivi del cross training
estremo). Quante 'sciocchezze' ho visto fare in preparazione dell'Evento, ed anche durante la Prova! (E non mi riferisco soltanto alla coca-cola servita a 'damigianate' nei punti ristoro). Sarebbe bastato un po' di buon senso (non voglio scomodare l'abusato aggettivo "scientifico") e centinaia di partecipanti avrebbero potuto togliere una buona ventina di minuti ai loro
crono finali. (Ho visto decine e decine di atleti mangiare e bere integratori d'ogni colore fin sotto il traguardo!). Professionisti a parte, l'esercito degli amatori ha lottato per chiudere la gara e dimenticarsi del Tempo. Forse, come scriveva
Gaber, per molti di noi c'è solo la strada.
C'è solo la strada su cui puoi contare
la strada è l'unica salvezza
c'è solo la voglia e il bisogno di uscire
di esporsi nella strada e nella piazza
perché il giudizio universale
non passa per le case
le case dove noi ci nascondiamo
bisogna ritornare nella strada
nella strada per conoscere chi siamo. (Giorgio Gaber)