mercoledì 31 dicembre 2008

Auguri per l'anno che arriva e felicità, come questa

Auguro a tutti tanta felicità; quella che è nel sorriso di Chiara, Margherita e Armando. Chi stava al Parco d'Avalos con me stamani sa di cosa parlo. Chi non c'era provi a fidarsi. Di più, e di meglio, non saprei augurarvi.

lunedì 29 dicembre 2008

Ventimila e più!

Sì, per me son tanti! Ventimila visitatori unici, spesso lettori assidui; qualcuno pure attivo nei commenti. Che dire? Innanzi tutto grazie. Saranno (sarete, saremo) pure una goccia nel mare del Web, ma io grido (quasi) al successo. C'è interesse intorno ai post, soprattutto per i commenti, vera anima del blog. Grazie ancora, col cuore.

sabato 27 dicembre 2008

Arriva la pizza, si avvicina il cross

Alla fine la pizza col “Sat” sono riuscito a mangiarla. È vero, era al taglio, praticamente tirata su d’un fiato, nel corso di un briefing pre-cds di cross, dentro un’angusta pizzeria dell’IPERCOOP di Sambuceto. Saturnino sta bene, viaggia da 3’10”/km sugli 8 km (e forse anche sui 10; non dire che son troppo buono, Sat) e il resto del Cus Atletica Chieti non sta fermo. Insomma sta prendendo forma una squadra di crossisti che devo ancora decidere dove andrà a far “danni”: sul cross lungo? Nel corto? (Non vengo mica a dire i miei segreti qui sul blog? ;)).
Vedremo. Manca giusto un mese.

venerdì 26 dicembre 2008

e sia la pioggia

Fondo progressivo per tutti, questa mattina, al Parco d’Avalos. Niente cross country però; solo asfalto e tanta acqua. “Rari nantes in gurgite vasto” (pochi naufraghi nell’immenso mare, per dirla con Virgilio), a far fatica tra pozzanghere e freddo di stagione stemperato nel calore della buona compagnia. È stato un vero piacere riveder galoppare il buon Saturnino, “Sat”, Palombo, assieme ai puledri Lorenzo e Luca, e ai cagnacci Alessandro, Luigi e Alessio. Un bel progressivo di 10-12 km col Sat a chiudere gli ultimi 5 in 16’50”.
Io mi son divertito a correre un po’ con Chiara, Armando ed Erika (33 anni in tre), e a finire in solitaria, sul filo dei 4’00”/km, gli ultimi 3 km dei nove programmati.

La fantasia è un posto dove ci piove dentro. (Italo Calvino)

mercoledì 24 dicembre 2008

Auguri, ma però

Faccio voti affinché il nuovo anno porti via qualche chilo di troppo ai molti politici nostrani, amministratori della cosa pubblica, faccioni eternamente usi ad insalivare il bolo di panini, porchette, consigli e promesse. Un sindaco obeso potrà mai capire le ragioni di chi corre con gioia, quotidianamente, dentro impianti sportivi fatiscenti e lugubri?
Buone feste a tutti, qualcuno escluso.

martedì 23 dicembre 2008

Indiscrezioni crossistiche abruzzesi

Roba fresca fresca. Ho le locations dei primi tre appuntamenti per la corsa campestre Fidal qui in Abruzzo. Il primo, quello del 25 di gennaio (C.d.S. di Corsa Campestre – Prova Regionale Unica Sen /Pro. /Jun. /All. /Mast), si svolgerà a Francavilla, anche se non so bene dove. La manifestazione dovrebbe essere organizzata dalla Farnese Vini. La prova del primo febbraio (1^ Prova C.d.S. di Corsa Campestre Area Promozionale Cat. Ragazzi/e e Cadetti/e + gara contorno Esordienti + C.d.S. e Campionato Individuale Masters di Corsa Campestre) invece si correrà a Penne (località Baricelle?), e sarà di certo organizzata dall’Amatori Podisti Pennesi. La terza, quella del primo marzo (Campionato Regionale Individuale di Cross Assoluto Sen./Pro./Jun./All. - Campionato Regionale Individuale e 2^ Prova C.d.S. di Corsa Campestre Area Promozionale Cat. Ragazzi/e e Cadetti/e + gara di contorno Esordienti) si svolgerà come lo scorso anno a L’Aquila.

sabato 20 dicembre 2008

Correre al Parco d'Avalos

La domenica mattina è il Parco d'Avalos. Una sorta di "significante totale", un assoluto podistico. Il Parco d'Avalos, ciuffo sconvolto sull'Adriatico verde, per dirla con d'Annunzio, è il luogo dove i miei ragazzi si confrontano innanzi tutto con loro stessi, nell'impegno giocoso e condiviso con i pari e con gli adulti. Prima di ogni insegnamento tecnico, di ogni tabella di allenamento, c'è il dialogo. Dialogo, cioè confronto sereno, riflessione collettiva, ricerca. Chi pensa che esistano segreti, bacchette magiche o misteriose alchimie dietro la crescita atletica di ogni corridore, top level o amatore che sia, non ha capito nulla del nostro meraviglioso mondo di fatica soave. Passione per la conoscenza, comprensione dell'altro, simpatia (come condivisione di emozioni, sensazioni)... questo è il nostro segreto di Pulcinella.

sabato 13 dicembre 2008

Pensando ai bambini

Il bambino non è un adulto in miniatura e la sua mentalità non è solo quantitativamente, ma anche qualitativamente diversa da quella degli adulti, e per questa ragione un bambino non soltanto è più piccolo, ma anche diverso. Claparède 1937


In questi giorni sto studiando tanto. Non un impegno intellettuale “nomadico”, ma uno studio profondo e attento alle problematiche dell’allenamento dei bambini e degli adolescenti.
Sento molto la responsabilità di un’azione che è innanzi tutto educativa, e che agisce su strutture e funzioni psicofisiche regolate da meccanismi complessi, all’interno di una crescita caratterizzata dalla non linearità. L’allenamento dagli 11 ai 16 anni è “mestiere” difficile che esige una preparazione meticolosa e in progress da parte di istruttori e allenatori.
Mi piacerebbe vedere corsi federali di formazione istruttori/allenatori strutturati in modo diverso: il livello operante nel settore giovanile dovrebbe essere l’ultimo (inteso come punto di arrivo di un lungo percorso formativo), e il più impegnativo. Chi inizia ad “allenare” spesso lo fa partendo dai bambini e/o dagli adolescenti, sovente senza il conforto di una guida esperta. (A proposito: ho saputo da amici di essere stato inserito tra i relatori del Corso Regionale Istruttori Fidal. “Il ruolo della forza nella marcia”, o giù di lì, dovrebbe essere l’argomento del mio intervento. Dovrei tenere questa lezione il primo marzo 2009. Io però non sono stato ancora informato ufficialmente della cosa. Peraltro il primo marzo sarò impegnato con circa una ventina di mezzofondisti ai Campionati Regionali Individuali di Cross. Ma chi fa il calendario dei corsi non fa pure quello agonistico?).

Mi permetto di concludere questo mio post suggerendovi un testo notevolissimo di teoria dell’allenamento: “L’Allenamento Ottimale” di Jürgen Weineck, Calzetti Mariucci Editori. Esso si caratterizza per la costante e particolare attenzione alle problematiche dell’allenamento infantile e giovanile, oltre che per la rigorosa “trattazione delle metodologie dell’allenamento, compresi gli aspetti applicativi, in funzione dei principi della medicina sportiva e dei fondamenti della fisiologia che regolano la prestazione atletica”.
In esso leggevo un elenco di “condizioni preliminari” per l’avviamento ad un allenamento di alto livello nell’età infantile e nell’adolescenza. Tra queste mi piace ricordarne alcune, evidenti e cruciali: l’allenamento come atto intrapreso volontariamente dal bambino, e non imposto da genitori o allenatori; l’allenamento come attività che non sottragga tempo utile a coltivare interessi diversi da quelli sportivi; l’allenamento come impegno che non danneggia la formazione scolastica.

Lapalissiano? Non per tutti, ahimè.

venerdì 12 dicembre 2008

Goal!


Ieri sera (qualche ora fa) ho ricevuto una telefonata da un amico. Ottime notizie, di quelle che ti cambiano un tantinello la vita. Non voglio però aggiungere molto di più (leggasi scendere nei dettagli), e non per scaramanzia. La nuova ha a che fare con il progetto sportivo a cui sto lavorando da qualche tempo. La cosa mi fa sorridere un po': penso ai "tempi di reazione" della Fidal, ai suoi buoni propositi e alla triste realtà (sportiva) che abbiamo ancora sotto gli occhi. Sono convinto (ora ne ho le prove) che il cambiamento (palingenesi?) per l'Atletica avverrà grazie a forze esterne al suo mondo.

Notte a tutti o, se preferite, buongiorno.

martedì 9 dicembre 2008

Rubando un pezzo d'Abruzzo antico

Quella foto vorrei averla scattata io. L'ho rubata su Facebook all'amico Francesco Scafuro. Sono le ultime olimpiadi di mio fratello Giovanni. Renato D'Amario lo incita sostenendo il peso di uno sfibrato tricolore. Vittorio Visini, di spalle, osserva la scena come un vecchio ufficiale napoleonico.

lunedì 8 dicembre 2008

Energia pulita


Matteo (in alto) e Armando Di Ciano, della Libertas Atletica Rapino



Se l’Abruzzo tornerà ad esprimere eccellenze atletiche nel mezzofondo, nel fondo e nella marcia sarà per effetto di un ritorno alla semplicità. Essa non è altro che un vivere senza fronzoli, un andare dritto allo scopo, ludico spirito di sacrificio educato al vero. L’energia che trovo in talune realtà locali va in questa direzione. È il caso dell’attività della Libertas Atletica Rapino, dell’amorevole dedizione alla causa del podismo del suo presidente, Luigi Fosco. Supportare tecnicamente – per quel che si può – belle e semplici evidenze come questa vuol dire garantire continuità al nostro movimento. Se la scienza dello sport si avvicinerà alla dinamica naturalità dei piccoli ma ricchissimi centri pedemontani, della Majella come del Gran Sasso, ne beneficerà non solo l’Atletica che corre, ma anche la qualità della nostra esistenza.
È anche per questo che mi pregio di dare un contributo all’educazione di alcuni giovanissimi runners “targati” Rapino. Armando e Matteo Di Ciano (foto in alto) sprizzano energia da tutti i pori. Energia pulita.



giovedì 4 dicembre 2008

Martina Petrini e gli Europei di Cross negati

Ieri, proprio mentre tornavamo ad avvelenarci il sangue con le trite vicende del doping in salsa abruzzese, qualcosa di diversamente triste accadeva alla mezzofondista pescarese Martina Petrini. Ricordate? Qualche post fa la davo convocata, per la categoria Juniores, nella spedizione azzurra ai prossimi Europei di Cross che si svolgeranno a Bruxelles il 14 di questo mese. Le mie erano previsioni scontate, viste le belle e limpide prove disputate da Martina nei due dei tre cross validi come selezione per i prossimi campionati continentali. Ad Osimo era arrivata terza, dietro Veronica Inglese (Gran Sasso Teramo) e la vincitrice Lucia Colì (Cus Ripresa Bologna); nel cross di Volpiano era quarta, sempre dietro Inglese e Colì, ma preceduta pure da Jessica Pulina (Atl. Ploaghe), quest'ultima solo settima nella prova di Osimo. Facile pronosticare una maglia azzurra per la tenace Martina: per la classifica a squadre occorrono quattro risultati; quindi quattro titolari e due riserve. Martina è matematicamente dentro.
Ma la matematica e le misteriose strategie della nostra federazione sono universi distanti assai. Morale della favola: Martina a casa e a Bruxelles andranno Colì, Inglese e Pulina. Le Junior non concorreranno per il risultato a squadre (!!??).
Se il buon giorno si vede dal mattino la Fidal comincia proprio bene...
Sono vicino a Martina e al suo tecnico, Luciano Carchesio. Dico loro di non abbattersi, di continuare a "pestare" con tenacia e intelligenza, come hanno sempre fatto. Altre soddisfazioni arriveranno. Abbiamo bisogno di esempi veri, puliti, come il loro. Questa Fidal non può permettersi di perdere riferimenti tanto positivi, visti i tempi che corrono (penso ai nostri ragazzi e ai loro modelli di riferimento).
P.S.: non voglio fare cattivi pensieri, ma c'entrerà nulla la recente elezione di Augusto D'Agostino nel Consiglio Federale (quota tecnici)? Lui è U.S. Aterno Pescara e Martina pure.

martedì 2 dicembre 2008

L'ultimo filo di Peter Parker

Manoscritto trovato per caso a Central Park, New York, da un giovane marciatore il 4 settembre 2002, su una panchina madida di gelido mattino.

Minuscoli e lenti. Gli uomini da quassù fanno quasi tenerezza. Anche quelli che sfrecciano verso uffici di cristallo, colletti bianchi dai pensieri che sanno di guerra e di recessione. Centauri che tagliano immobili a trenta miglia orarie la Fifth Avenue; portati da strani automatismi.
Lenti e minuscoli. A testa in giù e appiccicato a uno spuntone di cemento, a cento e più metri dal suolo, tutto di quel mondo mi arriva ovattato e irreale.
Irreale come il ghigno beffardo di Goblin. Non fa più paura a nessuno, anzi. Venduto a cinque dollari su t-shirt improbabili, su panche di legno marcio nel Bronx.
Quanto era veloce il folletto verde. Quanto era forte. La scelta di Norman pagò subito nella moneta oggi più ambita. Il successo, gli onori della cronaca, riscattarono un destino grigio e mediocre; forse soltanto a misura d’uomo.
La chimica lo cambiò nel corpo e nel cuore. La morte, che arrivò presto, gli risparmiò lo strazio di un declino patetico e ineluttabile. Altri buffoni in calzamaglia, più giovani e chimicamente meglio attrezzati di lui, avrebbero potuto giocare ad umiliarlo. Fino a farlo impazzire, di nuovo.

“Da un grande potere, grandi responsabilità”, questo mi avevano detto. Ed io ho vissuto così.
Lascio New York e i suoi specchi di cristallo a ottanta piani; così come il riflesso della mia buffa figura rossa e blu non farà più capolino tra i profili di questi fragili giganti.
Ho lottato dando sempre tutte le energie che avevo, e null’altro di più; e se la stampa ha mostrato la mia maschera, lo ha fatto per distruggermi, per coprirmi di ridicolo.
Ma nulla e nessuno durano per sempre. Ed io mi faccio da parte. Perché i muscoli dell’anima picchiano duro sulla mia coscienza. Un uomo morso da un ragno e da un destino terribile e stupendo, reclama la sua vita.

Minuscoli e lenti. Voglio essere come loro.

venerdì 28 novembre 2008

Evviva Stoccolma!

Post semi-criptico. Post per pochi intimi, o quasi. Un saluto agli amici svedesi, oriundi e non. Un saluto a Stoccolma e all'eroico lettore (o lettrice) capace di mandar giù il mio bizzarro blog. In Scandinavia qualcuno mi legge (e con assiduità). È il mio piccolo Nobel.
Notte a tutti.

giovedì 27 novembre 2008

Il viaggio

Ho ritrovato un raccontino dei miei. Lo scrissi qualche anno fa, quando facevo il pendolare sulla linea Pescara-Penne. Il viaggio come soave condanna, desiderio; piccola deriva esistenziale. Con o senza metafore.
Buona lettura.


Metafore di un viaggio (un giorno d’inverno)


Quando l’autobus della linea Pescara-Penne, sbuffando e starnutendo, da Remartello all’improvviso svolta per Loreto Aprutino, lascio una vita per prenderne un’altra.
Anche il cellulare inizia a darmi qualche problema; il segnale si fa debole e la segreteria inizia a caricarsi di sms (“Ho chiamato alle…”) che leggerò forse al ritorno, tra dieci ore.
Un insegnante elementare confuso tra altri insegnanti, studenti ed operai, lascia “casina bella” alle sette e un quarto di mattina per farvi ritorno alle sette di sera; riunioni, programmazioni, commissioni, collegi docenti e, talvolta, lezioni in classe coi bambini.
– Buongiorno professo’, freddo stamattina? Che dice, vuole nevica’? –. La funzione fàtica del linguaggio. Nelle parole dell’autista c’è qualcosa di più. È il suo benvenuto, la gioia contenuta e sottile per la conferma di una rassicurante presenza, un altro compagno di viaggio conosciuto e che ti riconosce; l’autista non è più lo “sballottatore” di anime infreddolite ed assonnate. È quello simpatico e disponibile, uno dei pochi a farti scendere tra le fermate “ufficiali” (– … qui non si potrebbe, ma se non ci si viene incontro, eh professo’? –).
L’autobus presto comincia a parlare di melanzane grigliate e mozzarelle “scippate” alle dieci e mezza, di figli e mariti dispersi da tempo, di governi sempre più ladri e di scioperi che pesano più dell’ICI. L’autobus parla strani dialetti che si intrecciano, suoni d’Africa e di Albania richiamati da un cellulare, muezzin digitale e sconsacrato dalla voce metallica e assordante.
Il cinese sta in silenzio. Non potrebbe fare altrimenti. Fa il mercato del giovedì a Loreto e impiega qualche minuto prima di entrare col suo carico di necessario ciarpame a pile e a molla; un borsone di circa quaranta chili che al ritorno ne farà cinquanta. Ma a Loreto vende o compra?
Gli anziani stanno come cariatidi, occupano sempre lo stesso posto, da decenni; dondolando e smadonnando in aramaico aprutino guadagnano l’uscita avviandosi tre fermate prima. Di una vecchietta vedo soltanto la stampella. La scaglia all’interno dell’autobus con la precisione di un cecchino. A fatica, ma con decisione, scala il “massiccio” di ferro. Scenderà quattrocento metri più avanti, dopo aver “rilanciato” la stampella all’esterno.
Il “viaggio” dal sedile all’uscita per alcuni di loro è pieno di insidie, ma l’esperienza non è acqua fresca.
– Giuvino’, purteme la bborsa fin’assotte, pippiacere. La madonna tibbenedice –, e tu l’aiuti. Ho il sospetto però che la vecchina abbia stipulato un patto col demonio in persona: la borsa pesa il doppio di quella del cinese.
– Ddu’ pruvviste pe’ fijeme, fa lu fredde –, si giustifica. Sono venti litri d’olio, venti di vino e non voglio pensare al resto.
Non sono tutti simpatici gli anziani; ma senza di loro l’autobus non sarebbe la stessa cosa. Lo sanno bene gli autisti, impegnati in manovre impossibili sui letali tornanti di Collatuccio.
– Vado a Penne, famme lu bijette giuvino’! –. Sì, loro il biglietto lo fanno sull’autobus, costringendo i malcapitati in prodezze circensi per un resto che attendono fino all’ultimo centesimo. La mano, tesa verso il biglietto, è larga come una vanga e nodosa come un ulivo. Gli spiccioli spesso volano tutt’intorno, come le imprecazioni; incomprensibili ed efficacissime maledizioni che temo più del conguaglio fiscale di febbraio. Le monetine che non finiscono a terra si perdono per sempre tra i solchi e i nodi di quello strano albero antropomorfo.
Ogni anziano di quest’autobus è un albero. Una volta scesi vanno a piantarsi in qualche raro fazzoletto di terra buona, a ricordare i cicli del sole e della luna.
Qualcuno, fortunato, finisce lì la sua corsa.

Studenti disorientati e tatuati, salgono e scendono come vitelli al mattatoio. Qualcuno manda a memoria due formule di fisica, qualcun altro “ripassa” i Metallica con gli auricolari del lettore mp3 siliconati dal gel che cola copioso da capelli acuminati e variopinti.
Un bimbo di diciassette anni riprende il sonno da poco interrotto appoggiando la testa sul petto della fidanzata. Lei dice che non ne può più di lui e di quelli come lui:
– Mi dà il tormento, che palle! Dove sei, cosa fai, con chi stai, mi vuoi bene, ti presento i miei… Io devo ballare, mi devo svagare, devo vedere gente… –, questa in sintesi la traduzione di un pensiero abbastanza contorto, espresso in una misteriosa lingua tonale, farcita a gesti ed attributi maschili citati a ritmo regolare.
Il bimbo di diciassette anni sorride nel sonno; la mamma è dura e severa, ma è sempre la mamma.

Il controllore è buono e cattivo. Quello buono lascia riposare l’operaio sfinito dalla stanchezza del giorno prima. Non gli chiede il biglietto. Lascia riposare anche chi finge il riposo per non pagare la multa. Saluta con un sorriso rassicurante, si appoggia al gabbiotto del conducente e lo distrae fino al capolinea.
Quello cattivo guarda tutti dritto negli occhi. Potrebbe fare le multe già dal predellino. Preferisce studenti e senegalesi.
Un’epica tenzone si trascina da tempo tra lui ed un ventenne di colore. Il controllore, appena salito, ha già pollice, indice e mignolo sul taccuino; il ragazzo, che dal fondo dell’autobus con un balzo ha guadagnato la porta centrale, con l’indice ha già suonato il campanello da un pezzo.
I due si guardano negli occhi come Clint Eastwood e Lee Van Cleef ne “Il buono, il brutto, il cattivo”.
– Dove vai, amico? Documenti e permesso di soggiorno, che mo’ t’aggiusto io! – lo apostrofa il controllore con un ghigno.
– Vieni vieni, ti sto aspettando, non mi muovo da qui –, fa il giovane con malcelato terrore. La multa arriva come una benedizione alla fine di una serie estenuante di: “dai amico, lo faccio adesso”, “stavo scherzando; non si può nemmeno scherzare”, “io non mi faccio prendere in giro da te e da quelli come te”, “il permesso di soggiorno deve essere in originale e non fotocopiato”, “stavolta t’è andata bene, la prossima chiamo la polizia”, eccetera eccetera. Il controllore finisce la sua corsa parlando al conducente di gite a Lourdes e S. Giovanni Rotondo, di straordinari mai pagati, eccetera eccetera.

L’autobus alle sette di sera è vuoto. Montesilvano sa già di Pescara. Molta dell’umanità dell’andata ha viaggiato con me al ritorno. Nuovo proletario senza coscienza di classe riprendo le mie quattro cose prima di scendere.
Il cielo ha la stessa luce di questa mattina.


mercoledì 26 novembre 2008

Tutto intorno è silenzio. Qualcuno, nel frattempo, cresce...





Che strano silenzio. Quasi assordante. Dicembre è arrivato e del calendario regionale invernale neanche l'ombra. Ma che sarà mai un calendario? Visto uno, visti tutti! Vorrà dire che ce ne faremo una ragione.
Qualcuno, nel frattempo, cresce...

martedì 25 novembre 2008

Who loves his job? Who knows his job?

Per acquistare popolarità bisogna essere una mediocrità. (Oscar Wilde)
Niente è più terribile di un’ignoranza attiva. (Goethe)


Post criptico di fine giornata. Dedicato a chi fa casini incommensurabili, portando avanti il suo lavoro da impiegato gogoliano. Immaginatelo però questo impiegato, nel ruolo di medico.
Post sulle pene dello sport e della società. Dedicato anche a chi fa altri casini perché ha un ego smisurato e una missione da compiere. Immaginate pure un allenatore, che dice di essere bravo e si dà molto da fare. Ma in atletica chi rompe (un atleta) non paga e i cocci ( o cacchi) sono di chi ci rimette davvero.
Immaginate i nostri figli nelle mani di questi medici e allenatori.
Notte a tutti.

lunedì 24 novembre 2008

I viaggi ("sportivi") della speranza

Stavolta il post lo dedico a “Sat”, Saturnino Palombo, fermo per un infortunio da sovraccarico funzionale (diciamo così). Procediamo però con ordine. Ieri mattina ero in pineta d’Avalos per una sgambata coi miei ragazzi. Prima di iniziare le “ostilità” incontro un carissimo amico ed ex rivale di mille tenzoni atletiche. Scambio una chiacchiera a volo e il discorso cade sugli acciacchi che lo affliggono. Guai muscolari misteriosissimi e, ahimé, inibenti la pratica dell’attività podistica. Il mio amico sta abbacchiato assai, ma non si rassegna (e fa bene). Mi comunica di aver preso la decisione di risolvere la questione una volta per tutte. Ha saputo da un altro podista (anche lui ex atleta di belle speranze) che c’è un medico-terapista di cui si dice un gran bene... Per farla breve pare abbiano organizzato una spedizione di quattro cinque runners “acciaccati”, solidali e uniti nel comune vincolo della sofferenza di ex-agonisti sfrenati.
Di “pellegrinaggi” del genere, purtroppo, potrei citarne a decine (e mi limito al 2008). Stavo pure pensando di suggerire a qualche tour operator di mia conoscenza un business che, se ben strutturato, potrebbe rivaleggiare con quello dei viaggi per le maratone internazionali.

“Quando si è giovani”, scriveva Pasolini, “si ha tanto tempo dinanzi da buttarne via a palate”. Quanti chilometri ho pestato intorno ai vent’anni; in modo dissennato. Partivo a freddo a 3’40”/km, dal primo metro. Ricordo quella volta che passai dai primi quindici minuti di riscaldamento sull’erba (avevo abbondantemente percorso quattro chilometri) ad un 5000 in 15’10”, saltando dal prato al circuito in sportflex; e poi un altro chilometro intorno ai 3’40” ancora sull’erba – per prendere fiato – e di nuovo un bel 2000 in 5’50” corso meglio del 5000 precedente. Praticamente un folle. E di matti come me, in quegli anni, ce n’erano a mazzi.
L’allenamento è scienza quasi esatta. E certi errori si pagano a caro prezzo. A questo punto dovrei fare una lezioncina sull’importanza del riscaldamento, di come dovrebbe essere eseguito; dovrei dire qualcosa sull’incremento dei carichi di lavoro (volume e intensità), eccetera eccetera. Ma non ne ho voglia (e vi chiedo scusa per questo). Potete però chiedere ai miei ragazzi al Cus. Loro si riscaldano bene e sanno pure perché. A Saturnino, “Sat”, chiedo solo di “ripensare” l’allenamento, ché ha ancora tanti anni da correre. Basta solo che ascolti i consigli di un allenatore-podista che non corre più a 3’00”/km e che sta prendendo in considerazione la possibilità di aggregarsi alla comitiva di pellegrini infortunati, in cerca di un miracolo.

giovedì 20 novembre 2008

I propositi della Nuova Fidal Abruzzo

Credo nei fatti, ma anche nella forza delle parole. Se così non fosse non porterei avanti l'impegno del blog che avete sotto gli occhi. Ma c'è parola e parola. Discorso e discorso. Voglio credere alle parole di Domenico Narcisi, oggi presidente del Comitato Regionale Fidal Abruzzo. Le potete leggere qui di seguito, in basso (basta cliccare sulle foto per ingrandirle). Sono le immagini di un documento consegnato ai rappresentanti delle società abruzzesi, in occasione di un incontro pre-elettorale svoltosi a Pescara il 7 ottobre scorso. "Una nuova proposta per l'atletica abruzzese". Sembra una buona cosa. Mi auguro (tutti ci auguriamo) che ad essa seguano i fatti.



martedì 18 novembre 2008

Tempi duri, son quasi felice

Il 2009 si avvicina, anzi è già qui. E reca con sé nubi scure assai. Qualcuno dirà: a furia di parlare di crisi, recessione, deflazione, eccetera eccetera, eccoci con le saccocce sgonfie; temo però che non si tratti di sfiga. Prevedo tempi duri per il popolo e, venendo al nostro, un ridimensionamento dei sogni di gloria di molte società sportive. Terrorismo psicologico? Paranoia? Non credo. Guardate per esempio ciò che sta succedendo in Val Vibrata (cliccare qui) e in Val di Sangro (cliccare qui), giusto per citare qualche numero.
Dal canto mio son quasi felice (ovviamente non per i licenziati e le loro famiglie; parlo dello sport). Sadomasochismo? Macché. È in tempi come questi che si fa piazza pulita del superfluo, dei giochi di facciata, delle chiacchiere senza costrutto. Chi si è sempre impegnato nello sport, con passione, studiando a casa e sul campo, cercando ricchezze meno effimere di un po' di potere e qualche spicciolo, con tutta probabilità continuerà a divertirsi.
La serie A, come il paradiso, è una condizione dello spirito.

domenica 16 novembre 2008

Assemblea Regionale Fidal Abruzzo: lost in translation




Oggi non ci ho capito nulla. Lost in translation, mi son perso nella traduzione, probabilmente per una questione di codice linguistico, diciamo così. Pensavo di trovare parole nuove, concrete, quel ripartire dal “fare”, tornando a “sporcarci” le mani sul campo. L’elezione di Domenico Narcisi, nuovo presidente della Fidal Abruzzo, nasce invece sotto il segno della trita questione delle “poltrone” per il consiglio nazionale federale. La querelle Balsorio vs D’Agostino ha monopolizzato buona parte degli interventi in assemblea. Ho apprezzato le parole schiette di Gianni Lolli che ci invitava a riprendere la via dell’impegno appassionato ché i soldi sono davvero finiti, e continuare a menarla coi valzer politici di un’atletica sempre più distante dalla realtà è puro masochismo. Mentre il Titanic affonda, c’è chi danza, chi brinda e pure qualcuno che si incazza.
Spero si torni a parlare presto di progetti, programmi, per chi l’atletica la fa sul serio. A proposito, stamane a Volpiano, nel Cross della Volpe valido come seconda prova di selezione per i prossimi Campionati Europei di Cross, Martina Petrini, U.S. Aterno Pescara, è arrivata terza tra le juniores. La giovane atleta pescarese, allenata da Luciano Carchesio, è virtualmente in maglia azzurra. Meritiamo tutto questo?

sabato 15 novembre 2008

La pioggia e il mare

Quando corro è il mondo che si muove, che mi scivola di fianco mentre io, io sono fermo. Finalmente fermo dopo una delle troppe giornate sciupate a volare da un punto all'altro del mio nulla scolastico, a cercare di mettere insieme non so bene cosa.
E mi passano accanto casotti sbilenchi sporchi di sabbia umida e verde di alghe marce, che sanno di mare e di pioggia. Perchè piove. Piove qui, sulla riviera nord (le tamerici non esistono), tra Montesilvano e Pescara, alle due del pomeriggio. Un semirettilineo di otto nove chilometri a betonelle di centrodestra o centrosinistra e asfalto rattoppato; l’eterno iperattivismo politico.
Qualcuno potrebbe inciampare sui troppi denti delle betonelle sistemate alla meno peggio sul marciapiede montesilvanese. Qualcuno, meglio se un vecchietto della previdenza sociale, con cagnolino sfigato al guinzaglio che fa tanto Umberto D. Il marciapiede sbeccato corre per quattro chilometri, tra inutili fioriere di cemento e il mare che, muggendo, reclama la sua quota di spiaggia e, perchè no, di asfalto stradale quando gli va. Corre il marciapiede, come un tapis roulant che non fa rumore ma che oggi mi infradicia le scarpe di pioggia e di mare. Mai stato così bagnato, il mare. A guardar bene corre pure lui e fa per me uno cosa speciale. Si avvicina e si ritrae scivolandomi di fianco; non come i casotti però; non come gli stabilimenti coi loro muretti bassi o le povere barchette spiaggiate come delfini col nylon nella strozza. Il mare è lì a farmi compagnia, finalmente loquace dopo la caciara estiva che ogni anno lo riduce a sfondo, balocco per tiratardi d’ogni età e censo. Immenso e cupo, torna in autunno a riprendersi ciò che gli appartiene e a battere il ritmo della mia corsa col suo respiro regolare.

"Luca è gay" recita, teneramente reazionaria, una scritta nera sul muro di "Bagni non so cosa". Ma come sempre accade il nero chiama il rosso, che stavolta ha la forma di una replica simpatica e libertaria: sotto lo scuro sfottò ridacchia un "Pure io", color sangue. "Cazzi vostri" penso e scrivo idealmente, da terzo incomodo e mi scopro più a destra di Teodoro Buontempo. Schizofrenia della fatica: penso quello che non sono e sono quello che non vorrei immaginare (stanco, fradicio e confuso).

Casa si avvicina, cerco di sveltire il passo e mi faccio due volte violenza. Vorrei vagabondare ancora per un po’. Ma la mano è già sullo stop del cronometro. Game over. Il mondo si ferma di nuovo.

giovedì 13 novembre 2008

Rispettare le regole disonestamente

Il recente commento di Marco Z. al post precedente, sul rapporto Coni-Censis, genera queste mie "opinioni anaerobiche" (anaerobiche perché quel documento, in alcuni passaggi, mi ha lasciato letteralmente senza fiato). Marco scrive: "... a pag. 33 nella tabella dei valori espressi dallo sport c'è la separazione tra "rispetto delle regole" e "onestà" con percetuali di 'espressività' che trovo per lo meno bizzarre. Mi sono perso qualcosa? ". No Marco, non ti sei perso nulla. Quello che hai letto rappresenta perfettamente lo stato in cui versa lo sport nell'"opulenta" società occidentale. Cito dal rapporto Coni-Censis:
4. Il vissuto dello sport nell'opinione degli italiani e del mondo sportivo
L’immagine dello sport è decisamente positiva; alla parola sport vengono associati, nella stragrande maggioranza dei casi, concetti positivi come il benessere fisico e il divertimento, mentre i disvalori, ancorché presenti e rilanciati spesso dai media, come il doping e i troppo facili guadagni dei professionisti, vengono associati solo secondariamente al concetto di sport. Per quanto riguarda la capacità pedagogica, sembra che il mondo dello sport in buona parte riesca ancora a trasmettere i suoi valori tradizionali. Non solo, dal questionario (1) emerge una forza aspirazionale ed emozionale, che permette, o meglio, potrebbe permettere allo sport di essere un traino di sviluppo civile.
4.1 I valori
Molti oggi si pongono la domanda: lo sport può essere considerato lo specchio della società italiana? È una domanda suggestiva e può aiutare nella riflessione. Dalla ricerca emerge che in parte è così, nel bene e nel male le dinamiche che girano attorno allo sport possono rappresentare il Paese: la forza delle identità locali, alcuni eccessi di protagonismo, ma anche una società che ha voglia di guardare oltre, di trovare ed affrontare nuove sfide, di darsi regole più stringenti, ma anche più chiare. Potremmo dire che è lo sport in quanto tale a trasmettere valori quali lo spirito di squadra, il rispetto, indipendentemente da personalismi e mitizzazione di atleti. (tab. 7, cliccarci su per ingrandirla)

Nella sopra citata tabella il campione Censis di mille italiani (1000) ci dà valori diversi riguardo al "rispetto delle regole" (il valore è più alto) e all'"onestà" (valore più basso !!??). Ma cos'è l'onestà allora? La cosa mi fa pensare ad un marciatore che rispetta la regola del bloccaggio, non va in sospensione, però si dopa. Il rispetto delle regole inteso come atto "tecnico", avulso dal discorso morale? Bene, allora siamo a cavallo. Allora mi tornano pure altri "conti", come quello dei finanziamenti allo sport erogati in base alle medaglie olimpiche ottenute.


Marco Z. apre così il suo commento: "una letta veloce sono riuscito a darla: ho letto cose che mi lasciano un po' perplesso, altre di cui non capisco il senso e altre che mi regalano una risata". A me, sinceramente, viene da piangere.

martedì 11 novembre 2008

L'Assemblea Regionale Fidal e gli spettri del rapporto Coni-Censis



Domenica prossima la Fidal Abruzzo dovrebbe voltare pagina. Si va al rinnovo del consiglio regionale Fidal, per un nuovo presidente, Domenico Narcisi, e una squadra (il sostantivo parrebbe quello giusto) di consiglieri realmente operativi. Vedremo se prevarrà ancora la "logica" dei triti giochetti di potere oppure si seguirà la via del progetto finalizzato alla rinascita del nostro movimento atletico. Vedremo. L'unica certezza è nella necessità di un ritorno al lavoro intelligente e continuo che, a mio avviso, deve precedere qualsiasi operazione di marketing. Bisogna promuovere solo ciò che può essere verificato, validato, sul piano innanzi tutto etico. Un buon progetto scolastico oggi vale più di mille uomini immagine (che magari potrebbero pure imbrogliarci col doping). Facciamo correre, saltare e lanciare, parliamo pure di agonismo, ma sempre dopo aver educato alla salute.
Bisogna quindi mettersi subito al lavoro ché i problemi da affrontare sono tanti. Avete provato a dare un'occhiata al 1° rapporto Coni-Censis su "Sport & Società"? Chi non ne sapesse nulla può cliccare qui e scaricarne un'interessante sintesi in formato pdf. Buona lettura.

lunedì 10 novembre 2008

Il vero successo

La vittoria è grande, ma ancora di più lo è l'amicizia. (Emil Zatopek)


Giornata intensa quella che si sta chiudendo. Sto per andare a nanna e non voglio sentir parlare di cronometri, risultati, tabelle d'allenamento & affini. Volevo scrivere qualcosa sull'essenza della pratica del running. Qualcosa di pedagogico, di morale, di. . . Poi ho trovato delle foto (in basso). Hanno il dono dell'"eloquenza sintetica". Chi vuol intendere, intenda ciò che vuole.
Notte a tutti.




domenica 9 novembre 2008

Un mondo senza meraviglie

"A questo punto la povera Alice ricominciò a piangere, perché si sentiva sola e sconsolata. Dopo un po' udì di nuovo un rumore di passi lontani e alzò gli occhi ansiosi perché sperava che il Topo avesse cambiato idea e tornasse per finire il suo racconto". (Lewis Carroll, Alice nel Paese delle Meraviglie)


Il post di Carla, alias "Sognatrice", nei commenti a "Il doping e i cattivi maestri", mi ha molto colpito. Muove da una citazione da Alice nel Paese delle Meraviglie di Lewis Carroll. Tengo tanto a quel libro in modo quasi feticistico (ne conservo come una reliquia un'edizione della BUR di vent'anni fa, con testo inglese a fronte). Alice è un gioco matematico-letterario di rara bellezza, da leggere in lingua originale (come ogni opera letteraria dovrebbe essere letta), difficilissimo da tradurre in italiano (ottime le traduzioni di Tommaso Giglio e di Aldo Busi).
Carla ci propone un estratto dal III capitolo: LA CORSA CONFUSA E UN RACCONTO CON LA CODA. Bellissimo. E decisamente calzante. ("ma chi ha vinto?", "tutti hanno vinto, e tutti meritano un premio"; stupendo!). Io invece apro questo post con la chiusura di quel capitolo. È l'immagine sconsolata di una bimba che attende la fine di un racconto. Il narratore è andato via lasciando aperta una terribile sospensione. Un mondo senza meraviglie.

domenica 2 novembre 2008

Campioni mancati

“E poi vanno tutti così forte. Io ne conosco uno, un ‘cicloamatore’, diciamo così, che fa i trenta orari in salita, gareggia surclassando ex dilettanti; un mostro”.
Il tipo che ho di fronte è il terzo della giornata. Appartiene alla specie dei ‘pretori da bar’, quelli con loquacità sportivo-repressiva in funzione antidoping.
È un tranquillo pensionato. La sua vita è scandita dai ritmi istituzionali e fatali del casa-poste-pensione-nipoti-a-scuola. Vive per l’incontro della giornata, quello che gli riempie una buona mezzoretta al dopolavoro ferroviario. Quello che mi fa sospirare il pagamento di una odiosissima bolletta condominiale, immobile e in processione all’ufficio postale.
“Le bombe, si fanno le bombe. Eh Debbenedì?” mi fa il tipo, ammiccando un poco. Si rivolge ovviamente all’esperto, l’uomo di sport che ne ha viste di cotte e di crude. Mi provoca. Vuole sapere le confidenze che mi faceva Pantani al Giro d’Italia, dei cicli di ‘cure’ anabolizzanti di Ben Johnson, dei testicoli delle nuotatrici cinesi.
Naturalmente non ho avuto mai il piacere di conoscere di persona Pantani. Né faccio parte della commissione antidoping del CIO. D'accordo, ho fatto qualche olimpiade, da allenatore. Una collaborazione di circa sedici anni con la nazionale italiana di atletica leggera, nei settori mezzofondo e marcia. Sempre fuori da ogni circuito di potere. Sempre.
Ma il passato rimane. E il pensionato pure.
La fila scorre, la cassa non è più un miraggio e le sue domande si fanno sempre più incalzanti. Delineano un obiettivo preciso: convincermi di essere stato vittima di un’ingiustizia cosmica. Il pensionato, in gioventù quarto classificato nella corsa campestre alla selezione scolastica del noto istituto tecnico eccetera eccetera, a quei tempi non poteva allenarsi perché c’era la fame, perché papà non voleva, eccetera eccetera.
“Con la bomba giusta a quest’ora avevo un paio di medaglie olimpiche anch’io, cosa crede?” si sfoga, vuotando finalmente il sacco. E mi lascia con la bolletta in mano, davanti al cassiere che mi chiama con sguardo feroce, spazientito per il mio titubare. Pagata la mia bolletta esco dalle poste senza voltarmi.
Un mondo di campioni mancati, da qualche parte, mi aspetta.

venerdì 31 ottobre 2008

Atleti con la valigia

Quali sono le ragioni che portano un atleta a cambiar casacca? Questo è il tema del post odierno. Ottobre is over. È tempo di consuntivi atletici e di riflessioni su eventuali "travasi" di atleti da una società ad un'altra. Cercherò dunque di offrire alcune mie opinioni a riguardo.
Provo a commentare qualche situazione ricorrente (l'ultima un po' meno, in verità): a) l'atleta è un giovane top level (junior da 900 e passa punti in tabella finlandese) e cerca il "posto sicuro"; b) l'atleta è di buon livello interregionale/regionale e cerca soddisfazioni economiche e tecniche che la propria società non può garantirgli (premi, rimborsi spese per gare fuori regione, partecipazione a campionati nazionali di società, meetings, eccetera); c) l'atleta ha trovato una guida tecnica più valida.
In a) la scelta è quasi obbligata per chi fa atletica da "professionista" (le virgolette potrebbero pure mancare). Quando non si è né un Bolt, né un Gebre, è difficile trovare mecenati che possano aiutarti. In questo caso il gruppo sportivo militare è la manna che scende dal cielo. Spesso però, messi i "gradi", la maggior parte degli atleti si assesta su livelli prestativi discreti, ma nulla di più. Subentra quasi un appagamento che "silenzia" irrimediabilmente la verve degli inizi. Ricordo che gli olimpionici Mennea, Simeoni, Dorio, Damilano, Bordin, e Baldini stesso, hanno ottenuto i loro successi vestendo i colori di società civili.
Il punto b) è il punctum dolens, almeno per come la vedo io. Qui da noi, in Abruzzo, spesso si cambia canottiera perché tale società non dà i rimborsi, tal altra non fa attività di livello nazionale, e via discorrendo. Insomma, il salto di qualità dovrebbe essere qualche spicciolo in più e la vetrina di una kermesse nazionale o interregionale. La locale società di serie A (e per A intendo anche A1, A2, eccetera) può garantire tutto questo. Purtroppo quando la società sportiva in questione cresce ulteriormente in qualità, lo spazio per l'attività di "vetrina" dei "middle level" (750-800 punti in tabella finlandese) si riduce assai. Aumenta invece la tensione verso il miglior risultato possibile che, se non ben ponderata, può condurre all'infortunio e, se questo è reiterato, anche all'abbandono. I rimborsi, spesso, servono per "bendaggi e cerotti" (leggasi spese sanitarie per terapie "varie").
Il punto c) è spinoso assai. Chi cambia casacca spesso si tira dietro pure il tecnico. Molto di rado, almeno nel mezzofondo, mi è capitato di vedere atleti cambiare squadra per motivi squisitamente tecnici. Ritengo essere questa una carenza culturale forte. Sempre più di frequente accade che atleti molto giovani passino ad altra società per un completino griffato, una tuta in linea col completino, qualche paio di scarpette all'anno e via dicendo. Quando un atleta, (e/o i suoi genitori) baratta la propria crescita atletica, ma anche psicologica, morale, eccetera eccetera, per "questioni d'immagine" o improbabili sogni di gloria, allora...
Mi fermo qua. Qualcuno vuol aggiungere qualcosa?

Halloween? No grazie

Insegno inglese nella "mia" classe, una seconda elementare (quanto mi piace l'antica dizione!). Quest'anno ho voluto glissare su Halloween & affini. Di incubi e mostriciattoli la Scuola ne ha a iosa ed io non ne posso più. Ridatemi la Fata Turchina.

giovedì 30 ottobre 2008

No counter no tooth

Ci mancava pure il black out del counter statistico. Histats.com è al buio da ieri. Non so chi entra e chi esce, non so quanti siamo, quante pagine lette, eccetera eccetera. Insomma non vedo le facce. In compenso la mia (faccia) sta uno schifo. Ieri ho tolto il penultimo dente del giudizio rimasto. Ho una smorfia che è la caricatura di Totò. Una guancia che è una zampogna, e Natale è lontano. Sono praticamente ridotto come il criceto nella foto. Solo che lui non ha 38° C di febbre e non sta sotto antibiotici. Peccato. Oggi che volevo scrivere qualche altro rigo sul mezzofondo giovanile. Per ora vi basti il post precedente. Chiedo scusa.

martedì 28 ottobre 2008

Back on the road

Pure stavolta per partire uso un anglismo. Back on the road può voler dire rimettersi in gioco; ricominciare dal campo (inteso come pratica concreta della propria attività). Può anche significare, per chi come me si occupa di endurance nell’Atletica Leggera, un letterale tornare alla strada.
Il 16 novembre prossimo l’Atletica abruzzese dovrebbe voltar pagina. La Fidal d’Abruzzo avrà un nuovo presidente, così come un rinnovato consiglio regionale. Spero, dal canto mio, che si torni a “fare”, sempre su base progettuale, piuttosto che promettere o pascersi nel mito, oggi abbastanza sbiadito in verità, dell’Atletica Leggera regina di ogni sport.

Da qualche tempo sto lavorando ad un’ipotesi di progetto per il mezzofondo (ma anche per la marcia) giovanile in Abruzzo. Premetto che non è mia intenzione muovere nessuna reprimenda a chi fino ad oggi si è occupato di coordinare l’attività tecnica come responsabile di questo settore, nella Fidal abruzzese. Qualche considerazione va però fatta. Quest’anno ho vissuto direttamente (come tecnico intendo) alcune vicende spiacevoli occorse ai miei atleti del Cus Atletica Chieti; queste, unitamente ad altri episodi similari, mi hanno fatto riflettere.
I risultati positivi del nostro mezzofondo giovanile (il 4° posto agli Italiani Cadetti di Loris Di Marcantonio sui 1000m e il 9° sui 2000m di Daniele D’Onofrio in primis) sono il risultato del lavoro appassionato, continuo e intelligente di pochi tecnici, misconosciuti dalla federazione, supportati non senza fatica dalle loro società sportive. L’impressione che ho avuto, lavorando quotidianamente coi miei ragazzi, e dialogando con altri atleti e tecnici, è che sia stato fatto poco o nulla di concreto per motivarli (sia i ragazzi che i loro allenatori). Cercare come disperati estenuanti rincorse al minimo (fascia A, B, eccetera), gareggiando sovente fuori regione (ah, Marche benedette!), così come essere convocati come titolari per una rappresentativa interregionale, e poi “sconvocati” e sostituiti a tre giorni dall’evento, sono episodi che farebbero mollare tutto pure a Giobbe con la sua biblica pazienza.
Abbiamo energie nuove nel mezzofondo: una bella nidiata di Cadetti, diversi Ragazzi (e Ragazze), ed Esordienti, maschietti e femminucce. Un movimento numericamente significativo per qualità. Conoscerli è facile, basta affacciarsi periodicamente nelle varie “stradali” domenicali, oppure in quelle rare kermesse a loro dedicate, in pista. Eppure sbagliamo nelle convocazioni, segno che non conosciamo gli atleti che abbiamo, le loro prestazioni, non dico la loro condizione attuale.

La ricetta per uscire dal fosso potrebbe essere più semplice di quanto si pensi. Essa poggia su due concetti: motivazione e dialogo.
Motivazione vuol dire più opportunità in regione per fare attività: più manifestazioni su pista, adeguatamente organizzate (con premi sotto forma di materiale tecnico, ad esempio) e strutturazione di un circuito parallelo (da calendarizzare) di gare su strada. Non dimentichiamoci che i nostri migliori Esordienti (ma anche gli attuali Cadetti) vengono da lì (ecco che torna il back on the road). Coinvolgere le scuole in un rapporto meno “cervellotico-progettuale”, attraverso “tornei” d’istituto di una sola giornata (basterebbe una corsa campestre) e legando tali manifestazioni alle altre, federali, poste in calendario. Motivazione sta anche nella possibilità di incontrare i ragazzi e farli incontrare periodicamente (mini raduni, forse è una locuzione eccessiva?). E qui si arriva al secondo concetto, quello del dialogo, legato a tripla mandata col primo. Non può esserci motivazione se non c’è dialogo. Bisogna che la nuova Fidal Abruzzo, nella persona di un suo responsabile tecnico, incontri, con continuità, allenatori e atleti, favorendo la comunicazione fra loro e rinnovando, con il supporto delle proprie competenze, la motivazione a crescere e fare meglio. Dico una bestemmia se, in alcune circostanze, sarebbe bastata una telefonata, tempestiva, per evitare l’abbandono precoce di un giovane atleta? Dialogo con atleti, tecnici, ma anche con le famiglie, senza le quali è impossibile realizzare alcun progetto.

Oddio, mi accorgo di essermi allargato un tantino, e di non aver citato la parola magica “risorse” (finanziarie) senza le quali non si canta la messa. Eppure sono convinto che se si ripartirà con uno sguardo nuovo e veramente appassionato, con un progetto semplice ed efficace, dove chiari dovranno essere gli obiettivi e rigorose le verifiche in itinere, anche i soldi arriveranno. Per (ri)partire basta davvero poco.

sabato 25 ottobre 2008

La pizza che non mangiammo

"Sat", Saturnino Palombo, domani parte per Pavia. Starà fuori circa sei mesi, per lavoro. Ci mancherà un botto e per questo evito di proposito di dilungarmi in uno struggente remembering (sto invecchiando male, non scherzo, e sono facile alla commozione).
Dunque Sat il barbaro sfiderà di nuovo le brume del pavese, a torso nudo e con -6° C, come ci ha abituati da queste parti. Sat, il russo, capace di narrare per ore dopo l'allenamento, petto sudato al vento, quale novello Rino Tommasi prestato all'Atletica, le gesta di tutti i migliori mezzofondisti, italiani e stranieri, degli ultimi trent'anni.
Sat, ci saremmo dovuti massacrare in pizzeria, per un saluto goliardico dei nostri. Non è stato possibile e allora la pizza te la spedisco in forma digitale; ha il pregio di avere zero calorie. Anche i programmi di allenamento avranno la stessa forma, ma almeno a quelli sei abituato.
Un salutone e, mi raccomando, non farti attendere. Questo blog aspetta a te.

venerdì 24 ottobre 2008

Un'idea (semplice) per il mezzofondo (giovanile e non)


Giornata troppo lunga. Un ultimo post prima di andare a nanna. Una sorta di anticipo di un'idea che presenterò a giorni. Un pensare attorno al movimento giovanile del nostro mezzofondo e, perché no, anche della marcia. La possibilità di "vivacizzare" l'ambiente con un progetto semplice che tenga insieme giovanissimi, giovani e masters. Niente di trascendentale, ma sicuramente qualcosa di pianificato e soggetto a verifica. La passione la do per scontata...
A presto.