lunedì 18 maggio 2020

NASCONDISMO


Leggevo del “Covid-like”, ovvero l’ennesimo triplo carpiato con avvitamento di un virus che ha surclassato nell’arte del ‘nascondismo’ il Tonino Mutandari di Corrado Guzzanti.

Al popolo di santi, poeti, navigatori e virologi mancava la versione camouflage - il Covid-like, appunto - di un bastardo “che di sé non ha coscienza”, che non dà sintomi, non viene rilevato dal tampone, ma produce ugualmente lesioni polmonari.

Ho capito: il prossimo investimento sarà un tomografo computerizzato di ultima generazione, da sistemare in salotto accanto alle orchidee di Evelina. E già che ci sono ingaggerò pure un radiologo a gettone che passerà al setaccio i miei alveoli polmonari dopo ogni passeggiata con Tonino.

Temo però che per l’anima e le sue inquietudini dovrò cavarmela da solo, as usual.

venerdì 1 maggio 2020

ALTRI PODI (IL CAMPIONE DOPO)


Ventisei anni fa moriva Ayrton Senna, il più umano tra i piloti di formula uno. Sembra davvero ieri.

Lo conobbi incrociandolo sul tratto di lungomare vicino casa mia, alla fine degli anni ‘80. Era quasi l’alba e correvamo entrambi.
Fu molto gentile e mi permise di scambiare quattro chiacchiere per circa un chilometro. Mi disse che ero fortunato a vivere a Pescara.

Ogni anno, dopo quel tragico 1 maggio, amo ricordarlo con un pensiero.
Questo è ciò che scrissi cinque anni fa.
Buona lettura, o rilettura, Se Vi va.

Chi non ha elaborato il lutto della perdita del proprio ruolo professionale (questa può essere la condizione degli atleti di livello medio-alto, chiusa la carriera agonistica), spesso ha dinanzi a sé due vie: quella del moto perpetuo alla ricerca di una patetica visibilità ad ogni costo (teatrini pseudo-politici inclusi), oppure il mesto sentiero dell'oblio, cercato con pervicace volontà, non senza maledire gli uomini e talvolta anche il Cielo.

Penso ad Ayrton Senna, uno che il lutto lo elaborò in silenzio durante gli anni migliori della sua carriera, fino a qualche mese prima di morire, a Imola, in quel tragico primo maggio del 1994: l'istituto che porta il suo nome (Instituto Ayrton Senna), fondato dal pilota nell’inverno del 1993, fino ad oggi ha realizzato programmi di scolarizzazione e assistenza medica per oltre 16 milioni di bambini.

(“L’istituto incassa 2 milioni e mezzo l’anno dalle royalties sui prodotti a marchio Senna – spiega Claudio Giovannone, padrino per l’Europa dell’Istituto Ayrton Senna – e li spende tutti in programmi di assistenza all’infanzia: dallo studio al gioco, alle cure mediche, per cercare di dare al maggior numero possibile di bambini brasiliani la possibilità di avere un futuro”).

"I ricchi non possono vivere su un'isola circondata da un oceano di povertà. Noi respiriamo tutti la stessa aria. Bisogna dare a tutti una possibilità". (Ayrton Senna)