domenica 31 agosto 2008

Campionati Regionali su Pista Ragazzi/e, Cadetti/e anticipati di una settimana?

Stamane sono stato a L'Aquila per il Campionato Regionale Individuale di Corsa su strada, Ragazzi/e e Cadetti/e. La manifestazione (cliccare qui per ulteriori informazioni), organizzata dall'Atletica L'Aquila di Corrado Fischione (nella foto, in un momento della premiazione) è stata una bella festa per i giovanissimi runners di casa nostra. Prima dell'inizio delle varie prove (alla gara in questione dedicherò un bel post nei prossimi giorni), parlando con l'amico Maurizio Salvi ho saputo di un cambiamento nel calendario delle gare di settembre. Più specificatamente i Campionati Regionali Individuali su Pista, Ragazzi/e e Cadetti/e, in programma a Teramo il 20 e il 21 settembre, verranno anticipati al 13 e 14 dello stesso mese e spostati nella sede di Sulmona. Ma non è finita qua. Per i Cadetti (e suppongo pure per le Cadette) le gare dei 1000m e dei 2000m si svolgeranno tutte nella seconda giornata, costringendo gli atleti ad optare per l'una o per l'altra (!!!???).
Per ora rimango basito. Qualcuno sa dirmi cosa sta succedendo?

See you next

giovedì 28 agosto 2008

Miglianico Tour giovanile: la "piccola" olimpiade on the road

Quest'anno la 38^ edizione della Miglianico Tour mi ha assai impressionato. La mia attenzione "interessata" (a Miglianico correvano diversi miei atleti) stavolta è caduta sul programma giovanile della bellissima kermesse podistica del patron Nicola Mincone e del suo direttore tecnico Fernando Di Clerico. Ho visto partecipare un gran numero di ragazzi (tra questi moltissimi bambini), preparati e, soprattutto, felici di giocare a far fatica insieme agli altri. La Miglianico Tour non è la solita gara su strada di livello internazionale, gioia di managers e stakanovisti del 3'00"/km; i suoi trentotto anni di vita non sono passati invano. Qui a Miglianico si respira Cultura, quella dell'accoglienza innanzi tutto e del rispetto che è devozione nei confronti di chi corre, forte o più lentamente, non ha importanza. Posso testimoniare il lavoro certosino che c'è dietro la Miglianico Tour: l'organizzazione di uno stage sull'alimentazione e l'allenamento, durante la settimana che porta alla gara, condotto dal Dott. Luca Speciani e coordinato dall'infaticabile Fernando Di Clerico; l'amorevole e totale disponibilità di tutti gli abitanti del comprensorio miglianichese a sostenere l'evento nel modo più sorprendente e spontaneo (ristori estemporanei sul percorso d'allenamento, a base di frutta fresca e acqua preceduti da un invito a entrare a casa, per esempio!). La Miglianico Tour è una classica del podismo, con un crisma che le appartiene già dalla prima edizione; Miglianico nasce già come classica, non è mai stata una "tapasciata" di paese. Neanche per un tapascione.



Dei ragazzi, dicevamo. Ho visto tanti bei talentini sgambettare con energia ed eleganza. La gara dei cadetti (14-15 anni) è stata davvero entusiasmante e con un livello tecnico addirittura superiore a quello delle precedenti edizioni. Giusto per dare un'idea è stato strapazzato il record della gara di Francesco Chiaverini (cadetto capace l'anno scorso di 2:38.57 sui 1000, oggi in forza alla Bruni Pubblicità Atletica Vomano). Loris Di Marcantonio (Imperial Marathon Chieti) ha corso i 2940m del sinuoso tracciato in 9:06, abbassando il primato della gara di ben ventotto secondi! Secondo è arrivato Daniele D'Onofrio (Atletica Alto Sangro) in 9:26, terzo Federico Gasbarri (Falco Azzurro Carichieti) in 9:33, quarto Lorenzo Sammassimo (Cus Chieti Atletica) in 9:42, quinto Luca Di Muzio (Cus Chieti Atletica) in 9:55. Tempi notevolissimi per chi è in grado di leggerli. Questo è un patrimonio atletico da salvaguardare!
Se il Track and Field in Italia sta morendo (Pechino docet), Miglianico oggi vince la sua Olimpiade giovanile on the road.

mercoledì 27 agosto 2008

Il progetto prima di andare a nanna

È quasi ora di dormire. Prima di spegnere il computer voglio dire due banalità (è o non è il mio blog?). Mettevo a posto l'archivio fotografico digitale (disordinato come il mio studio), cercando di fare un po' di pulizia, sistemando qualche cartella. Dal caos di date vecchie e più recenti salta fuori una foto di mio fratello. Giovanni indica qualcosa o qualcuno sugli spalti dell'Olimpico. Eravamo a Roma. Era il '95. Stava per partire la 20 km di marcia dei Mondiali Militari. Quella foto ha per me una forza particolare. Ha l'energia quieta di un altro gesto, identico nella postura, dove però il soggetto è mio padre; mio padre giovanissimo che mi tiene in braccio e mi fa vedere qualcosa; o qualcuno.
Sto per andare a nanna, dicevo. E vado rimuginando un progetto. Forse ve ne parlerò a giorni. Forse no. Prima di partire si cerca qualcosa (o qualcuno) che è più avanti. Dà sicurezza. Spiana la via.

martedì 26 agosto 2008

Tempo di bilanci? Noooo... perché rattristarci?

Anche Pechino (l'olimpiade cinese) va in archivio. Che dire? Mah... la botta per l'Atletica italiana c'è stata eccome. Leggevo un bel commento all'editoriale di Diego Cacchiarelli su Atleticanet.it. Per l'editoriale invece cliccare qui . Prima di lanciarmi pure io in un commentone da primato, faccio passare qualche ora. Adesso vado a correre, sennò finisco come Homer Simpson (o la quasi totalità dei bambini italiani). Oh, scherzo. Molti dei bambini italiani stanno peggio del buon Homer.
Saluti e a prestissimo.


sabato 23 agosto 2008

Alex Schwazer: i gesti, le parole, il furore calmo


A freddo vorrei riflettere su ciò che Alex Schwazer ha mostrato ieri al mondo, sia manifestando la sua incontenibile esuberanza atletica (la mimica durante gli ultimi 7 km di gara), sia nelle parole del dopogara, quando ha parlato di sé, del suo percorso umano e sportivo per arrivare al successo olimpico, e quando ha accennato al dopo Pechino. La sintesi di ciò che ho visto si può esprimere con un ossimoro: furore calmo. Provo un sentimento strano nel cercare di inquadrare meglio l’atleta e quindi l’uomo Alex Schwazer; un misto di timore (per quelle manifestazioni di “irriverente” superiorità atletica, in gara) e di attrazione (per l’intelligenza e la semplicità espresse nelle interviste, sia nell’immediato dopogara che successive).
Alex ha solo ventiquattro anni e sa già dove vuole arrivare (diamine se lo sa!). Una consapevolezza che c'era già tre anni fa, ad Helsinki, quando giunse terzo ai Mondiali di Atletica, sempre nella 50 km. Pochi allora, credo, gli diedero retta. E lui si è guardato bene dal curarsene. Ha però marciato tanto, e con uguale e sapiente determinazione; questo, mi pare, sia il suo “segreto”.
È anche simpatico Alex. Buca lo schermo. Disarma nel passare dal cappellino sbattuto con violenza a terra (Osaka 2007), dall’urlo sovrumano dopo l’arrivo olimpico, alla battuta leggera e arguta rivolta alla giornalista della Rai. Furore calmo nell’agone atletico e grazia che si scioglie nell’abbraccio con l’allenatore. E qui devo dire bravi ai Damilano, non senza un pizzico di sana invidia (e siamo già al secondo ossimoro). È evidente che a Saluzzo siano andati ben oltre il mero dato atletico: lì è da un pezzo che non sono più in tre (i fratelli Damilano intendo); a Saluzzo oggi c’è una squadra affiatatissima, coesa, pacatamente invincibile. Gente senza fronzoli, di cultura silenziosa, contadina, che come ha detto Alex stesso, “teme” i giorni che seguono la vittoria, non quelli della vigilia della competizione.

Io non posso che tornare, con malinconica nostalgia, ad altre immagini. Ad un altro abbraccio, struggente, che non generò riflessioni pacate e costruttive. Erano i giorni della doppia squalifica di mio fratello Giovanni ai Mondiali di Atletica a Goteborg nel 1995. Di quell’abbraccio mi resta l’amarezza delle successive occasioni perdute, ed anche una riflessione pacata che arrivò sì, ma molti anni dopo. Una felice tragedia quindi. Terzo ed ultimo ossimoro. Stop.









(le prime due foto in alto - con logo Fidal - sono di Giancarlo Colombo per Omega / Fidal)


venerdì 22 agosto 2008

Alex Schwazer "bolteggia"

Alex Schwazer vince l'oro nella 50 km a Pechino (foto Giancarlo Colombo per Omega / Fidal)


Altro che, stappare lo spumante in anticipo porta bene eccome! Alex Schwazer vince l'oro nella 50 km di Pechino, da fuoriclasse marziano. Ha strapazzato la concorrenza già dal primo metro, "bolteggiando" addirittura dal 43° chilometro. Il neologismo "bolteggiare" è di mia moglie; significa "gigioneggiare simpaticamente dopo un'impresa sportiva", e deriva, evidentemente, dal nome Bolt. Il problema è che, a differenza del mostruoso Usain, Schwazer ha "bolteggiato" prima del traguardo, per tutti gli ultimi 7 km di una micidiale 50 km (3:37:09 col 93% di umidità relativa proprio nell'ultima ora di gara!!!). Che dire? Innanzi tutto complimentoni. Schwazer ha solo ventiquattro anni e almeno altre due olimpiadi da protagonista assoluto. La Fidal può perdere tutti i testimoni di tutte le staffette che vuole, tanto casca sempre in piedi con il bingo della marcia.

giovedì 21 agosto 2008

Chapeou!

Elisa Rigaudo bronzo nella 20 km di marcia a Pechino (foto Giancarlo Colombo per Omega / Fidal)



E alla fine arrivò la medaglia. Bronzo che non ti aspetti, bronzo di spumanti non stappati in anticipo. Brava Elisa Rigaudo, quasi argento in un capolavoro di tattica ed eccellenza atletica. Meno male che era anemica. . .

mercoledì 20 agosto 2008

Riuscirà Alex Schwazer a salvare la Patria?

Alex Schwazer furioso a Osaka (foto Giancarlo Colombo per Omega / Fidal)


È quasi tempo di marcia. Quella che, per intenderci, dovrebbe salvare la Patria. Da cosa? Da un'inquietante assenza di medaglie nell'Atletica Leggera. Storia vecchia, diranno in molti. Già, ma con un elemento di novità. Stavolta la Patria non "esige" una medaglia qualsiasi, vuole l'oro. Certo, il caterpillar di Calice pesta davvero forte. Come nella miglior tradizione dell'epica sportiva nostrana, del nostro Schwazy (quando penso ad Alex Schwazer e alle sue imprese sulla 50 km, chissà perché, vado al Terminetor, ad Arnold Schwarzenegger) si vagheggiano allenamenti mostruosi; di lui si parla come di un E.T., capace ultimamente di marciare 30 km in allenamento sul filo dei 15 km/h (???). Mitologia metropolitana in salsa altoatesina, verità un po' pompata, o cosa? Dicono che qualcuno (in Italia) abbia già stappato lo spumante.
Ma la marcia non era la disciplina dei discreti?

martedì 19 agosto 2008

Christian Obrist come (e forse meglio di) Vittorio Fontanella?

Christian Obrist va in finale (foto Giancarlo Colombo per Omega / Fidal)


Sognare a volte è necessario. Mica illudersi, sognare. Il sogno è quella sorta di illusione "buona", che reca in sé quel fondo di probabilità per andare a segno (un posto nei sei, una medaglia?), come nel caso di Christian Obrist, mezzofondista eccellente ma non troppo (almeno nel recente passato) che non pensavamo più nel ruolo di campioncino (figuriamoci in quello di finalista olimpico!). Ventotto anni dopo Vittorio Fontanella, quinto nella finale olimpica dei 1500 di Mosca 1980, arriva Christian, oggi più forte di un Lagat (sicuramente più motivato e tatticamente più intelligente) e finalista olimpico a pienissimo titolo. Voglio chiudere questo breve post augurale ricordando la scuola che ha lanciato Obrist. Lo faccio suggerendovi il link dove potrete trovare la favola che ha plasmato il talento del giovane Christian e di tanti altri bei corridori. La parola al mitico Enrico Arcelli: http://www.novararunning.it/Arcelli/articolo_su_Ruggero_Grassi_Vipiteno.htm .

domenica 17 agosto 2008

La maratona olimpica è di chi ci prova

Dita Tomescu vince la maratona olimpica a Pechino (foto Giancarlo Colombo per Omega / Fidal)


Un'operaia specializzata. Constantina, Dita, Tomescu è un "trattore" di maratoneta, una di quelle che partono, salutano la compagnia (solo metaforicamente) e menano la rumba in solitaria, chi c'è c'è. Non è l'ultima arrivata, sia ben chiaro. Ha vinto un titolo mondiale nella mezza maratona (Edmonton, 2005, 1:09:17) e un bronzo nella maratona ai Mondiali di Helsinki, sempre nel 2005. Certo, non è la Radcliffe, ma vanta pur sempre un 2:21:35 (Chicago, 2005) sulla distanza che oggi le ha dato ciò su cui più di un esperto di "questioni aerobiche" non avrebbe mai scommesso. A 38 anni, nel mezzo del cammin della sua prova (passaggio alla mezza intorno all'ora e quindici), ha sgasato lasciando tutti sul posto. Le altre, quelle forti, marcavano stretto il fantasma della Radcliffe, giunta al traguardo in ginocchio, sei minuti dopo la prima quando, come direbbe un mio amico, anche i prodotti del ristoro erano ormai scaduti.

sabato 16 agosto 2008

Valeriy Borchin vince la 20 km di marcia a Pechino. Ma non lo avevano "pizzicato" positivo per EPO?

Valeriy Borchin (il primo a destra) in azione a Pechino (foto Corriere dello Sport)


Sarò telegrafico; qualche pensiero a caldo per una competizione su cui tornerò volentieri a riflettere tra qualche giorno.
La finale olimpica dei 20 km di marcia è stata una gara da marziani. Ivano Brugnetti, cosmico, è capace di chiudere gli ultimi 10 km in 39:09 dopo un passaggio prudente (ma non lentissimo) in 40:42. Fantastico, ma comunque quinto all'arrivo. Davanti a lui, quindi, quattro uomini : il più vicino, un cinese sgraziato (Wahn Hao) che lo ha saltato letteralmente nelle battute finali; poi il "bruttissimo" australiano Jarred Tallent, 3° e a 9" dal nostro (Ivano lo ha avuto nel mirino negli ultimi interminabili quattro chilometri) ed infine i due E.T. della giornata, il vincitore Valeriy Borchin e l'equadoregno Jefferson Perez. Borchin ha massacrato quest'ultimo, costringendolo ad un'azione tecnica grottesca, praticamente la caricatura del Perez del primato mondiale di qualche anno fa. Ho fatto due conti: Borchin ha "marciato" gli ultimi quattro chilometri in 14:56 (3:44/km la media), gli ultimi 10 km addirittura in 38:20. Tanto di cappello. Ho però un dubbio: ma non era tra i marciatori russi positivi all'EPO qualche settimana fa? Per maggiori informazioni potete cliccare su http://www.marciaitaliana.com/dett_news.asp?id=310 .
Spero qualcuno chiarisca. . .

sabato 2 agosto 2008

Raffaello Ducceschi, la memoria e i nostri giovani marciatori

Raffaello Ducceschi


Pubblico volentieri un altro scritto dell'amico Raffaello Ducceschi. Memoria in marcia la sua; sì datata, ma comunque ottima per riflettere su questioni analoghe e più recenti. Non condivido un passaggio nella sua chiusura, nel post scriptum per intenderci, quando scrive del "metodo italiano elastico del buon senso (o della mafietta) e dell'intuito". Si può conservare il buon senso, l'elasticità, eccetera, senza necessariamente ricorrere alla "mafietta". Basta stabilire dei criteri ed applicarli.


Malato di protagonismo... Mondiali Juniores
di Raffaello Ducceschi


Leggendo la storia di questi mondiali junior e i suoi tormentoni la memoria mi va ai miei europei juniores mancati (nel 1981, Utrecht; i mondiali ancora non c'erano). Ai campionati italiani juniores aveva vinto facile Walter Arena con 43’ e 10” circa, io secondo con grosso modo un 43'45” battendo di pochi secondi Sergio Spagnulo. Arena andava sicuro agli europei ma chi era il secondo? Fino a quel punto Sergio mi aveva sempre battuto ma io lo avevo sconfitto agli italiani. Che fare? Ci organizzarono una “disfida” all'Arena di Milano solo per noi due. La marcia lombarda ci venne a vedere divisa in due: “Sergisti” e “Raffaellisti”. In difficoltà chi era amico di entrambi senza preferenze.
Per la prima volta vidi Giorgio Rondelli, che allenava Sergino, perdere le staffe (le sue arrabbiature in gara sono storiche). Caldo, di sera. Fu una delle gare più dure della mia carriera. Tiratissima, un pezzetto a testa, sempre all'attacco. I giudici ci ammonirono ma non seppero scegliere, le proposte di squalifica erano ancora nascoste. A cento metri dal traguardo eravamo ancora spalla a spalla, marciavamo dritti come treni verso il nostro record personale senza il minimo sospetto su chi la potesse spuntare. Ma a quel punto i giudici entrarono in gioco e un giudice, oggi un amico, mi disse "o rallentate o vi squalifichiamo tutti e due...". Decisi io: "Sergio vai", gli dissi. Di quella scelta sono orgoglioso; era meglio che uno dei due andasse agli europei, la doppia squalifica era praticamente sicura. Gli lasciai 10 metri e poi finii dietro di lui chiudendo gli ultimi 100 metri lenti e composti in bello stile, Sergio davanti e io dieci metri dietro. Sergio aveva vinto... entrambi facemmo un tempo vicinissimo al record di Walter Arena, poco più del suo 43'10” (perdonatemi l'imprecisione). Meglio sarebbe stato, col senno di poi, tirare un giro a testa coscienziosamente per fare il record personale e magari scendere sotto i 43’. Comunque avevamo fatto uno splendido personale! Ma i giudici non erano contenti nonostante li avessimo ascoltati e da "bravi bambini" avevamo scelto di rallentare, di non fare la fatale "volata". Dopo essere stati incapaci di scegliere per 9 km e 900 metri chi dei due marciasse meglio, non seppero nemmeno accettare il "nostro verdetto" e ci squalificarono entrambi...!! Non mi bruciava non andare agli europei. Fino a 100 metri dal traguardo non ero riuscito a sconfiggere Sergio o lui me. Qualche settimana prima l'avevo battuto di un soffio solo perché lui si era “prosciugato” tentando di seguire Walter e io avevo scelto serenamente che un squalifica in volata era idiota. No, mi bruciava l'idiozia di quella squalifica ingiusta; la loro minaccia includeva implicita la promessa che se NON avessimo finito in volata NON ci avrebbero squalificato... La pagò la porta di uno spogliatoio dell'Arena. La chiusi, piangendo per la rabbia, con tanta violenza che il suo vetro della andò in frantumi (spero che l'Arena, nel senso dello stadio, che non era proprietà dei giudici, non voglia farmelo pagare ora...). Quindi fuori tutti e due. A casa. Ma per fortuna Sergio era della Pro Patria e Mastropasqua, suo dirigente, ci pensò lui a far giustizia degli iniqui "trials". Sergio andò agli europei, ma né lui né Walter Arena fecero grandi risultati. Il fatto è che ci siamo rifatti dopo: 4º ai mondiali, 5º alle olimpiadi e 11º agli europei, questi i nostri migliori risultati (se non mi sbaglio) più oro alle Universiadi, ai giochi del mediterraneo e ai mondiali militari; molte maglie azzurre e anni da professionisti. Direi che a tutti e tre quelle battaglie da juniores ci han portato fortuna.
Ho visto le foto di Macchia, di Di Bari e Tontodonati; per quel che ho visto, ragazzi, mi piacete tutti e tre... marciate veramente bene, non mollate, insistete, il futuro vi darà grandi soddisfazioni.
Ultimi dettagli: Campione europeo quell'anno (1981, nds) fu Ralf Kovalsky. Per scherno mi chiamarono più volte Kovalsky per analogia di nome. Da senior Ralf incominciò con un record mondiale indoor sui 30 km e una lotta con Maurizio Damilano e Pezzatini sui 20 km a Piacenza, ma poi scappò in Germania ovest per un posto in Banca, un'auto e una casa... senza rendersi conto che la sua carriera di campione finiva lì... Poco tempo dopo su quell'auto (su quella o su un'altra) ci moriva in un incidente. La vita è strana e crudele. Invece il secondo degli eurojunior... arrivò tante volte secondo... ai mondiali... alle olimpiadi... era Potashov il russo secondo più volte all'amico Perlov. Le storie di sport specialmente quelle di marcia sono anche belle storie di amicizia.

P.S.: Trials
Ricordo che Pino Dordoni alla fine della mia carriera in una occasione mi disse sorridente, ironico e sornione: "indicativa... Raffaello... non ti confondere... è una indicativa, NON una selezione... non l'hai ancora imparato?". Risi di gusto. La polemica è antica: noi italiani mafiosi e falsi (sicuro che Giuda era italiano) scegliamo l'indicativa al posto dei trials. È vero che anche i trials sono fallaci ed à anche vero che noi italiani siamo famosi per il nostro ingegno, il nostro fiuto... A Dordoni e a Waldemaro Meneguzzo bastò vedermi una volta da allievo, invece a Visini una volta da junior. Mi incoraggiarono e ci videro giusto. Anche se ai miei europei juniores son rimasto fuori son contento così: preferisco il metodo italiano elastico del buon senso (o della mafietta) e dell'intuito.