giovedì 31 maggio 2012

Giovanni de Benedictis is back!

Erika Fusella e Giovanni de Benedictis

Giovanni è tornato. L'ho fatto tornare. È voluto tornare. Mi imbarazza sempre un po' parlare di mio fratello, stavolta però credo mi tocchi d'ufficio. L'occasione o, meglio, le occasioni, usate a mo' di esca sono state le ultime due gare di Erika Fusella e Giulia Marinucci, giovani marciatrici entrambe tesserate per l'Atletica Gran Sasso Teramo (provenienti dal vivaio dell'AICS Hadria Pescara), atlete che ho il privilegio di allenare da circa tre anni (Erika quasi quattro).
"Giova', che fai vieni a vedere la marcia di Erika?"
"Quando?"
"Oggi pomeriggio, allo stadio di Pescara".
(Con Giovanni in questi casi conviene procedere così: lo si chiama la mattina per il pomeriggio).
"Dai, vengo".

Erika parte, e in solitaria, con Giovanni a sgolarsi di qua e di là per il campo, migliora il personale di quarantuno secondi. Ah, quanto conta il carisma del Campione! 26:30.76 il suo tempo sui 5000. Perciò mi gioco l''arma segreta' pure per il sabato successivo (sabato scorso, ai CdS Allievi, nds) a Teramo. Stavolta Giovanni si fa tecnico, cronometro, penna e taccuino, si piazza alla partenza dei 200m e mi dà una grossa mano a 'ritmare' la prova di Erika tempestandola di dritte tecniche di efficacia assoluta. 26:14.36 il risultato cronometrico. Limati altri sedici secondi al personale 'vecchio' di una settimana!
"Ma Giovanni ha forse poteri taumaturgici?", mi chiede qualcuno. A risolvere l'arcano ci pensa il mitico Augusto Vancini con questa risposta: "È come se, a sedici anni, avessi avuto Steve Ovett, bordo campo, a farmi il tifo mentre correvo un 1500. Come minimo avrei fatto il personale!".
Augusto ha ragione. Funziona così. Ed io mi chiedo perché Giovanni, cinque olimpiadi pulite (e sottolineo pulite) sul groppone e diverse medaglie pesanti e limpide nel suo palmares, stia fuori dalla federazione (parlo di quella locale!). Poi però vedi ominicchi e quaquaraquà darsi molto da fare per il track and field ed hai la certezza di stare dentro un mondo rovesciato.

Qualche anno fa su questo mio blog ebbi a scrivere: "Marciamo, corriamo, saltiamo, lanciamo, ma a testa in giù, coi piedi a cercare il cielo. Viviamo a testa in giù. I piedi però non sanno pensare. È l’adattamento dentro a un mondo rovesciato. Chi non si adatta si estingue. Chi non si adatta ha solo un’alternativa: ribaltare il mondo rovesciato". Credo sia arrivato il momento di cambiare. E spero che Giovanni possa tornare a darmi una mano.




venerdì 18 maggio 2012

Daniele, la fossa, i leoni


"I saggi brilleranno allora come lo splendore del firmamento e quelli che avranno insegnato a molti la giustizia, splenderanno come stelle per l'eternità. Or tu, Daniele, riponi queste parole e sigilla il libro fino al tempo della fine. Molti lo scruteranno e crescerà la loro conoscenza". Daniele 12,3-4

Il titolo del post e l'epigrafe veterotestamentaria che lo lancia sembrerebbero apocalitticamente fuorvianti. Il Daniele di cui scriverò non è quello delle Sacre Scritture ma ha comunque uno stretto legame col sacro.

Daniele

Daniele è Daniele D'Onofrio, diciottenne di Scontrone (AQ), mezzofondista  in forza all'Atletica Gran Sasso Teramo, allenato dal Prof. Donato Chiavatti. L'anno scorso correva la Mezza Maratona in 1:08:48, terzo tra gli junior in Italia. Sui 3000m vantava un buon 8:47.00; buono come lo stagionale sui 5000m, sempre del 2011: 15:28.26.
Quest'anno il salto di qualità: 2° tra gli junior nella Mezza Maratona; 1:06:50 alla Roma-Ostia, prestazione notevolissima ma già preceduta da un pregevole 3° posto ai Campionati Individuali di Cross Juniores a Borgo Val Sugana alla fine di gennaio. Ed è solo l'inizio di una crescita incredibile. Daniele 'rischia' di vincere il Vivicittà a Pescara (il 15 aprile) in volata con un keniano da 29 minuti e spiccioli sui 10.000m. Due settimane dopo, ad Ascoli Piceno, straccerà il suo personale sui 3000m, correndoli in 8:18.82. La settimana dopo (il 6 di maggio) stupirà ancora tutti 'volando' a Terni i 10.000m del Campionato Italiano Individuale Assoluto in 29:45.43. 5° assoluto (Daniele è ancora junior), sotto un diluvio biblico (ecco il sacro che comincia a manifestarsi; una ierofania che però appesantisce il crono finale di almeno 15 secondi).

Daniele non ha mai vestito la maglia azzurra. La Federazione sembra ignorarlo non convocandolo neppure nei raduni riservati alle eccellenze nazionali del mezzofondo under 20 (e poi ci si chiede che fine farà la Maratona in Italia dopo i fasti di Baldini e della Scuola del Prof. Luciano Gigliotti!). Ma Daniele non se ne fa un cruccio e continua a lavorare duramente.

In un commento off-topic nello scorso post l'odioso anonimo, col suo stile inconfondibile (lascio in evidenza anche gli orrori grammaticali) scrive: "un miglioramento di 10 secondi a km veramente incredibile se pubblicasse le tabelle di allenamento ne potremmo usufruire e riscontrarne la bontà noi tutti amanti della corsa . spero non siano segreti inpubblicabili !!!". Il commento è talmente odioso da generare finanche la replica, pacatissima, del mite e molto riservato Donato Chiavatti (l'allenatore di Daniele, appunto); la riporto di seguito, integralmente:

"Approfitto della disponibilità dell’amico Mario per portare un mio modestissimo e disarticolato contributo al dibattito sulla “straordinaria” crescita agonistica di Daniele D’Onofrio.
Alla base di tutto c’è la bontà della materia prima intesa come disponibilità mentale di Daniele a considerare l‘assoluta dedizione all’allenamento come l’unica arma vincente per provare a non mettere limiti alla sua crescita agonistica.
Dal momento che ho iniziato a seguire Daniele la cosa che più mi ha impressionato è stata la sua straordinaria disponibilità a non tirarsi mai indietro davanti alle difficoltà che, per forza di cose, doveva affrontare vivendo a oltre 150 Km da Pescara.
Certo, leggere che ancora qualcuno crede alle “tabelle” miracolose mi viene da riflettere… senza meravigliarmi più di tanto se ripenso che un “illuminatissimo” tecnico locale sosteneva (e forse lo pensa ancora!!) che non potevo assolutamente vantarmi dei miglioramenti cronometrici di alcuni atleti perché ero solo “fortunato” nell’usare le tabelle dell’amico Lucio Gigliotti.
Certamente la frequentazione con il “grande” Lucio mi ha arricchito moltissimo e non finirò mai di ringraziarlo nell’avermi spalancato molte porte ed introdotto in un ambiente di “cultura sportiva” assolutamente gratificante.
Tornando a “bomba” mi sento di consigliare a quest’ultimi di rivedersi quanto da me raccomandato e divulgato nei Corsi per Tecnici FIDAL in ordine alle strategie tecniche e metodologiche nella formazione del giovane mezzofondista… forse si renderebbero conto che non esistono ricette miracolose ma estremo rispetto per la crescita psico-fisica del giovane assecondando le aspirazioni personali con tanta umiltà e consapevolezza che le conoscenze tecniche non sono mai abbastanza per evitare di fare danni ad un individuo in forte evoluzione.
Umiltà, passione e tanta curiosità nel confrontarsi con gli altri… NON SONO MAI DA ABBANDONARE.
Se insieme a queste ultime cose ci mettiamo: voglia, determinazione e “madre natura” ecco fugati i tanti dubbi degli “scettici” per partito preso".

La fossa

La fossa in verità è un buco nero. È il fenomeno del drop out sportivo che tutto ingoia: i rari talenti emergenti del nostro già povero sport, nella sua variante podistica, assieme ai sogni (illusioni?) di nostalgici allenatori alla ricerca di una improbabile età dell'oro del running.
Daniele D'Onofrio salta fuori dalla fossa con irriducibile caparbietà. Da subito. In alto, nella foto a sinistra, Daniele si avvia a vincere il Campionato Regionale di Corsa su Strada Cadetti con addosso la canotta gialla della sua società sportiva d'origine, l'Atletica Alto Sangro.  È il 2008 e, in quella stessa foto, è possibile notare il buon Massimo Pompei (DT della Gran Sasso Teramo), le mani dietro la schiena e gli occhi ben puntati sull'atleta, seguire con molto interesse la prova di una categoria federale cruciale. Si esce fuori vincenti dalla fossa grazie all'azione sinergica di più intelligenze: quella dell'atleta, in primis, con le sue immense qualità volitive; quella dell'allenatore che ha favorito in modo decisivo la sua crescita atletica (il cosiddetto salto di qualità; Donato Chiavatti ha davvero realizzato un capolavoro) ed infine, last but not least, l'associazione sportiva, l'Atletica Gran Sasso Teramo del Presidente Maurizio Salvi, una delle poche società italiane prodighe nell'investire sui propri tecnici, istruttori o allenatori che siano, e nelle scuole di avviamento allo sport (dizione antidiluviana ma ancora molto efficace) piuttosto che scommettere 'al buio' sul talento di turno (spesso un campioncino extaregionale).

I leoni

Di leoni veri, dentro e fuori la fossa, ne sono rimasti pochi. Daniele è uno di essi ed ha a che fare col sacro che, come ci ricorda Umberto Galimberti, è parola indoeuropea che significa "separato". Daniele ha successo nelle discipline atletiche che pratica perché è separato dal pensiero e dall'azione dominanti della generazione cui appartiene. È una sorta di anacronismo vivente.
Lo ricordo non ancora quindicenne, alla sua prima competizione in pista nell'impianto di Lanciano, chiedere ai presenti quale fosse il senso di marcia, assieme ad altre informazioni circa la partenza ("a cronometro, individualmente ogni tot secondi o tutti insieme?"; retaggio dello sci da fondo?). Su strada però correva già a 3:20/km per circa 10 km.

Chiudo con una dedica all'anonimo dalle incursioni telematiche odiose. Ne faccia ciò che vuole.

"Perché verrà un tempo in cui gli uomini
non sopporteranno più la sana dottrina,
ma solleticati in ascoltar cose piacevoli,
si circonderanno di una folla di dottori
secondo i loro capricci e, distogliendo
l'orecchio dalla verità, si volgeranno
alle favole". Seconda lettera di Paolo a Timoteo, 4:3-4