Che cos'è la Marcia? Una domanda che mi pongo da circa trentacinque anni, un quesito che all'inizio (era il 1977, avevo dodici anni) suonava come un arcano refrain, misterioso e affascinante, che mi rendeva diverso agli occhi dei miei amici ogni qualvolta attraversavo il campo, ancheggiando e sbuffando come un ossesso. Qualche anno dopo (avevo vent'anni) la Marcia la insegnavo; da atleta però l'avevo mollata e ripresa almeno tre volte e nel mio gruppo di 'faticatori atletici' convivevano pacificamente corridori e marciatori di ogni età e livello prestativo (un po' come oggi).
Da sempre cerco una risposta a quell'interrogativo, alcune volte smadonnando di fronte all'esito infausto di una gara interrotta per squalifica (uno 'smadonnamento' sempre interiore, ché sul campo non ho mai inveito contro un giudice, mai; è una questione di coerenza); altre volte interrogandomi sul futuro di una disciplina sportiva tanto ambigua quanto seducente.
La Marcia è o non è? E qui comincia l'eterno filosofeggiare a vuoto su cui spesso si infrangono gli infiniti tentativi di pacificazione di una comunità, quella della Marcia appunto, spesso (troppo spesso) caratterizzata da una comunicazione fallace tra allenatori, atleti e giudici. Frizioni di ogni tipo, scontri accesi (sul campo e sul Web); impossibilità di un dialogo sereno e costruttivo.
Nel gruppo feisbucchiano MARCIA, creato dall'amico Federico Boldrini (marciatore), l'ex atleta nazionale della marcia, Alessandro Pezzatini, ha linkato due giorni fa un filmato molto interessante che molto volentieri incollo qui in basso:
Un documento intrigante la cui ironia anglosassone, a tratti irridente - ma con misura - riaccende il refrain di cui sopra: Marcia? Ma di cosa stiamo parlando?
Per i lettori del blog poco avvezzi alle traduzioni dall'inglese offro, di seguito, lo 'sbobinamento', pedestre, in lingua italiana del video in questione:
La Marcia è o non è? E qui comincia l'eterno filosofeggiare a vuoto su cui spesso si infrangono gli infiniti tentativi di pacificazione di una comunità, quella della Marcia appunto, spesso (troppo spesso) caratterizzata da una comunicazione fallace tra allenatori, atleti e giudici. Frizioni di ogni tipo, scontri accesi (sul campo e sul Web); impossibilità di un dialogo sereno e costruttivo.
Nel gruppo feisbucchiano MARCIA, creato dall'amico Federico Boldrini (marciatore), l'ex atleta nazionale della marcia, Alessandro Pezzatini, ha linkato due giorni fa un filmato molto interessante che molto volentieri incollo qui in basso:
Un documento intrigante la cui ironia anglosassone, a tratti irridente - ma con misura - riaccende il refrain di cui sopra: Marcia? Ma di cosa stiamo parlando?
Per i lettori del blog poco avvezzi alle traduzioni dall'inglese offro, di seguito, lo 'sbobinamento', pedestre, in lingua italiana del video in questione:
"Questo non ha nulla a che fare con la fisica, ma con la
Marcia. Ecco le regole: cammina in modo che un piede sia sempre a terra e tieni
la gamba davanti tesa; in breve, cammina in modo buffo, velocemente. Qualcosa
di buffo anche tra le regole, come i giudici che per determinare se un atleta
sta “marciando”, possono solamente stare fermi ad un lato del percorso e
giudicare ad OCCHIO NUDO se un atleta SEMBRA marciare. Potrai pensare che per
uno sport definito così tecnicamente, ci si possa avvalere di tutta la
tecnologia possibile per far valere le regole. Quindi la marcia è ancora ferma
ai secoli bui? Voglio dire, ci sono altri sport che non permettono ai giudici
di vedere i replay, ma quando pensi all’elettronica nella scherma, il
foto-finish nell’atletica, i touchpad del nuoto, e il tracking 3D delle palline
da tennis… I giudici della marcia, d’altro canto, sembrano piuttosto indietro.
Gli è proibito guardare dal livello del suolo o usare tecnologie moderne come
specchi o binocoli. Quindi come fare con tutta questa burocrazia marciante?
Se guardi attentamente il passo in slow-motion o anche una
fotografia dei marciatori stessi, ti renderai conto che quasi tutti si
sollevano da terra… Non solo occasionalmente per una spinta o per non
inciampare, che è permesso, ma quasi ad ogni passo. Infatti, è BEN NOTO alla
comunità dei marciatori che la maggior parte di loro lascia il suolo
regolarmente e può anche stare in aria fino al 10% del tempo… quindi TUTTI
infrangono le regole. Ora, gli sport
sono pieni di regole arbitrarie… ma il fatto che la maggior parte degli atleti
infranga la regola che DEFINISCE questo
sport è perlomeno… sorprendente! E non è come il sospetto che quasi tutti i
ciclisti professionisti si dopano, perché mentre ci sforziamo costantemente per
beccare chi si dopa, non usiamo tutta la tecnologia a disposizione per beccare
i marciatori “volanti”. Sembra chiaro che la tecnofobia nella marcia deriva dal
fatto che se si iniziasse ad usare telecamere ad alta velocità, potrebbero non
avere più uno sport. E questo ci porta alla domanda sulla vera essenza dello
sport – perché tutti i giochi, in realtà, sono solo un insieme arbitrario di
regole e limitazioni a cui ci sottoponiamo con lo scopo di divertirci e
sfidarci a vicenda. Voglio dire, c’è un motivo se l’atletica vieta le
biciclette, il ciclismo vieta le moto, e il motociclismo proibisce l’uso dei
razzi… Forse quelle ragioni sono arbitrarie tanto quanto nella marcia è bandita
la tecnologia… Perché l’obiettivo non è tenere i piedi per terra – è vedere chi
è il più veloce a camminare in modo buffo, come nel salto triplo per chi va più
lontano con un salto buffo, nella corsa ad ostacoli chi riesce a correre più
velocemente con barriere di plastica sulla sua strada, e il tennis per vedere
chi sa mandare meglio una palla oltre una rete, ma solo entro certe linee
accuratamente disegnate e con una racchetta e non con pagaie o mani o piedi.
Nello sport, alla fine, non si tratta di sport, ma dei giocatori e le loro
sfide. È quanto siamo in grado di spingere lontano i confini delle abilità
umane… entro i confini definiti dalle regole. E così è la marcia, uno sport in
contraddizione, che si aggrappa disperatamente al suo passato rifiutando di
accettare la tecnologia che in principio migliorerebbe i giudici di questo sport,
ma in realtà scuote le sue fondamenta? Non lo so.
Ma i marciatori sono atleti? Certamente".
Atleti di quale sport?