sabato 27 ottobre 2012

La marcia è viva? Evviva la marcia?


Che cos'è la Marcia? Una domanda che mi pongo da circa trentacinque anni, un quesito che all'inizio (era il 1977, avevo dodici anni) suonava come un arcano refrain, misterioso e affascinante, che mi rendeva diverso agli occhi dei miei amici ogni qualvolta attraversavo il campo, ancheggiando e sbuffando come un ossesso. Qualche anno dopo (avevo vent'anni) la Marcia la insegnavo; da atleta però l'avevo mollata e ripresa almeno tre volte e nel mio gruppo di 'faticatori atletici' convivevano pacificamente corridori e marciatori di ogni età e livello prestativo (un po' come oggi).
Da sempre cerco una risposta a quell'interrogativo, alcune volte smadonnando di fronte all'esito infausto di una gara interrotta per squalifica (uno 'smadonnamento' sempre interiore, ché sul campo non ho mai inveito contro un giudice, mai; è una questione di coerenza); altre volte interrogandomi sul futuro di una disciplina sportiva tanto ambigua quanto seducente.

La Marcia è o non è? E qui comincia l'eterno filosofeggiare a vuoto su cui spesso si infrangono gli infiniti tentativi di pacificazione di una comunità, quella della Marcia appunto, spesso (troppo spesso) caratterizzata da una comunicazione fallace tra allenatori, atleti e giudici. Frizioni di ogni tipo, scontri accesi (sul campo e sul Web); impossibilità di un dialogo sereno e costruttivo.

Nel gruppo feisbucchiano MARCIA, creato dall'amico Federico Boldrini (marciatore), l'ex atleta nazionale della marcia, Alessandro Pezzatini, ha linkato due giorni fa un filmato molto interessante che molto volentieri incollo qui in basso:



Un documento intrigante la cui ironia anglosassone, a tratti irridente - ma con misura - riaccende il refrain di cui sopra: Marcia? Ma di cosa stiamo parlando?

Per i lettori del blog poco avvezzi alle traduzioni dall'inglese offro, di seguito, lo 'sbobinamento', pedestre, in lingua italiana del video in questione:


"Questo non ha nulla a che fare con la fisica, ma con la Marcia. Ecco le regole: cammina in modo che un piede sia sempre a terra e tieni la gamba davanti tesa; in breve, cammina in modo buffo, velocemente. Qualcosa di buffo anche tra le regole, come i giudici che per determinare se un atleta sta “marciando”, possono solamente stare fermi ad un lato del percorso e giudicare ad OCCHIO NUDO se un atleta SEMBRA marciare. Potrai pensare che per uno sport definito così tecnicamente, ci si possa avvalere di tutta la tecnologia possibile per far valere le regole. Quindi la marcia è ancora ferma ai secoli bui? Voglio dire, ci sono altri sport che non permettono ai giudici di vedere i replay, ma quando pensi all’elettronica nella scherma, il foto-finish nell’atletica, i touchpad del nuoto, e il tracking 3D delle palline da tennis… I giudici della marcia, d’altro canto, sembrano piuttosto indietro. Gli è proibito guardare dal livello del suolo o usare tecnologie moderne come specchi o binocoli. Quindi come fare con tutta questa burocrazia marciante?

Se guardi attentamente il passo in slow-motion o anche una fotografia dei marciatori stessi, ti renderai conto che quasi tutti si sollevano da terra… Non solo occasionalmente per una spinta o per non inciampare, che è permesso, ma quasi ad ogni passo. Infatti, è BEN NOTO alla comunità dei marciatori che la maggior parte di loro lascia il suolo regolarmente e può anche stare in aria fino al 10% del tempo… quindi TUTTI infrangono le regole.  Ora, gli sport sono pieni di regole arbitrarie… ma il fatto che la maggior parte degli atleti infranga la regola che DEFINISCE  questo sport è perlomeno… sorprendente! E non è come il sospetto che quasi tutti i ciclisti professionisti si dopano, perché mentre ci sforziamo costantemente per beccare chi si dopa, non usiamo tutta la tecnologia a disposizione per beccare i marciatori “volanti”. Sembra chiaro che la tecnofobia nella marcia deriva dal fatto che se si iniziasse ad usare telecamere ad alta velocità, potrebbero non avere più uno sport. E questo ci porta alla domanda sulla vera essenza dello sport – perché tutti i giochi, in realtà, sono solo un insieme arbitrario di regole e limitazioni a cui ci sottoponiamo con lo scopo di divertirci e sfidarci a vicenda. Voglio dire, c’è un motivo se l’atletica vieta le biciclette, il ciclismo vieta le moto, e il motociclismo proibisce l’uso dei razzi… Forse quelle ragioni sono arbitrarie tanto quanto nella marcia è bandita la tecnologia… Perché l’obiettivo non è tenere i piedi per terra – è vedere chi è il più veloce a camminare in modo buffo, come nel salto triplo per chi va più lontano con un salto buffo, nella corsa ad ostacoli chi riesce a correre più velocemente con barriere di plastica sulla sua strada, e il tennis per vedere chi sa mandare meglio una palla oltre una rete, ma solo entro certe linee accuratamente disegnate e con una racchetta e non con pagaie o mani o piedi. Nello sport, alla fine, non si tratta di sport, ma dei giocatori e le loro sfide. È quanto siamo in grado di spingere lontano i confini delle abilità umane… entro i confini definiti dalle regole. E così è la marcia, uno sport in contraddizione, che si aggrappa disperatamente al suo passato rifiutando di accettare la tecnologia che in principio migliorerebbe i giudici di questo sport, ma in realtà scuote le sue fondamenta? Non lo so.

Ma i marciatori sono atleti? Certamente".

Atleti di quale sport?



venerdì 5 ottobre 2012

CAPTCHA


Alla fine ho ceduto anch'io. Ho attivato l'opzione "parola di verifica" (il noto codice captcha) nei commenti del mio blog. Troppa immondizia 'robot' a insozzare il mio indirizzo di posta elettronica. Da oggi commentare  su Opinioni Aerobiche sarà sì un filuccio più laborioso, ma servirà a tener lontane tantissime teste di metallo 'sparaspam' e pure qualche anonima testa di legno (e la cosa non mi dispiace affatto).