sabato 20 gennaio 2007

Marcus Agrestis

Oggi lo posso dire: Marco Agresta è un mito. Zitto zitto (neanche tanto) ha attraversato circa venticinque anni di storia del podismo abruzzese, partendo dal 1981 e arrivando a surclassare più di un giovincello nei recenti Campionati Regionali di Cross, a Pineto il 14 gennaio scorso. Lì infatti, nel nobilissimo Cross Lungo (10 km), è giunto terzo, dopo un'entusiasmante volata per il secondo posto, spalla a spalla col marsicano Massimo Antonelli, atleta assai vivace e decisamente più giovane di lui. A quasi quarantatre anni suonati continua a suonarle a molti, il buon Marco; sicuramente a tutti i suoi coetanei. Io stesso lo guardavo con molta ammirazione (ed anche un pizzico di sanissima invidia, perché no) sfrecciare tra gli alberi a velocità per me ancora "imbarazzanti".
Marcus Agrestis, così mi piace ribattezzarlo, è un corridore antico. E agrestis è un aggettivo latino che possiamo pure tradurre con "campestre", pensate un po'!
Grazie Marco, per la tua costanza appassionata, esempio formidabile e perfetto per ognuno di noi.

venerdì 5 gennaio 2007

I libri, la corsa e Adriano

Mario de Benedictis e Dacia Maraini al Libernauta

Dacia Maraini


Stamane correvo un fondo progressivo di 12 km col sempre più vivace (atleticamente parlando)
Michele D'Attanasio. Si iniziava con una prima parte "lenta" sul filo dei 4'00"/km per poi proseguire per la rimanente metà al ritmo di circa 3'40"/km. Insomma un bell'andare, anche se la fatica ci consentiva comunque di scambiare due chiacchiere.
Intorno al quarto chilometro incrociamo il mitico Adriano Lapi. Due parole su Adriano (anche se ci torneremo su in appresso; oh se ci torneremo!). Scrittore, attore teatrale di rara bravura, intellettuale vero e raffinatissimo, si è soliti vederlo attraversare Pescara assieme al fido Panzonetto, cagnolino aerobico e molto anziano, ibrido di mille ibridi.
Adriano è la voce della coscienza di Pescara. Conosce ogni singolo pescarese, saluta tutti e parla con tutti; ed ha una straordinaria caratteristica (propria di tutte le coscienze fattesi carne): se lo rivedi dopo un mese, lui è capace di riprendere a parlare proprio dal punto in cui la discussione era stata interrotta.
Al quarto chilometro incrociamo Adriano Lapi, dicevo. "Fermati un attimo, Mario. Non fare il fanatico. Devo dirti una cosa!", mi fa, agganciandomi al lazo della sua irresistibile loquacità.
A quindici chilometri orari tutto ciò che posso fare, per affetto ed educazione, è di girargli attorno, tipo palo della lap dance, di abbracciarlo e di lanciargli un tranciante "Scusami Adria', dobbiamo assolutamente rivederci con calma e parlare...".
E lui, in un nanosecondo (fantastico d'un Adriano!) mi fa: "Com'è cambiato il tuo rapporto con il libro ora che hai ritrovato quello col tuo corpo?".
Maledetto. Ma come cacchio fa? In un nanosecondo, non di più, riesce a centrare tutta la mia vita, la mia passione per la scrittura, la letteratura contemporanea... Gli allenamenti infiniti di quando ero bambino e le lacrime. Sport versus Scuola e le cazziate dei prof ai miei genitori. Le serate con gli autori al Libernauta. Le letture infinite. Teoria dell'allenamento e consecutio temporum. Analessi, prolessi e interval training. Fisiologia del movimento e intreccio narrativo. Sport e cultura. Sport è cultura?
Adriano e Panzonetto sono già lontani. Ed io ho dovuto spingere sull'acceleratore per riacciuffare Michele. Ci aspettano ancora sette chilometri. I più tosti.

lunedì 1 gennaio 2007

Buon Anno, buon anno davvero








Primo gennaio 2007 e tanti bei propositi. Come ogni anno del resto. Per i podisti (quelli che corrono sul serio) è tempo di far tornare a girare le gambette; i primi appuntamenti della stagione sono vicini: cross, strada e indoor per i pistards incalliti. Qualcuno parla della Maratona di Roma, qualcun altro vagheggia New York (preferisco non pensarci: New York è a novembre e un altro anno è passato!), altri si tengono "bassi" con le mezze.


Siamo davvero pronti per gettarci nella mischia? Oh sì, per buttarsi nel mucchio basta solo un po' di (in)sana incoscienza, quella sorta di "eroismo da runner", quello per cui chi non corre la maratona è un minchione. Quello di chi gareggia tutte le settimane perché sennò che cosa si allena a fare?


Gareggiare molto vuol dire accorciare drasticamente la propria vita atletica. Macinare tanti chilometri pure. Le regole del gioco sono ben note agli addetti ai lavori. Quanti sanno che il chilometraggio massimo settimanale per durare negli anni non dovrebbe superare 150 - età (R. Albanesi, Correre per vivere meglio, Tecniche nuove)? E che 1 kg di peso (muscolo, acqua, grasso, panni, eccetera) lasciano per terra circa 2,5 sec./km (R. Albanesi, Op. cit.) per cui, ai podisti in leggero sovrappeso, basterebbe perdere quei 5/6 chiletti per andare 10"-12"/km più forte? (Altro che medi e ripetute!).


Eppure molti di noi continuano imperterriti a praticare i (troppi) luoghi comuni del running fai da te. Perché corriamo da tanti anni e non abbiamo bisogno di imparare più nulla. Perché dopo una giornata di lavoro posso mica seguire un programma, un allenamento, eccetera eccetera... Salvo poi leccarsi le ferite dall'ortopedico e dal terapista di turno.

Vogliamo che sia davvero un buon anno, podisticamente parlando? Un bel bagno d'umiltà, tanto studio e un pizzico di fortuna, ché quella, non guasta mai!

Auguri a tutti.