martedì 28 ottobre 2008

Back on the road

Pure stavolta per partire uso un anglismo. Back on the road può voler dire rimettersi in gioco; ricominciare dal campo (inteso come pratica concreta della propria attività). Può anche significare, per chi come me si occupa di endurance nell’Atletica Leggera, un letterale tornare alla strada.
Il 16 novembre prossimo l’Atletica abruzzese dovrebbe voltar pagina. La Fidal d’Abruzzo avrà un nuovo presidente, così come un rinnovato consiglio regionale. Spero, dal canto mio, che si torni a “fare”, sempre su base progettuale, piuttosto che promettere o pascersi nel mito, oggi abbastanza sbiadito in verità, dell’Atletica Leggera regina di ogni sport.

Da qualche tempo sto lavorando ad un’ipotesi di progetto per il mezzofondo (ma anche per la marcia) giovanile in Abruzzo. Premetto che non è mia intenzione muovere nessuna reprimenda a chi fino ad oggi si è occupato di coordinare l’attività tecnica come responsabile di questo settore, nella Fidal abruzzese. Qualche considerazione va però fatta. Quest’anno ho vissuto direttamente (come tecnico intendo) alcune vicende spiacevoli occorse ai miei atleti del Cus Atletica Chieti; queste, unitamente ad altri episodi similari, mi hanno fatto riflettere.
I risultati positivi del nostro mezzofondo giovanile (il 4° posto agli Italiani Cadetti di Loris Di Marcantonio sui 1000m e il 9° sui 2000m di Daniele D’Onofrio in primis) sono il risultato del lavoro appassionato, continuo e intelligente di pochi tecnici, misconosciuti dalla federazione, supportati non senza fatica dalle loro società sportive. L’impressione che ho avuto, lavorando quotidianamente coi miei ragazzi, e dialogando con altri atleti e tecnici, è che sia stato fatto poco o nulla di concreto per motivarli (sia i ragazzi che i loro allenatori). Cercare come disperati estenuanti rincorse al minimo (fascia A, B, eccetera), gareggiando sovente fuori regione (ah, Marche benedette!), così come essere convocati come titolari per una rappresentativa interregionale, e poi “sconvocati” e sostituiti a tre giorni dall’evento, sono episodi che farebbero mollare tutto pure a Giobbe con la sua biblica pazienza.
Abbiamo energie nuove nel mezzofondo: una bella nidiata di Cadetti, diversi Ragazzi (e Ragazze), ed Esordienti, maschietti e femminucce. Un movimento numericamente significativo per qualità. Conoscerli è facile, basta affacciarsi periodicamente nelle varie “stradali” domenicali, oppure in quelle rare kermesse a loro dedicate, in pista. Eppure sbagliamo nelle convocazioni, segno che non conosciamo gli atleti che abbiamo, le loro prestazioni, non dico la loro condizione attuale.

La ricetta per uscire dal fosso potrebbe essere più semplice di quanto si pensi. Essa poggia su due concetti: motivazione e dialogo.
Motivazione vuol dire più opportunità in regione per fare attività: più manifestazioni su pista, adeguatamente organizzate (con premi sotto forma di materiale tecnico, ad esempio) e strutturazione di un circuito parallelo (da calendarizzare) di gare su strada. Non dimentichiamoci che i nostri migliori Esordienti (ma anche gli attuali Cadetti) vengono da lì (ecco che torna il back on the road). Coinvolgere le scuole in un rapporto meno “cervellotico-progettuale”, attraverso “tornei” d’istituto di una sola giornata (basterebbe una corsa campestre) e legando tali manifestazioni alle altre, federali, poste in calendario. Motivazione sta anche nella possibilità di incontrare i ragazzi e farli incontrare periodicamente (mini raduni, forse è una locuzione eccessiva?). E qui si arriva al secondo concetto, quello del dialogo, legato a tripla mandata col primo. Non può esserci motivazione se non c’è dialogo. Bisogna che la nuova Fidal Abruzzo, nella persona di un suo responsabile tecnico, incontri, con continuità, allenatori e atleti, favorendo la comunicazione fra loro e rinnovando, con il supporto delle proprie competenze, la motivazione a crescere e fare meglio. Dico una bestemmia se, in alcune circostanze, sarebbe bastata una telefonata, tempestiva, per evitare l’abbandono precoce di un giovane atleta? Dialogo con atleti, tecnici, ma anche con le famiglie, senza le quali è impossibile realizzare alcun progetto.

Oddio, mi accorgo di essermi allargato un tantino, e di non aver citato la parola magica “risorse” (finanziarie) senza le quali non si canta la messa. Eppure sono convinto che se si ripartirà con uno sguardo nuovo e veramente appassionato, con un progetto semplice ed efficace, dove chiari dovranno essere gli obiettivi e rigorose le verifiche in itinere, anche i soldi arriveranno. Per (ri)partire basta davvero poco.

2 commenti:

Anonimo ha detto...

Caro Mario,

mi complimento con te, perché l'idea mi sembra di una semplicità imbarazzante, a dispetto delle palesi "incertezze" (posso chiamarle così?) che si sono registrate negli ultimi anni. E per realizzarla non è nemmeno necessario disporre di grandi fondi (almeno per ora), basta valorizzare al meglio quel poco che già si possiede.

In effetti, come ricordi e come abbiamo già avuto modo di commentare più volte e in varie sedi di questo tuo blog, nell'ultimo anno la federazione ci ha regalato diversi colpi magistrali.
A mio avviso il migliore rimane quello relativo alle convocazioni per la rappresentativa regionale, in cui si è data prova di totale disinteresse e conoscenza pressoché nulla del mezzofondo Cadetti, dal calendario al movimento in generale (come ricorderai, mi ero infiammato un po' sull'argomento, al punto che un simpaticone mi rinfacciò dei presunti toni ingiuriosi e diffamatori, integranti chissà quale condotta penalmente rilevante...).

Un circuito parallelo di "stradali" è cosa assai semplice, visto che quasi ad ogni gara amatoriale viene associata una competizione riservata ai ragazzi, con tanto di premiazione finale. Quindi, come dicevi, basta calendarizzare le manifestazioni.
Quanto alle campestri, sono davvero le manifestazioni meno dispendiose che esistano, a livello organizzativo. Un pezzo di terra, qualche volenteroso che si occupi di ricavare e delineare il percorso, nonché di misurarlo (operazione sempre assai gradita un po' da tutti, in particolar modo dagli amatori, onde evitare dispute estenuanti e snervanti...), un piccolo ricordo della giornata e tutti a casa contenti.
Quanto alla pista, questo è il vero nodo. In sè non credo che sarebbe poi così difficile organizzare qualche bella manifestazione, anche e soprattutto valorizzando alcune strutture nuove (Francavilla, Pescara, Sulmona). Qualche giudice di gara, servizi igienici in buone condizioni, un minimo di solerzia e volontà nella gestione e nel monitoraggio delle gare "et voilà, il gioco è fatto!"
Non si può continuare ad "emigrare" fuori Regione per trovare una gara ben organizzata e con un minimo di competitività. Il discorso, ovviamente, vale anche per i senior, visto che quest'anno sono state organizzate kermesse col contagocce e, se si fa eccezione per il meeting "Nereto sotto le stelle" (in cui peraltro era previsto il 1.500), non è stata disputata una gara - e dico una! - di mezzofondo prolungato in notturna - e Dio sa quanto sia difficile correre in tarda primavera o in estate alle 17 o alle 18 del pomeriggio col caldo e sotto il sole...

Naturalmente diventa anche importante combinare le gare e fare in modo che le varie competizioni si alternino in modo completo e intelligente, anche per far sì che tutte le discipline ricevano pari dignità ed equa attenzione (ad es., rimanendo ai cadetti, non 10 gare sui 1.000 m e 1 sui 2.000 m).

Sarebbe poi auspicabile un maggior risalto attraverso i mezzi di comunicazione (televisione, giornali, siti internet), magari con articoli e servizi che non si limitino a riportare, in modo grigio e affatto coinvolgente, i risultati e le prestazioni di qualche singolo, ma rivelino una rinnovata attenzione verso tutto il settore.
Come già ripetuto, più volte, basterebbe davvero poco per dare soddisfazione ad un giovanissimo che si avvicina all'atletica.

Con questo ti lascio, ché l'ora è tarda.
Complimenti per la foto da "piccoli truzzi crescono"...

Saluti.
Sat

Anonimo ha detto...

Non che voglia essere ripetitivo - anche se obiettivamente lo sono e prometto che si tratta dell'ultima volta -, ma Joshua Kipchumba Rop ha vinto in 2h18'51" la classica piemontese "42.000 passi in Val Susa".

Saluti.
Sat