domenica 9 novembre 2008

Un mondo senza meraviglie

"A questo punto la povera Alice ricominciò a piangere, perché si sentiva sola e sconsolata. Dopo un po' udì di nuovo un rumore di passi lontani e alzò gli occhi ansiosi perché sperava che il Topo avesse cambiato idea e tornasse per finire il suo racconto". (Lewis Carroll, Alice nel Paese delle Meraviglie)


Il post di Carla, alias "Sognatrice", nei commenti a "Il doping e i cattivi maestri", mi ha molto colpito. Muove da una citazione da Alice nel Paese delle Meraviglie di Lewis Carroll. Tengo tanto a quel libro in modo quasi feticistico (ne conservo come una reliquia un'edizione della BUR di vent'anni fa, con testo inglese a fronte). Alice è un gioco matematico-letterario di rara bellezza, da leggere in lingua originale (come ogni opera letteraria dovrebbe essere letta), difficilissimo da tradurre in italiano (ottime le traduzioni di Tommaso Giglio e di Aldo Busi).
Carla ci propone un estratto dal III capitolo: LA CORSA CONFUSA E UN RACCONTO CON LA CODA. Bellissimo. E decisamente calzante. ("ma chi ha vinto?", "tutti hanno vinto, e tutti meritano un premio"; stupendo!). Io invece apro questo post con la chiusura di quel capitolo. È l'immagine sconsolata di una bimba che attende la fine di un racconto. Il narratore è andato via lasciando aperta una terribile sospensione. Un mondo senza meraviglie.

6 commenti:

Anonimo ha detto...

"Ma chi ha vinto?", "tutti hanno vinto"....dovrebbe essere così. Nelle corse domenicali su strada, in quelle riservate ai bambini si vedono sempre più scene penose. Genitori che corrono al fianco dei loro figli "frusta alla mano" al grido di "prendilo, dai su" magari anche spingendoli nel vero senso del gesto. Poi magari litigano al traguardo con i genitori "concorrenti", perchè "il tuo ha tagliato in curva sul marciapiede...."! E non parliamo di quei papà con cronometri che costano più della mia vespa piaggio, che prendono tempi di passaggio ai loro pargoli di 7-8 anni e non di più. Non so cosa succede in pista, è da tanto che non la frequento, ma lì credo ci siano altri problemi....Proporrei alla Federazione, a tutti gli enti di promozione sportiva, di obbligare gli organizzatori delle gare di corsa per bimbi/e di età fino a 12-13 anni a non stilare classifiche, a non premiare i primi arrivati, magari regalando un ricordo della giornata a tutti, "PERCHE' TUTTI HANNO VINTO E TUTTI MERITANO UN PREMIO", che ne pensi Carla? e tu Mario?

Marius ha detto...

Caro Marco,

non sarei così "radicale". "Est modus in rebus", si può competere anche a 10-11 anni e si possono pure stilare classifiche (a scuola del resto stiliamo le nostre "classifiche" ogni fine quadrimestre e dall'età di sei anni). C'è però un discorso a monte che deve essere fatto. Ed è un lavoro lungo, sui ragazzini e con i ragazzini, giocato quotidianamente sul campo e fuori da quello. Un impegno che non può prescindere dal patto educativo tra chi insegna lo sport e i genitori dei bambini che lo praticano. Se si semina bene in tal senso, tutti hanno davvero vinto. Tutti meritano un premio.

un abbraccio. mario

Marius ha detto...

... dimenticavo qualcosa. Sto ultimando uno studio sulla pratica della corsa e della marcia per i giovanissimi (10-12 anni). Dovrebbe chiamarsi "endurance game", un fare fatica divertendosi, insieme ai pari. Più avanti "posterò"...

un ariabbraccio. mario

Anonimo ha detto...

concordo con Mario e sono per la compilazione e relativa esposizione delle classifiche: la meritocrazia è un valore che va insegnato da subito, ovviamente con i dovuti distinguo e le doverose priorità per evitare lo sviluppo di squali e/o mostri di cui abbiamo letto qualche post fa.

MarcoZ.

Anonimo ha detto...

Caro Mario
averti ispirato un post mi ha fatto crescere 10 cm di altezza...e con la mia statura sai che significa!!!
Anch'io conservo quel libro ed è stato il mio primo libro letto. Caro Marco d'orsogna, quello che tu mi dici ha dell'incredibile, assisto anch'io nelle gare a queste scene, ma sai... cuore di padre...
Però abolire la classifica no... non sono d'accordo.
C'è il più forte che vince e dietro via via quelli che ne hanno di meno.
Ciò che dovrebbe essere recepito, (ma come dice il Maestro Mario, è un lavoro lungo) è che se si arriva dietro ci si complimenta con chi sta davanti e ci si impegna per fare meglio la prossima volta.... così meno mostri come dice MarcoZ.
Grazie
Ciao
Carla

Anonimo ha detto...

La competizione resta comunque fondamentale.
Magari non in modo esasperato come accade in altri posti (che so, negli USA). Ma è importante educare i ragazzi anche alla sconfitta. Soprattutto insegnare loro come reagire per non farsi sopraffare e per riuscire a trarre da essa gli stimoli giusti per ripartire e migliorarsi.

Dirò di più.
E' un bene non essere dei dominatori fin da piccoli. Se ci si abitua a vincere sempre, poi si rischia di annoiarsi o, peggio, di credere di poter ottenere tutto senza fatica. Di qui capita che, nel momento in cui si riceva una sconfitta, non la si riesca ad affrontare con lo spirito giusto, rischiando addirittura di rimanerne psicologicamente prigionieri.
Pertanto ribadisco come faccia bene ricevere ogni tanto qualche batosta.
Non sempre però!

A presto.
Sat