giovedì 8 luglio 2010

Col vento in faccia

Doccia fredda alle cinque del mattino. Mi alzo per un bicchiere d'acqua, do un'occhiata al cellulare e trovo un messaggio delle due e trentacinque. Franco, papà di due miei carissimi amici, Paolo e Marco, ci aveva lasciati; da pochissimo.

Dentro il mio cervello passato e presente fanno a pugni. Sembra ieri quando con Paolo si correva di qua e di là per le infinite 'stradali' d'Abruzzo, con Franco padre silenzioso, discreto e sportivo appassionato, ad accompagnarci sotto ogni cielo, di ogni stagione.

Nel ricordare Franco, abbracciando idealmente la sua famiglia con tutto l'affetto che posso, incollo di seguito le parole del filosofo inglese Bertrand Russell. La limpida concretezza di un logico che di fronte all''ineludibile mistero' si fa poesia. Poesia per un amico.

Da Il culto di un uomo libero di Bertrand Russell, 1903, in Russell - Il mio pensiero - Grandi Tascabili Economici Newton, 1997, Roma

(…)
Unito agli uomini suoi compagni dal più forte di tutti i vincoli, il vincolo di una comune condanna, l’uomo libero scopre che una nuova visione è sempre con lui, irraggiando la luce dell’amore su ogni quotidiana incombenza. La via dell’Uomo è una lunga marcia attraverso la notte, circondato da nemici invisibili, tormentato dalla stanchezza e dal dolore, verso una meta che pochi possono sperare di raggiungere e dove nessuno può trattenersi a lungo. A uno a uno, mentre incedono i nostri compagni scompaiono dalla nostra vista, ghermiti dai comandi silenziosi della Morte onnipotente. Brevissimo è il tempo in cui li possiamo aiutare, durante il quale si decide la loro felicità o la loro miseria. Ma a noi spetta diffondere il chiarore del sole sul loro cammino, alleviare le loro pene col balsamo della simpatia, rinvigorire il coraggio che vacilla, instillare la fede nelle ore di disperazione. Non pesiamo i loro meriti e demeriti con vili bilance, ma pensiamo esclusivamente alle loro necessità – ai dolori, alle difficoltà, forse alla cecità – che costituiscono la miseria della nostra vita; rammentiamo che sono nostri compagni di sofferenza nella medesima oscurità, attori, insieme con noi, nella stessa tragedia. E così, quando la loro giornata è giunta a termine, quando il loro bene e il loro male è diventato eterno grazie all’immortalità del passato, ci sia dato di sentire che quando hanno sofferto, quando sono caduti, non è stato a causa di alcuna nostra azione; ma che, ogni volta che una scintilla del fuoco divino si accendeva nel loro cuore, noi eravamo pronti con l’incoraggiamento, con la simpatia, con parole ardite in cui brillava un sublime coraggio.
Breve e impotente è la vita dell’Uomo; su di lui e su tutta la sua schiatta cade, spietata e tenebrosa, la lenta, sicura condanna. Cieca al bene e al male, incurante della distruzione, la materia onnipotente avanza senza soste per la sua via; ché all’Uomo, condannato oggi a perdere quelli che più gli sono cari e domani a varcare egli stesso le soglie dell’oscurità, altro non rimane che serbare in cuore, prima che il colpo si abbatta, gli alti pensieri che nobilitano la sua breve giornata; non rimane che adorare, sdegnoso dei vili terrori dello schiavo del Fato, nel santuario che le sue stesse mani hanno costruito; non rimane che conservare, senza sgomento di fronte all’impero del caso, la mente libera dalla capricciosa tirannide che domina la vita esteriore; non rimane che sostenere da solo, simile ad un Atlante, debole ma non disposto a soccombere, sfidando orgogliosamente le forze irresistibili che per un solo istante tollerano la sua conoscenza e la sua condanna, quel mondo che i suoi stessi ideali hanno plasmato, nonostante l’avanzata, che tutto calpesta, del potere che di sé non ha coscienza.

4 commenti:

sognatrice ha detto...

Dispiaciuta e molto commossa associo alle tue parole il mio pensiero di conforto per Paolo e Marco.
Carla

mistercamp ha detto...

Si Mario, ho dei ricordi con il carissimo Franco, un vero e grande
UOMO, sono stato varie volte a casa sua, gentile,
mi chiedeva dele gare, i complimenti, mi parlava del suo passato da sportivo atleta , calciatore,orgoglioso della sua famiglia,una grande persona pieno di umiltà,quello che ha insegnato anche a Paolo, e Marco, dove mi associo al dolore,commosso e molto dispiaciuto....

CIAO FRANCO...

Anonimo ha detto...

IL28 ottobre 1968,alla chiesa della Madonna dei 7 Dolori,si sposava mio fratello Antonio,io avevo 6anni,insieme a loro un'altra coppia si univa in matrimonio.Dopo diversi anni i primogeneti delle 2 coppie per puro casosono andati a scuola insieme,Paolo e la mia prima nipote Alessandra,e negli anni io sono diventato amico di Paolo e Marco.Ho conosciuto i loro genitori,persone gentili e discrete.Diverse volte,l'estate andavo a vedere la grande atletica a casa loro.Ricordero' il sig.Franco con tanto affetto.Un abbraccio a Paolo,Marco e la loro mamma,Augusto.

Paolo Sinibaldi giornalista ha detto...

E io ringrazio tutti voi per essermi stati così vicini nel momento del dramma.
Ora il testimone passa a me e a mio fratello Marco, ma sarà molto difficile lasciare il segno che nella sua vita ha lasciato papà, un uomo vero. Di poche parole, serio, onesto, buono, generoso; non un superuomo, ma una persona normale, come forse ce ne sono sempre meno.
Sono contento di aver fatto sport come lui e come tutti voi che ci state vicini adesso; sono contento che lo sport ci abbia insegnato soprattutto a restare uniti anche e soprattutto dopo avere terminato le nostre piccole o grandi carriere agonistiche.
Nel dramma, mi sono sentito davvero dentro una grande famiglia, nell'abbraccio offertomi da ciascuno di voi ho tratto quell'energia che temevo svanisse da un attimo all'altro, man mano che scendevano le lacrime.
L'atletica mi ha insegnato anche a non mollare mai, per questo spero di farcela anche stavolta nella prova più difficile a cui mai prima d'ora ero stato messo di fronte.
Un grazie speciale a Mario per le parole scritte in questo sito, una dedica misurata e giusta, che mio padre avrebbe gradito perché anche lui in fondo era così, un normalissimo UOMO VERO.
Mario, non dimenticherò.
Ora anche le lacrime mi fanno meno paura.
Paolo Sinibaldi