venerdì 30 luglio 2010

Diamanti, letame e fiori

(foto Giancarlo Colombo/Fidal)

“Dai diamanti non nasce niente, dal letame nascono i fior” cantava Fabrizio De André. Ditelo al polacco Robert Korzeniowski che prima di rendere sublime la sua lunghissima carriera di marciatore (4 ori olimpici, con doppietta 20-50 km a Sidney; 3 ori mondiali e 2 europei) di letame, metaforicamente parlando, ne ha spalato a vagonate. Robert cominciò presto a marciare, ma dovette aspettare il suo ventisettesimo compleanno per vedere la prima medaglia importante (tra l’altro l’unico bronzo internazionale in carriera, ai Mondiali di Goteborg nel 1995). Prima di quella, diverse solenni batoste. Squalifiche per lo più (ne ha ricevute pure da ‘decorato’, più avanti, sempre risolte con lo stesso approccio psicologico). La più eclatante è quella al quarantanovesimo chilometro della 50 km di Barcellona 1992. Fermato a circa cinquecento metri dal traguardo e dall’argento.
Lode al mitico Robert, quindi. Eppure ricordo che diciotto anni fa qualcuno della marcia (e non uno qualsiasi), mentre si cenava dentro un ristorante di Barcellona, girandosi verso il tavolo di Robert e del suo manager portoghese, sentenziava: “Ma sarà mica un campione quello là…”. Anche i grandi, evidentemente, possono sbagliare.

Prendete quanto da me finora scritto come una sorta di preambolo. A cosa? Alla questione atletica del giorno: la crisi di Schwazer. Lo dico subito: non aspettatevi da me un crucifige! a questo o a quello. Non si spara sull’ambulanza. Lascerò al riguardo, come mio costume, poche battute aerobiche, non senza una certa amarezza. Perché fa davvero male vedere un atleta di venticinque anni, di quel livello, dichiarare nell’immediato dopo-gara che ha perso la voglia di divertirsi faticando, così come il desiderio di nuove conquiste atletiche.
Conosco quell’’inappetenza’. Preoccupa più del problema muscolare che ha causato il ritiro di Alex. Forse è fisiologica nei campioni precoci. Forse chi conosce in anticipo il successo perde il bene della temperanza e forse è per questo che Alex quest'anno ha ‘cambiato velocità’, cercando il senso del suo marciare nell’esperienza della 20 km. Forse.

Adesso però Alex è fermo. Ed io non ho più niente da dire. Solo un link per chiudere. Una mia riflessione di due anni fa, subito dopo l’oro di Alex a Pechino. Per leggerla cliccate qui.

3 commenti:

Anonimo ha detto...

Già, davvero preoccupante.
I risultati arrivano prima con la testa che con le gambe.
Poco fa stavo leggendo l'ultimo numero di "atletica", su cui compare un servizio dedicato a Mennea. Affascinanti la reazione - forse rabbiosa come la sua azione in pista - all'infortunio subito nel 1973 ("osteocondrosi della sinfisi pubica", ovviamente l'ho dovuto rileggere perché non lo ricordavo...), che sembrava dover mettere fine alla sua brillante carriera, ed il successivo ritorno alla vittoria agli Europei di Roma 1974.
L'articolo si intitola "Mennea, una vita in rimonta".
Perché dico questo?
Perché essere dei campioni precoci può talvolta indebolire piuttosto che garantire una fiorente e longeva carriera agonistica.
Quando prendi batoste fin da ragazzo, ti forgi e ti abitui a reagire e a cercare continuamente di migliorare, di superare i tuoi avversari e di oltrepassare i tuoi stessi limiti.

Con questo non voglio dire che Alex sia finito, per carità.
Siamo tutti suoi tifosi e vogliamo vederlo tornare alla vittoria.
Chi non ha ancora negli occhi lo strapotere di Pechino?
Personalmente, però, non riesco davvero a dimenticare la rabbia di Osaka 2007. Quale ragazzo di 22 anni, giunto al bronzo mondiale, getterebbe con tanta foga e tanta veemenza il cappellino a terra per non aver vinto?

Finisco.
"Non si spara sull'ambulanza", è proprio vero.
Adesso però comincia la vera sfida, quella con sè stesso per ritrovare un atleta che non può essersi dissolto nel giro di un anno.

Un saluto.
Sat

Anonimo ha detto...

Tutto gira intorno alla testa, puoi avere tutto l'allenamento di questo mondo maaaaaa!!!!!!!!!
Il problema principale è la capa, questo ve lo dice un grande ignorante ma penso di avere proprio ragione. Un saluto a tutti Adriano

Anonimo ha detto...

...e il commento su una trasmissione sportiva? ha individuato nella sua fidanzata la colpa della débacle...accomunando gli errori nel triplo "tolup" e la incapacità di gestire la situazione agonistica...con quanto successo a Barcellona...mah!

Tutto è gossip, notizie giornalistiche o sportive cercasi!!!

GMaK