Un polo di crescita (non un polo di eccellenza, sia chiaro!) per (e con) la marcia atletica in Abruzzo è possibile. Perché la marcia atletica piace, e scoprirlo oggi ha per me del miracoloso. “Posso provare la marcia?” è il refrain che sempre più spesso, da un po’ di tempo a questa parte, mi viene rivolto da ragazzi e ragazzini – in prevalenza ragazzine – quando sono al campo ad allenare.
La marcia atletica piace dalle mie parti perché piace l’ambiente che essa, la marcia appunto (qui intesa come comunità di atleti, tecnico, dirigenti e soprattutto genitori), ha saputo costruire intorno a sé. La marcia atletica collante miracoloso dunque, di podismi diversi, declinati sulla base di intensità ritmiche diverse, individuali, e diverse necessità esistenziali. La marcia atletica amalgama di un urgente, vitale, bisogno di sano movimento. Troppo astruso il concetto? Cerco di spiegarmi meglio.
Che cos’è la marcia atletica? La mia marcia atletica? È una contaminazione podistica. Mezzofondisti e marciatori che si scaldano insieme, che si incrociano in pista, che condividono fatica, dubbi e soddisfazioni. È un’esperienza formidabile che torna, e permea di sé un progetto finalmente maturo: la marcia atletica come cerniera tra il cammino e le varie intensità della corsa. I Podismi.
La marcia atletica, quella mia, incontra così un amico, il geniale Fernando Fusco. E nasce il WJR – Scuola di Podismi (clicca qui), sogno nel cassetto fattosi pensiero concreto, carne e azione; dialogo finalmente ritrovato tra marcia e corsa; ricerca applicata ai ‘sistemi di trasporto su piede’.
Che cos’è la marcia atletica? La mia marcia atletica? È la forza del gruppo che cresce e del metodo che si raffina. È il testimone che passa e il gioco che continua.
Ma è anche la Marcia Atletica. Studio, fatica, gioia e lacrime. Metafora del vivere senza finzioni e scorciatoie. Metafora del reale ad altezza d’Uomo.
Vi lascio allora con un racconto dei miei. Uno scritto di qualche anno fa. Allora allenavo solo giovani mezzofondisti. C’è tutta la Marcia che sono. Buona lettura.
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Racconto breve di una breve marciatrice in nuce
Praefatio
Seguo mezzofondisti, in verità alcuni molto giovani. Educazione quindi, prima che allenamento (ma l’educazione è solo per i giovanissimi?). No, oggi di marciatori non ne ho. È un caso? Una scelta? Ne abbiamo già parlato. Provo a disintossicarmi dalla marcia, cercandone il senso alla giusta distanza, rimanendo un po’ alla finestra. Ma basta aprirla questa finestra – non una qualsiasi – che la marcia rientra (ma era mai uscita?).
Judex damnatus ubi nocens absolvitur.
L’assoluzione del colpevole condanna il giudice.
(Publilio Siro, Sentenze)
La marcia e il sorriso
Nove anni e le frequenze alari di un colibrì. Le sue ali sono due gambette trasparenti; eterea è tutta la sua figura. Soffici capelli crespi e lunghi, su meno (molto meno) di trenta chili di bimba vivacissima e tenace. Un frullare di passettini che è un fremito. Un palpito.
La bimba corre. È il moto perpetuo.
“Posso fare la gara di marcia domenica?” mi dice l’altro giorno. E già, perché per la categoria esordienti, domenica prossima, non ci sono gare di corsa. Solo il locale Trofeo Regionale di marcia. La faccenda mi rende nervoso. L’idea è invero partita da altri (si può scegliere la marcia a nove anni?). Provo allora a sentire direttamente la bimba che mi risponde con un sorriso disarmante; sorride, non sta nella pelle e balla la rumba su nervosissimi piedini rullanti. Ma cosa le salta in testa? Beata puerile incoscienza; ecco cos’è la marcia atletica: un atto di formidabile puerile incoscienza. Ma di cosa dovrebbe avere coscienza una bimba di nove anni? Delle lagrime di mio fratello (e mie) in quel crudele giorno di agosto del ’95 a Goteborg? Di quelle di torme di messicani di ogni epoca buttati fuori dal gioco anch’essi, leggeri nell’incedere come nel rispettare il regolamento? O di quelle recenti di un Deakes che a Osaka (e non solo lì) stava su per scommessa? (Attenzione: la scommessa di Deakes è quella vincente delle molte medaglie di Robert il polacco).
La bimba, per motivi anagrafici, non può ricordare Goteborg ’95. Credo ignori pure dove sia il Messico. Per la bimba colibrì anche Deakes è un carneade qualsiasi. Per lei c’è solo la gara di marcia, il suo esordio, la sua olimpiade.
E allora torno con la memoria ai miei inizi di marciatore, nel ’77, quando mio fratello ancora correva (nove anni pure lui allora, come la bimba; un ricorso storico?); quando la marcia era il mito Vittorio Visini e Daniel Bautista un marziano sgraziato e veloce che bestemmiava nel Tempio.
Prima di ogni gara anch’io, come la bimba colibrì, dormivo poco e passavo il tempo a fare tirate ancheggiando come un matto dentro al cortile di casa. Prima di ogni gara anch’io sognavo qualcosa d’indistinto e però soave; la marcia ti cattura perché reca in sé, come una duplice condanna, il crisma dell’impresa epica e la solitudine dei forti.
E marcia sia, mi dico, non senza timore. E marcia sia, le dico, con sincera emozione.
Arriva la gara. La bimba si scalda insieme ad un nugolo pigolante di giovanissimi campioncini della locale e blasonata società organizzatrice. Qualcuno nel gruppetto chiassoso la nota e le chiede da quanto tempo marcia. “Da adesso” fa lei col solito sorriso. Ed io, poco prima della partenza, mi trovo un po’ goffo e imbarazzato nel tentativo di spiegarle l’ineffabile, l’”abc” che non esiste ma che, in circostanze simili, deve essere detto. L’attesa per lo sparo dello starter, poi, è uno stillicidio: le bimbe aspettano calme ai duecento metri – dovrebbero fare i mille -, ma poi qualcuno ci ripensa (“i mille non esistono per gli esordienti! Tutti all’arrivo: si fanno i milleduecento!”). E allora tutte di corsa a tagliare il campo in diagonale per raggiungere la nuova partenza.
La gara inizia e mi dà subito strane emozioni. Sentimenti antichi, ma non distanti. Qualcuno marcia, qualcun altro corre palesemente per qualche metro; i bimbi non se ne hanno a male. Il colibrì vola, ad anche bloccate (maledetto me e il mio “abc” prima della partenza!), ma il suo gesto non mi dispiace, anzi. La sostengo come posso, con voce calma e stentorea. Cerco conforto nella videocamera e nei numeri: 28 kg di peso per 1,36 m di altezza; 100m percorsi (i secondi 100) in 39”, in 138 passi per 72 cm di ampiezza... ma che diamine sto facendo? Massacro la poesia misurandola, come Prichards, il professore emerito de “L’attimo fuggente”!
La gara è finita da un pezzo, ma la bimba colibrì continua a marciare dietro bambini che corrono. E lo fa ridendo di gusto.
Forse della marcia ha compreso tutto ciò che c’è da capire. Forse la marcia comincia e finisce lì.
(Ogni riferimento a fatti e persone reali è puramente casuale).
18 commenti:
Complimenti, un post da leggere tutto d'un fiato, un post che non può durare solo i pochi minuti della lettura perché riesce a far rivivere momenti di pura emozione e non importa da quale punto della memoria arrivino.
Ottimo
Grazie di cuore Giuseppe. Quando scrittura e memoria giocano serenamente insieme vien facile sperare...
un abbraccio
mario
Complimenti Mario. Scrivi che fai vivere l'emozione del giovane atleta e, perchè no, anche del tecnico. Io ho la fortuna di vederli e di sentirli da vicino questi piccoli grandi campioni. L'emozione è tanta e tu la descrivi magistralmente. Alla prossima gara. Ciao, Giovanni
ciao mario spero che tu non ci entri con l'organizzazione della corsa ma io che lo faccio solo nel dopolavoro per passione penso che 30 euro siano ecccessive per quello che ci hanno dato come pacco gara , e non è la solita lamentela di noi amatori , scusa lo sfogo e scusa se non mi firmo ma si risalirebbe a me dall'elenco degli iscritti e invece riporto le parole anche di altri corridori , ciao
No anonimo, con la maratona dannunziana non c'entro nulla. Il tuo commento e' off topic, ma siccome mi sembra spontaneo, sincero, lo pubblico ugualmente.
Il prossimo anno a Pescara ci sara' un grande evento podistico. Ecco, li' io ci sarò, anima e corpo.
Mi spiace davvero per la tua delusione. Pazienta ancora un po'.
Saluti
mario
"....O di quelle recenti di un Deakes che a Osaka (e non solo lì) stava su per scommessa? (Attenzione: la scommessa di Deakes è quella vincente delle molte medaglie di Robert il polacco)....."
Mano male che ogni tanto capita di leggere le cose come stanno. Ma tanto in Italia vige il pensiero unico della marcia.
Scusate l'interruzione.
Ex-Spett....
..scusate ...approfitto del commento dell'altro anonimo sulla gara di pescara per chiedere Perche nessuno ha scritto che la gara e' stata piu corta di 450 metri la maratona e 350 la mezza? si e' voluto risparmiare sulla misurazione ? io non c'ero... eravamo a cremona ma da certi tempi gia c'e ne eravamo accorti poi la conferma di tanti altri che hanno gareggiato . Si imbroglia anche sulla matematica ...c'e chi puo' ..un anonimo qualunque
@ Ex-Spettatore Non Pagante: quanto mi mancano le tue analisi tecniche... Dio quanto mi mancano!
Spero di rileggerTi presto.
Un salutone
mario
non ho capito la storia delle poche centinaia di metri mancanti . ma la gara e quindi i risultati cosi' sono omologati ? da cosa è dipeso questo accorciamento ? dal fatto che si dovevano fare partenza e arrivo in dei determinati punti suggestivi della città ? ma a quel punto non si poteva ovviare che ne so facendo un giro vizioso in qualche viuzza per rimettere a posto la lunghezza giusta ? chiedo lumi a chi ne sa piu di me .
Per gli anonimi e i non anonimi: questo post non c'entra nulla con la Maratona Dannunziana! E' un post sulla marcia. Se avessi voluto parlare di maratona avrei scritto altro.
Un anticipo sul mio prossimo post: stavolta scriverò davvero di maratona; roba tecnica; roba utile però...
m
ma in abruzzo non si potrebbe fare un circuito di marcia-l'abruzzo sullafalsariga di corri-l'abruzzo e fare tante gare in bei posti di mare o di montagna ? oppure ci sono troppi sali escendi e il percorso d eve essere per forza piatto ?
ma a chi vuoi che interessi un circuito sulla marcia se non a qualche genitore dei 10 atleti abruzzesi praticanti o aqualche visionario atletico ? non è redditizio come quel fiume di amatori che giornalmente e domenicalmente riempie le strade e le gare . è pura utopia
Chissà perché, o anonimo, il tuo commento richiama alla mia memoria un aforisma anglosassone che fa così: "Eat shit, a billion flies can't be wrong" (che traduco liberamente così: mangiate merda, miliardi di mosche non possono sbagliarsi).
m
grande mario cosi hai stroncato milioni di corridori del dopolavoro di jogging-man and woman della D'Avalos pero' purtroppo la fidal dice che essendo ormai la maggioranza dei tesserati i master vanno coinvolti e fidelizzati e la maggioranza dei master corre su lunghe distanze e nelle gare di paese non fa altro
Eh Anonimo, non cercare di infinocchiarmi! Non ce l'ho col movimento amatoriale, ma con certo pensiero unico. Piuttosto, hai visto il numero di visite sul fidalabruzzo circa la gara del "corri con il futuro"? Superano quelle dell'articolo sui prossimi campionati regionali assoluti a Sulmona. Se quelli della marcia son quattro gatti allora gli assoluti dell'atletica 'vera'?
m
Caro Mario, colgo l'occasione per esprimere tutta la mia gratitudine per quanto fai.
Sono entrato nel mondo dello sport da poco tempo, credendo che tra le sue principali funzioni vi sia la potenzialità di salvaguardare i nostri ragazzi dai tanti fenomeni che mettono in pericolo la loro crescita.
Nel tuo “campo” ho sentito la presenza di questa potenzialità tesa ad insegnare ai ragazzi quali sono i giusti principi dello sport, senza esasperarne i singoli aspetti al fine di subordinare la persona ad interessi di altra natura o alla ricerca del risultato ad ogni costo.
Ho visto nella mia campionessa la voglia di divertirsi e sudare per raggiungere obiettivi sportivi sempre più importanti, che le auguro di conseguire senza mai perdere il sorriso che sempre adorna il suo viso e la retta via della solidarietà e dell'amicizia sportiva.
Buon lavoro, Danilo.
Un post molto bello, sentito, vero, uno dei migliori.
Sì, quella che hai letto è la 'mia' marcia atletica...
un saluto
mario
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