Torno sulla questione “allenatori”.
Meno di un piatto di lenticchie, senza cotechino. Ecco per alcuni di noi (allenatori) il valore del proprio ruolo professionale (professionale?). Sere fa, nel corso di una bonaria – neanche tanto – chiacchierata tra colleghi in riunione plenaria, ecco riaffiorare in molti (troppi) dei convenuti, ataviche frustrazioni, livelli di autostima prossimi a zero, antiche e nuove nevrosi.
“Gli atleti vanno via, verso altri lidi, se non possiamo garantire loro il materiale tecnico (scarpette, borse, tute, ecc., nds) e i soldi per le trasferte. Vanno via pure se non hanno la squadra (la possibilità cioè di fare i campionati di società a livello nazionale, nds)”. Questa la sintesi di almeno un paio di refrain menati a ciclo continuo nel corso di quella riunione. Ok, qualche mugugno ci può stare, dico io. L’atletica del volontariato sconta anche così i suoi ‘peccati’. Poi però le cose bisogna dirle tutte. E cioè: gli atleti di cui si parla sono per lo più Cadetti e Allievi. Allora avanzo una domanda: ma io, come tecnico di una associazione sportiva che praticamente svolge volontariato sociale per individui in età evolutiva, per lo più mediocri atleticamente, valgo davvero meno di un paio di scarpe l’anno e quattro spiccioli per gareggiare due tre volte in giro per l’Italia (spesso ad un paio di centinaia di chilometri da casa), tanto da essere buttato nel cestone come si farebbe con un calzino sudato? Quanto vale la mia competenza? Quanto valgono le ore che dedico all’educazione di quei ragazzi (educazione e allenamento)? Molto, dico io. Tanto che nessuno degli atleti che alleno si sognerebbe di mollare la casacca del 'mio' sodalizio sportivo. Il rispetto per il lavoro che svolgo passa anche per questo.
Ognuno è libero di fare tutto il volontariato che vuole, ci mancherebbe. Ne ho fatto tanto, ne faccio ancora (decisamente meno); altro ne farò. Quello dell’insegnante è però il mio lavoro e so che gli insegnanti non sono bravi tutti allo stesso modo. Anche quando decidono (perché è una scelta, cazzo; è una scelta!) di farsi pagare alla stessa maniera (a zero €). E so pure che il volontariato gratuito può essere il paravento naturale di zelanti dilettanti allo sbaraglio.
3 commenti:
... sulle lenticchie non si mette il prezzemolo ...
Ferran Enrì
Meno di un piatto di lenticchie, senza cotechino e col prezzemolo. Pensa un po' tu Enri'...
m
diceva un grande del passato "puoi fare quelloceh ti pare per gli atleti che non riceverai mai un briciolo di gratitudine " aggiungo io ne da parte loro ne dei genitori tutto gli è dovuto sacrifici pochi e alla prima occasione hanno il diritto di spiccare il pindarico volo senza neanche interpellarti , poi ci si chiede ancora a cosa sia dovuta la penuria di tecnici , se mio figlio si comportasse cosi lo prenderei a ceffoni con l'atleta non posso farlo . cordaili saluti
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