venerdì 21 agosto 2009

Il paravento non c'è più

La marcia non va a medaglia, Schwazer si ritira. “Zero tituli”, come direbbe qualcuno. Anche il più solido paravento alle magagne del nostro ‘sistema atletica’ (o sport tout court, se volete) è caduto. La marcia può non dare medaglie, quindi, pur godendo di ottima salute (il 4° posto di Giorgio Rubino nella 20 km e il fresco 8° di Marco De Luca nella 50 km).
Non portare a casa medaglie, di qualsiasi metallo o lega, in questa edizione dei Mondiali per noi italiani è un record. Ma è pur sempre un gioco. È assai meno ‘ludico’ un altro freschissimo primato: siamo la nazione europea col più alto tasso di obesità infantile. Del resto anche alcuni nostri campioni sembrano non disdegnare merenducce e merendine…
Un popolo di santi, poeti, navigatori, obesi… e di maratoneti che danno forfait a tre giorni dal mondiale. La maratona maschile a Berlino senza italiani: un altro record. Un altro segnale?

7 commenti:

Anonimo ha detto...

La totale assenza di maratoneti italiani dalla starting list di Berlino è il più brutto segnale della nostra atletica. Fino a qualche anno fa era la specialità più florida e si ritrova oggi senza interpreti.
Pertile ha corso a Bianco e per giunta molto bene. Parlando con lui (anch'io ho preso parte alla gara) si professava in buona forma e non aveva accennato a problemi o fastidi fisici. Non so se i problemi dipendano da un qualche errore nella preparazione o nella gestione del periodo di scarico. Quel che è certo è che adesso si è veramente chiuso il ciclo dei grandi maratoneti italiani degli anni settanta, se così possiamo definirli (Baldini, Caimmi, Goffi, Modica, Di Cecco, Ingargiola, Andriani, Bourifa - che anzi è del '69 -, ecc. ecc.). Ed anche se si parla di un prossimo esordio in maratona per Meucci (nel 2010) e per Lalli (nel 2011), il rinnovamento non è affatto in atto. In primo luogo perché, per quanto promettenti, non sappiamo come risponderanno alla distanza. In secondo luogo, perché la concorrenza diventa ogni anno più agguerrita.

Quanto alla marcia, può capitare. Purtroppo per noi, anche "Schwoz" può avere dei problemi. Peccato però, perché almeno il podio, se non la vittoria, era comodamente alla sua portata. Ciononostante, ripeto, anche una sua eventuale medaglia non avrebbe cambiato il volto della nostra atletica, che esce, se possibile, ancor più ridimensionato.

Forse navigherò in controtendenza, ma ad oggi la nostra squadra, attesi i valori schierati in campo, non è andata così male. In pista, l'unico vero flop è quello della Romagnolo. Per il resto gli altri hanno fatto quello che potevano. E nelle prove di endurance l'insidia è sempre dietro l'angolo. Però diversi atleti hanno ben figurato, portandosi al personal best o avvicinandolo, pur gareggiando ad orari non sempre favorevoli o congeniali. E non escludo che possano esserci qualche altro buon risultato.
Ciò non toglie, tuttavia, che sia sempre troppo poco...

Per ora vi saluto.
Sat

Anonimo ha detto...

Nel dubbio mi sono anche fatto una bella ricerchina su Caster Semenya... Mah...

Sat

Anonimo ha detto...

Lo so, sto per scrivere una cosa assurda, più dettata dalla speranza che dalla razionalità, ma il mondiale non è ancora finito e allora perchè non sognare che un Gibilisco in uno sport così imprevedibile come l'asta o una staffetta possano non si sa come arrivare in medaglia?

Lo so che questo al 99,999999999999% non avverrà mai, ....anzi al 100%...:-)...ma non si sa mai....

Ricordo che a Helsinky nel 2005 nessuno più sperava in una medaglia......poi arrivò proprio da una gara come la 50km e nessuno, ma proprio nessuno avrebbe mai neanche lontanamente pensato che un ragazzo di 21 potesse arrivare al bronzo alla sua prima manifestazione mondiale...in una gara così poi...

Naturalmente una qls medaglia non cambierebbe il bilancio negativo dell'atletica italiana.....questo è più che evidente...

Gis

Anonimo ha detto...

Anch'io, come te, speravo nel miracolo... In particolar modo dal buon Giuseppe, che, a mio modesto giudizio, è tutt'altro che finito, a patto di ritrovare, a pieno regime, la giusta serenità e l'impegno e lo spirito di sacrificio dei bei tempi...

Nel complesso la giornata di oggi è stata comunque positiva. Chiaro, il bilancio si chiude in maniera negativa, però abbiamo rastrellato diversi risultati onorevoli.
Alla fine il podio in staffetta era fuori dalla nostra portata. Il tempo non è male, ma, viste le condizioni in cui si è corso ieri sera, era auspicabile un risultato inferiore di 2 o 3 decimi.
Discreto Gibilisco, il salto a 5,80m non era affatto male e ci riconsegna un atleta con nuovi sogni, nuove speranze e rinnovato entusiasmo.
Decisamente in palla la Weissteiner, rimasta fino all'ultimo nel vivo di una corsa che, seppur non impostata su ritmi forsennati, si è rivelata combattuta ed agonisticamente interessante.
Bene anche la Claretti in una specialità molto tecnica come il martello e peraltro in una finale che ha registrato un record del mondo ed una serie di lanci di altissimo livello.

Un breve cenno sulla maratona. Oggi abbiamo assistito ad un grandissimo spettacolo. Notevole la prestazione del vincitore, Abel Kirui, e commovente la tenacia con cui Kipchirchir Mutai è riuscito a conservare la seconda piazza - con un 5.000m finale infinito - dal tentativo di ritorno degli etiopi (che a detta di molti tecnici, esperti, commentatori, santoni o guru dell'atletica dovrebbero spaccare le montagne ogni volta che la distanza si allunga un attimino e che invece, eccezion fatta per cyborg Bekele, sono usciti piuttosto ridimensionati, sia tra gli uomini che tra le donne, pur con l'attenuante di non aver potuto schierare alcuni pezzi da novanta come i coniugi Sihine e, naturalmente, sua maestà Gebre...).
Passaggi esagerati fino a 30 km di gara, con un crono alla mezza di 63'03", che fa venire i brividi se pensiamo che era il 22 di agosto. Tutti i migliori davanti fino a quando hanno potuto e gara praticamente ad eliminazione che alla fine ha premiato, meritatamente, i due ragazzi kenyani, ma che ha provocato una vera e propria ecatombe. Marilson Dos Santos Gomes (2h08'37" a New York e 59'33" in mezza) si è staccato prima di metà gara; il marocchino Goumri (2h05'30", secondo sia a New York che a Londra) e l'ex kenyano del Qatar Mubarak Shami sono finiti ben presto a "Chi l'ha visto"; Merga (2h06'38" a Londra e 59'15" in mezza) si è ritirato dopo aver condotto per 35 km, dimostrando di non aver appreso nulla dalla batosta di Pechino; Kebede (2h05'20" a Londra) ha acciuffato il bronzo correndo la seconda metà 2'30" più piano della prima e chiudendo con un 2h08'35" finale sicuramente alla portata dei migliori europei; Robert Cheruyot (4 vittorie a Boston) ha percorso la seconda metà del tracciato in poco meno di 68' (5° in 2h10'46"); il 6° posto era a 2h12' e un piazzamento nei dieci era a 2h14'.
Tutto questo per rimarcare come sia stato un peccato non avere nessun italiano in gara. Con una condotta saggia ed accorta un piazzamento di rilievo sarebbe stato tranquillamente accessibile, nonostante si trattasse di una competizione che, pur orfana di Gebre, Lel e Wanjiru, vantava una starting list di altissimo livello.
L'amico Daniele Grande mi ha fatto notare come al 7° posto (2h12'12") abbia chiuso quell'Adil Annani che si è visto spesso correre nelle gare podistiche abruzzesi.
Ultima annotazione per la Rai. Apprezzo moltissimo la partecipazione di opinionisti d'eccezione come Pizzolato, Baldini, Tilli, Panetta, Mori e Andreucci. Personalmente li farei parlare di più, perché nella maggior parte dei casi dicono le cose più interessanti. Oggi, durante la maratona, ho sentito leteralmente "tuonare" Attilio Monetti per un presunto "netto rallentamento" degli atleti di testa. Oggetto dello scandalo era un parziale di 5 km corso "soltanto" in 15'05" (cioé a ritmo da 3'01", proiezione finale da 2h07' e spiccioli) dopo un parziale da 14'47". Mah...

Un saluto.
Sat

Anonimo ha detto...

In tema di bilanci sui mondiali di Berlino, può risultare di qualche interesse l'ultimo articolo pubblicato sul sito della Fidal (link http://www.fidal.it/showquestion.php?fldAuto=10817&faq=63).
Senza medaglie, ma ci sono alcuni presupposti per ripartire.

Un saluto.
Sat

Anonimo ha detto...

Torno solo brevissimamente (sono stato nuovamente ripreso per la lunghezza dei miei interventi...) su un argomento a me caro.

Stasera, al meeting di Zurigo, si è corso un grande 5.000m. Non fa notizia la vittoria di Bekele - l'ennesima - in 12'52", né tanto meno il 2° posto, in 12'55", di Edwin Soi, kenyano ben noto in Italia per le sue presenze in gare stradali (Boclassic e altre) e cross (Campaccio).
Desta semmai grande scalpore la 3° piazza per Dathan Ritzenhein, fondista statunitense versatile, capace a Berlino di un ottimo 6° posto in 27'22" sui 10.000m e 9° nella maratona olimpica di Pechino in 2h11'59". Il suo tempo, 12'56", lo porta ad essere il quarto bianco della storia a varcare il muro dei 13', dopo il connazionale Bob Kennedy (12'58"), il tedesco primatista europeo Dieter Baumann (12'54") e l'australiano Craig Mottram (12'55"), quest'ultimo di recente sparito dai vertici mondiali.
Ritzenhein è del 1982 ed ha 27 anni. E' allenato da Alberto Salazar, anche lui solito, a suo tempo, a frequenti passaggi dalla pista alla maratona e viceversa nel giro di breve tempo. L'allenatore gli aveva predetto una grande prestazione, con un tempo almeno intorno ai 13'05". Evidentemente, nel coinvolgimento emotivo e psicologico della gara e complice una di quelle serate in cui fila tutto liscio, l'americano è riuscito nella grande impresa.
Mi ripeto, ma solo per rimarcare come anche i bianchi possano continuare a dire la loro nel fondo e nel mezzofondo, nonostante la presenza di tanti atleti africani che destabilizzano il movimento e spengono prematuramente le speranze di molti dei nostri.
L'unico problema è che per un bianco nato e cresciuto in un Paese sviluppato non è possibile affermarsi presto, ma l'apice della condizione e della competitività arriva inevitabilmente non prima dei 25 anni.

Nell'ultima giornata dei mondiali il presidente della Fidal Franco Arese ha dichiarato apertamente di non gradire il fatto che, al giorno d'oggi, molti nostri mezzofondisti, spaventati dalla concorrenza degli africani, partano già con una mentalità "perdente" e remissiva, quasi che non ci fosse la benché minima speranza di vittoria. Invece, soprattutto nelle specialità del mezzofondo veloce (800 e 1.500), ci sono tutte le condizioni per l'affermazione di un atleta di pelle chiara, attesa l'assenza di un dominatore della specialità considerato il ritiro di El Guerrouji, l'invecchiamento di Lagat e la positività di Ramzi. In fondo, un Gennaro Di Napoli avrebbe potuto tranquillamente regolare gli avversari in una gara condotta su ritmi da 2'30" al 1.000 e 3'35" finale.

Per carità, il mio intervento non vuol essere un proclama del tipo "noi contro di loro" o "guerra all'uomo nero". Semplicemente i nostri ragazzi non devono scoraggiarsi, ma devono solo pensare ad allenarsi con impegno, dedizione e costanza, perché c'è spazio anche per loro.

Un saluto.
Sat

Marius ha detto...

Grande Sat!
È dunque arrivato il momento per un post-commentino dei miei. Qualcosa su Berlino 2009...

un salutone. mario