sabato 19 dicembre 2009

Il ponte


Ieri sbattevo i denti per il freddo scollinando due volte, andata e ritorno, il longilineo ponte sul mare di Pescara, tenendo davanti a me la fida rotella metrica, cercando di definire una specie bizzarra di circuito collinare ‘artificiale’, mille metri su cemento e acciaio sospesi, per i miei ragazzi, corridori e marciatori.

Beati quelli che corrono e marciano quando fuori si gela. Beato pure chi può marciare e correre in compagnia, e ridere di gusto, mentre fuori c’è un freddo cane.

Portavo avanti a me la rotella metrica stradale, cigolante più del solito, e mentre giravo gli occhi ora sul mare, giustamente incazzato – il mare d’inverno sa reclamare la sua quota di attenzione e lo fa muggendo e schiumando salsedine –, ora sulla città variamente illuminata, mi sorprendevo di fronte ad una macchiolina rossa su una nocca della mano. Una goccia di sangue, viva e dolciastra, era lì a ricordarmi che avevo dimenticato i guanti.

Il ponte sul mare, a Pescara, è una bella cosa. I miei ragazzi che ci corrono e marciano sopra, sono una bella immagine. Questo andavo pensando, con la rotella metrica cigolante e ormai prossima a segnare mille metri, aumentando il ritmo del mio passo per scacciare via l’ultimo brivido che si arrampicava su per la schiena, e per fuggire un ricordo, un’altra immagine forte nella sua infinita tristezza: un uomo in tuta e piumino d’oca, con le mani in tasca e la testa incastrata nelle spalle e col bavero all’insù a lasciare scoperti soltanto gli occhi, svagati; desiderosi di guardare altrove, di chiudere il compitino quotidiano.

È l’immagine di un altro freddo, di un ricordo recente eppure lontano, di un altro allenatore, di altri marciatori (marciatrici in verità). L’uomo con le mani in tasca non ha bisogno di ponti da attraversare. È fermo nella bruma di uno stadio freddo. Di tanto in tanto tira un calcio ad una bottiglietta di plastica; tira pure due strilli atoni ad un paio di eroiche atlete, che emergono ciclicamente dalla semioscurità del circuito sbiadito, annunciandosi con un’iperventilazione che è un grido di dolore.

L’uomo con le mani in tasca, nel freddo e cogli occhi altrove, è distante anni luce dal mio mondo, pur facendone drammaticamente parte. Vorrei prestargli la mia rotella metrica stradale, e pure il mio ponte. Vorrei regalargli la curiosità del bambino che ieri mi correva di fianco, mentre misuravo il percorso. “Nonno, cos’è quella ruota?”, “Nonno, cosa fa il signore?”. Vorrei regalargli anche l’amore e la pazienza del nonno di quello stesso bambino, e pure la macchiolina rossa sulla mia nocca, ancora viva, dolciastra.

16 commenti:

Anonimo ha detto...

Ho letto un paio di volte il racconto.
Ma purtroppo temo di perdermi qualcosa...

Sat

Anonimo ha detto...

"Sventurata la terra che ha bisogno di eroi".

E.

Marius ha detto...

... avrebbe potuto pure chiamarsi "L'uomo con le mani in tasca", ma temo che ti saresti perso comunque qualcosa, Sat. La forza del racconto, io credo, è proprio nella misteriosa ambiguità dell'"altro" allenatore...

m

Marius ha detto...

... che potremmo ritrovarci (niente di più facile, nel nostro mondo di "ercolini sempreinpiedi" e di manager dello sport con la "forza" delle idee), già dal 2010, a ricoprire il ruolo di Responsabile del Settore Marcia per l'Abruzzo.

m

Anonimo ha detto...

Ah...
Stranamente avevo avuto un sentorino di questo tipo...
Non dico che mi è tutto più chiaro, ma comincio ad intuire qualcosa...

Un saluto.
Sat

Anonimo ha detto...

L'importante e che quello che fai abbia per te un senso....un senso importante .... poi il resto fa parte del contorno.
Intanto Tu la Tua parte la fai buttandoci sudore e sangue, veri ingredienti di un'autentica passione, gli altri....ma chissenefrega degli altri!!!1
Un caro saluto.
Pasqualino Onofrillo

Anonimo ha detto...

E' di nuovo super Lalli a Bruxelles...
Prima grande vittoria internazionale a fugare i dubbi sulla prestazione non convincente di Dublino.

Saluti.
Sat

Marius ha detto...

Lalli e il ponte... potrebbe essere uno spunto per un altro post...

;))

m

Anonimo ha detto...

Sat l'ha riletto due volte.
Io pure, ma a distanza di 5 ore.

Spero di non aver capito.

GMaK

Marius ha detto...

Sei troppo avanti per non aver capito. Per carità, io non ce l'ho con nessuno, né avanzo pretese di alcun genere. Sono certi 'modi' che mi fanno girare le balle...

Della forza non si discute; sono le idee che...

un abbraccio

m

Anonimo ha detto...

Grido di dolore? E' un'eufemismo? Io assisto a urla di rabbia da queste parti.Ma ne ho vista e per fortuna ne vedo, di gente che fa stare bene, respirando passione e rimandandola con:-una parola pacata;la gioia di esserci l'uno per l'altro;la generosità della fantasia per arricchire quell'appuntamento; l'equilibrio di un sorriso (rara la capacità di sorridere,ancor più nel rapporto tra adulti e ragazzi,che peccato!conoscendo il potere dell'imitazione);
Ne vedo, sì che ne vedo!.
Buon lavoro!

Anonimo ha detto...

Precisazione di sintassi:il soggetto del "grido di dolore", nel mio commento, è naturalmente l'uomo e non le atlete.

adriano ha detto...

Io penso che il racconto è abbastanza chiaro perchè, il vecchio detto non sbaglia mai, "chi semina raccoglie", in questo caso è l'uomo con la rotella cigolante che un domani raccoglierà quello che ha seminato. Basta crederci e non pensare ad altro.

Anonimo ha detto...

Fino a ieri mi allenavo in mezzo alla neve e a temperature semipolari.
Stamane, reduce a casa dopo un interminabile viaggio notturno (ma comodamente nel corridoio del treno), trovo lo scirocco... Inverno assurdo...

Quand'è che si riesce a fare un allenamento di gruppo?

Saluti.
Un Sat in vena vacanziera...

Anonimo ha detto...

Ciao Mario, leggo da poco il tuo blog, ma devo ammettere che gli argomenti che tratti sono molto interessanti! "mastico" atletica da 22 anni (anche se ho soltanto 33 anni), un passato da marciatore- mezzofondista (a 12 anni 23'45" sui 4km e 6'34" sui 2000)e maratoneta a tutt'oggi (1.17' sulla 1/2 e 2.52' in maratona).....quello che pero' volevo dirti e' di continuare con questa passione che metti nell'allenare i giovani (e non solo)poiche' sembra che il tempo delle vacche magre non finisce mai!ho due nipotine di 10 anni e quest'anno hanno ottenuto la miglior prestazione italiana sui 1000 di marcia (due fenomeni)....e la loro fortuna e' che hanno un papa'(mio fratello) "malato" per la marcia (lui marciava i 10000 in 43'30")....altrimenti......boh!!! speriamo che le cose (a livello federale )si sistemino, cosi da poter dire....LARGO AI GIOVANI!!!! auguroni e a risentirci! Luca M.

Anonimo ha detto...

Quando la professionalita' diventa poesia allora si e' arrivati in paradiso ..
questo e' un mondo splendido basta cercare ...
Buona Natale
Marcello Casasanta