lunedì 24 novembre 2008

I viaggi ("sportivi") della speranza

Stavolta il post lo dedico a “Sat”, Saturnino Palombo, fermo per un infortunio da sovraccarico funzionale (diciamo così). Procediamo però con ordine. Ieri mattina ero in pineta d’Avalos per una sgambata coi miei ragazzi. Prima di iniziare le “ostilità” incontro un carissimo amico ed ex rivale di mille tenzoni atletiche. Scambio una chiacchiera a volo e il discorso cade sugli acciacchi che lo affliggono. Guai muscolari misteriosissimi e, ahimé, inibenti la pratica dell’attività podistica. Il mio amico sta abbacchiato assai, ma non si rassegna (e fa bene). Mi comunica di aver preso la decisione di risolvere la questione una volta per tutte. Ha saputo da un altro podista (anche lui ex atleta di belle speranze) che c’è un medico-terapista di cui si dice un gran bene... Per farla breve pare abbiano organizzato una spedizione di quattro cinque runners “acciaccati”, solidali e uniti nel comune vincolo della sofferenza di ex-agonisti sfrenati.
Di “pellegrinaggi” del genere, purtroppo, potrei citarne a decine (e mi limito al 2008). Stavo pure pensando di suggerire a qualche tour operator di mia conoscenza un business che, se ben strutturato, potrebbe rivaleggiare con quello dei viaggi per le maratone internazionali.

“Quando si è giovani”, scriveva Pasolini, “si ha tanto tempo dinanzi da buttarne via a palate”. Quanti chilometri ho pestato intorno ai vent’anni; in modo dissennato. Partivo a freddo a 3’40”/km, dal primo metro. Ricordo quella volta che passai dai primi quindici minuti di riscaldamento sull’erba (avevo abbondantemente percorso quattro chilometri) ad un 5000 in 15’10”, saltando dal prato al circuito in sportflex; e poi un altro chilometro intorno ai 3’40” ancora sull’erba – per prendere fiato – e di nuovo un bel 2000 in 5’50” corso meglio del 5000 precedente. Praticamente un folle. E di matti come me, in quegli anni, ce n’erano a mazzi.
L’allenamento è scienza quasi esatta. E certi errori si pagano a caro prezzo. A questo punto dovrei fare una lezioncina sull’importanza del riscaldamento, di come dovrebbe essere eseguito; dovrei dire qualcosa sull’incremento dei carichi di lavoro (volume e intensità), eccetera eccetera. Ma non ne ho voglia (e vi chiedo scusa per questo). Potete però chiedere ai miei ragazzi al Cus. Loro si riscaldano bene e sanno pure perché. A Saturnino, “Sat”, chiedo solo di “ripensare” l’allenamento, ché ha ancora tanti anni da correre. Basta solo che ascolti i consigli di un allenatore-podista che non corre più a 3’00”/km e che sta prendendo in considerazione la possibilità di aggregarsi alla comitiva di pellegrini infortunati, in cerca di un miracolo.

5 commenti:

Anonimo ha detto...

Grande Mario!

Onore e privilegio immenso ricevere un tuo post, quand'anche per ricevere una tiratina d'orecchi.
Peraltro assolutamente meritata.
Pensare che anche a me capita alle volte di partire a 3'40" e, ad ulteriore aggravante, non vado neanche lontanamente forte come te...

Meno male che i ragazzi li stai educando fin troppo bene. E, soprattutto, meno male che, almeno loro, ti seguono con ferma dedizione.
Quanto a noi, come sai, non risulta sempre cosa facile liberarsi completamente di certe vecchie abitudini. In special modo quando il tempo ci sfugge via, perché si vorrebbero fare dieci, venti, trenta cose e poi va finire che se ne fanno a mala pena quattro e male...

Vorrei tranquillizzarti sul mio stato d'animo. Al classico sconforto dei primi due giorni fa poi seguito, con immancabile decisione, la voglia di riprendere. Al punto che spesso è la fretta a prendere il sopravvento.
Infatti, dopo tre giorni di riposo decisamente salutari, sono ripartito con tanto rinnovata quanto frettolosa lena. Ben avrei fatto a pazientare ancora un po'.
Comunque la tua diagnosi sul problema - peraltro senza nemmeno che ti avessi spiegato bene i fatti - è stata esemplare, perché la regione interessata è proprio quella metatarsiale ed i sintomi sono quelli da te indicati.
So bene che il vero rischio sta nella frenesia e nella assoluta mancanza di pazienza.
Vedremo di farcene una ragione.

L'idea del tour operator è fantastica, tanto che, con un po' di spregiudicatezza, se ne potrebbe davvero tirar fuori un business pazzesco.
Magari si potrebbe anche prevedere la consultazione di qualche pseudosantone alla Ma Junren - anche perché il giallo fa sempre chic per queste cose...

In attesa di poter conoscere presto tempi migliori, ti saluto e ti ringrazio con immenso affetto per la disponibilità e l'amicizia da sempre dimostratami.
Altalenante ma mai domo
Sat

Anonimo ha detto...

Ciao Mario,
dopo la tua “ramanzina” velata da un saggio consiglio ti chiedo: a che ora passa il camion della speranza?
La foto rende fortemente l’idea.
Se c’è ancora posto ho una lista lunga quanto la riviera nord!
Bella la citazione “Quando si è giovani si ha tanto tempo dinanzi da buttarne via a palate”.
Purtroppo le storie vissute raccontano che se non si è protagonista degli accadimenti, non si prende coscienza dei consigli e delle esperienze degli altri.
Bisogna assaporare gli infortuni per accorgersi degli errori che li hanno causati.
Forse se in giovane età si cresce con buone abitudini dettate da chi sapientemente sa cosa è giusto proporre, il rischio è fortemente ridotto.
Cari ragazzi del Cus, ascoltate e fate tesoro dei consigli del maestro!
Caro Sat, sono dispiaciuta del tuo impedimento che spero tu abbia già recuperato.
Non ti conosco, ma dal tono delle tue espressioni mi pare di capire che fai parte della categoria che io appello (con accento di ammirazione) “i guerrieri” e come tu stesso dici “… mai domo”. In bocca al lupo.
Ciao
Carla

Marius ha detto...

Cara Carla,

pensiamo davvero alla questione del "tour operator della speranza sportiva". Sono partito da una battuta, adesso però, pensandoci meglio...

un abbraccio. mario

Anonimo ha detto...

Ciao Sognatrice.

Purtroppo hai centrato il problema.
Essere/fare il duro non sempre risulta positivo. Da un lato ti consente di allenarti con costanza e regolarità, anche quando ti toccano orari impossibili o giornate di scarsa vena, e comunque di non fermarti di fronte a fastidi e malanni di lieve entità.
Dall'altro, però ti porta a strafare, rischiando di non valutare in modo accorto e adeguato un vero problema.
Comunque spero di essere n dirittura d'arrivo, perché già non ne posso più di questa piccola menomazione.

Un saluto.
Sat

Anonimo ha detto...

Ciao Mario!

Sono sempre io.
Negli ultimi giorni la situazione sembra in deciso miglioramento.
Non vorrei "gufarmela" da solo e quindi evito proclami.
Comunque con una gestione dotata di un minimo (come sempre non tanta...) di intelligenza, il dolore si riduce sempre più e pare che stia recuperando.
Mi sto allenando, anche se ancora a ranghi ridotti (qualche lavoretto c'è, come oggi, ma è chiaro che un po' di forma è andata persa e soprattutto c'è sempre un blocco d'ordine psicologico ad impedirmi di tirare al massimo).
Per il momento mi sono barcamenato usando solo e rigorosamente le scarpe da lento, centellinando i chilometri e cercando di correre prevalentemente su sterrato (in particolare sul giro da 600 m intorno alla pista, sfruttando anche il fatto che ha piovuto e dunque il fondo è sempre piuttosto morbido).

Per qualche giorno continuerei ancora con carichi ridotti, nella speranza di rimettermi completamente al più presto.
Hai qualche esercizio specifico da suggerirmi? Tieni conto che, pur non avendo effettuato consulti con specialisti (mi sono limitato ad un paio di amici specializzandi), sicuramente la tua diagnosi era corretta.

A risentirci presto.
Sat