L’Ironman 70.3 di Pescara mostra la corda? Non so. Una cosa è certa: il calo del pubblico presente sul percorso è stato evidente. Tutta colpa del maltempo?
Questa è la sesta edizione di una manifestazione sì magniloquente per definizione, ma ormai priva di quelle suggestioni che aveva saputo evocare nell’immaginario collettivo pescarese, nelle primissime edizioni.
Il punto è che ci si abitua a tutto, anche ai supermen piovuti da chissà dove e, se manca la necessaria e ben sedimentata cultura sportiva di riferimento (unitamente ad infrastrutture realmente fruibili: piste pedonali e ciclabili; campo scuola di atletica leggera, eccetera eccetera), si può finire come nel racconto di Flaiano, “Un marziano a Roma”.
Nell’opera dell’arguto intellettuale pescarese si narra dell’arrivo a Roma di un marziano. Dopo l’iniziale clamore e scompiglio conseguenti all’atterraggio dell’astronave a Villa Borghese, l’interesse dei romani per l'extraterrestre si affievolì fino ad esaurirsi del tutto.
L’epilogo del racconto di Flaiano è nella battuta di un avventore di un bar che, dopo aver incrociato lo sguardo del marziano, intento a consumare un cappuccino tra l’indifferenza degli altri avventori, nel riconoscerlo gli fa: “A marzia’, facce ride…”.
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