martedì 17 novembre 2015

Dell'autonomia e d'altre necessità





Puoi insegnare loro a filar via veloci come spade, a rimbalzare come palline di caucciù, a scivolare 'liquidi' sull'asfalto come gocce di pioggia sul parabrezza. Puoi insegnare loro questo e mille altri artifizi tecnici. Ma se nessun passo sarà stato mosso verso l'autonomia, se dinanzi ad una domanda che esige una scelta netta, personale, campeggia l'espressione vacua e sorridente di un ragazzino smarrito, allora tutto il lavoro svolto sarà stato inutile, ed il futuro - non solo quello sportivo - si presenterà assai incerto.

Nihil sine magno labore vita dedit mortalibus, ci ammonisce Orazio. La vita non è una maratona, né una 100 km; è cosa più dura e 'seria', e il giovane atleta che si appresta a diventare 'professionista' dell'endurance podistico - non necessariamente estremo - va innanzitutto educato alla realtà, alla consapevolezza; all'autostima e, soprattutto, al rispetto di sé e dell'altro da sé. Lavoro duro per chi educa, oggi. Lavoro improbabile per chi allena giovani atleti, se le famiglie di questi non garantiscono una presenza educativa qualitativamente sufficiente.

"La potenza è nulla senza il controllo", recitava il jingle...

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