"Fuggo" ormai sistematicamente da certi thread o gruppi tematici sulla marcia atletica, dove alla riflessione tecnica costruttiva, al confronto civile ed equilibrato si preferisce la rissa da (bar dello) stadio.
Quando le migliori energie intellettuali di certuni, esperti o semplici appassionati del tacco-punta, vengono indirizzate verso il loop ossessivo del dissenso sul rientro alle competizioni di Alex Schwazer, non dobbiamo meravigliarci se l'analisi oggettiva, lucida, dei risultati di questi mondiali pechinesi fa emergere, nella sua raggelante crudezza, l'evidenza apparentemente dispregiativa di un sostantivo. Dire "mediocrità" non è dire una 'parolaccia'. È prendere oggettivamente, matematicamente, coscienza di essere 'piantati' lì, nel mezzo tra due estremi.
2 commenti:
Da "La costruzione di un amore" di Ivano Fossati
"La costruzione di un amore
spezza le vene delle mani
mescola il sangue col sudore
se te ne rimane
La costruzione di un amore
non ripaga del dolore
è come un'altare di sabbia
in riva al mare
La costruzione del mio amore
mi piace guardarla salire
come un grattacielo di cento piani
o come un girasole"
Più facile trinciare giudizi che amare (la marcia e lo sport puliti, in questo caso).
Più semplice sentenziare che costruire una realtà viva e sana.
In effetti di Orazio c'è ben poco, Marius...
È vero che adesso è fin troppo facile sparare giudizi e forse è meglio evitare, tanto il quadro si commenta da solo...
E resta senz'altro il fatto che il caso Schwazer, almeno nell'ambito dell'atletica di casa nostra, continui a creare delle divergenze forse inevitabili.
Tuttavia, premettendo che tutti siamo amanti e sostenitori dell'atletica pulita, è pur vero che attualmente la riabilitazione ed il reinserimento vengono considerati obiettivo primario dell'atletica mondiale e la dimostrazione è venuta proprio dall'attesissima finale dei 100, in cui figuravano parecchi atleti tutt'altro che immacolati. Con Bolt a recitare l'ormai classica parte dell'eroe "kalokagathos" che sconfigge i nemici brutti e cattivi...
E allora forse dobbiamo riflettere ancora sul ritorno di Alex.
Ma neanche tanto per presunte smanie o bisogni di successo (tra l'altro le vittorie non sono sicure nemmeno quando appari imbattibile, vedi Dibaba, Lavillenie...), ma perché a tutti sembra essere concessa una seconda (a volte, incredibilmente, anche terze) chance. E quindi solo per una banale questione di parità di diritti, nulla più.
Non pretendo di convincere nessuno, per carità.
La tematica non è affatto banale e rispetto anche la scuola del "al primo sgarro sei out" (con tutti i dubbi e le incertezze del caso, si pensi, ad esempio, nel passato recente, alle vicende di Longo e Battocletti, o anche all'ultimo incidente di Powell, in cui addirittura sembra che lo stimolante, oltre ad essere piuttosto banale, era contenuto in un integratore, a quanto ho sentito, non vietato).
Però si tratta di cose che vanno stabilite con certezza prima. Non mi sembra corretto il reintegro per alcuni e l'applicazione di limitazioni per altri.
Un'ultimissima considerazione.
Mi sembra ancora più assurdo continuare nell'ostracismo contro uno quando è all'ordine del giorno il ribaltamento delle classifiche a distanza di anni grazie all'uso di nuovi strumenti e di nuove tecniche di lotta al doping (proprio prima dei mondiali sono emersi tanti casi relativi al periodo 2005/2007 e chissà quant'altro deve spuntare per gli anni successivi...).
Atleti che vengono premiati con medaglie spedite a casa a distanza di mesi o anni (tantissimi i casi, ma si pensi alla Incerti, passata dal bronzo all'argento e poi all'oro agli europei 2010).
Un saluto.
Sat
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