sabato 19 febbraio 2011

Uno di noi

Venerdì 11 febbraio. Lanciano, Palazzo degli Studi. Sono le sette di sera e ringrazio Giacinto Verna per aver organizzato, assieme ad altri amici, l’incontro con il campione olimpico Stefano Baldini. La sala è gremita all’inverosimile. Manca l’atletica ‘ufficiale’, quella delle grandi occasioni (e questa è un’occasione speciale assai), quella che di solito siede in prima fila e di fianco al campione. L’atletica dei dirigenti sportivi, dei presidentissimi della sala dei bottoni dello Sport oggi è altrove. L’atletica degli ‘ufficiali’ ha bisogno di inviti ufficiali, evidentemente. Funziona così.
Stefano Baldini non ha parole ‘ufficiali’, di circostanza, da spendere. È limpidamente concreto. Parla la lingua del fare, con semplicità disarmante. E racconta la sua meravigliosa vicenda di atleta ricordandoci che lo sport di vertice, anche quello dorato dei campioni come lui, dà i suoi frutti migliori soltanto se il praticarlo diverte, genera piacere, ché essere atleti può dar da vivere (e anche bene) ma non sarà mai un mestiere.

Conosco Stefano. Lo ricordo ancora ‘diecimilista’, in finale ai Mondiali di Goteborg nel ’95. Lo rividi a Venezia, in quello stesso anno, all’esordio nella maratona. Sempre intelligente, lucido. Semplice. Concreto.
Come nella risposta che mi ha dato nell’incontro lancianese; un simpatico scambio di battute, miste ad alcune riflessioni sul senso di un impegno sportivo che è innanzi tutto etico prima che tecnico. Ringrazio l’amico Federico Violante per aver filmato quel momento, che incollo in calce al post.
Buona visione.

3 commenti:

Paolo Dell'Elce ha detto...

Ottimo intervento Mario...Oggi i tempi sono quelli che sono, non sono belli per niente...e non è bello fare niente...è già tanto, credo, che si possa fare quello che si sta facendo...non sono gli anni Settanta, né Ottanta, tantomeno i Novanta...Siamo nel 2011...e come ho scritto altrove il futuro è alle nostre spalle...
un abbraccio a tutti
e soprattutto ai tuoi meravigliosi atleti!
Paolo

Anonimo ha detto...

è proprio vero che la federazione degli altri è sempre più verde.
la visione di Stefano sul mondo dell'italrugby è oltremodo ottimistica: la realtà è che i settori giovanili si sono sviluppati, e anche qui ci sarebbe da discutere, NONOSTANTE la federazione e la nazionale stenta in campo internazionale GRAZIE alla federazione.
si dimentica troppo spesso che l'italrugby è entrata nel 6 nazioni grazie ad una squadra eccezione, cioè quella che conferma una regola, che era frutto di un movimento che partiva da un Progetto Scuola (allora coinvolgeva elementari e medie) di larghissimo respiro. abortito il Progetto Scuola per allontanare i personaggi scomodi alla dirigenza si partiva con le Accademie (polo di eccellenza? quasi...) che dopo 5 anni di vita hanno prodotto una nazionale U20 in grado di perdere contro i pari età inglesi come nemmeno negli anni '80 del secolo scorso. il respiro è diventato corto e un allenatore lo si cambia nemmeno fosse una t-shirt fashion: si cerca il miracolo senza lavorare, senza pensare che di talenti non ne abbiamo e che invece abbiamo bisogno di tanti onesti operai con cui poter lavorare con programmazione di anni.
lasciamo perdere poi il discorso sulla promozione mediatica.
non è un problema di specialità: è un problema italiano.
tutti i livelli sono asfissiati da personaggi che con un briciolo di potere si ergono a padri padroni, proprietari di tutto e depositari del divino.
ma che se ne andassero a f#@]!!
se devo sciegliere al rugby ufficiale della federazione preferisco il rugby di una piccola società che non arriva a 15 giocatori e che viene obbligata a giocare in contemporanea con la nazionale maggiore e che fatica e suda nonostante tutto con gioia.

scusate lo sproloquio

:)
g

Anonimo ha detto...

Anch'io volevo la mia copia di "Con le ali ai piedi" firmata...
Mi vengono sempre i brividi quando ripenso alla descrizione degli ultimi chilometri di gara, in cui il Baldo dice - non ho il libro a portata di mano, ma il concetto è grosso modo questo - che guardava sulla moto della polizia e vedeva parziali da 2'45"/2'46" al km e pensava: "non mi volto nemmeno, tanto a questa velocità sono imprendibile".
Impagabile!

Ad ogni modo, ho molto apprezzato l'immagine dell'atletica dei "baroni" e l'accostamento al mondo universitario: mi sembra parecchio calzante per descrivere la situazione attuale (o almeno quella vista fino al recente passato).
Baldini ha fatto capire a chiare lettere che la sua collaborazione al progetto della federazione è condizionata al raggiungimento di obiettivi importanti, che vanno intesi non tanto nel senso di scoperta e addestramento di un nuovo campione (o almeno, non solo in questi termini, visto che la nascita e la crescita di un altro campione olimpico non ci dispiacerebbe affatto), ma come crescita, sviluppo e rinnovamento dell'ambiente e del settore.
Perdere anche un testimonial d'eccezione come lui potrebbe segnare la definitiva sconfitta del movimento.
Speriamo non sia così.

Un saluto.
Sat

P.S.: complimenti per l'intervento, Marius!