martedì 2 novembre 2010

Palingenesi inevitabile

Il sistema ha vita breve. Tirerà avanti ancora un po’ e poi… Moob! (non Boom, ché l’epilogo è un’implosione). Troppa arroganza, zero progetti seri, incapacità assoluta di guardare a medio, lungo termine… L’atletica ha bisogno di aria nuova, di tornare a scuola e stavolta per imparare, magari da sport più ‘giovani’, facendo ricerca vera. Finiamola col ‘nostro’ primato culturale sull’Universo Sport. Il calcio ci dà sei punti e una scopa. Così il basket e la pallavolo. Forse è anche per questo che i ‘loro’ centri di avviamento allo sport sono stracolmi di ragazzini.

La salvezza passa attraverso una polisportiva… (Io sono già al lavoro).

2 commenti:

Anonimo ha detto...

...caro Mario, noi lo siamo già, una polisportiva, su carta e per statuto, dal 2003, anno della rinascita!
Prevedemmo che di sola atletica non si poteva sopravvivere, troppo di nicchia è l'atletica...purtroppo, alla lungimiranza poi bisogna affiancare capacità organizzative, duttilità professionale, spirito di collaborazione e sacrificio...ecco, i sacrifici che tutti noi volentieri (!) affrontiamo, diventano insopportabili appena si alzano gli occhi...mea culpa in primis...ma, sorry, egoisticamente, mi (ci) rimane il solo sangue...da dare!

GMaK
(0+)

Anonimo ha detto...

Non che c'entri molto con il post, ma volevo sottoporti(-vi) un articolo recente.
Scrive Giorgio Rondelli in “Eutanasia di un campionato” (Correre n. 313, novembre 2010, pp. 222-223):
“Alla fine di settembre sono stati assegnati gli scudetti di club in quel di Borgo Valsugana. Hanno vinto, con belle rimonte nella seconda giornata di gare, la Sai Fondiaria di Roma con 540 punti, nono titolo tricolore consecutivo per il club capitolino, a spese dell’Italgest, seconda con 520 punti e, per la prima volta, la squadra abruzzese della Bruni Vomano che, con 538 punti, ha scavalcato la Riccardi, campione uscente, che si è fermata a 530 punti. Al di là dei doverosi complimenti per le due formazioni che hanno vinto il titolo tricolore, frutto del grande impegno di tanti dirigenti che lavorano silenziosamente dietro le quinte, rimangono intatte tutte le perplessità per un campionato che non esprime la reale forza dei club in questione, ma che, grazie ad un regolamento tutto da discutere, permette loro di utilizzare gli ex atleti, che attualmente gareggiano per squadre militari. Andando a guardare i numeri si può vedere infatti che, sui 26 punteggi necessari per fare classifica, sia per la Bruni Vomano, sia per la Sai Fondiaria, ben 16 sono stati realizzati da atleti militari in prestito oppure da stranieri, per lo più mezzofondisti africani assoldati per un pugno di euro.
Cosa ci sia di particolarmente esaltante in questa situazione non è dato sapere, con atleti che si incontrano una volta all’anno, in alcuni casi senza conoscersi o allenarsi insieme prima dell’evento in questione. Questo stato di cose spingerà sempre di più in futuro le squadre civili a lasciare emigrare nei club militari i propri giovani migliori senza cercare di mantenerli nel proprio team, visto che potranno poi impiegarli in gare societarie a zero costo. Insomma, si tengono stretti i mediocri per avere così uno scheletro di squadra e si lasciano andar via i più talentuosi quasi con grande sollievo (economico). Eutanasia di un campionato che sino alla fine degli anni Ottanta era davvero una manifestazione di ben altro livello. Ma è meglio rassegnarsi al peggio, visto che da tempo la politica federale è quella di dare un contentino a tutti. Se poi il livello tecnico di alcuni club finalisti è davvero modesto, per non dire imbarazzante, visto che il distacco delle ultime squadre rispetto a chi ha vinto è stato anche superiore ai 200 punti, pazienza. Non è così che si aiutano i club civili a vivere un’atletica al passo con i tempi, dove la qualità deve sempre essere il minimo comune denominatore”.

Disamina come sempre molto cruda per il maestro Rondelli. Forse anche sin troppo severa, considerato che, in presenza di un regolamento come quello attuale, le formazioni non possono che adattarsi per ottenere il massimo con i sempre minori mezzi a disposizione.
Va comunque riconosciuto che in effetti il sistema favorisce il trasferimento di atleti verso i gruppi militari, perché tanto la squadra d’origine sa già che potrà riaverli a disposizione per le gare societarie. Personalmente, però, penso che sarebbe quasi più interessante assistere ad un campionato di livello più basso, in cui però si confrontano squadre con atleti veramente “propri”, non in prestito giornaliero. E se le squadre militari risultano essere troppo forti, si può sempre separare le classifiche.

Un saluto.
Sat