domenica 11 aprile 2010

Quale velocità?

Popolo di santi, poeti, navigatori… e velocisti. E già, il mito della velocità. “Evvai Mennea, che arrivi primo!”, mi gridavano una trentina di anni fa, quando sgambettavo marciando sul circuito di asfalto davanti casa mia. La velocità, dicevamo. Ma, data una certa distanza (che so, dai 50m alla 100 km), non vince comunque chi impiega meno tempo a coprirla? Forse la questione è un’altra. Forse questo è il tempo del “chiudere presto e passare ad altro”, della velocità intesa come ansia di riscatto esistenziale. O, traslato per traslato, della velocità come fremito perenne di uno stato ansioso collettivo, pandemico; irreversibile.

Giorni fa io e mia moglie Evelina passeggiavamo sulla locale strada Parco. Pochi metri dinanzi a noi un bambino di circa nove anni piangeva singhiozzando, seduto sul bordo del marciapiede, la testa tra le mani. Aveva la bici parcheggiata di fianco e, nonostante l’evidente stato di sofferenza, il pianto fluiva composto, i singhiozzi quasi sussurrati. Un bambino che piange con ‘educazione’ è qualcosa di assolutamente anomalo; straziante. Parola di maestro elementare. Curiosità e mestiere ci hanno avvicinati a lui. “Tutto bene? Cosa hai fatto?”, gli diciamo con una sola voce. “No, nulla. È che ho dei dolori fortissimi alle gambe. Ho giocato a pallone con i miei amici e adesso devo tornare a casa in bici e non so come fare”. Il bimbo era disperato. La mamma, anche lei su due ruote, sopraggiungeva qualche istante dopo. Lei però aveva un’altra preoccupazione. Le era saltata la catena della bici. Il tempo di rimettergliela a posto, sporcandomi le mani, di scambiare due chiacchiere – “Suo figlio frequenta il circolo didattico XY?”, “Sa, anche noi siamo insegnanti di quel circolo…” – e di ricevere dal bimbo un anacronistico “Grazie signore”, ecco che i due erano già sagomine zigzaganti sul noto orizzonte vicino casa mia.

Si va, sempre più velocemente, verso la quiete. E non vi trovo nulla di buono.

12 commenti:

Paolo Dell'Elce ha detto...

Ciao Mario, provo a scriverti ancora sul tuo blog...per farlo mi son dovuto dotare di un Imac ultima generazione, praticamente un mostro con cui ci si può pure parlare..e litigare quando non ti risponde...dopo dieci anni ho messo in pensione il mio vecchio mac che adesso mi guarda dall'altra parte della stanza come mi guarderebbe un vecchio sulla panchina del parco...Si corre...si corre...si corre. Stamattina come ti ho detto sono uscito con Antonella , una mia amica, e siamo venuti in centro per assistere al Vivicittà...giunti sul ponte il freddo e il vento ci ha intimati l'alt..e allora ci siamo fermati alla madonnina...in quel momento stava passando la maratonina....il flusso di persone "correnti"...li "curribil" come diceva Elio Di Blasio, mi ha colpito...sembrava una fuga...e l'unica via di fuga era il ponte...sì il ponte che fino a qualche tempo fa non c'era...una fuga di massa...avevo con me l'ipod...e istintivamente ho ripreso quell'esodo...puoi vederlo su youtube..

http://www.youtube.com/watch?v=3cWWKA8oT2A

Anonimo ha detto...

Bel fiume di gente, a quanto vedo...
E giornatina mica da ridere in quel di Pescara. Qui al nord fa un gran caldo e già rimpiango la fine dell'inverno.
Quanto alla gara, il percorso della riviera non era poi così semplice: il passaggio sul ponte è davvero affascinante, ma anche discretamente impegnativo, a dispetto di una gara che dovrebbe ricercare la massima scorrevolezza di tracciato vista la classifica combinata a livello internazionale.
So che comunque i nostri hanno ben figurato e colgo l'occasione per salutarli.

Quanto al bambino, sembra proprio che il suo fosse un caso disperato. Purtroppo sembrano proprio finiti i tempi in cui passavi tutta la giornata al campetto e alla fine, stanco ma soddisfatto, tornavi a casa già col pensiero alle cavalcate dell'indomani...

Saluti.
Sat

Marius ha detto...

... un fiume di gente che attraversa il fiume... Ognuno realizzi la metafora che vuole. Il concetto di quiete con cui concludo il post non ha nulla a che vedere con l'immagine statuaria del vecchio con l'ombrello, nel video di Paolo. La quiete dell'infanzia, quella che fa piangere un bambino per dolori muscolari post ludici, è inquietante...

un abbraccio

m

Marius ha detto...

@ per Paolo: il video è bellissimo; geniale.

un abbraccio e torna a commentare presto; ce n'è bisogno.

m

Paolo Dell'Elce ha detto...

fino ai sette-otto anni soffrivo di reumatismi alle gambe...era un dolore lancinante che mi faceva urlare e non solo piangere...mi nonno mi metteva le pezze calde, e quel calore che subito svaniva per qualche secondo alleviava il dolore insopportabile...quando ho letto di quel bambino mi sono rivisto in pieno...la notte non potevo dormire...è stato un incubo ...poi per fortuna sono spariti...
nel video quel vecchio immobile è una "nicchia di mistero", come direbbe Franco Vaccari, un grande artista e teorico della fotografia...incoerente con il flusso di persone che corrono...incoerente al punto che non l'avevo visto nemmeno...se non dopo quando l'ho montato...la realtà marginale spesso ci sfugge, ma è proprio quella che deve essere indagata....

Marius ha detto...

(per la cronaca: la foto del mio avatar - che è poi pure quella del titolo del blog - è di Paolo; Paolo Dell'Elce)

m

sognatrice ha detto...

Grazie Paolo !
Il video rende l’idea della giornata novembrina che ci ha accompagnato questa mattina.
Hai ragione circa la “realtà marginale” … ho dovuto rivedere il video per notare il signore con l’ombrello sebbene avessi già letto i commenti (è grave?). Sono indecisa sul credere che il signore fosse affascinato dal movimento che si consumava davanti ai suoi occhi oppure non vedesse l’ora che si liberasse il passaggio per raggiungere il mare !!! Chissà…
Questo tanto chiacchierato ponte che ha unito le nostre due riviere ha affascinato il percorso di questa gara.
Attraversare il fiume in sospensione è stato un valore aggiunto al solito tragitto.

Caro Maestro
per me, oggi, è veloce chi copre nel minor tempo possibile una data distanza!! Ho assistito a grandi prestazioni e a grandi flop… parlo ovviamente dei podisti che occupano (come dice un supeRunner di mia conoscenza) i posti dalla terza pagina in poi delle classifiche. A volte non li incontro nemmeno … a volte sono davanti a me come sagome pubblicitarie stampate sul retro di un furgone sulla Salerno-ReggioCalabria.
Comunque, a parte le disorganizzazioni, a parte le persone scorrete, a parte gli individui mediocri… quanto mi fa star bene correre !!!
Ecco per perché quando si smette, per qualsiasi ragione, prima o poi le scarpette ritrovano la riviera.
Ciao
Carla

Raffaello Ducceschi ha detto...

un bambino che piange educatamente e che ringrazia uguale, è una rarità anche qui a Barcellona, mi dicono che i miei figli fan sempre così... sarei contento se lo facessero anche in casa... con me ci provano sempre poi forse fan gli educati con gli altri... mannaggia a loro!

Raff

Marius ha detto...

Grande Raffaello!

m

Anonimo ha detto...

"....quanto mi fa star bene correre !!!" è una frase semplice ma intensamente "vera"...grande Sognatrice ...e te ne accorgi della sua importanza soprattutto quando non riesci a farlo per impegni di lavoro...!!!
Un saluto.
Pasqualino Onofrillo

Anonimo ha detto...

Intervento digressivo, ma ispirato dal titolo del post.

Leggevo qualche giorno fa delle imprese della maratona di Rotterdam. Se c'era ancora bisogno di conferme, queste sono immancabilmente arrivate.
In due sotto le 2h05' (Patrick Makau Musyoki, vincitore in 2h04'48", terza maratona in carriera, già noto per essere uno del club "sub 59" in mezza con l'eccellente compagnia di Gebre, Wanjiru e del neoprimatista del mondo Tadesse; e Geoffrey Mutai, 2h4'55", a pareggiare l'allora record di Tergat) e in due appena a ridosso (Vicent Kipruto, 2h05'13" e Lelisa, 2h05'23"), col quinto (debuttante) a chiudere in 2h07'01". Prima donna al traguardo la giovanissima etiope Shewaye in 2h25'25".
Certo, Rotterdam è velocissima (l'anno scorso si chiuse in 2h04'27", seconda miglior prestazione di sempre, con volatone a due tra Duncan Kibet e James Kwambay, quest'ultimo già vincitore della Roma Ostia 2005 e secondo in 2h05'36" nella Berlino-record di Gebre) e magari anche un pelino generosa a livello chilometrico.
Ancora, dalla classifica emerge tanto Kenya e un po' di Etiopia, con gli altri fuori dai giochi.
Però è quasi imbarazzante pensare che oggi si guadagna la nazionale con tempi al limite delle 2h13', quando anche da noi, non molti anni or sono e prima di questa esplosione di prestazioni, si faceva fatica ad entrare in squadra con 2h09'. Per giunta ad opera di atleti ormai appartenenti ad una generazione prossima al ritiro - con il massimo rispetto per loro, perché sono stati eccezionali nel riesumare motivazioni, condizione e concentrazione.
E fa riflettere anche il fatto che a Milano il primo italiano sia stato il mio amico Tommy. Fortissimo, per carità, e sono felicissimo per lui perché se lo merita davvero, però in una delle maratone più importanti e gettonate della primavera italiana non riusciamo a schierare al via nemmeno un atleta in grado di fare gara di testa o giù di lì (la gara è stata vinta in 2h09').
Non che in Europa ci sia molto di meglio, ma nemmeno questa è una giustificazione o un motivo di rallegramento.

Chiudo con una piccola provocazione.
Ma i percorsi del Vivcittà vengono misurati o no?
Che senso ha fare una classifica combinata se poi le misurazioni non sono omogenee? Senza considerare le differenze altimetriche e di percorso.
Da qualche parte leggo dei risultati francamente eccessivi, anche in relazione alle prestazioni normalmente realizzate dagli stessi atleti.
Un anno Brescia, un altro Bari, un altro ancora Riccione...

Un saluto.
Sat

Marius ha detto...

La velocità e i suoi segreti...

m