Due uomini sulla quarantina stanno seduti in un bar del centro. L’incontro è un appuntamento programmato da giorni, il caffè un pretesto. Un genitore chiede lumi ad un tecnico di atletica leggera. I due sono vecchi conoscenti.
« Tu la conosci Francesca, no? Lei ha talento, c’ha proprio il fisico. Due anni fa arrivo allo stadio e conosco Franco, Franco Burazzi. Io le ho affidato mia figlia, subito. Franco è un allenatore che si presenta bene: “Sono questo, faccio quello, con me Francesca arriverà…”. E io gli ho creduto, anche perché all’inizio lui aveva attenzioni solo per lei: alimentazione, tecnica sul campo… eravamo tutti entusiasti ».
« E poi, cosa è successo? ».
« È successo che per un annetto, forse anche meno, tutto è filato liscio, o quasi: Francesca migliorava, su tutte le distanze, corsa campestre compresa. Però… ».
« Però? ».
« Però gli allenamenti erano troppo pesanti. Salite, spiaggia, discese, chilometri, palestra, ostacoli alti e bassi. Sono arrivati i primi infortuni, la stanchezza. Francesca è un talento, ha bisogno di essere valorizzata, di fare certi lavori. Deve velocizzarsi ».
« Ah, ho capito. Deve velocizzarsi… ».
« Sì sì, perché ha bisogno di velocità in questo momento. Poi penseremo alle altre distanze. Guarda, in allenamento fa delle cose strabilianti, poi in gara si rifiuta di andare ai ritmi che sicuramente vale. È una questione di testa. Non si impegna abbastanza ».
« Ma, scusa, è lei che non si impegna o è una questione di metodo? Non capisco ».
« Francesca deve imparare a fare fatica, a finire stremata dopo ogni prova, proprio come faccio io in allenamento ».
Stavolta il viso del genitore si accende di una luce strana. La bocca gli si torce in un inquietante sorriso di autocompiacimento; le parole descrivono le sue inumane fatiche da mezzofondista tardivo, i suoi crudeli allenamenti di attempato ottocentista. Allora il tecnico di atletica ha come un’illuminazione, un pensiero veloce e ‘salvifico’ che gli fa dire:
« Ma Francesca ha bisogno di te, e di nessun altro! ».
Da un bar del centro si allontanano un tecnico di atletica leggera e un nuovo allenatore.
« Tu la conosci Francesca, no? Lei ha talento, c’ha proprio il fisico. Due anni fa arrivo allo stadio e conosco Franco, Franco Burazzi. Io le ho affidato mia figlia, subito. Franco è un allenatore che si presenta bene: “Sono questo, faccio quello, con me Francesca arriverà…”. E io gli ho creduto, anche perché all’inizio lui aveva attenzioni solo per lei: alimentazione, tecnica sul campo… eravamo tutti entusiasti ».
« E poi, cosa è successo? ».
« È successo che per un annetto, forse anche meno, tutto è filato liscio, o quasi: Francesca migliorava, su tutte le distanze, corsa campestre compresa. Però… ».
« Però? ».
« Però gli allenamenti erano troppo pesanti. Salite, spiaggia, discese, chilometri, palestra, ostacoli alti e bassi. Sono arrivati i primi infortuni, la stanchezza. Francesca è un talento, ha bisogno di essere valorizzata, di fare certi lavori. Deve velocizzarsi ».
« Ah, ho capito. Deve velocizzarsi… ».
« Sì sì, perché ha bisogno di velocità in questo momento. Poi penseremo alle altre distanze. Guarda, in allenamento fa delle cose strabilianti, poi in gara si rifiuta di andare ai ritmi che sicuramente vale. È una questione di testa. Non si impegna abbastanza ».
« Ma, scusa, è lei che non si impegna o è una questione di metodo? Non capisco ».
« Francesca deve imparare a fare fatica, a finire stremata dopo ogni prova, proprio come faccio io in allenamento ».
Stavolta il viso del genitore si accende di una luce strana. La bocca gli si torce in un inquietante sorriso di autocompiacimento; le parole descrivono le sue inumane fatiche da mezzofondista tardivo, i suoi crudeli allenamenti di attempato ottocentista. Allora il tecnico di atletica ha come un’illuminazione, un pensiero veloce e ‘salvifico’ che gli fa dire:
« Ma Francesca ha bisogno di te, e di nessun altro! ».
Da un bar del centro si allontanano un tecnico di atletica leggera e un nuovo allenatore.
(Ogni riferimento a fatti realmente accaduti o a persone realmente esistite o esistenti è puramente casuale)
25 commenti:
what a sadness story!!!!!
... maybe real, maybe not...
una storia triste è sempre una storia triste, immaginaria o non!
Vero. Io però aggiungerei un altro aggettivo: emblematica. Dà 'sostanza' al "triste".
un abbraccio. mario
Absolutely real, direi io.
Non vado oltre, il riferimento è scritto a caratteri cubitali...
Saluti.
Sat
Sono impazzito o manca qualcosa?
E soprattutto, perché?
Sat
No, non sei impazzito. Ho cancellato il post "Dialogo probabile (2)" perché lo ritengo debole sul piano letterario, almeno per come intendo io debba essere un (mio) raccontino. È un po' che seguo lo storico suggerimento di Anton Cechov: << Prendi qualcosa dalla vita reale, d'ogni giorno, senza trama e senza finale >>. Con "Dialogo probabile (2)" stavo proprio da un'altra parte. Chiedo perdono per l'autocensura. Ringrazio l'anonimo.
un abbraccio. mario
Mah...
Secondo stavolta sei stato troppo esigente con te stesso...
Ribadisco che a me era piaciuto molto e c'era stato un ottimo andamento ascndente, con l'epilogo finale che mi ha fatto impazzire...
Dal mio canto non so se sia da ringraziare l'anonimo.
Comunque il racconto è tuo e mi sembra giusto rispettare la tua scelta, pur, per una volta, senza condividerla tanto...
Saluti.
Sat
Naturalmente con l'immutata stima di sempre!
1°: non conosco l'inglese e per questo forse il mio intervento sarà fuori luogo (!?!)
2°: probabile che il mio intervento sia fuori luogo anche perchè parlate di un racconto bis che non trovo poichè cancellato...
3°: anche se il racconto è immaginario (pare di aver capito così) il contenuto è angosciante (ho cercato di capire se fosse ironico ma...boh, non ho riferimenti...)
CMQ: Un padre che prima è preoccupato per gli eccessi degli allenamenti, poi suggerisce una soluzione, poi ha la pretesa che la figlia impari a "faticare, a finire stremata proprio come fa lui.."; è un controsenso/non senso...
Purtroppo spesso i genitori pretendono che i figli vendichino i loro fallimenti...
Ma ancor più angosciante è il pensiero "salvifico" del tecnico...della serie: chi meglio del lupo per vigilare sugli agnelli --> forte!.
GMak
Grande GMak, puoi pure lasciar perdere l'inglese, qui serve davvero a poco. Approfitto del tuo bel commento per dire ancora qualcosa a proposito del mio blog e del 'senso' della letteratura più in generale. "Opinioni aerobiche" è un blog 'particolare', e questo si è capito. È difficile trovarci classifiche, cronache, resoconti sportivi, eccetera; per quelli ci sono i siti specializzati, più o meno validi, più o meno efficienti. Io scrivo altro e questo 'altro' spesso spiazza, disorienta, fa sorridere, incazzare e, magari, ogni tanto pure riflettere. Ecco allora, di tanto in tanto, un raccontino breve, qualcosa di coerentemente ambiguo (tutta la letteratura è ambigua) che può naturalmente generare in noi domande del tipo: "Ma quello sono io?" "Siamo noi o loro?" "Si sta parlando di...?". Quelle stesse domande me le faccio pure io, quando mi rileggo, e sono interrogativi a cui raramente riesco a rispondere, pensa un po'.
Il genitore che si contraddice ("fa troppa fatica", "deve fare più fatica"), quello del "Dialogo probabile" è un 'cazzone' come ce ne sono tanti, troppi, dentro e fuori lo sport. L'allenatore che cinicamente 'consegna' l'agnellino al lupo, dice una cosa inquietante, terribile, ma potrei essere pure io: ci sono situazioni dove non è possibile intervenire, non si può far nulla; se quel povero figlio ha avuto in sorte tal genitore allora può rimanere solo il cinismo (letterario) della rassegnazione - nella realtà non mi esprimerei mai come quell'allenatore. Ecco allora che la scrittura si serve dell'ironia per gridare al mondo, ribaltando i sentimenti, quelle tragiche e banali assurdità del nostro quotidiano.
un abbraccio e ancora grazie a tutti.
mario
Grazie a te, Mario!
Spiegazione impeccabile e inappuntabile.
E' anche e soprattutto per questo che ci piace così tanto il tuo blog!
Si esce dall'ordinario per tuffarsi in una realtà quasi parallela che riesce ad ironizzare e ridere dei controsensi e delle situazioni tragicomiche cui assistiamo quotidianamente.
Grande GMak!
Sì, hai compreso bene il messaggio contenuto nel post.
Mi verrebbe da dire che la situazione è paradossale. Invece, se mi guardo intorno, mi rendo conto che si tratta di una situazione tristemente ricorrente...
Saluti a tutti.
Sat
Avevo già anticipato il mio pensiero circa l’abilità del Maestro che riesce a proporre il raccontino che stuzzica la curiosità e che riesce a far uscire da ciascuno di noi il commento dettato da ciò che ha ispirato.
Una specie di provocazione mentale che si produce da quel “ermetico” modo di raccontarci un pensiero attraverso un accadimento vero-non vero (chissà!), ma che rappresenta un concetto sicuramente personale dello scrittore.
Ebbene, per me è la forza del webmaster/narratore che, in concreto, riesce a tenerci stretti e presenti intorno a un messaggio.
Conclusione: è grandioso, in fondo se siamo presenti e partecipativi una ragione ci sarà.
Grande Mario!
Ciao a tutti e, soprattutto, grazie della compagnia.
Carla
SCUSATEMI SE LA MIA RISPOSTA E ARRIVATA TARDI, MA NON SAPEVO DI QUESTA PUNTUALIZAZZIONE E PRESA DI POSIZIONE DA PARTE DI MARIO. CHI SONO ? ......SONO IL PADRE DI FRANCESCA LA PERSONA CHE SEDENDO ACCANTO A MARIO QUEL GIORNO AL BAR NON PRESE UN CAFFE', MA UN LATTE MACCHIATO E UN CORNETTO ALLA NUTELLA, L'INESATEZZA DELLA CONSUMAZIONE E PARAGONABILE A QUELLA DELL' ARTICOLO.
E' VERO DA CIRCA DUE MESI ALLENO MIA FIGLIA, NON LIMITANDOMI AL CUORE E AI MUSCOLI , MA MI CONCENTRO UN PO PIU' SU', VISTO I LUNGHI SILENZI DI CUI SON VENUTO A CONOCENZA DA PARTE DI ALTRE PERSONE CHE FRANCESCA AVEVA CON TE, E IL PREFERIRE DI CUFFIETTE MUSICALI A QUALSIASI DISCORSO CHE POTEVA AVERE CON IL SUO ALLENATORE....................
MESSAGGI DI SOFFERENZA CHE L'ATLETA COMUNICAVA SENZA CHE NESSUNO AVVERTISSE IL DISAGIO.
NON SO SE SONO MIGLIORATI I RISULTATI, MA IL VEDERE TORNARE FRANCESCA DALLE GARE CON IL SORRISO NON SARA' FORSE LA PIU GRANDE SODDISFAZIONE PER UN ALLENATORE, MA SICURAMENTE UNA FELICITA' INMENSA PER UN PADRE.
NON MI SOSTITUISCO A NESSUN ALLENATORE PERCHE' NON NE SAREI IN GRADO, SOPRATUTTO PERCHE' NELLA VITA DI OGNI GIORNO HO TANTE RIPETUTE DA FARE, MA NON PER MIGLIRARNE I TEMPI, MA LA QUALITA' DELLA MIA FAMIGLIA E DI QUALCUN'ALTRO.
CONCLUDO DICENDO CHE COMUNQUE DENTRO DI ME' C'E SEMPRE QUEL RICCIOLINO CHE DOPO 12 ORE DI LAVORO IN PASTICCERIA DI NOTTE, ANDAVA AD ALLENARSI AL PARCO DAVALOS CON DUE RAGAZZINI CHE RICORDA ANCORA CON TANTO AFFETTO, QUELL' AFFETTO CHE NESSUNO MI FARA' MAI DIMENTICARE PERCHE NASCOSTO GELOSAMENTE NEL MIO CUORE ...............FORSE BASTAVA TORNARE A PRENDERSI UN LATTE MACCHIATO .....ANZI UN CAFFE'
Uh, mamma mia, adesso mi scrivono pure i personaggi dei miei racconti! A pensarci bene questa simpatica irruzione della 'fantasia' nella realtà del blog può tornare utile per un'ulteriore puntualizzazione, di carattere, diciamo così, 'educativo': c'è un allenatore (non un operatore del volontariato sociale) che sta ancora aspettando due parole da Francesca (e non da voci 'altre'), magari pure da suo padre. È una questione di educazione. Anche i personaggi dei miei racconti, quando vanno via, salutano.
buona serata. mario
..... in disparte... a meditare!!
Vestitevi di bianco / o miei negri pensieri.
T. Tasso
Accetto ben volentieri il tuo consiglio, Of. Le storie (anche quelle di fantasia) bisogna conoscerle bene, così come le persone (in carne ed ossa o immaginarie che siano). Quella del padre attento al disagio del figlio, che migliora la qualità della vita della propria famiglia a botte di ripetute, che rivanga facili nostalgie, mi fa solo incazzare (e meno male che è solo letteratura!). Quel Mario cui fa riferimento l'anonimo (un Mario 'letterario', per carità), ho letto che sta ancora aspettando Francesca alla fermata del tram (nessuno si è curato di avvertirlo, neanche quel padre così sensibile e nostalgico). Del resto anche Franco Buttazzi, il precedente allenatore di Francesca, fu trattato in modo analogo (forse Mario avrebbe dovuto farvi attenzione). Ma gli allenatori di questa storia sono tutti insensibili e cinici?
L'anonimo che poi, al fin, si firmò, è stato bannato. È la seconda volta che banno qualcuno. Non sopporto chi urla (l'uso continuato del MAIUSCOLO).
Perdere lettori del genere è per me un grande sollievo.
Chiudo con un passo del Vangelo:
" Non date ciò che è santo ai cani, né gettate le vostre perle davanti ai porci, affinché non le calpestino con i loro piedi e voltandosi non vi sbranino".
(Matteo 7:6)
saluti. mario
...mi ero perso qualcosa, era evidente.
Ma, nell'esprimere solidarietà incondizionata a Mario purtroppo non posso non rimembrare analogo trattamento riservatomi da altri genitori - la mamma stavolta- "mia figlia da quanto si allena con te non sorride più!!!"...INGRATA: la mamma avrebbe dovuto sapere che fu per merito mio che non scappò di casa ... tanto erano le angherie psicologiche a cui la sottoponeva...ma questo è il passato... brucia ancora, forse più di prima... coinvolto nella loro vita familiare, usato-masticato-sputato come il più orrendo dei chewingum...
Non importa: la mia coscienza è pulita...anche se per quasi due anni non ho più frequentato un campo di atletica, interrompendo pure la mia carriera da atleta... (seppur ormai al tramonto) tanto fu la mia crisi da rigetto per la vicenda.
GMak.
N.B.: notti insonni pensierosi per i perchè e i per come...ma non ne valevano ASSOLUTAMENTE la pena.
Quello che ci frega è la ns sensibilità, il chiedersi il perchè, il voler capire, il voler a tutti i costi capire anche se, sicuramente, di errori non ce ne sono, se non quello di credere totalmente in quello che si fa. E' sbaglaito questo?.
con affetto
GMak.
da francesca
volevi un mio intervento e l'hai eleminato,allo stesso modo hai cestinato l'ultimo commento di mio padre, non è che lasci publicato slo quello che ti conviene?......e la libertà di parola dove si è trasferita?......viva la democrazia....
spero che non venga rimosso, altrimenti mi sentirò obligata gni volta a rimandarlo....saluti a tutti quelli che hanno commentato....
Francesca o chiunque tu sia, ti rispondo solo per chiuderla qua. Nessuno ha chiesto un tuo intervento; io meno che meno. Usa la 'tua' libertà di parola sul tuo blog. Qui sul mio (pago apposta un dominio registrato a mio nome), se permetti decido io se bannare o meno qualcuno. Nel tuo penultimo commento, quello bannato, tiravi in ballo persone ed enti in modo del tutto gratuito e 'personale'. Non sentirti obbligata a fare nulla anzi, evita di disturbarmi, di farmi perdere altro tempo. Qualcuno non aveva scritto "ORA CHIUDO DICENDO CHE NON GUARDERO NEANCHE UN EVENTUALE RISPOSTA DI MARIUS"? Siate più coerenti e frequentate altri siti, il web è praticamente infinito.
mario
bah..è l'unica cosa che riesco a dirti i commenti firmati Francesca sono opera mia perchè nei tuoi ultimi post sono l'oggetto di discussione e mi sento tirata in ballo..o forse credi che non sappia difendermi da sola? se non mi sbaglio quando aveva commentato mio padre volevi un mio commento non un suo....e tornando a quello che avevo detto, mio padre non sa neanche quello che ho scritto. Forse hai frainteso il mio "CHIUDO" con quello di mio padre ma in questo blog si parla un italiano facoltoso e non potevo sicuramente usare parole che uso con i miei coetani..
un saluto particolare a quelli che mi attaccano senza aver letto quel commento in cui esprimevo la mia stima per mario
francesca
"italiano facoltoso", "coetani"...
Ti prego, finiamola qua.
mario
Grande Mario!!!!!
Grande Francesca!!!!
siamo tutti con te!!!!!
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