sabato 13 dicembre 2008

Pensando ai bambini

Il bambino non è un adulto in miniatura e la sua mentalità non è solo quantitativamente, ma anche qualitativamente diversa da quella degli adulti, e per questa ragione un bambino non soltanto è più piccolo, ma anche diverso. Claparède 1937


In questi giorni sto studiando tanto. Non un impegno intellettuale “nomadico”, ma uno studio profondo e attento alle problematiche dell’allenamento dei bambini e degli adolescenti.
Sento molto la responsabilità di un’azione che è innanzi tutto educativa, e che agisce su strutture e funzioni psicofisiche regolate da meccanismi complessi, all’interno di una crescita caratterizzata dalla non linearità. L’allenamento dagli 11 ai 16 anni è “mestiere” difficile che esige una preparazione meticolosa e in progress da parte di istruttori e allenatori.
Mi piacerebbe vedere corsi federali di formazione istruttori/allenatori strutturati in modo diverso: il livello operante nel settore giovanile dovrebbe essere l’ultimo (inteso come punto di arrivo di un lungo percorso formativo), e il più impegnativo. Chi inizia ad “allenare” spesso lo fa partendo dai bambini e/o dagli adolescenti, sovente senza il conforto di una guida esperta. (A proposito: ho saputo da amici di essere stato inserito tra i relatori del Corso Regionale Istruttori Fidal. “Il ruolo della forza nella marcia”, o giù di lì, dovrebbe essere l’argomento del mio intervento. Dovrei tenere questa lezione il primo marzo 2009. Io però non sono stato ancora informato ufficialmente della cosa. Peraltro il primo marzo sarò impegnato con circa una ventina di mezzofondisti ai Campionati Regionali Individuali di Cross. Ma chi fa il calendario dei corsi non fa pure quello agonistico?).

Mi permetto di concludere questo mio post suggerendovi un testo notevolissimo di teoria dell’allenamento: “L’Allenamento Ottimale” di Jürgen Weineck, Calzetti Mariucci Editori. Esso si caratterizza per la costante e particolare attenzione alle problematiche dell’allenamento infantile e giovanile, oltre che per la rigorosa “trattazione delle metodologie dell’allenamento, compresi gli aspetti applicativi, in funzione dei principi della medicina sportiva e dei fondamenti della fisiologia che regolano la prestazione atletica”.
In esso leggevo un elenco di “condizioni preliminari” per l’avviamento ad un allenamento di alto livello nell’età infantile e nell’adolescenza. Tra queste mi piace ricordarne alcune, evidenti e cruciali: l’allenamento come atto intrapreso volontariamente dal bambino, e non imposto da genitori o allenatori; l’allenamento come attività che non sottragga tempo utile a coltivare interessi diversi da quelli sportivi; l’allenamento come impegno che non danneggia la formazione scolastica.

Lapalissiano? Non per tutti, ahimè.

7 commenti:

Anonimo ha detto...

grande, grandissimo libro questo di Weineck.

MarcoZ.

Marius ha detto...

Sì è proprio un capolavoro. Mi rendo conto che avrei bisogno di una giornata di 36 ore. La mia è di 30: ho eliminato la tv.

un abbraccio. mario

Anonimo ha detto...

Ciao Mario,

intervengo fuori tema rispetto al post in esame solo per riprendere una vecchia discussione intavolata tempo fa.

Naturalmente avrai avuto modo di seguire i campionati europei di cross country.
A parte la grande prova del mio idolo Andrea Lalli, che con sontuosa regalità sembrava passeggiare sui prati di Bruxelles, avrai certo notato come gli inglesi si siano presentati con formazioni molto competitive in ogni settore, ma in particolar modo nelle categorie giovanili.
Questi i dati:
- juniores femminili: primi sei posti tutti di marca britannica (praticamente una sorta di campionato nazionale), con la promettentissima Stephanie Twell, già vincitrice anche a San Giorgio sul Legnano, a fare nuovamente da capofila; presenti anche due ragazze del 1991 (dunque ancora allieve); ovvia la vittoria nella classifica a squadre;
- nella categoria under 23 donne, 2°, 4°, 7°, 11° e 16° posto;, 1° posto a squadre;
- tra gli juniores maschili, 5°, 14°, 15°, 18°; meno competitivi che altrove, ma squadra comunque solida e capace di un podio a squadre;
- under 23 maschili: 2° (grande prova di Vernon, che conferma se stesso dopo il terzo posto dell'anno passato, in cui riuscì addirittura a precedere il nostro "bekelino di Campochiaro"), 4° (mi pare si tratti di un classe '88), 6°, 7° e 13°; anche qui netta vittoria nella classifica per nazioni.

Siamo d'accordo sul fatto che il cross sia da sempre disciplina tutta anglosassone. Però, come mi facevi notare tempo fa, gli inglesi stanno investendo parecchio sui giovani in vista delle prossime olimpiadi in casa loro e i risultati si vedono. Eccome!
Se facciamo due conti, tutti i giovani atleti visti oggi hanno un'età che oscilla tra i 17 e i 22 anni. Molti di loro arriveranno a Londra 2012 con l'età, l'esperienza e la maturità giuste per potersi giocare al meglio le proprie chances.

E noi?

Saluti.
Sat

Anonimo ha detto...

Argomento interessantissimo e, per me, mai come in questo momento attuale.
Belle le frasi estrapolate dal libro citato ma la realtà, ahimè è altra cosa. Mi devo inventare qualcosa che stacchi i miei figli dalla TV....credevo bastasse un papà che dava il buon esempio...invece 10 gg. in montagna ho avuto enorme difficoltà a far fare + di una passeggiata in mezzo ai boschi dolomitici. Adesso ci riprovo con piscina (bimba di 7 anni) e basket (bimbo di 9 anni). Speriamo bene!!1
Ah dimenticavo... di correre con papà non ne hanno alcuna voglia. Riesco a stimolarli in qualche garetta per bambini solo con la certezza di ricevere un premio (medaglia/coppa).
E' inutile dire che ....quando eravamo bambini noi ...bla bla bla.
Saluti da un papà un po' deluso ma che non molla (l'ultima morale, di alcuni gg. fa, alla prova dei vestiti autunnali li ho fatti vergognare per la pancetta messa durante l'estate!! Spero di non aver esagerato!!).
Ciao Pasqualino

Marco Santozzi ha detto...

Caro Mario,
con i tempi che corrono anche un post "Pensando agli adulti" non stonerebbe affatto. Ovviamente il tono e il tema sarebbero diversi e non credo basterebbe un libro per risolvere il problema.

Un salutone,
Marco

Marius ha detto...

Dici bene Marco. Stavolta lo 'speleologo' l'ho fatto io; e nel recuperare il post pensavo proprio agli adulti.

Un abbraccio

marius

Marco Santozzi ha detto...

Credo proprio che in questi giorni l'attività di 'speleologo' si addica maggiormente alla tua persona.

Un salutone,
Marco