venerdì 26 febbraio 2021
PALINGENESI?
lunedì 22 febbraio 2021
IL TEMPO LUNGO DEI MIGLIORI
sabato 13 febbraio 2021
GENERAZIONE DI CERCA-FENOMENI
lunedì 18 gennaio 2021
DELLA NECESSITA', DELL'ADATTAMENTO
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(Ph by Encyclopædia Britannica, Inc.) |
martedì 29 dicembre 2020
PRENDETE E MANGIATENE TUTTI
venerdì 25 dicembre 2020
SFIDE PER POCHI
lunedì 21 dicembre 2020
IL PROGRAMMA
lunedì 14 dicembre 2020
CUM GRANO SALIS
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Giovanni Grano vince il Campionato Italiano di Maratona 2020 a Reggio Emilia (ph da Atleticalive.it) |
Giovanni Grano (Nuova Atletica Isernia) è il nuovo campione italiano di maratona. La sua prestazione mi ha molto colpito: un atleta molisano, non di primissima fascia - absit iniuria verbis - porta a casa in un colpo solo sia un titolo sportivo assai prestigioso, sia il primato personale (2:14:31) sulla distanza più consona alle sue attitudini atletiche (scorrendo la statistica delle sue migliori prestazioni noto un datato 30:21.5 sui 10000m in pista e un recente 1:04:06 nella mezza maratona).
Leggo sul sito federale, Fidal.it, che Giovanni Grano vive in Svizzera da quattro anni e lavora a tempo pieno come ricercatore di informatica presso l'università di Zurigo.
Giovanni Grano segue i programmi di Luciano Di Pardo, suo allenatore da sempre (ed anche allenatore dell'abruzzese Daniele D'Onofrio (Fiamme Oro), fresco reduce dalla maratona di Valencia, dove ha esordito col tempo di 2:15:40).
Giovanni Grano, dunque, non si allena 'a tempo pieno'. E non indossa una divisa militare. Fa, evidentemente, il giusto; ciò che gli ha permesso, comunque, di capitalizzare i talenti che ha.
Si può quindi studiare, lavorare, allenarsi ed esprimersi al meglio delle proprie potenzialità.
Cum Grano salis. Cum Grano cogito...
venerdì 11 dicembre 2020
INNOCUI NARCISISMI AFFETTUOSI
lunedì 19 ottobre 2020
HOMBRE VERTICAL
martedì 15 settembre 2020
FERMI TUTTI
lunedì 24 agosto 2020
LA FIDAL E LA SCUOLA: NUNC EST MOVENDUM!
giovedì 13 agosto 2020
IL CORRIDORE PERFETTO
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Steve Ovett |
You find out a lot of about yourself through athletics. If you’re cut out to be a winner or a failure or a quitter, athletics will bring it out of you. You’re always stripping yourself down to the bones of your personality. And sometimes you just get a glimpse of the kind of talent you’ve been given. Sometimes I run and I don’t even feel the effort of running. I don’t even feel the ground. I’m just drifting. Incredible feeling. All the agony and the frustation, they’re all justified by one moment like that.
venerdì 31 luglio 2020
L'UMANITA', PRIMA DELLA TECNICA
domenica 5 luglio 2020
DEL TALENTO, DI NUOVO
Rari sono i casi in cui avviene un passaggio di consegne, quando l’allenatore meno esperto e competente affida il ‘suo’ giovane atleta ad un allenatore specialista di chiara fama.
lunedì 18 maggio 2020
NASCONDISMO
venerdì 1 maggio 2020
ALTRI PODI (IL CAMPIONE DOPO)
Questo è ciò che scrissi cinque anni fa.
martedì 14 aprile 2020
RIPENSARE LO SPORT (THE SHOW COULD GO OFF)
Parcheggiato il sogno di New York, Londra, Roma o Berlino (parlo delle maratone), almeno per un po', sarà necessario garantire alle moltitudini in pausa altri artifizi ludico-motori, magari meno narcissici e finalmente più vicini ad un'idea equilibrata di benessere.
mercoledì 8 aprile 2020
QUANDO UNA STELLA MUORE
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(Foto: ANSA) |
lunedì 30 marzo 2020
DIDATTICA E DISTANZE
"Falciare ampio e raso terra", scriveva Henry David Thoreau. È tempo che si torni tutti a scuola, per recuperare davvero l'essenza di una relazione fin troppo 'edulcorata' da certi 'pifferai magici' delle nuove tecnologie e dal loro bisogno di fare cassa sulla pelle dei nostri figli, soffiando su risibili narcisismi digitali di molti - troppi? - zelanti 'professori'.
Soluzioni a buon mercato per risolvere le mille e più difficoltà dell'essere comunità educante, in questo momento, non esistono. Non ci sono bacchette di Harry Potter capaci di rendere 'piano' e senza inciampi un percorso che era difficile e pieno di ostacoli ben prima dello tsunami del Covid-19.
Esiste però il buon senso, l'impegno continuo e appassionato di Tutti, la capacità di ascoltare, di esprimersi senza il timore di venir giudicati, una volta per tutte, in ogni occasione di confronto dialogico; bisogna lavorare sulla capacità di rimettersi in gioco e costruire con rinnovata sensibilità umana, insieme agli altri, strumenti e metodi utili per crescere.
Noi, Tutti Noi, nonostante gli inevitabili momenti di stanchezza e sconforto, stiamo lavorando a questo. E sapere di essere tutt'altro che soli, nonostante tutto, ci dà una forza immensa.
martedì 17 marzo 2020
RESALIO
giovedì 12 marzo 2020
PICCOLE PAURE DEVASTANTI
mercoledì 4 marzo 2020
QUALI TALENTI?
mercoledì 19 febbraio 2020
LA MARCIA 'AL COPERTO'
Jozef Pribilinec e Michail Schennikov |
giovedì 13 febbraio 2020
IL TEMPO DEL TALENTO
venerdì 7 febbraio 2020
QUANDO SI SALTA UN GIRO
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(ph Jae C. Hong/AP, Washington Post) |
giovedì 28 novembre 2019
NUNC SCRIBENDUM EST
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Donna Luisetta de Benedictis |
Vuoi vedere che l’uomo medio sono io? (Marcello Marchesi)
L’antropologo francese René Girard pone l’imitazione come istanza fondamentale dell’agire umano. Non occorre addentrarsi in discorsi antropologici e psico-filosofici, o essere insegnanti, per comprendere l’importanza dell’imitazione nei processi di apprendimento. Dal canto mio, in modo maldestramente empirico, posso citare la mia esperienza di scribacchino appassionato, iniziata proprio per imitazione (una strana forma di questa, in verità).
Ho imparato a leggere molto presto, prima dei cinque anni. Mio nonno era un lettore infaticabile; mia madre continua a divorare libri. Ma la forza della narrazione entrò prepotentemente nella mia vita ben prima che imparassi i segreti della lettura. Dai discorsi familiari infiniti, che si facevano nei lunghi pomeriggi d’inverno (quelli con poca televisione), appresi che avevo una sorta di missione da compiere; un “vivere per raccontarla”, tanto per citare Gabriel García Márquez. Certo, l’epica familiare dei de Benedictis ha agevolato il compimento di questo mio bizzarro destino. Gli ingredienti c’erano tutti. Intanto un re, Ferdinando I re di Napoli, detto il Ferrante. La rivolta dei baroni ribelli, contro la Corona. I mercenari al soldo della mia famiglia, a Francavilla, messi al servizio del Ferrante stesso. Il soggiorno del re nel palazzo dei miei. Il titolo di barone accordato nel 1457 ad Evangelista de Benedictis e ratificato cinquant’anni dopo. Qualche migliaio di ettari del feudo. E poi, tre secoli più tardi, la famiglia ad Ortona a Mare nel Palazzetto de Benedictis, già dei Vesij-Castiglione, col suo bel portale in pietra e la cisterna con un magnifico anello; le prime cariche pubbliche.
L’Ottocento portò il disappunto familiare per quella cugina che sposò un poco di buono, figlio di giocatori d’azzardo, inaffidabili e rosi dai debiti – a detta dei miei. Quella cugina era Donna Luisetta de Benedictis, la mamma del poeta Gabriele d'Annunzio.
Pier Saverio de Benedictis, padre del mio bisnonno, era tra gli sponsor del cenacolo di Michetti, Cascella e d’Annunzio (sempre rimanendo all’epica familiare). In una notte si giocò a carte almeno un centinaio di ettari della sua proprietà. Pier Saverio e la sua relazione “segreta” con una ballerina russa, Romanova il suo cognome; un figlio illegittimo, Bruto, con un cognome “locale”: l’italianizzazione di quello materno: Bruto Romagnoli. Bruto, “nascosto” a Roma; la sua strana infanzia ed adolescenza. La sua laurea in ingegneria e i soggiorni estivi ad Ortona all’ultimo piano del Palazzetto de Benedictis, (una specie di mansarda).
E poi il mio bisnonno, Gaetano de Benedictis, che iniziò a lavorare a quarant’anni; segretario comunale con funzioni di podestà. Un uomo buono e mite. Di lui si ricordano le centinaia di giovanotti riformati per scapolare la guerra; i documenti, preparati a tempo di record, per il sogno dell’Argentina. E tutto senza nulla in cambio (nonno Gaetano aveva un rapporto stranissimo col danaro e con la roba; aveva sempre avuto tutto il “necessario” e i soldi appartenevano ad un sistema economico “moderno” a cui non si era mai adattato).
Note erano le “truffe” dei mezzadri che, in processione il lunedì, gli comunicavano: “Lu baro’ sanne morte trenda pecore. E mo’?”, “Lu grane è poche”, e via dicendo. E lui che piangeva con loro, sempre dopo aver provveduto a “risarcirli”.
Il suo matrimonio con Flavia Cancellieri, nobildonna del Vasto, ricca discendente dei d’Avalos. Si innamorò del mio bisnonno attraverso una foto (ce l’ho ancora!) che lo ritrae baffi all’in su, vestito di bianco, panama incluso e bastone d’”ordinanza”.
La seconda guerra mondiale massacrò il mondo e segnò anche il destino dei de Benedictis.
Lo sfollamento, mio padre bambino trascinato per centinaia di chilometri assieme ai cuginetti.
Il rientro a Ortona, le mani sugli occhi per non vedere i soldati straziati che pendevano dai balconi.
E il socialismo “ufficioso” di mio nonno Mario, allora impiegato del catasto di Pescara; la spilla del partito scagliata con rabbia nel fiume Pescara alla notizia della caduta del fascismo; il suo socialismo “ufficiale” e il sindacalismo feroce dal 1945. La passione, inconciliabile, per d’Annunzio e Pasolini. La sua profonda cultura, come “coltivazione lenta e costante dello spirito”.
D’Annunzio e Pasolini. Il parente e l’amico.
Del primo all’inizio ho avuto quasi repulsione. È stato per me quasi una condanna. “Sei il nipote di d’Annunzio, quindi devi scrivere bene”, questo il refrain che ha accompagnato parte della mia infanzia e tutta la mia adolescenza. Tanto da determinare in me una specie di afasia, una impraticabilità della scrittura. A scuola passavo dal nove al quattro, al “non classificato”. Il piacere di scrivere non esisteva più. La narrazione si era interrotta. Oggi torno spesso a d’Annunzio, quello de “L’onda”, di “Meriggio”, in “Alcyone”. Non è stato facile fare pace con lui.
E poi Pasolini. Lo conobbi che avevo dieci anni. Aveva la forma di un libro posato in pila con altri, sul comodino di mio nonno Mario (era “L’odore dell’India”). Pasolini è l’amico timido e misterioso che ritrovai a trent’anni, cagione di un rinnovato entusiasmo intellettuale, ancora oggi compagno delle mie peregrinazioni notturne sui sentieri della poesia, della politica, della linguistica. Anche grazie a lui ho ridefinito il mio rapporto con la cultura. Cultura come impegno sul campo.
La vita può iniziare con una fiaba.