Stavo seguendo il consiglio dell'ottimo Sat, avevo cominciato a scrivere un raccontino dei miei, qualcosa di leggero, di allegro e, soprattutto, di convenientemente distante dalle beghe sportive degli ultimi post. Ma non è tempo per le narrazioni amene. Bisogna pazientare ancora un po'.
Oggi ho preso un calcio nel sedere. Un altro. E con me tanti ragazzi e ragazzini (e pure qualche altro allenatore). Nel pomeriggio si è allo Stadio Adriatico, illuminato a festa: tutti i fari, di due dei quattro tralicci dell'impianto di illuminazione, accendono a giorno pista e pedane. (Troppa grazia Sant'Antonio!). Sul circuito azzurro, per la prima volta in un freddo pomeriggio di novembre, si fa fatica con piacere. Ma alle 17.40 il giocattolo si rompe. Arriva qualcuno, molto incazzato, che sbraita all'indirizzo di ragazzini che attraversano l'erba del campo di calcio. Domani gioca il Pescara. Cerco di dirgli che quei ragazzini non sono 'miei'. I mezzofondisti e le marciatrici che seguo fanno altri 'danni', stanno 'sporcando' la pista, bagnandola di sudore. Ma quello va avanti come un treno e minaccia, anzi no, sentenzia un perentorio: "Vi abbiamo dato la luce, ma non la meritate! Da lunedì, al buio!". Poi fa ad un altro, un omino canuto che gli cammina vicino: " Spegni, spegni subito i fari. Adesso!". Ed il buio è tornato, lasciando a metà il lavoro dei miei atleti e di tanti altri attoniti sportivi.
Ora Pescara è ufficialmente Città Europea dello Sport 2012. E qualcuno (un'autorità) ha pure recentemente affermato: " Quello che che abbiamo più a cuore, però, è lo sport per la gente. Ogni territorio deve saper rendere fruibile lo sport per tutte le fasce sociali, quelle più deboli innanzitutto".