venerdì 26 febbraio 2010

Tempismo federale

Dal sito fidalabruzzo.org:


Un raduno tecnico per la domenica (domenica 28 febbraio 2010), comunicato tre giorni prima. Ringrazio il Comitato Regionale Fidal Abruzzo (e relativo Settore Tecnico) per la sensibilità. Per i prossimi incontri magari si potrà essere più audaci, comunicando la convocazione ad atleti e tecnici il mattino stesso del raduno.
Mah.

giovedì 25 febbraio 2010

L'occhio di Augusto

Giorni addietro, al campo, parlavo con Augusto Vancini (il primo da sx nella foto), amico fraterno dalla sensibilità sovrannaturale e profondo conoscitore del mezzofondo in atletica. Augusto mi invitava ad osservare gli allunghi sull’erba di alcuni ragazzini, di età compresa tra i dodici e i quindici-sedici anni; neofiti dell’atletica, sicuramente non atleti esperti, ma avvezzi ai fondamentali della corsa da almeno tre mesi (li vedo spesso fare andature di ogni tipo, rimbalzi, eccetera). Molti di loro, capaci di eseguire skip e calciate mediamente impegnativi, tornavano goffi ogni qual volta liberavano le frequenze del passo dentro un allungo di corsa. Una sorta di paradosso.
Augusto mi faceva notare quanto innaturale fosse la corsa di quei ragazzi; quanto incapaci fossero nell’esprimere fluidità dei movimenti, decontrazione. Ci si imperlava la fronte di sudore nel vederli soffrire a quel modo.
Trent’anni fa, diceva sempre Augusto, era rarissimo trovare ragazzi così impacciati, goffi nel gesto più naturale che ci sia (o che, a questo punto, ci dovrebbe essere). Chi arrivava al campo, a tredici-quattordici anni, aveva già sulle spalle (sulle gambe) un ‘curricolo motorio spontaneo’ straordinariamente ricco che veniva – aspetto decisivo – praticato quotidianamente in forma estensiva; si correva, si saltava, si strisciava, si rotolava, ci si arrampicava da mane a sera e dall’età di quattro-cinque anni.
Nel mio condominio non ero il frugoletto più veloce. E neanche il più resistente. Mio fratello Giovanni, che a dieci anni correva i 2000m in pista in 6:33.4 (ancora migliore prestazione regionale under 11; e chi la schioda più!), doveva vedersela con Fabio, suo coetaneo e condomino del 5° piano (noi si abitava al 4°), non molto più ‘lento’ di lui (nelle garette intorno all’isolato gli arrivava sempre qualche passo dietro).
Il nostro condominio non era ad Iten, in Kenia.

I ragazzi di oggi corrono più piano. E sembrano essere più fragili di quelli di ieri (fragilità intesa come predisposizione agli infortuni muscolo-tendinei ed osteo-legamentosi). Spesso cerchiamo un alibi ‘tecnico’ alla mediocrità dei nostri giovani atleti (quel refrain che suona più o meno così: corrono male e vanno piano perché non fanno ‘certi’ esercizi o perché corrono ‘così e cosà’). In realtà credo che, salvo in casi rarissimi (ogni tanto un talentuccio arriva), un allenatore di atletica leggera che opera oggi con i giovanissimi, abbia l’oneroso compito del riabilitatore. Un riabilitatore che avrebbe bisogno di almeno quattro ore al giorno da dedicare ai propri allievi. (Vogliamo davvero credere che basti un’oretta e mezza, fatta di una manciata di minuti di riscaldamento, venti minuti di esercizietti – come li definisce qualcuno – un’altra ventina di minuti di corsa, nelle varie modalità esecutive, e un po’ di defaticamento (o cold-down, meglio), doccia inclusa, per fare di un ragazzino ‘normale’ – e figlio di questa Società – un atleta con la “A” maiuscola?).

Intanto Augusto, ex ragazzino prodigio del running (quanto era forte!), continua a correre mezz’ora al giorno. E non ha podi olimpici da inseguire. Almeno non a breve.

domenica 21 febbraio 2010

Telefonate


Stamattina il cellulare bolle. La mia testa invece no, anche se sono praticamente afono e il raffreddore gioca ancora a tapparmi il naso. La prima telefonata è di Adriano che mi racconta, con la voce rotta dall’emozione, della bellissima galoppata di Chiara Barile (Aics Hadria Pescara), categoria Ragazze, seconda per un soffio – e per necessaria ingenuità (a questa età l’ingenuità è un valore aggiunto) – ai Campionati Regionali Individuali di Corsa Campestre di Sulmona. La soddisfazione di Chiara, l’essersi divertita faticando, è il trofeo prestigioso che oggi può portare a casa, e con immensa soddisfazione. I cronometri e le classifiche, intorno ai dodici anni, possono essere terribilmente fuorvianti; teniamolo sempre a mente.
La seconda telefonata è di Massimo Pompei, Direttore Tecnico dell’Atletica Gran Sasso Teramo. Mi comunica il freschissimo titolo italiano Allievi di Corsa Campestre, a squadre, vinto dai suoi a Volpiano. Gli faccio subito i miei complimenti. I risultati di Daniele D’Onofrio (4° classificato), di Lorenzo Di Stefano (18° classificato), di Gabriele Colantonio (20° classificato), di Antonio Rocci (31° classificato), Andrea Mariani (71° classificato), evocano in modo stentoreo nomi di tecnici abruzzesi: Donato Chiavatti, Concetta Balsorio, Giuseppe Antonini, solo per citarne alcuni. Questo ennesimo titolo dell’Atletica Gran Sasso è il successo di un’atletica giocata col cervello e col cuore di un Abruzzo che sento davvero vicino. L’Hadria Pescara – credo di poterlo affermare – sposa appieno questa intelligente sensibilità, foriera di futuro possibile (ché non mi sono mai piaciuti gli effetti speciali).
La terza telefonata è quella del papà di Lucrezia Anzideo (Hadria Pescara), splendido argento, sempre a Sulmona, tra le Cadette. Dietro di lei, per i colori dell’Hadria, l’8° posto di Margherita Scipione e il 12° della neo-marciatrice Erika Fusella. Il quarto trillo è del papà di Armandino Di Ciano (Hadria Pescara); il figliolo, secondo nei Ragazzi, è stato capace pure di alcuni ‘virtuosismi’ intorno a metà gara (stare davanti non fa più paura; anche Armando sta crescendo).
L’ultima telefonata, prima di andare a pranzo, me la fa l’amico Guido Mariani, tecnico dell’Hadria e capo spedizione a Sulmona. Discutiamo un po’ sui risultati di oggi. Prima di chiudere mi fa: “Sai chi è arrivato secondo tra gli Esordienti? Francesco, il figlio di Antonio!”. Francesco sgambetta da qualche giorno nel vivaio di Guido. E Antonio è Antonio Marchionne, mezzofondista che a diciotto anni (circa vent’anni fa) copriva gli 800 in 1:52.1. Se son rose…

sabato 20 febbraio 2010

Eeeetciù!!!

Un raffreddore fortissimo, qualche linea di febbre e un bel mal di gola: il mio weekend è servito. Stanotte non ho dormito per niente. Il naso congestionato mi ha costretto ad una grottesca respirazione a bocca spalancata, tipo balena di Pinocchio. Le lenzuola zuppe di sudore hanno completato questo quadretto desolante. Chissà per quale alchimia della memoria, torno indietro di circa trentuno anni, ai tempi di un’altra influenza che mi costrinse ad una sosta forzata di quattro cinque giorni, blindato al caldo della mia cameretta. A pensarci bene i giorni di stop furono sette. La faringite, degenerata in bronchite, fece salire il termometro ben oltre i 39 gradi. Ero messo maluccio. Non ancora quattordicenne ero fresco reduce dalla fase provinciale dei giochi della gioventù di corsa campestre. Ricordo che venne a trovarmi a casa Vittorio Maturo, indimenticato talent scout pescarese, fondatore dell’Hadria Pescara. Mi portò i saluti di Michele, mio coetaneo e compagno di squadra nell’Hadria. Michele, oggi affermatissimo imprenditore pescarese nel settore della comunicazione, alla fine degli anni ’70 correva gli 80m piani in 9.8. Mi aveva però battuto – ovviamente negli ultimi metri – proprio alle provinciali dei giochi della gioventù di corsa campestre, febbraio ‘79. Ero arrivato secondo, regolato in volata da un velocista che non disdegnava i due km del veloce tracciato del Parco d’Avalos di Pescara.
Oggi un velocista di quattordici anni per correre due chilometri ha bisogno del motorino. Anche qualche mezzofondista.

domenica 14 febbraio 2010

Capitoli chiusi

Quando un impegno di lavoro difficile e delicato viene ad interrompersi improvvisamente, anche se per ragioni già palesi all’inizio del compito stesso (certe storie hanno la fine stampata in rilievo fin dalla prefazione), strani sentimenti iniziano a mulinare dentro al cervello. Inizialmente ci si può incazzare perché è andato alle ortiche un progetto che, nella sinusoide dei progressi preventivati, procedeva secondo quanto pianificato. Bisogna poi fare i conti con quei sentimenti, meno cerebrali, che definiamo "ragioni del cuore". Quando finisce un rapporto di lavoro, una collaborazione, drasticamente e per motivi legati all’incapacità di certuni nel procedere linearmente (c’è un responsabile del progetto, uno soltanto), unitamente alle insopportabili e risibili interferenze di chi dovrebbe occuparsi d’altro, allora si spezza l'anima nel veder naufragare la possibilità di una crescita, individuale e collettiva e, cosa straziante, assistere alla deriva di anime innocenti.
Quando chiudo un capitolo, giro pagina e vado avanti. Non torno indietro per rimettervi mano. È chiuso, appartiene alla memoria; appartiene all’esperienza. Rimane la bella consolazione (mai troppo apprezzata) di aver liberato (e quindi guadagnato) del tempo e molte energie per i giorni futuri, a patto che il capitolo, chiuso ma scolpito nel cervelletto, eviti al viandante, all’occorrenza, ulteriori 'cattivi' incontri (errare è umano, perseverare è da pirla).

martedì 9 febbraio 2010

Conticini elementari

L’altro giorno facevo due conticini elementari: calcolavo, ora più ora meno, il tempo che ho dedicato in un anno (il 2009) alle ‘questioni atletiche’. Ho quantificato l’impegno sul campo – quello che si definisce “in presenza” – in circa 400 ore. C’è poi lo studio, inteso come formazione-aggiornamento, come ricerca. Per questa attività ho speso addirittura più di 700 ore. E fin qui siamo al parametro “tempo” (che non voglio ‘tradurre’ in danaro; per ora). Quanto al “danaro”, investito in formazione, ricerca, eccetera, e a quello speso in benzina, telefono, eccetera, beh lì siamo ben sopra i 4000 €.
Chi si occupa di atletica leggera da allenatore, con professionalità e passione, conosce bene questi numeri perché appartengono al proprio bilancio esistenziale (pesando su quello familiare, prosaicamente parlando).
Dalle nostre parti, in Abruzzo, sento parlare con insistenza di rilancio dell’Atletica, di progetti per il reclutamento; addirittura di costituzione di poli di eccellenza per taluni settori e/o discipline. Battuta ironica (ma non troppo): qualcuno ha forse vinto al superenalotto? C’è un pool di mecenati desiderosi di investire fiumi di danaro sull’Atletica e non ne sapevamo nulla? Oppure, come solitamente accade in politica, si fanno progetti – sempre ambiziosi – senza avere i mezzi per realizzarli?

domenica 7 febbraio 2010

Ancora Turilli, ancora Asd Aics Hadria Pescara!

Luigi Turilli, Asd Aics Hadria Pescara (ma a giorni la dizione si 'rinnoverà'; è una sorpresa) è il nuovo Campione Regionale Assoluto di Corsa Campestre. Oggi, nel fango di S.Valentino in Abruzzo Citeriore (quanto ci piace il latino!), succede a Saturnino Palombo (suo compagno di squadra) campione regionale nel 2009 a L'Aquila. Al secondo posto il mitico Flavio Di Bartolomeo, sempre Hadria Pescara. Come dire... pelo e contropelo!
Una piccola nota in conclusione: Luigi Turilli ha vent'anni e milita nelle Promesse. Mica avrà vinto due titoli?

venerdì 5 febbraio 2010

Integrati

Roba vera. Memoria fresca, di qualche giorno fa. Un raccontino veloce veloce per stemperare i rigori dell’inverno e dell’atletica nostrana. Buona lettura.


Non tutti i keniani corrono veloci e a lungo come gazzelle. Non tutti i cinesi sono saggi e si muovono come Bruce Lee. Quant’è facile diventare italiani…


Sono stato a pranzo dai miei genitori. Riprendo la via di casa, a piedi, concedendomi un’andatura lenta su un marciapiede interminabile che invita al passo spedito. Due ragazzini sui quattordici anni, i jeans dal cavallo basso fino al cavo popliteo, giubbini superfirmati e nike air dai lacci lentissimi, camminano pogando e ciondolando dinanzi a me. Quello a sinistra, cappellino con visiera sul naso, impugna un nunchaku, un’arma tradizionale cinese costituita da due corti bastoni uniti da una breve catena. I nunchaku vissero in Italia nella seconda metà degli anni ’70 un momento di particolare notorietà e diffusione, portati dai film di Bruce Lee. Era pure il tempo in cui fiorivano copiose le palestre di kung fu, dai nomi marziali e spesso improbabili.

Il ragazzino a mancina comincia a far ruotare pericolosamente e senza maestria alcuna i nunchaku, mentre quello di destra è tutto preso da un’inutile telefonata senza scatti alla risposta. Parla, sorride; ogni tanto si scansa per evitare i colpi dell’amico. Il cellulare sembra essere il suo unico interesse, tanto che, messa giù la telefonata, attacca subito a lavorare di sms. Lui è cinese, ma non ha i nunchaku.
Quello col nunchaku, biondino e brufoloso, ad un certo punto gli fa: «To’ Wang, fammi vede’ come si fa…». Allora Wang, riposto per un momento il cellulare, prende bastoncini e catenella e, scimmiottando un Chen surreale e spaesato, vorrebbe farli girare attorno alle scapole, ma si mena un colpo terribile dietro la nuca.
«Ma vaffangul’ Vince’, tu e ‘ste cazz’ di mazzette!», urla all’amico brufoloso.
Vincenzo recupera il nunchaku e lo fa sparire nello zaino. Wang, ancora dolorante, riprende il lavoro al cellulare. Io, dribblati i due ragazzini, ringrazio Cristo di aver evitato i segni di un immemore e maldestro furore cinese, sugli incisivi.

mercoledì 3 febbraio 2010

Habemus cohortem!

Sì, il team tecnico federale locale c'è. Ed è ufficiale (cliccare qui per leggere i dettagli). Habemus cohortem!, quindi. Buon lavoro (e ce n'è tanto!) ché la strada sembra essere in salita. C'è forse continuità (leggasi condivisione, confronto dialettico) tra il gruppo di lavoro precedente e questo appena insediato?




lunedì 1 febbraio 2010

Malgrado noi

Ieri a Giulianova è andato in scena il cross giovanile; quello degli Esordienti, dei Ragazzi e dei Cadetti (maschietti e femminucce, obviously). Molto bello il percorso ricavato attorno all’impianto di atletica leggera di via Orti. Impeccabile l’organizzazione degli amici dell’Ecologica “G” di Giulianova.
Tanti ragazzini a divertirsi, come non ne vedevo da anni. Nessun fenomeno, nessun novello Bekele, ma tanto entusiasmo e molta omogeneità nei valori espressi in gara nelle primissime piazze, tanto che già dalla prossima prova (che si svolgerà il 21 p.v. a Sulmona e che vedrà pure l’assegnazione del titolo regionale individuale) potremo vedere ribaltamenti nell’ordine di classifica, sia nei Ragazzi/e che nei Cadetti/e.

Tanti ragazzini, vi dicevo. E molti genitori, e allenatori a sbracciarsi, ad urlare, convinti di avere sotto gli occhi il talento degli ultimi vent’anni. Il campione del futuro. A scrutare quei visini cianotici e contratti, quelle gambette nervose e frenetiche, c’era pure qualche adulto che cercava di memorizzare nomi e volti. Qualcuno forse in ritardo nel comprendere che il nostro futuro è soprattutto là, tra quei ragazzini, e non altrove. Qualcuno che vuole ‘recuperare’, ma che manca, forse, di un progetto e del giusto entusiamo (che nessuno può inventarsi).

Di ieri ho un’immagine nel cervello. Una su tutte. L’abbraccio di Armando ed Emanuele (rispettivamente secondo e primo nella categoria Ragazzi), dopo una galoppata infinita ed entusiasmante. Un abbraccio che si fa beffe di ogni nostra nevrosi sportiva o pateracchio federale. I ragazzini sanno ancora divertirsi. Malgrado noi.