sabato 20 ottobre 2007

Prosciutti e buoni benzina

Camillo Campitelli, il mito
Praefatio

Un blog è un diario. Il mio parla di running, ma anche di marcia atletica ché me lo impone la storia, la mia. Nel mio blog difficilmente troverete articoli scientifici, studi di fisiologia del movimento, alimentazione o quant’altro attenga alla ricerca dello sport, in funzione endurance. Chi volesse parlare con me di teoria dell’allenamento sportivo, di pianificazione e programmazione dell’allenamento di mezzofondisti, maratoneti e marciatori, sa come contattarmi; il mio indirizzo mail lo si trova cliccando sulle “informazioni personali”.

Nel mio blog racconto storie. E qualche mezza verità.

[…] sin dall’infanzia sono stato incantato dal fatto e dal simbolo della mano destra e della mano sinistra: la prima rappresenta colui che fa, la seconda colui che sogna. La destra è l’ordine, la legalità, le droit... Le sue bellezze sono quelle della geometria e delle rigide connessioni. Cercare la conoscenza con la mano destra è scienza. Eppure dire soltanto ciò della scienza significa trascurare alcune delle sue fonti, poiché le grandi ipotesi della scienza sono doni che giungono dalla mano sinistra.
(J.S. Bruner, On Knowing. Essays for the left hand)

Mercatini rionali

Prosciutti, buoni benzina ai primi classificati e il nostro movimento è salvo. Almeno così parrebbe. Dalle mie parti però a correre davanti sono sempre i soliti, ex-giovanotti di belle speranze ed un semidio di quarantacinque anni, Camillo Campitelli (il mito Campitelli; appartiene alla dimensione del sacro; come ogni buon mito dovrebbe ordinare la realtà del nostro povero mondo; Camillo no, anzi, lui la sovverte. Da dove vieni Cami’?).
A vederli gareggiare sembrano dare l’anima. E in effetti la danno, la sputano sfiatata ad ogni traguardo. Si amano e si odiano sul filo dei diciotto, diciannove chilometri orari, i forzati del running di casa nostra, eroi del borgo e per una mezza giornata, una settimana al massimo, ché la domenica successiva si corre di nuovo.
Sembrano avere tendini d’acciaio, legamenti e articolazioni della stessa natura. I loro meccanismi di recupero paiono regolati da biochimiche extraterrestri.
Parrebbe.
Ogni tanto però qualcuno lì davanti si ammacca. Iniziano i pellegrinaggi infiniti presso santi e santoni della fisioterapia. Plantari d’ogni colore e consistenza promettono equilibri taumaturgici, dalla prima calzata. E se non funzionano (come può un plantare “curare” un’infiammazione?) allora giù con laser e tecar, ipertermia, diatermia e onde d’urto e chi più soldi ha (da buttare) più ne spenda; perché spesso non c’è criterio scientifico dietro la scelta di questo o quell’intevento terapeutico. Pochi seguono la logica trafila: medico di base, ortopedico (meglio se con una solida esperienza medico-sportiva), fisioterapista. Prevalgono le “mode”; il successo improbabile e rassicurante dell’amico che ce l’ha fatta curandosi con dieci sedute di...

Un suggerimento per gli organizzatori di manifestazioni podistiche: iniziate a pagare in buoni laser, tecar, ecografie, risonanze, eccetera, eccetera; farete il tutto esaurito. Una moltitudine di vecchi (ma anche tanti giovani, ahimé!) runners arrugginiti e traumatizzati non aspetta altro. Fa eccezione Camillo Campitelli, naturalmente.