martedì 26 gennaio 2010

Un uccellino mi ha detto...

... che qui in Abruzzo manca ancora (e siamo quasi a febbraio) la struttura tecnica Fidal. Non sappiamo cioè chi deve fare cosa (leggasi "indirizzo tecnico federale regionale") nei vari settori della nostra amatissima - quanto tormentata - Atletica. E dire che l'anno agonistico 2010 è già cominciato. I 'politici' del nostro sport (l'Atletica, appunto) sono però tutti al loro posto. Saranno sicuramente al lavoro, e attendo con ansia la squadra di tecnici di eccellenza che andranno a comporre. Per ora tutto tace, tranne ovviamente quell'uccellino che credo sappia più di quanto non cinguetti. Qualcuno vuole cinguettare, pardon, aggiungere qualcosa?

domenica 24 gennaio 2010

Primi! (La prima volta dell’ASD AICS HADRIA PESCARA)


L’ASD AICS HADRIA PESCARA vince il Cross Lungo del CdS Regionale in Abruzzo, oggi a Penne. Nei trentacinque anni della sua gloriosissima storia non era mai accaduto (ricordiamo che l’AICS HADRIA PESCARA è stata la prima società di mio fratello Giovanni, quella di Gisella Orsini, prima di entrare in Forestale, di Luciano Carchesio e tanti, tanti altri campioni)! Alla vittoria nel lungo si aggiunge l’ottimo terzo posto dei miei (a pari merito con l'ASD Amatori Podisti Pennesi) nel Cross Corto.
Complimenti quindi a Saturnino Palombo (il mitico Sat!) secondo classificato sugli interminabili 10 km, in un duello avvincente con l’irriducibile Matteo Notarangelo (Bruni Pubblicità Atl. Vomano); grazie ancora all’emergente Luigi Turilli, terzo, davanti al sempre verde Gianluca Pelusi (Bruni Pubblicità Atl. Vomano), e grazie pure al tenace Alessio Bisogno, quinto; senza di lui non avremmo mai vinto (la Bruni Pubblicità Atl. Vomano è arrivata seconda, di un punto!).
E poi ringraziamenti a valanga per Flavio Di Bartolomeo, quarto nel Cross Corto, per l’eroico Luigi D’Alimonte, decimo (e fermo da circa un mese per guai muscolari), e per un commovente Alessandro Di Cintio, sedicesimo, armato di coraggio e fedeltà nipponiche (anche lui reduce da una serie interminabile di ‘acciacchi’). E che dire dei ‘solitari’ Luca Di Muzio (unico Allievo, partito come un matto all’inseguimento di Daniele D’Onofrio) e Denny Anzideo (junior)? Grazie ragazzi. Grazie, grazie, grazie… (Ah, se potesse tornare Vittorio Maturo!).


sabato 16 gennaio 2010

Cross

Il 24 gennaio prossimo ricomincia la stagione crossistica, qui in Abruzzo. La mia trentatreesima. Una decina di queste le ho vissute da runner, un crossista forzato, davvero poco uso a quel tipo di fatica che è propensione all’irregolarità del ritmo, agli avvii accelerati e ‘al buio’ – nel cross sovente si corre ‘al buio’, si affondano i piedi nell’ignoto, senza avere nessuna garanzia che essi, una volta al suolo, possano sopravvivere per l’appoggio successivo –, alle gomitate feroci per infilare da front runner, col petto che sfida il vento – spesso gelido – il budello di nastri bianchi e rossi e paline, quella formidabile tonnara umana che corre su un tappeto cangiante, che può essere limo fine o grosso, sterrato battuto, erba, sabbia, ghiaia, pietre; un sentiero qualche volta coperto di neve e ghiaccio, dall’altimetria clemente o bizzarra. Il cross esige incoscienza; permeata di fredda razionalità. Il cross necessita di coraggio e irruenza; governati dal giusto timore e da cosciente temperanza. È un ossimoro. È allegoria esistenziale crudele e gioiosa.

Provai il cross per la prima volta a dodici anni. Fu un’esperienza traumatica. Tutti mi spingevano, mi cacciavano indietro con delle manate incredibili; era come uscir fuori da un cinema che andava a fuoco: i più grossi e forti erano già davanti, nella parte stretta dell’imbuto che portava all’angusto sentiero che era il percorso di gara. Pieni di ormoni in subbuglio, di muscoli tonici e nervosi, gambe da calciatori incalliti e cattiveria da vendere, i primi correvano davanti sprintando ogni tre appoggi. Vedevo le loro schiene larghe di quindicenni anticipati, le gambe già pelose, bambini con la barba venuti su con strani omogeneizzati. Cercavo di superarne qualcuno. In verità non molti. E non i primissimi. Puntavo quelli che immaginavo sarebbero scoppiati dopo qualche centinaio di metri dalla partenza, ma che, da cagnacci, chiudevano sempre ogni possibile passaggio, dondolando di qua e di là ubriachi di fatica, ma sufficientemente lucidi da rompere le balle ancora cento metri. Arrivai fresco al traguardo. Fresco ma deluso. Intorno alla trentaduesima posizione (era una competizione provinciale scolastica!). Dietro di me forse un centinaio di ragazzini. Oggi, in una competizione scolastica provinciale, non fai sessanta partenti neanche se all’arrivo regali i-phone dell’ultima generazione. È un mondo che non ha più bisogno di allegorie, né di scuole.

lunedì 11 gennaio 2010

Instant movement Vancouver 2010 (by Olos)


Vi ho parlato spesso dell'amico Valerio Di Vincenzo. Ve lo presentai con un post criptico, a gennaio dell'anno scorso (cliccare qui). Poi replicai in occasione dei Giochi del Mediterraneo di Pescara, offrendogli la possibilità di descriverci, su queste pagine digitali, il suo Progetto (cliccare qui), quell'Idea formidabile che è la Tregua Olimpica, che spiegò più dettagliatamente nel post del 25 di giugno 2009 (cliccare qui).
Valerio è sempre in movimento. La Tregua Olimpica, Ekecheiria (in greco "alzare le mani"), assume maggiore forza e sostanza ogni giorno che passa. Punta dritto verso Vancouver 2010 , in un INSTANT MOVEMENT che, come ci dice Valerio stesso, si pone come "spartiacque tra i fatti e le parole".
Tornerò a brevissimo, insieme a Valerio, sul progetto che, per ora, vi invito caldamente a conoscere semplicemente facendo un ultimo click qui. Buona lettura.


venerdì 8 gennaio 2010

Riflettendoci un po’ su…

… ultimamente credo di aver confuso un bel po’ i ‘naviganti’. Me lo faceva notare un amico, chiedendosi (e chiedendomi) gli obiettivi che mi prefiggo, qualora ve ne fossero.
Non so. Più volte, su queste stesse pagine, ho cercato di significare, ‘spiegare’ le ragioni di questo mio blog. Che cos’è “Opinioni Aerobiche”? Non so. Eppure a volte ho tutto chiaro, obiettivi inclusi. A volte invece prevale una deriva umorale, esistenziale, che confligge drammaticamente con i frequenti richiami alla razionalità e all’equilibrio, che su questo stesso blog vado predicando.
“I am what I am” cantava Gloria Gaynor. «Questro è il mio mondo, e ci voglio un pizzico di orgoglio; / il mio mondo, e non un posto in cui io debba nascondermi. / La vita non vale nulla / fino a che non riesci a dire: "Ehi mondo, io sono quello che sono!". / (...)
Non voglio lodi e non voglio pietà: / suono il mio tamburo; / qualcuno dice che è solo rumore, / ma io penso che sia carino. / (...) /
Io sono quello che sono, / e quel che sono non ha bisogno di scusanti/ (...) /
C'è una vita sola, e non ci sono cauzioni o rimborsi; / una vita sola, perciò è il caso di uscire dal nascondiglio».

Sì, qui c’è un mondo. Anzi due. Quello fuori di me e quello dentro di me. Sopportateli, se potete. Sopportatemi, se potete.

martedì 5 gennaio 2010

Breve viaggio intorno all'ottuso

Nel post precedente scrivevo di nebbia e di angoli di lavoro. La nebbia può essere facile metafora. Così come un angolo. Un angolo si può dire ottuso. Anche un individuo si può dire ottuso. L’ottuso spesso è grezzo e confonde il dialogo col monologo che, sovente, viene imposto all’altro con urla ed offese. È un monologo che preferisce 'recitare' coram populo (per l’ottuso, e soltanto per lui: coram populo è dizione latina che vuol dire “alla presenza di tutti”), meglio se di fronte ad adulti e bambini (sì, tutti insieme; quanti testimoni per un ottuso!).
L’ottuso, come il cretino di Flaiano, oggi è pieno di idee. Ma non le tiene per sé. Ha il telefonino per esternarle. Ed altri ottusi pronti a sostenerlo (si può essere ottusi in molti modi; l’ottuso è una categoria che comprende un numero pressoché sterminato di sottocategorie).
L’ottuso non è colto. Non studia. Impara dagli altri (è ciò che crede), ha esperienza; ha visto cose, ha vissuto… Fa domande (sempre per telefono), ma ha già le risposte. È sempre alla ricerca di una scorciatoia. La sua vita è un andare a braccio, ché è furbo (è ciò che crede), e ci sa fare (oh quanto ci crede!).
L’ottuso è una farfalla che gioca a fare il vampiro. Va di qua e di là, succhia di qua e di là, credendo di disporre di chissà quanto credito; la verità (come la scienza) per lui è la media ponderata di quattro nozioni sentite qua e là.
L’ottuso è presuntuoso. Si è fatto da solo. Ne ha viste di cose…
L’ottuso non è uno. Ed ha l’appoggio (a volte affettuoso (!!??)) di altri, non necessariamente ottusi (anche se, parafrasando Forrest Gump, ottuso è chi l’ottuso fa, o si accompagna ad esso).

Chiudo qua. Troppa considerazione per un ottuso. Troppa considerazione per un angolo.

sabato 2 gennaio 2010

Nebbia e angoli di lavoro




Erika sbuca fuori dalla nebbia, ciclicamente, un giro dopo l’altro. Marcia da poco e la sto studiando. Lei sembra infischiarsene tanto è presa dal nuovo esercizio. Ha un’eleganza innata che dovrà però essere educata, condotta entro i crudeli canoni biomeccanici di una disciplina particolare. Canoni crudeli ma necessari.
Per ora Erika marcia ignara delle mie alchimie angolari, dei miei goniometri digitali e delle mie analisi. La nebbia la nasconde e la svela come in un gioco di magia d’altri tempi. Lascio che prevalga la bellezza selvaggia di un indomito puledro, ancora qualche giro. Stasera tutto verrà tradotto in numeri. Anche la poesia di una marciatrice che danza.

venerdì 1 gennaio 2010

Che cos'è l'educazione?

Una foto d’antan, pescata sul web. Parla di educazione; di bambini che non esistono più; di maestre come non ce ne sono più.



E poi un’altra foto. Recente. Assai recente. Parla anch’essa di educazione.
Buon anno a tutti.


(foto di Fernando Di Clerico)