mercoledì 23 febbraio 2011

Fare fare fare...

Sotto con le iscrizioni!

C'è

davvero

posto

per

TUTTI

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sabato 19 febbraio 2011

Uno di noi

Venerdì 11 febbraio. Lanciano, Palazzo degli Studi. Sono le sette di sera e ringrazio Giacinto Verna per aver organizzato, assieme ad altri amici, l’incontro con il campione olimpico Stefano Baldini. La sala è gremita all’inverosimile. Manca l’atletica ‘ufficiale’, quella delle grandi occasioni (e questa è un’occasione speciale assai), quella che di solito siede in prima fila e di fianco al campione. L’atletica dei dirigenti sportivi, dei presidentissimi della sala dei bottoni dello Sport oggi è altrove. L’atletica degli ‘ufficiali’ ha bisogno di inviti ufficiali, evidentemente. Funziona così.
Stefano Baldini non ha parole ‘ufficiali’, di circostanza, da spendere. È limpidamente concreto. Parla la lingua del fare, con semplicità disarmante. E racconta la sua meravigliosa vicenda di atleta ricordandoci che lo sport di vertice, anche quello dorato dei campioni come lui, dà i suoi frutti migliori soltanto se il praticarlo diverte, genera piacere, ché essere atleti può dar da vivere (e anche bene) ma non sarà mai un mestiere.

Conosco Stefano. Lo ricordo ancora ‘diecimilista’, in finale ai Mondiali di Goteborg nel ’95. Lo rividi a Venezia, in quello stesso anno, all’esordio nella maratona. Sempre intelligente, lucido. Semplice. Concreto.
Come nella risposta che mi ha dato nell’incontro lancianese; un simpatico scambio di battute, miste ad alcune riflessioni sul senso di un impegno sportivo che è innanzi tutto etico prima che tecnico. Ringrazio l’amico Federico Violante per aver filmato quel momento, che incollo in calce al post.
Buona visione.

venerdì 11 febbraio 2011

Quale marcia per i giovanissimi


Erika (col numero 11, in 2^ corsia) ai Campionati Italiani Cadetti
a Cles, 2010
Parliamo di marcia atletica, di race walking per dirla all’inglese. Parliamo di giovanissimi marciatori e di una marciatrice in particolare. Di Erika, quattordici anni.
Circa dieci giorni fa la riprendevo mentre, assieme alle sue compagne di squadra, svolgeva un lavoro tecnico sulla distanza (più volte ripetuta) di 100 metri. Nell’analizzare quel gesto assai interessante sotto il profilo biomeccanico (nel primo dei due video in basso Erika chiude i 100 metri in 21”3, per 77,5 passi, di ampiezza pari ad 1,29 m) mi tornavano in mente le parole di un grande ed appassionato esperto di marcia atletica:

[…] Per quanto riguarda la marcia da insegnare ai ragazzini faccio mie le considerazioni che mi sottopose qualche anno fa Michail Sokolowsky, allenatore dell'ex 50ista Evgeni Shmaliuk e di Irina Petrova, già campionessa mondiale juniores e l'anno scorso terza in Coppa del Mondo a La Coruna(era il 2006, ndr). Quando la Petrova aveva solo 12-13 anni faceva solo allenamenti di marcia molto lunga e molto lenta (per stabilizzare il movimento e costruire il motore organico) e ripetute cortissime e velocissime (massimo 200m) per abituare sin da subito la ragazza alle velocità (e quindi al movimento) che avrebbe dovuto percorrere in gara da senior. Il senso di questi allenamenti era: "non insegnare ai ragazzini a marciare a 5'00" al chilometro, insegnagli subito come si marcia a 4'00" al chilometro". Credo che ci sia da pensare, perché qui non si parla solo di metodi di allenamento, ma di che tipo di tecnica di marcia impostare da subito.
[…]Per quanto riguarda il discorso tecnico e di cosa insegnare ai giovani marciatori, quando ebbi la fortuna di scambiare delle email con questo allenatore, egli, in fondo, mi fece riflettere su un dato molto importante. Il fatto è che più l'atleta cresce più la correzione del gesto è più difficile e il gesto quando si marcia a 5'00" al chilometro è diverso da come si marcia a 4'00" al chilometro. In realtà quindi queste ripetute su brevissime distanze diventano anche veri e propri allenamenti di tecnica. Pur non avendo avuto la possibilità di provare questo schema di allenamento devo dire che l'ho rivalutato col tempo. L'unica difficoltà riguarda la possibilità di far fare grandi lunghi a questi ragazzini (la Petrova a 13 anni faceva lunghi di 15km a 7-8 minuti al chilometro e ripetute di 200m in 48"!!!!!), ma magari un compromesso si può raggiungere.

Interessante vero? Queste righe sono farina del sacco di SPETTATORE NON PAGANTEnickname di un grande esperto del tacco punta – riflessioni assai argute, estratte dal vivacissimo forum del sito www.lamarcia.com dell’amico Stefano La Sorda (ti prego Stefano, fai ripartire il sito!).

Mi piacerebbe avere il parere di qualche altro appassionato. Magari anche dello stesso SPETTATORE NON PAGANTE. Nell’attesa vi lascio alcune immagini relative ai 100m ‘tecnici’ di Erika, cui facevo riferimento all’inizio di questo post.




lunedì 7 febbraio 2011

PRESENTI!

L’Aics Hadria Pescara Triathlon vince per il secondo anno consecutivo il Cross Lungo del Campionato Regionale di Società di Corsa Campestre, in Abruzzo, nella Pineta d’Avalos di Pescara. Il podismo resistente e di livello c’è. L’entusiasmo festoso di parecchi giovani disposti a far fatica, ognuno secondo le proprie capacità ‘contributive’, c’è (Luigi Turilli, vincitore del lungo ha ventuno anni… e poi, che bello veder correre nei 3 km Allieve Annabruna Di Iorio, elegante mezzofondista veloce della Falco Azzurro Carichieti!). C’è pure – nonostante tutto, e per questo sia ringraziato il cielo! – la strenua volontà di lottare ancora per un titolo regionale a squadre (che però non è un titolo qualsiasi).

L’Aics Hadria Pescara Triathlon ha guerreggiato fino all’ultimo metro con i coriacei avversari dell’Atletica Gran Sasso Teramo ed è stato uno spettacolo come non se ne vedevano da parecchi anni.


C’era un tiepido sole quasi primaverile ad illuminare la festa del cross country (passatemi la dizione anglosassone), e a fiaccare un poco le gambe di un indomito Saturnino Palombo (Aics Hadria Pescara Triathlon, terzo al traguardo del cross lungo), assai più avvezzo al freddo delle brume pavesi. C’era la grinta di Alessio Bisogno (Aics Hadria Pescara Triathlon, cross lungo) cresciuto davvero molto atleticamente, tanto da classificarsi al quinto posto – a meno di un minuto dal vincitore – e a permetterci la conquista del titolo. E poi Luigi D’Alimonte e Alessandro Di Cintio (Aics Hadria Pescara Triathlon) eroiche e metafisiche presenze di un’atletica che ancora esiste, nonostante tutto.

C’era pure l’urlo liberatorio e vincente di Luigi Turilli all’arrivo dei 10 km (Dio solo lo sa quanto si è lavorato per tagliare quel traguardo!). Peccato che il Presidente Regionale e il vice Presidente Vicario Fidal non abbiano potuto ascoltarlo. Loro ieri non erano presenti e questo mi dispiace assai.

sabato 5 febbraio 2011

La scuola del fare...

Basta con le ciance, dicevo. Al lavoro! Non è moltiplicando i recinti che si cambiano, in meglio, le cose. È tempo di collaborazioni intelligenti, di progetti concreti. Qualcosa sta cambiando. E questo ci galvanizza un bel po'. Cominciamo col WJR (clicca qui). A breve i dettagli. Stay connected!