mercoledì 31 agosto 2011

Rosso di mattina...


Fa impressione vedere Sandro Damilano con la divisa della nazionale cinese. Fa impressione vederlo di fianco alla nostra migliore atleta (almeno finora) in questi umidissimi campionati di Daegu, nell’immediato dopo gara, al microfono Rai di Elisabetta Caporale.

Comunque qui il team Damilano ha fatto un secondo, due quarti e un quinto posto. Alla faccia di chi critica…”. È lo sfogo a caldo di Sandro, “comunista eretico bugianen” , molto emozionato, ma anche assai determinato nel rimarcare la sua leadership tecnica non solo a livello italiano.

Venti chilometri di marcia femminile a Daegu. Difficili, si diceva ieri. Pronostici più o meno rispettati. Bravissima Elisa Rigaudo, 4^ in rimonta, dietro un’imprendibile Olga Kaniskina capace di chiudere in 43:26 gli ultimi 10 km di gara (la Rigaudo va al personale stagionale con 1:30:44; per la cronaca dettagliata della gara segnalo l’ottimo articolo di Diego Cacchiarelli su Atleticanet.it) . Seconda la cinese Hong Liu, 1:30:00, una marciatrice dal fisico tutt’altro che possente, ma dotata di una tecnica convincente che potrà offrirle ulteriori margini di miglioramento in proiezione Londra. Potrebbe essere lei il dopo-Kaniskina. Terza una meno convincente (almeno sul piano tecnico) Anisya Kirdyapkina, a precedere di circa trenta secondi la nostra (manca ancora tanto per Londra 2012, però, però…).

Podio tutto rosso quello di stamane. Con l’azzurro là là per… Chiudo riprendendo un commento caustico lasciato da Enrico nel post precedente: “Non con l'oro ma col legno si riscatta la Fidal!”. Crudele, quanto ineluttabile realtà. Quasi rassegnati, con la speranza ridotta ad un filo, ricontiamo le nostre ultime (e poche) cartucce...

martedì 30 agosto 2011

Azzurro vermiglio

Il mix tecnico Italia-Cina  non ha portato bene a Giorgio Rubino, squalificato intorno al 12° km della finale dei 20 km di marcia a Daegu. Sandro Damilano allena i marciatori cinesi, ma anche (l'intercalare veltroniano qui sembra essere d'uopo) i nostri migliori ventisti: Rubino, appunto, ed Elisa Rigaudo. Credo però che la cabala c'entri davvero poco. Più che nella sorte, quindi, per la gara di marcia femminile di  domani mattina confido nella tigna della marciatrice cuneese e, soprattutto, nella sua attuale condizione atletica che in molti ritengono essere superlativa.

Gara difficile, anzi difficilissima. Con le russe, le cinesi, la spagnola, eccetera, eccetera, eccetera...  E poi ancora l'incognita del clima.
Daegu, un nome che sembra quello di un chewing-gum. Il caldo-umido che c'è in Corea del Sud non vanificherà il lavoro di nessun dentista, ma appiccica lo stesso.

A domani allora, per un dettagliato resoconto tecnico della prova. (In culo alla balena Eli', ce n'è comunque bisogno!). 

lunedì 29 agosto 2011

Branca Branca Branca...

Oggi ero allo Stadio Adriatico di Pescara. Ad aspettarmi Erika, Giulia, Lucrezia e Sergio. Seduta impegnativa per tutti e quattro, anche se il caldo di questi giorni sembra quasi un ricordo lontano.

“Ma si fanno ‘sti Campionati Regionali Cadetti?”, mi fanno le ragazzine in coro. “E i Campionati Regionali Assoluti? È vero che li faremo insieme ad Allievi, Junior e Promesse?”, mi chiede Sergio. Rispondo con un’alzata di spalle. In questo momento l’atletica, dalle mie parti, checché ne dica l’anonimo petulante, è una chiassosa boat people che procede nella nebbia.

Consoliamoci con le medaglie (degli altri) di Daegu. Oppure attendiamo con trepidazione la finale scudetto di Sulmona. Ché il ‘resto’ sembra essere roba da sfigati.

domenica 28 agosto 2011

Brutta, marcia brutta

Foto di GIANCARLO COLOMBO/FIDAL
La finale dei 20 km di marcia maschile dei Mondiali di Daegu 2011 un bambino di tre anni l’avrebbe commentata così: brutta, marcia brutta. ‘Sta marcia che come la maratona parte e arriva fuori dallo stadio mi ha un po’ deluso. Giorgio Rubino mi ha deluso. È evidente che la sua tecnica risente dei frequenti infortuni patiti negli ultimi due anni. Giorgio oggi ‘saltellava’, ‘anticipava le spinte’ (soprattutto col sinistro), non ‘teneva dietro’, diciamo grossolanamente così; ‘fuggire’ col giapponese, passando dai 13,5 km/h dei primi due chilometri ai circa 15 km/h dei giri a seguire è stata una follia tattica. Anche perché il compagno di fuga, il giapponese Suzuki, esprimeva una marcia assai più fluida e radente, e i giudici – nonché il bambino di tre anni di cui sopra – l’hanno notato benissimo. E mentre Giorgio veniva ‘impallinato’ e poi finito, intorno al decimo chilometro, dietro al giapponese – solitario fuggitivo – si accendevano le polveri di una rimonta crudele.

40:58 il passaggio ai 10 km di Suzuki, con Rubino a tre secondi. A circa 35 secondi il resto della truppa.

Dal 10° al 15° km Borchin (Russia) fa un numero da circo equestre: 19:08 il parziale di quei 5 km, col cinese Zhen Wang a 7 secondi a patire le pene dell’inferno, con una marcia più ‘russa’ del russo (quel procedere ad anche ‘bloccate’) per niente efficace e a rischio squalifica su quelle andature.

Borchin va a vincere in 1:19:56, zuppo come una spugna del rifornimento, tecnicamente ineccepibile, ancora micidiale nel ritmo (19:13 gli ultimi 5 km; 38:21 la seconda metà di gara!). Il cinese Z. Wang ci lascia le penne: 4° e a 58 secondi dal primo. Tra lui e Borchin un ritrovato Kanaykin (Russia), 2° in 1:20:27 e un sorprendente Luis Fernando Lopez (Colombia), 3° in 1:20:34.

E Alex Schwazer? Sempre coperto nel gruppo degli inseguitori e nono nel finale, con 1:21:50 (41:34 ai 10 km e 40:16 la seconda metà di gara), a pochi passi dal giapponese della fuga iniziale. Un po’ poco? Forse. Più umano? Sicuramente. E col morale in risalita. Sembrerebbe. Diamo fiducia a lui e a Michele Didoni, il suo tecnico. La 20 km è un’altra cosa e la 50 km che conta arriverà l’anno prossimo.

E la Cina? Mmmmm… Poca Cina, verrebbe da dire. Zhen Wang 4°, Yafei Chu 11°, Hao Wang 13°. Per ora i soldi (intesi come investimenti), almeno da quelle parti, non fanno la felicità. (Ma è Londra che conta… O no?).

Brutta, marcia brutta…

mercoledì 24 agosto 2011

Cahiers de doléances (sportifs)

Lagnanze. L’anno agonistico dell’Atletica Leggera volge al termine (i cross di dicembre ci riguardano marginalmente) e qui in Abruzzo sono in molti a lamentarsi (qualcuno afferma il contrario, attribuendo al solito ‘rompiblogger’ la paternità di un fastidioso, sterile, perdurante borbottio polemico di fondo): atleti, tecnici, dirigenti, giudici di gara…

Gare cancellate, oppure spostate nel tempo e nello spazio (ma è vero che i Campionati Ragazzi e Cadetti non si terranno più a Sulmona, il 10 e l’11 di settembre? Ditemi che non è vero!); gare organizzate nel giro di pochi giorni e ‘saltate’ all’ultimo minuto…

Ecco quindi un ‘post contenitore’, da farcire, se credete, di commenti ad hoc.

Les cahiers de doléances (sportifs)…

sabato 20 agosto 2011

Teatri e teatrini

Daegu coi suoi mondiali si avvicina. Vanno in scena i Campionati del Mondo di Atletica Leggera 2011, dal 27 di agosto al 4 di settembre, in Corea del Sud. Atletica-spettacolo, rutilante, forse esagerata (riusciremo un giorno a tornare sul podio nelle distanze – una qualsiasi – del mezzofondo?); ma con un dato particolare che la rende ancora molto interessante ai miei occhi: la cultura della marcia atletica italiana potrebbe permettere alla nazionale cinese un en plein di medaglie, almeno sui 20 km maschili. E sì, pare che Sandro Damilano, oggi head coach della marcia per la Cina, abbia fatto miracoli pure là, con una tuta non più azzurra ma rossa. Rutilante anch’essa. E la cosa mi fa piacere assai (se la Cina investe tanto nella marcia, la marcia allora vale ancora qualcosa…).

Lo sport-spettacolo mi piace quando ha ‘qualcosa da dire’ (anche quando quel ‘qualcosa’ vira sul drammatico, almeno per noi italiani, come nel caso della vicenda Damilano). Non mi piace per nulla quando è fine a se stesso, fa la scimmia all’atletica ‘stellare’; miccette, raudi e scoppietti vari col deserto tutto intorno…

lunedì 15 agosto 2011

I consigli di un amico




Purtroppo ho una mia idea fissa che non vale solo per l’atletica:

non è possibile che lo stesso ente, con la stessa organizzazione, gestisca bene
allo stesso modo lo sport professionistico ad alto livello e la promozione
sportiva per i giovani. Sono due cose completamente diverse, che si basano su
logiche diverse e che hanno come solo punto di contatto il fatto di usare gli
stessi impianti”.

Così mi scriveva un caro amico un paio di anni fa, dentro un’e-mail molto intensa e ricca di spunti assai interessanti per una riflessione generale sulle tematiche del rilancio dell’Atletica Leggera, ed un’altra, particolare, sul problema del drop-out atletico.

Un proverbio indiano recita più o meno così: se non sai dove stai andando, volgiti indietro per vedere da dove sei venuto. Chissà se i fotogrammi sbiaditi dei Giochi della Gioventù di Roma, anno 1980, possano giovare ad immaginare un sentiero…

lunedì 8 agosto 2011

Un tastierista

Pensavo scrivessero di un musicista. E invece no. Qualcuno mi spieghi meglio il significato di questo post (cliccare qui), presente da un paio di giorni nel forum del sito fidalabruzzo.org, dove si scrive di un tastierista "alla continua ricerca di assistenzialismo da parte di qualche generoso Presidente disposto a tirare fuori qualche migliaia di euro l'anno, in cambio di 'collaborazione tecnica'". Un tastierista che viene invitato formalmente dall'estensore del post (registrato come "admin", suppongo amministratore del sito, e firmatosi in calce allo scritto con nome, cognome e società sportiva di appartenenza) a  fare non si sa bene cosa. 

Mmmmm... Roba forte. Grave, ritengo. Infamante (quando si scrive del tastierista "alla continua ricerca di assistenzialismo"). Il tutto dal pulpito telematico del locale sito federale. Ma si può?

giovedì 4 agosto 2011

Apologo di una regione senza allenatori

Un giorno due allenatori  di atletica leggera, abruzzesi, decisero di incrociare le braccia. La passione, resa anemica e fiacca dalla mancanza assoluta di una chiara progettualità professionale, li aveva abbandonati da un po’. Meglio chiuderla lì piuttosto che ‘sopravvivere’ dentro una stanca routine di pomeriggi incerti e grigi.

La notizia ebbe piedi veloci. Altri allenatori incrociarono le braccia, e poi altri e altri ancora. Chiusero, così, dapprima le piccole società sportive giovanili, i piccoli vivai. Poi venne il turno di quelle medie (quelle da 100-150 voti, per essere prosaicamente federali). Infine si sciolsero le società ‘migliori’.

Ne rimase in piedi soltanto una. La più blasonata. Quella con lo scudetto tricolore sul petto.

Qualcuno racconta che, durante la riunione tecnica di fine anno, ad applaudire l’eccellenza superstite furono in tre, tutti dirigenti. Gli unici presenti.