Divagazione extrasportiva. Dovuta. Io, che odio finanche la virtualità di un tapis roulant in palestra.
Mia nipote ha un cagnolino, simpatico e batuffoloso.
Mia nipote ha dieci anni e si dispera perché Gioia (il cucciolo batuffoloso è una lei) risponde abbaiando se chiamata, poi scodinzola un po' e... più nulla; si mette per i fatti suoi, chiusa in una sorta di autismo che nessuno riesce a spiegarsi.
Mia nipote mi chiede un aiuto e mi passa il Nintendogs. E già, perché Gioia non è una cagnetta reale. Gioia è un'evoluzione del vecchio Tamagochi. Ricordate quella sorta di portachiavi col display, a mostrare un pulcino (molto stilizzato in verità) o un cagnolino bisognosi di cure? Il gioco, d'importazione nipponica, consisteva nell'assicurare al cucciolotto stilizzato un po' di pappa (non troppa altrimenti ingrassava!?), un po' d'affetto (non mi ricordo bene come; mi sembra che bastasse fare alcuni clic in un certo modo e ad orari stabiliti) e non so cos'altro. Erano gli anni '90 e il Tamagochi accendeva mille dibattiti e interrogativi tra insegnanti, pedagogisti e genitori. C'era chi gridava "dagli all'untore", chi si sperticava in congetture "psicopedagogicosociologiche" e chi, più prosaicamente, comprava il ciondolino tecnologico per togliersi i figli dalle balle.
Il Nintendogs è il gadget elettronico del momento. Molto più di un Tamagochi, si presenta come una normale console tascabile, display a colori col cagnolino più realistico che si può, coda nervosissima compresa. Si comunica (forse meglio interagisce) col cucciolo attraverso un touch pad, col pennino o, più semplicemente con la mano. In definitiva si può accarezzarlo letteralmente e, attraverso un microfono interno e relativo sistema di riconoscimento vocale, si può dialogare con lui.
Mia nipote, dicevamo, si dispera per l'incomprensibile "autismo" di Gioia, continuando ad accarezzarla col pennino e con l'indice. Lo fa entrando e uscendo da casa. Scavalcando, senza vederlo, Bobby, triste e niente affatto virtuale pastore tedesco, inutile piantone sul liso zerbino dell'ingresso.
Mia nipote ha un cagnolino, simpatico e batuffoloso.
Mia nipote ha dieci anni e si dispera perché Gioia (il cucciolo batuffoloso è una lei) risponde abbaiando se chiamata, poi scodinzola un po' e... più nulla; si mette per i fatti suoi, chiusa in una sorta di autismo che nessuno riesce a spiegarsi.
Mia nipote mi chiede un aiuto e mi passa il Nintendogs. E già, perché Gioia non è una cagnetta reale. Gioia è un'evoluzione del vecchio Tamagochi. Ricordate quella sorta di portachiavi col display, a mostrare un pulcino (molto stilizzato in verità) o un cagnolino bisognosi di cure? Il gioco, d'importazione nipponica, consisteva nell'assicurare al cucciolotto stilizzato un po' di pappa (non troppa altrimenti ingrassava!?), un po' d'affetto (non mi ricordo bene come; mi sembra che bastasse fare alcuni clic in un certo modo e ad orari stabiliti) e non so cos'altro. Erano gli anni '90 e il Tamagochi accendeva mille dibattiti e interrogativi tra insegnanti, pedagogisti e genitori. C'era chi gridava "dagli all'untore", chi si sperticava in congetture "psicopedagogicosociologiche" e chi, più prosaicamente, comprava il ciondolino tecnologico per togliersi i figli dalle balle.
Il Nintendogs è il gadget elettronico del momento. Molto più di un Tamagochi, si presenta come una normale console tascabile, display a colori col cagnolino più realistico che si può, coda nervosissima compresa. Si comunica (forse meglio interagisce) col cucciolo attraverso un touch pad, col pennino o, più semplicemente con la mano. In definitiva si può accarezzarlo letteralmente e, attraverso un microfono interno e relativo sistema di riconoscimento vocale, si può dialogare con lui.
Mia nipote, dicevamo, si dispera per l'incomprensibile "autismo" di Gioia, continuando ad accarezzarla col pennino e con l'indice. Lo fa entrando e uscendo da casa. Scavalcando, senza vederlo, Bobby, triste e niente affatto virtuale pastore tedesco, inutile piantone sul liso zerbino dell'ingresso.