venerdì 28 ottobre 2011

SORRISI INTERROTTI

(ph gazzetta.it)
Ho sempre avuto paura di andare in moto. Eppure il sogno della mia adolescenza aveva due ruote anche se una moto tutta mia non l’ho mai posseduta. Ed è per questo che desiderio, incoscienza e necessità spesso mi portavano a saltare in sella al vespone di Diego, compagno di scuola scavezzacollo, dalla simpatia irresistibile e dalla manetta del gas sempre girata al massimo.

Ovviamente non ero io a guidare. Mi limitavo a fare il ‘secondo’, la zavorra che sbilancia il pilota ad ogni curva. Diego tirava da matti la sua vespa 125 PX in rettilineo, d’inverno, la testa girata di lato, il bavero del giubbino fin sotto il naso, gli occhi due taglietti sul volto intirizzito e umido di lacrime che, a ritmo regolare, scivolavano veloci frangendosi sulla plasticaccia del mio triste giubbino, scimmia improbabile di una divisa imposta dall’imperante moda paninara di quegli anni.

Diego sbirciava la strada ad oltre centoventi orari, mentre io, appiccicato dietro ad occhi assolutamente chiusi, cercavo Dio col pensiero, augurandomi che nessuno, animale o essere umano che fosse, spuntasse da qualche parte a tagliarci la strada.

Ci andò sempre bene. Per fortuna.

Poi però, qualche anno dopo, la Fine venne a parlarmi nella forma di un angosciante comunicato stampa della Rai regionale, filando via spedita su una Honda XL 250. Sigillò dentro un brivido eterno e crudele la vita di Lucio, amico di mille scorribande adolescenziali, vera forza della natura (simpaticamente ribattezzato sguazzo, sguazzonis, dal nostro prof di latino). Lo schianto contro una A112, ferma dietro una curva dolcissima e fatale, a qualche passo dal mare, dopo un viaggio di una decina di minuti sulla veloce superstrada locale: Lucio è ancora là, coi suoi pochi diciannove anni, a custodire gelosamente l’illusione dell’invulnerabilità giovanile. Il mito puerile della vita eterna. Delle cose che c’è sempre il tempo per farle. Era il 1986. Avevo quasi ventuno anni.

Non ho più ventun anni da un pezzo. Ho sempre paura di andare in moto. E domenica scorsa, mentre seguivo marciatori e runners bambini, la Fine è tornata a parlarmi di sogni interrotti, di equilibri precari, di certezze che balbettano, portandosi via Marco, un altro Lucio, assieme ad un mondo di altre cose da fare. Di giovinezza da vivere.

Marco e Lucio avevano lo stesso identico, melanconico sorriso.

giovedì 20 ottobre 2011

Talking about running and...

Si comincia. Da martedì 25 ottobre 2011 partiamo coi seminari del WJR - Scuola di Podismi (c/o il centro sportivo "Le Naiadi" di Pescara, alle 19.30). Seminari, wow!, parola grossa. Sarà un parlare intorno ai temi 'caldi' dei podismi (walking, jogging, running e, perché no, anche cross training, ovvero le 'nostre' declinazioni del "trasporto su piede"); un dialogare razionale e sereno tra podisti appassionati (neofiti e non), sostenuto dalla più avanzata letteratura scientifica di riferimento.

Si comincia quindi martedì prossimo venturo, con LA MARATONA, mito di ogni runner che si rispetti; sogno o chimera. Mistero da svelare... Procederemo per tips, pillole di saggezza podistica che lanceranno (si spera) domande a raffica, cui volentieri mi sottoporrò.

L’importanza del riscaldamento scientifico (modalità esecutive); i mezzi di allenamento; il programma di allenamento; l’efficienza muscolare: l’elasticità e il rafforzamento muscolare; lo stretching scientifico; il controllo dell’allenamento: i test e il corretto uso del cardiofrequenzimetro; le scarpe; il maratoneta a tavola; l’infortunio: prevenzione e altri utili consigli...

Sotto a chi tocca! Siete tutti invitati!

sabato 15 ottobre 2011

La ‘mia’ marcia atletica (ma non solo)


Un polo di crescita (non un polo di eccellenza, sia chiaro!) per (e con) la marcia atletica in Abruzzo è possibile. Perché la marcia atletica piace, e scoprirlo oggi ha per me del miracoloso. “Posso provare la marcia?” è il refrain che sempre più spesso, da un po’ di tempo a questa parte, mi viene rivolto da ragazzi e ragazzini – in prevalenza ragazzine – quando sono al campo ad allenare.

La marcia atletica piace dalle mie parti perché piace l’ambiente che essa, la marcia appunto (qui intesa come comunità di atleti, tecnico, dirigenti e soprattutto genitori), ha saputo costruire intorno a sé. La marcia atletica collante miracoloso dunque, di podismi diversi, declinati sulla base di intensità ritmiche diverse, individuali, e diverse necessità esistenziali. La marcia atletica amalgama di un urgente, vitale, bisogno di sano movimento. Troppo astruso il concetto? Cerco di spiegarmi meglio.

Che cos’è la marcia atletica? La mia marcia atletica? È una contaminazione podistica. Mezzofondisti e marciatori che si scaldano insieme, che si incrociano in pista, che condividono fatica, dubbi e soddisfazioni. È un’esperienza formidabile che torna, e permea di sé un progetto finalmente maturo: la marcia atletica come cerniera tra il cammino e le varie intensità della corsa. I Podismi.

La marcia atletica, quella mia, incontra così un amico, il geniale Fernando Fusco. E nasce il WJR – Scuola di Podismi (clicca qui), sogno nel cassetto fattosi pensiero concreto, carne e azione; dialogo finalmente ritrovato tra marcia e corsa; ricerca applicata ai ‘sistemi di trasporto su piede’.

Che cos’è la marcia atletica? La mia marcia atletica? È la forza del gruppo che cresce e del metodo che si raffina. È il testimone che passa e il gioco che continua.

Ma è anche la Marcia Atletica. Studio, fatica, gioia e lacrime. Metafora del vivere senza finzioni e scorciatoie. Metafora del reale ad altezza d’Uomo.

Vi lascio allora con un racconto dei miei. Uno scritto di qualche anno fa. Allora allenavo solo giovani mezzofondisti. C’è tutta la Marcia che sono. Buona lettura.
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Racconto breve di una breve marciatrice in nuce

Praefatio

Seguo mezzofondisti, in verità alcuni molto giovani. Educazione quindi, prima che allenamento (ma l’educazione è solo per i giovanissimi?). No, oggi di marciatori non ne ho. È un caso? Una scelta? Ne abbiamo già parlato. Provo a disintossicarmi dalla marcia, cercandone il senso alla giusta distanza, rimanendo un po’ alla finestra. Ma basta aprirla questa finestra – non una qualsiasi – che la marcia rientra (ma era mai uscita?).

Judex damnatus ubi nocens absolvitur.
L’assoluzione del colpevole condanna il giudice.
(Publilio Siro, Sentenze)

La marcia e il sorriso

Nove anni e le frequenze alari di un colibrì. Le sue ali sono due gambette trasparenti; eterea è tutta la sua figura. Soffici capelli crespi e lunghi, su meno (molto meno) di trenta chili di bimba vivacissima e tenace. Un frullare di passettini che è un fremito. Un palpito.

La bimba corre. È il moto perpetuo.

“Posso fare la gara di marcia domenica?” mi dice l’altro giorno. E già, perché per la categoria esordienti, domenica prossima, non ci sono gare di corsa. Solo il locale Trofeo Regionale di marcia. La faccenda mi rende nervoso. L’idea è invero partita da altri (si può scegliere la marcia a nove anni?). Provo allora a sentire direttamente la bimba che mi risponde con un sorriso disarmante; sorride, non sta nella pelle e balla la rumba su nervosissimi piedini rullanti. Ma cosa le salta in testa? Beata puerile incoscienza; ecco cos’è la marcia atletica: un atto di formidabile puerile incoscienza. Ma di cosa dovrebbe avere coscienza una bimba di nove anni? Delle lagrime di mio fratello (e mie) in quel crudele giorno di agosto del ’95 a Goteborg? Di quelle di torme di messicani di ogni epoca buttati fuori dal gioco anch’essi, leggeri nell’incedere come nel rispettare il regolamento? O di quelle recenti di un Deakes che a Osaka (e non solo lì) stava su per scommessa? (Attenzione: la scommessa di Deakes è quella vincente delle molte medaglie di Robert il polacco).

La bimba, per motivi anagrafici, non può ricordare Goteborg ’95. Credo ignori pure dove sia il Messico. Per la bimba colibrì anche Deakes è un carneade qualsiasi. Per lei c’è solo la gara di marcia, il suo esordio, la sua olimpiade.

E allora torno con la memoria ai miei inizi di marciatore, nel ’77, quando mio fratello ancora correva (nove anni pure lui allora, come la bimba; un ricorso storico?); quando la marcia era il mito Vittorio Visini e Daniel Bautista un marziano sgraziato e veloce che bestemmiava nel Tempio.

Prima di ogni gara anch’io, come la bimba colibrì, dormivo poco e passavo il tempo a fare tirate ancheggiando come un matto dentro al cortile di casa. Prima di ogni gara anch’io sognavo qualcosa d’indistinto e però soave; la marcia ti cattura perché reca in sé, come una duplice condanna, il crisma dell’impresa epica e la solitudine dei forti.

E marcia sia, mi dico, non senza timore. E marcia sia, le dico, con sincera emozione.

Arriva la gara. La bimba si scalda insieme ad un nugolo pigolante di giovanissimi campioncini della locale e blasonata società organizzatrice. Qualcuno nel gruppetto chiassoso la nota e le chiede da quanto tempo marcia. “Da adesso” fa lei col solito sorriso. Ed io, poco prima della partenza, mi trovo un po’ goffo e imbarazzato nel tentativo di spiegarle l’ineffabile, l’”abc” che non esiste ma che, in circostanze simili, deve essere detto. L’attesa per lo sparo dello starter, poi, è uno stillicidio: le bimbe aspettano calme ai duecento metri – dovrebbero fare i mille -, ma poi qualcuno ci ripensa (“i mille non esistono per gli esordienti! Tutti all’arrivo: si fanno i milleduecento!”). E allora tutte di corsa a tagliare il campo in diagonale per raggiungere la nuova partenza.

La gara inizia e mi dà subito strane emozioni. Sentimenti antichi, ma non distanti. Qualcuno marcia, qualcun altro corre palesemente per qualche metro; i bimbi non se ne hanno a male. Il colibrì vola, ad anche bloccate (maledetto me e il mio “abc” prima della partenza!), ma il suo gesto non mi dispiace, anzi. La sostengo come posso, con voce calma e stentorea. Cerco conforto nella videocamera e nei numeri: 28 kg di peso per 1,36 m di altezza; 100m percorsi (i secondi 100) in 39”, in 138 passi per 72 cm di ampiezza... ma che diamine sto facendo? Massacro la poesia misurandola, come Prichards, il professore emerito de “L’attimo fuggente”!

La gara è finita da un pezzo, ma la bimba colibrì continua a marciare dietro bambini che corrono. E lo fa ridendo di gusto.
Forse della marcia ha compreso tutto ciò che c’è da capire. Forse la marcia comincia e finisce lì.

(Ogni riferimento a fatti e persone reali è puramente casuale).

lunedì 10 ottobre 2011

Prologo di un consuntivo non consunto

(ph di GIANCARLO COLOMBO/FIDAL)

Lo dico subito: questo è un post per gli amici e per i ‘nemici’. È uno scritto abbastanza corposo, di parte e ‘non sequenziale’, con diverse digressioni, virate brusche verso argomenti personali o generali (apparentemente) irrilevanti; dovrebbe dare il "la" ad un flusso cangiante, caleidoscopico, di descrizioni di incazzature e gioie immense, di delusioni e ripensamenti, di progetti finalmente realizzati e di burlette messe là per far vedere… (Adesso però mi fermo un attimo, ché vi sto intrecciando il cervello! Io però vi avevo avvertito. Siete ancora in tempo per volare altrove).

Si parla di sport. Di atletica, of course. Ma non solo. Si parla di umanità varia e sorprendente, di paradossi che stanno miracolosamente in piedi e di verità strapazzate malamente, accartocciate e buttate in un cestino. Di ragazzini (di gran lunga) migliori di noi e di adulti capricciosi e spesso incapaci di agire coerentemente rispetto al ruolo (sociale, professionale, istituzionale) assunto. Si parla pure (e per fortuna) di obiettivi raggiunti, di felicità, di appagamento. Di storie a lieto fine.

Sono appena tornato da Jesolo (VE), dai Campionati Italiani Cadetti 2011. Sono contento di aver portato su, nel Veneto brumoso di un autunno ritardato e ancora pieno di zanzare estive, quattro simpaticissimi ragazzi: due marciatrici, Erika Fusella e Giulia Marinucci, una mezzofondista, Lucrezia Anzideo, ed un mezzofondista, Massimiliano Santovito. I quattro moschettieri (tre ‘moschettiere’ ed un moschettiere, bisogna sottolinearlo) vestono, tutti, i colori della gloriosa ASD AICS Hadria Pescara. Quattro ragazzi-atleti. Quattro storie che meritano di essere narrate.

Erika e Giulia. La prima, più esperta (questo è il suo secondo Campionato Italiano Cadetti, ricordate il post su Cles l’anno scorso? Cliccare qui), ha avuto un finale di stagione in forte crescendo, centrando proprio a Jesolo la sua seconda migliore prestazione di sempre sui 3000m di marcia (15:43.83), classificandosi al 9° posto, prima abruzzese al traguardo e miglior piazzamento femminile per la nostra rappresentativa. La seconda, Giulia Marinucci, a febbraio ‘camminava’ i 3000m in 19:00. Pur essendo migliorata tantissimo nel giro di tre-quattro mesi è stata costretta a cercare il tempo minimo di qualificazione per Jesolo in zona Cesarini (solo due settimane fa a Giulianova (TE)), a causa di un ‘veto’, discutibilissimo, da parte del locale settore tecnico Fidal (cliccare qui); Giulia è riuscita comunque a portare a casa un onorevolissimo 15° posto chiuso in 16:25.14 (a Giulianova, due settimane fa, Giulia aveva marciato la distanza in 15:45.3). Sia lei che Erika hanno terminato la prova di questi campionati nazionali senza aver ricevuto ammonizioni.

Una mia considerazione finale sulla marcia femminile abruzzese a Jesolo: siamo riusciti a portare a questi campionati tre validissime marciatrici; come noi soltanto la Puglia e il Piemonte (non due regioni qualsiasi). Una delle tre ragazze aveva addirittura il terzo tempo di accredito (non era Erika; non era Giulia). Facciamo in modo, per il futuro, che le strategie tecniche del settore marcia abruzzese (la programmazione del calendario agonistico e le convocazioni negate, ad esempio) non finiscano col penalizzare il rendimento dei nostri atleti. Checché ne dica l’Anonimo di turno (sempre lo stesso?) non è così facile e scontato portare agli Italiani un paio di marciatrici, a prescindere dal risultato che otterranno poi in gara.

Lucrezia. 2000m Cadette. Gara così e così la sua. Il suo tempo di iscrizione era il migliore della serie più lenta. Finisce 12^ nella classifica totale, col suo secondo miglior crono di sempre: 7:00.63. Lucrezia i 2000m non li ‘digerisce’. La sfida dei giorni a venire sarà proprio quella di superare le difficoltà psicologiche che le impediscono in gara di ‘sentire’ il giusto ritmo – il proprio – e di recitare con forza calma il mantra cronometrico che conosce a menadito. La bacchetta magica c’è e si chiama esperienza. Lucrezia ha solo quindici anni. Beata lei.

Massimiliano. Classe ’97. Terza gara ‘seria’ della sua vita. Spero che lasci presto il calcio per dedicarsi al mezzofondo con maggiore attenzione e continuità. Col suo crono di accredito finisce nella serie cadetta e lotta come un disperato per stare in piedi: salta un avversario ruzzolatogli dinanzi a 50 metri dalla partenza; viene chiuso ai 500m e rimedia una chiodata che avrebbe atterrato un rinoceronte. In qualche modo riesce a venir fuori da un furibondo groviglio di gambe. Zoppicando un po’ passa in 1:45 ai 600m e riesce comunque a piazzare un ultimo 400m da 1:05 e spiccioli. 2:50.44 il tempo finale. Personal best. Di ragazzi così coriacei ne ho conosciuti davvero pochi (c’è voluta una buona decina di minuti prima che Massimiliano si convincesse della necessità di medicare la ferita rimediata ai 500m).

Del 2000m di Giulio Perpetuo si era già scritto. Maestoso. Checché ne dica il solito anonimo (stavolta la minuscola è d’obbligo) Giulio non “va lasciato (solo) all’orgoglio sulmonese” (e poi il campanilista sarei io). Di un ragazzo così talentuoso e intelligente si è fieri in tanti, in Abruzzo e anche fuori dai confini regionali (isole comprese).

E le polemiche? Ma sì dai, in chiusura voglio attizzare un po’ il fuoco. Maurizio Salvi, mio amico e presidente dell’Atletica Gran Sasso di Teramo, ieri ha scritto un comunicato assai eloquente sul sito della sua società. Il titolo fa così: “Cercando una spiegazione logica ad inspiegabili convocazioni”. Leggete il comunicato per intero cliccando qui. Provo a indovinare: un altro atleta escluso da un Campionato Italiano Cadetti per ragioni ‘imperscrutabili’? Qualcuno sa dirmi qualcosa di più preciso?

Attendo commenti, con ansia.


giovedì 6 ottobre 2011

L'Oro di Lanciano

Il Presidente del CP Fidal di Chieti Nunzio Varrasso solleva il Trofeo conquistato dai suoi ragazzi domenica scorsa a Lanciano

Il sito federale regionale non ha dato nessuna notizia del recente Trofeo delle Province 2011, svoltosi domenica scorsa a Lanciano per le categorie Esordienti/e e Ragazzi/e.

C'ero a Lanciano, ché ci sono Finali Oro imperdibili. Altri non c'erano, ma non ne abbiamo patito la mancanza.

Ecco il link del CP Fidal di Chieti, dell'ottimo Presidente Nunzio Varrasso e dell'altrettanto prezioso Andrea Sablone (attivissimo consigliere dello stesso CP Fidal), dove è possibile trovare la cronaca della bella festa lancianese (un plauso particolare all'ASD Nuova Atletica Lanciano): cliccare qui.

Chiudendo, vi lascio un'altra chicca: un bel post sempre a firma Varrasso, proprio sul sito regionale federale (cliccare qui). Chissà se qualcuno commenterà...

lunedì 3 ottobre 2011

Abruzzo vero

Federico Gasbarri insegue Lorenzo Dini ai Campionati Italiani Allievi, Rieti 2011 (ph da fidal.it)
Questa è l'Atletica abruzzese che amo. Senza "se" e senza "ma". Federico Gasbarri è oggi il significante assoluto di quanto le forze migliori della nostra martoriata atletica locale riescono ancora a produrre. Tenacia, Intelligenza, Determinazione, Progettazione... Nonostante tutto.

Federico ha galoppato con l'anima e coi denti il suo miglior 1500m di sempre: 3:57.37 ai Campionati Allievi 2011, sabato scorso a Rieti. Atletica vera che vuole crescere e ci riesce. Nonostante tutto.

Un grazie caldissimo pure a Carlo Piersante, silenzioso e attento allenatore di Federico. Di loro due scrissi qualcosa due anni e mezzo fa (cliccare qui).

Federico Gasbarri è tesserato per l'A.S.D. Falco Azzurro Carichieti ed ha mosso i suoi primi passi di mezzofondista partendo dal vivaio Esordienti di quella stessa società. Credo significhi qualcosa.

P.S.: a breve scriverò di Rieti e dei risultati dei nostri Allievi. Isabella Di Benedetto (Gran Sasso Teramo), 2^ nel peso Allieve, Elia Cavalancia (U.S. Aterno Pescara), 2° nel peso Allievi, Marika Santoferrara bronzo nel disco Allieve (Falco Azzurro Carichieti; sempre sia lodato il Prof. Bruno Olmi!)... Atletica vera. Abruzzo vero. Nonostante tutto.

sabato 1 ottobre 2011

Ho vinto qualche cosa?

Post semiserio. Post goliardico? Un pochino. Chiusa la questione scudetto, con annessa febbre (un'ipertermia di carattere emotivo, dicono alcuni), riposte nel cassetto del comò federale le t-shirt dei "primi della classe; secondi a nessuno" (non senza un velo di mestizia), rieccoci all'atletica di casa nostra, quella di base però; l'unica su cui bisognerebbe investire le nostre migliori energie (intelligenze, danari, eccetera).

Tra un anno cercheremo di darci un diverso assetto federale. Un governo diverso. Ma un anno è lungo e passarne un altro tra rarissime gare giovanili, collocate dentro giorni feriali (a scuola riaperta), oppure facendo salti mortali per far crescere e valorizzare giovani atleti emergenti, ecco, tornare in mezzo a queste ed altre beghe è cosa dura assai.

E allora mi metto a far domande ad un personaggio di fantasia. Uno con le cuffie e gli occhiali da nerd partenopeo (ma esistono i nerd partenopei? Boh...). Scherzo un po' per stemperare la rabbia che monta. E quindi, prima di chiudere con una domanda seria (stavolta indirizzata a chi non risponde mai), di seguito vi linko il video di un gigantesco Francesco Paolantoni, versione Robertino.


Ed ora la domanda. Se quest'anno, forti di un titolo di Campioni d'Italia a squadre vinto nel 2010, abbiamo lamentato problemi di ogni genere (comitati provinciali azzerati e poi ricomposti, attività promozionale giovanile ridotta all'osso, gare rinviate per 'sospetto maltempo', i noti problemi col GGG, raduni organizzati in due giorni, l'attività degli esordienti 'massacrata' da tagli di ogni genere, richieste di partecipazione a meeting giovanili negate - la questione della marciatrice Giulia Marinucci (ASD AICS Hadria Pescara, eccetera, eccetera, eccetera...) -, oggi che non siamo più Campioni d'Italia a squadre, quale 2012 ci toccherà in sorte?

Ho vinto qualche cosa? Ho vinto qualche cosa. Niente? Niente.