mercoledì 28 gennaio 2009

Luigi Turilli, ovvero l'uomo agli antipodi del doping




Luigi Turilli (Cus Chieti Atletica) ha stupito molti dei presenti al CdS Regionale di Cross Assoluto, a Pescara, domenica scorsa. Ha da poco compiuto diciannove anni (è nato a dicembre, nel 1989), ma ha saggezza e grinta da vendere.
Domenica, dicevamo, è arrivato terzo nella gara del cross corto (4 km), a meno di venti secondi dal forte Fabiano Carozza e a tredici dal coriaceo Valentino Comarca, entrambi della Bruni Pubbl. Atletica Vomano. Dietro di lui tanti bei nomi: Euga Karim (Atletica 2000), Gianluca Pelusi (Bruni Pubbl. Atl. Vomano), Flavio Di Bartolomeo (Cus Chieti Atl.)…
Luigi è partito con fare assai cauto ed ha chiuso con una progressione che ha lasciato sul posto atleti molto più esperti di lui, ma incapaci di tenergli dietro sul piano della interpretazione tattica della gara.
Luigi è l’Antidoping, nel senso che sta agli antipodi di qualsiasi pratica ergogena. Luigi, con i suoi 12.8 g/dl (altro che Epo e consimili!), i suoi studi di informatica e il rispetto intelligente del programma di allenamento assegnatogli.
Sono orgoglioso di allenarlo.

domenica 25 gennaio 2009

Il successo della passione

Il Cus Chieti Atletica torna grande. Pensieri e immagini dal CdS di Cross a Pescara, Parco d'Avalos, 25 gennaio 2009


Mettere il cuore dentro il proprio lavoro, cercare la fatica con intelligenza e scoprirne il senso più intimo; conoscere se stessi e il mondo che c’è fuori attraverso l’impegno sincronico di mente e corpo, sporchi di sabbia umida, assieme ai compagni di sempre; più giovani, meno giovani…
Cerco di mettere ordine ai miei pensieri, alla fresca memoria di oggi. Ma non ci riesco. Non fa nulla. Sono felice, della felicità dei miei ragazzi, più giovani, meno giovani…

Le foto: nella prima in alto l'arrivo di Luigi Turilli, 3° class. Cross Corto Assoluto; nelle altre, a seguire: Giorgia Di Lallo, Denny Anzideo (1 e 2), Luca Di Muzio (con Loris Di Marcantonio e da solo), Flavio Di Bartolomeo, Alessio Bisogno, Renzo Di Nardo (mitico supermaster, all'arrivo e nel dopo gara) .



sabato 24 gennaio 2009

Sotto il mare

Cover art for "The Woman Who Walked Into the Sea" by Philip R. Craig, acrylics on illustration board


Forse è giusto il detto che corre
sulle navi: ‘L’umanità si divide in tre
categorie: i Vivi, i Morti e i Naviganti’.
Dei Vivi tutti parlano e tutti si preoccupano.
Dei Morti pochi parlano e nessuno
si preoccupa.
Dei Naviganti nessuno parla e nessuno
si preoccupa. Tranne, naturalmente,
loro stessi.
Norberto Biso


C’è un mondo misteriosissimo e pieno di vita sotto il pelo dell’acqua. Appena sotto e via via più giù. È una dimensione soavemente terrifica, onirica, fortemente simbolica e intellettualmente intrigante. Non occorre essere esperti nuotatori per godersi lo spettacolo di ciò che non si vede o si intravvede. Basta il giusto timore, la curiosità di un bambino e un’affinata tecnica respiratoria.
Dedico questo post criptico ed equoreo all’amico Valerio, conosciuto venti anni fa sul cammino per Barcellona ’92, ideatore geniale di quel progetto che rese possibile il bronzo olimpico di mio fratello Giovanni. Valerio, poeta scienziato, marciatore degli abissi, è ancora sulla breccia; ma di più, per ora, non posso dirvi…

mercoledì 21 gennaio 2009

Flavio, Luigi, Alessio, Luca... si aprono le danze



Domenica prossima ci sarà l'"atto unico" del CdS Assoluto Regionale di cross. Si correrà a Pescara, Parco d'Avalos, dentro sentieri noti. Il Cus Chieti Atletica dirà la sua, coi suoi Allievi e i Seniores (ma la dizione è ancora questa?), supportati dai preziosissimi Masters (e qui la lettera maiuscola è d'obbligo) che, sono certo, sapranno fare la differenza. Su tutti, cronometricamente parlando, il ritrovato Flavio Di Bartolomeo (santo subito!) e il giovanissimo Luca Di Muzio, all'esordio tra gli Allievi.

domenica 18 gennaio 2009

I miei contatti veri. Altro che Facebook!


Denny, Giorgia, Lorenzo, Luca, Flavio, Alessio, Luigi, Carmine, Alessandro, Davide, Erika, Chiara, Lucrezia: immagini di oggi, al Parco, prima della fatica. Contatti veri, atleti; amici. La tastiera e il mouse vengono sempre dopo.

sabato 17 gennaio 2009

Tutti mi cercano, tutti mi vogliono. Allora mi “suicido”


Ho deciso, esco da Facebook, mi “suicido”, come si dice in gergo “internettiano” quando si abbandona un forum telematico con account. Lo faccio perché ritengo Facebook un’inutile macchina mangia tempo.
Chiudo con le richieste di amicizia, probabili e improbabili, comunque sufficienti ad intasarmi outlook. Del resto con la virtualità ho già fatto il pieno; il mio blog, che con fatica ho piegato alla mia sanguigna umanità, è già un bell’impegno. Chi volesse incontrarmi, virtualmente o no, sa dove sono.

martedì 13 gennaio 2009

Camillo e Flavio battono il doping




L'affetto, la gratitudine e le buone cose umane surclassano il doping, almeno nei "click" su questo blog. Record di lettori per i due post precedenti. Trionfo del vero. Bisogno di autenticità.

venerdì 9 gennaio 2009

Camillo Campitelli, campione del vero


"Sisifo insegna la superiore fedeltà che nega gli dèi e solleva i macigni. Quest’universo ormai senza padrone non gli appare sterile nè futile. Ogni grano di questa pietra, ogni bagliore minerale di questa montagna piena di notte, costituisce di per sè un mondo. Anche la lotta verso le cime basta a riempire il cuore di un uomo. Bisogna immaginare Sisifo felice." (Albert Camus, Il mito di Sisifo)

Voglio raccontare una storia semplice e profonda cercando la via della sintesi ché ho paura di “tradire” un amico, scivolando sul retorico. La dedico a tutti quelli che sono capaci di distinguere il vero dal falso dentro al nostro mondo di faticatori per diletto podistico; la consiglio pure a quanti fanno confusione (molti in verità, troppi), gente usa a mitizzare chiunque tagli per primo il traguardo. Sì, a pensarci bene questa storia potrei pure dedicarla a quel popolo di scommettitori da cinodromo, santificatori da bar, lesti al linciaggio sommario appena si sgama l’ennesimo campione senza valore.
Prima di cominciare vorrei porre un quesito e abbozzare una risposta. Che cosa vuol dire campione? A me piace l’accezione medievale del termine. Campione come duellante in difesa di una causa nobile. Nello sport, il nostro sport, me lo figuro un po’ Parsifal, un po’ Sisifo. Un cavaliere appiedato per scelta e condannato all’amore per la fatica.

È da un po’ che cerco il “la” per questo mio racconto, armato di entusiasmo e devozione per qualcosa che dovrebbe essere un tributo alla persona che meglio incarna il “Senso podistico” di una regione, l’Abruzzo, sfiancata moralmente dalla dilagante volgarità del doping ruspante. La persona in questione è dunque un amico; è Camillo Campitelli.
Camillo è il mito vivente del podismo abruzzese, un’icona del running la cui forza eccezionale sta dentro un ossimoro: straordinaria normalità. Perché Camillo è uno di quelli che prima di correre, o dopo aver corso, sta otto ore in fabbrica a fare altra fatica; Camillo corre dal ’76, quasi trentatre anni, senza interruzioni. Non detiene primati ufficiali, neanche a livello regionale, ma è il runner più forte che io conosca.
Ci incontrammo per la prima volta trentadue anni fa, in una gara su strada, una delle prime kermesse podistiche locali, figlie dell’austerity del ’76. Camillo me le suonò ben bene. Per carità lui aveva quindici anni e io dodici, ma allora mi allenavo già come un keniano e avevo la resistenza di un varano dopato. Battermi non era un affaruccio semplice semplice. Insomma, per un paio di anni ci demmo “fastidio” a vicenda. Poi, intorno al ’79, partì dalla natia Castel Frentano per la Germania. No, non era stato ingaggiato dallo Shalke 04. Camillo andava su per un lavoro “normale”, credo come metalmeccanico. Lì, nonostante le difficoltà derivanti dall’essere giovane straniero spaesato, con la condanna necessaria di un lavoro prezioso e soverchio, trovò il modo di migliorare il suo personalissimo metodo di allenamento. Camillo, podista autodidatta e “anarchico”, conobbe la scuola del mezzofondo tedesco d’occidente. Affinò l’arte della temperanza e imparò la disciplina, unitamente ad una organizzazione del training decisamente meno empirica delle sue corse matte e a perdifiato dentro la vallata del Sangro. Era cresciuto atleticamente, ma non solo. Se ne accorse pure lo Stato che lo chiamò per il servizio di leva, a Napoli, presso il Centro Sportivo dell’Esercito. Siamo agli inizi degli anni ’80, anni di vuoto edonismo reganiano, di panini e paninari, di moti studenteschi griffati Timberland e Moncler. Camillo cresce ancora atleticamente, e continua a macinare chilometri calzando Nike, ma non per moda. In Abruzzo è dappertutto, strada, pista, cross, montagna… Qualcuno giura addirittura di averlo visto correre, la stessa domenica, alla stessa ora, in due, tre gare diverse. Inizia così la costruzione del mito Campitelli.
Mito come discorso, racconto sull’arte del podismo di casa nostra. Un mito la cui forza poggia anch’essa sulla magia di un ossimoro: il frastuono silenzioso di imprese normali. Camillo dà l’anima per la corsa e si diverte. Chi volesse cimentarsi nella lettura degli albi d’oro delle più prestigiose “stradali” abruzzesi degli ultimi venticinque anni, troverà il suo nome, come costante, tra i primi tre classificati assoluti, un migliaio di volte. Camillo, che quando vince lo fa in silenzio, ogni tanto levando le braccia al Cielo, quasi a ringraziarlo di tanta benevolenza.
Cronometricamente dà il meglio di sé all’inizio degli anni ’90: 31’06” sui 10.000m, 1:06:52 nella maratonina, 2:26:21 nella maratona; tempi eccezionali perché ottenuti tutti (lo dico con convinzione) senza una preparazione finalizzata al “crono”. Perché Camillo non ha mai pensato al tempo. Ed è forse questo il suo segreto. Camillo è il corridore perpetuo, ed oggi, a quasi quarantasette anni, è ancora capace di correre la maratonina in 1:13. Poco gli importa l’aver buttato alle ortiche la reale possibilità di diventare pluricampione mondiale della 100 km (anche di questo, da tecnico, sono fermamente convinto; non me ne voglia l’ottimo Mario Fattore). L’arte di Camillo Campitelli è quella di attraversare il tempo, correndoci dentro e non rincorrendolo. Il sogno di ogni podista, ciò che amo chiamare long life running, è per lui, da sempre, eccezionale quotidianità, straordinaria normalità.

martedì 6 gennaio 2009

O Capitano! Mio Capitano!

Flavio Di Bartolomeo ha deciso di tornare a “menare la rumba”. Ha ripreso a far fatica pure lui dentro al Parco d’Avalos, capitano di un Cus Atletica Chieti sempre più ricco di novità positive in fatto di running. Il gruppo dei “miei” atleti sta crescendo quasi esponenzialmente, e son davvero felice di vedere il mitico Flavio sporcarsi le scarpe di fango assieme ai giovanissimi, impastarsi di gioia e fatica con loro. Flavio è un esempio di leale combattività, un fighter, un runner anglosassone d’altri tempi. Domani all’Angelini, dopo il convincente allenamento di oggi al Parco, darà una mano ai giovanissimi Luca, Lorenzo, Manuel…
“A volte il gruppo nasce spontaneamente, a volte occorre crearlo, e se le cose vanno bene tutto diventa più facile". (Azeglio Vicini)

domenica 4 gennaio 2009

Maratoneti d'Abruzzo (e dintorni)

Ho simpatia per chi si spende con passione per la nostra disciplina, il nostro universo. Gli amici del sito “I Maratoneti d’Abruzzo e dintorni” si impegnano così, mettendo il cuore dentro ogni loro pubblicazione, dalla “fredda” classifica (mai fredda in verità), ai consigli sull’allenamento. Un invito ai miei lettori per un giretto da quelle parti; se volete ve lo do io un passaggio, basta fare click qui.


giovedì 1 gennaio 2009

Come trent'anni fa...

La Pineta d’Avalos di Pescara è un luogo consacrato alla corsa. La foto che mi ritrae scomposto e affaticato sul traguardo di un Campionato Nazionale AICS (era il ’79), mostra un ragazzino dell’età dei miei stessi allievi (Lorenzo, Luca…). Tanto è cambiato nel nostro mondo di soave fatica proletaria: le metodologie di allenamento, sempre più sofisticate, scientifiche, unitamente al supporto sempre più incisivo della medicina dello sport. È la scienza al servizio dello sport che ha mutato radicalmente il modo di pensare, meglio, di ri-pensare, il ruolo della corsa, nelle sue molteplici espressioni: breve, media e di lunga durata. Consentitemi però un’osservazione: lo sguardo di chi si avvicina al traguardo, quello del ragazzino nella foto, è lo stesso dei ragazzi che seguo, quando fanno il medesimo esercizio. Quella disperata vitalità che passa indenne le insidie del tempo, quei trent’anni che possono ingiallire una foto ma che nulla possono contro la forza di un sogno appassionato, di un desiderio, di un insegnamento…