sabato 28 settembre 2019

Il deserto dentro

(Andy Lyons/Getty Images for IAAF)

Doha, Mondiali di Atletica Leggera 2019. Mondiali sfigati, mi viene da dire; e ne avrei ben donde: due 'miei' atleti convocati in Qatar hanno dovuto dare forfait per motivi - diversi - di salute. Mondiali sfigati per i miei atleti e per me, quindi. Ma non solo.

Non sono uso ad invocare la malasorte quando le cose non girano per il verso giusto. Questi mondiali di atletica sono sfigati perché marcano, incontrovertibilmente, la differenza tra gli "sfigati" (in questo caso val bene l'accezione anglosassone del termine "sfigato" come perdente, "loser"), ovvero quelli che stanno fuori dallo stadio (maratoneti e marciatori) e gli altri.

Gli altri sono quelli che corrono veloce, saltano, lanciano o girano in tondo in pista correndo molto meno degli "sfigati". Gli altri hanno lo stadio con l'aria condizionata - pare lambisca solo le caviglie degli atleti - ma poco pubblico ad incoraggiarli.

Gli "sfigati" si lessano nell'indifferenza che li circonda. 

Perché i mondiali di atletica a Doha? Per i "piccioli", dicono un po' tutti. I soldi, come diceva mia nonna, mandano l'acqua all'insù; d'accordo. Ma l'Atletica muore; o, almeno, così muore, definitivamente, la coralità delle sue leggendarie discipline.

Oggi è presto per dire che di questi mondiali ricorderemo giusto qualche 'lampo' ipertrofico che taglia la pista davanti a tutti; credo però di non essere troppo distante dalla realtà.
Ottobre, tempo di foglie che cadono, qui in Italia; e di maratoneti che cadono, lì in Qatar.

"Spendi spandi effendi", cantava Rino Gaetano... Aridatece Primo Nebiolo! (Che mi tocca di'...).