martedì 29 luglio 2008

Il Cus Chieti Atletica vince il CdS di Corsa su Strada a Penne

Luca Di Muzio, Cus Chieti Atletica, vince a Penne i 2000 cadetti (foto abruzzogare.com)


Un sabato rovente quello del 26 luglio scorso, almeno per i runners abruzzesi delle categorie giovanili. A Penne, nell’ottima kermesse podistica allestita dall’infaticabile Gabriele Pasqualone e dai suoi collaboratori, i giovanissimi mezzofondisti del Cus Chieti Atletica hanno vinto il Campionato Regionale di Società di Corsa su Strada Cadetti/e e Ragazzi/e. Una prova maiuscola di tutto il sodalizio teatino dove fanno bella mostra di sé la tripletta dei cadetti (nell’ordine: Luca Di Muzio, Lorenzo Sammassimo, Manuel Esposito), la vittoria di Giorgia Di Lallo tra le cadette, la doppietta delle esordienti (nell’ordine: Micaela D’Ambrosio e Chiara Sammassimo), il secondo posto della sorprendente Margherita Scipione tra le ragazze nella gara vinta dall’elegante Alessia Sciotti (Farnese Vini). Proprio tra le atlete della categoria ragazze si è registrata l’assenza della forte cussina Lucrezia Anzideo, out per un banale incidente occorsole in spiaggia qualche settimana fa (Lucrezia ha ripreso gli allenamenti ieri, nds). La defezione di Lucrezia non ha quindi impedito ai ragazzi del Cus Chieti di aggiudicarsi il titolo davanti agli agguerritissimi runners della Farnese Vini (2^ classificata) e agli atleti dell’Atletica Rapino (3^ classificata).
Quasi in contemporanea con la manifestazione vestina si correva, stavolta in pista, a Teramo e ad Ascoli Piceno. Della gara teramana si era già scritto qualche post fa: un 2000m alle cinque del pomeriggio in concorrenza con la gara di Penne. Ad aggiudicarselo un coraggioso Luca Dezzi (Amatori Teramo) sceso al personale di 6:18.02, con il secondo, Lorenzo Di Stefano (USA S. Club Avezzano), a chiudere in 6:33.15.
Ad Ascoli Piceno Loris Di Marcantonio (Marathon Imperial Chieti) vince i 1000m a suon di personale pure lui: 2:40.60, attualmente ottavo tempo in Italia tra i cadetti. Nella stessa gara Federico Gasbarri (Falco Azzurro Carichieti) è arrivato secondo in 2:46.49.

martedì 22 luglio 2008

Chiedo venia!

(foto Donato Chiavatti)


Scusate, ma a spaccarsi muscoli e tendini all'"Angelini" di Chieti ci sono pure i lanciatori. Nel mio precedente post cito tutti, tranne loro. Ed è grave. Chiedo scusa in ginocchio.

domenica 20 luglio 2008

Chieti e Francavilla al Mare: i paradossi del Track and Field in salsa teatina

L'"inferno" dello stadio "Angelini" di Chieti


Il "paradiso" di Francavilla al Mare


Sono stato a Francavilla al Mare, in quella meravigliosa cattedrale nel deserto che è l’impianto di atletica leggera dello stadio comunale. In verità chi volesse saltare (in alto o con l’asta) rimarrebbe deluso: zero sacconi e quant’altro abbisogni per la pratica di discipline diverse dal correre e marciare. Basterebbe davvero poco per farne un gioiellino di rara bellezza. A Francavilla il sole non sembra picchiare come altrove: il mare e la collina si danno un bel da fare (e con successo) a rendere sopportabili nella canicola di luglio gli allenamenti più duri di mezzofondisti e marciatori. Il tutto ha la sua brava ciliegina nella grazia anacronistica e quasi irreale del suo custode, felice di veder correre e saltare ragazzini e giovanotti; disponibile oltre ogni immaginazione.

Qualche chilometro più in là, nella stessa provincia, c’è il “putrescente” stadio “Angelini" di Chieti. Putrescente perché clinicamente morto all’Atletica Leggera, tenuto in vita con accanimento terapeutico dalla surreale energia dei campioni e campioncini che nonostante tutto vi “abitano” (marciatori, velocisti, saltatori, mezzofondisti); gente che si spacca gioiosamente tendini e muscoli su quella che un tempo chiamavamo pista, oggi micidiale cemento velato da un anemico straterello rosé di gomma bruciata.

giovedì 17 luglio 2008

Due gare (di corsa) Fidal per le categorie cadetti/e il 26 di luglio: ma quanti giovani runners abbiamo?

Trofeo Giovanile Città di Penne 2007, la partenza dei cadetti (foto dal sito http://www.podistipennesi.com/)


Ricevo fresca fresca via mail l’informazione di un 2000m, sabato 26 luglio, per cadetti e cadette come gara di contorno a Teramo, all’interno del dispositivo tecnico del CdS Under 23 (del 26/27-07-08). Ma se lo stesso giorno a Penne ci sono i Campionati di Società di Corsa su Strada (gara Fidal pure questa, dove peraltro i cadetti anche lì corrono 2 km), che senso ha mettere un 2000m fuori programma (alle 17.00!?) a Teramo? Quanti cadetti e cadette corrono i 2000m in regione? La società organizzatrice della prova pennese, l’Amatori Podisti Pennesi, è stata informata di questa contemporaneità?

sabato 12 luglio 2008

Riccardo Macchia e Federico Tontodonati "saltano" per una questione di nervi?

Una fase della gara di marcia 10.000m ai C.I. di Torino 2008 (foto da multimediavisini.com)


La causa del “flop” dei nostri marciatori ai Mondiali Juniores di Bydgoszcz pare sia da attribuire a stress psicologico.
Cito testualmente dal sito atleticaschio.com nel link http://www.atleticaschio.com/index.php?option=com_joomlaboard&Itemid=74&func=view&id=406&catid=4 :

“La rassegna mondiale non si è chiusa molto bene per il nostro settore, infatti i nostri ragazzi in una gara di altissimo livello non si sono espressi come ci si sarebbe aspettato.

Federico Tontodonati ha chiuso al 15° posto con un tempo di medio livello 44:02:78, Riccardo Macchia è terminato in 25° posizione con un troppo modesto, per lui, 45:25:10.

Cosa dire?! Sicuramente sono entrati in gara non sereni e carichi di tensione, visto che dopo i Campionati di Torino, nell’ambiente c’erano state delle polemiche non tanto velate sulla scelta dei nomi e questo certamente non ha giovato sulla tenuta mentale dei nostri due portacolori; ora si spera che tutti facciano un passo indietro per ridare serenità a questi giovani.
Vista in quest’ottica la sconfitta ottenuta può persino risultare salutare.”


La tesi è così traballante da apparire involontariamente comica. Dovremmo dedurre che Riccardo Macchia, indiscusso titolare in questi Campionati Mondiali (ricordo che ha vinto il titolo italiano juniores a suon di primato personale: 42'10"99!), avrebbe lasciato sulla pista di Bidgoszcz più di tre minuti e almeno quindici posizioni per un improbabile senso di colpa. La questione della “sconfitta salutare” poi, è la ciliegina su questa amarissima torta. Come a dire: la prossima volta, per piacere, stiamo attenti a sollevare polemiche, ché potrebbero piangere i bambini! Così si mortificano l’intelligenza, l’indubbia maturità psicologica, l’impegno strenuo fin qui profuso, sia di Riccardo Macchia che di Federico Tontodonati. Se poi qualcuno “impreca” per la mancata partecipazione della medaglia di bronzo ai Campionati Mondiali Under 18 di Ostrava, Vito Di Bari, piuttosto che glissare o mettere la sordina a certe coscienze “impertinenti” si indichino i criteri di selezione adottati per i Mondiali di Bydgoszcz.
Un’analisi seria va dunque fatta, evitando le arrampicate sugli specchi a suon di banali psicologismi, preferendo la rilettura dei dati, concreti, di una programmazione discutibile.





venerdì 11 luglio 2008

Riccardo Macchia e Federico Tontodonati: what’s happened to them?

Da sinistra: Di Bari, Macchia, Tontodonati ai C.I. di Torino 2008 (dal sito multimediavisini.com)

Il russo Emelyanov vincitore ai Mondiali Juniores di Atletica Leggera 2008 (dal sito iaaf.org)

I runners non se ne abbiano a male se sovente indulgo a divagazioni sulla marcia. L’ho spiegato più di una volta: a “impormelo” sono i miei trascorsi atletici di “ibrido” del taccopunta (o del running, fate un po’ voi) e di tecnico della marcia e del mezzofondo. E poi, cosa avrebbero da mugugnare certi corridori da 4’00” al km, o giù di lì? Lo sanno che le migliori marciatrici, russe o cinesi che siano, “volano” i 20 km sul filo dei 14-15 km/h?

Bene. Dopo il dovuto preambolo vengo al dunque. Sono in corso di svolgimento i Mondiali Juniores di Atletica Leggera, a Bydgoszcz in Polonia. Nei 10.000m di marcia maschile le nostre speranze di podio o di un piazzamento tra i primi sei, riposte nel teatino Riccardo Macchia (18 anni, Falco Azzurro Carichieti) e nel torinese Federico Tontodonati (19, Cus Torino), sono andate deluse. Riccardo e Federico purtroppo hanno fallito i loro obiettivi, i più rosei come i più ragionevoli: il primo chiudendo in 25^ posizione, a quasi sei minuti dal vincitore (il russo Emelyanov, 39’35”01, oro lo scorso anno ai Mondiali Under 18 ad Ostrava), ed il secondo in 15^, un filo sopra i 44’.
Per carità, una giornata storta può starci eccome. Aspettiamo le dichiarazioni dei diretti interessati per capire meglio cosa sia accaduto ed eventualmente trarre delle conclusioni.
Voglio però evidenziare un fatto. Riccardo e Federico erano entrambi reduci da un Campionato Italiano Juniores (a Torino il 13-14-15 giugno 2008) dove a spuntarla era stato Riccardo, a suon di personale “limato” di un minuto e venti secondi (42'10"99 il suo crono), col secondo classificato a meno di sei secondi. Questi però non era Tontodonati, giunto in quell’occasione terzo a circa quaranta secondi dal primo (42'50"56), ma Vito Di Bari, anche lui al personale limato di parecchio (42'16"45). Voglio ricordare che Vito Di Bari, coetaneo di Riccardo, lo scorso anno fu bronzo ai Mondiali Under 18 ad Ostrava, nella gara vinta dal campione russo Emelyanov (sempre lui).

Domanda n.1: perché Di Bari è rimasto a casa con 42’16”45?
Domanda n.2: quali sono stati i criteri di selezione per partecipare a questo mondiale “sfortunato” (per la gara di marcia maschile, s’intende)?
Vogliamo parlarne (scriverne)?


martedì 8 luglio 2008

Raffaello Ducceschi (telling) - seconda parte

Continua il racconto in prima persona dell'olimpionico Raffaello Ducceschi. Stavolta il guerriero è lui.
Buona lettura.




Marcia Primo Maggio

di Raffaello Ducceschi - ultima parte


Dall'altra parte. In gara. Ventidue anni. È la seconda volta. La prima è stata una specie di festa, due anni fa, uno scherzo col pubblico. Io urlavo "applauditemi sono di Sesto" e loro lo facevano. 20 anni. Bellissimo. E ridevano. Io ridevo e mi divertivo. Anche perché una gara di marcia è lunga e puoi veramente tritarti i pendagli, te lo giuro. Allora chiacchieri, canti, racconti barzellette. Poi ho fatto la rimonta e sul finale e ho preso un messicano, uno tra i primi dieci o venti al mondo, ma io non ci badavo tanto. Undicesimo. Quasi senza accorgermi, un trucco perfetto per scaricare la tensione della prima volta. E farsi applaudire se arrivi solo undicesimo.

Un giorno, in un raduno della nazionale, ho detto: "Vincere a Sesto per me sarebbe di più che vincere un'olimpiade" mi hanno guardato come si guarda a un matto. A un'olimpiade c'è il rischio di gareggiare senza pubblico, con qualche centinaio di appassionati, tutti marciatori e allenatori. Che gusto c'è? A Sesto ci son 10, 20, 30 mila persone in delirio, che ti applaudono, che ti sostengono.

L'anno scorso non c'ero, ero in Germania Est, il primo maggio era importante anche lì. Feci la mia prima 50 km. A Sesto uno del pubblico disse "ma quello che faceva il pirla non c'è?" .


C'è anche un caldo tremendo, aumentato dal fatto che è il primo caldo primaverile. Ma c'è l'umidità, ed è già afa. Per chi non ci è abituato è uno shock.

Adesso sono già due volte campione italiano, l'ottobre scorso, la prima volta e a marzo, neanche due mesi fa, la seconda. Qui a Sesto mi gioco la partecipazione alle Olimpiadi di Los Angeles. O quanto meno devo confermarla.

Prima della gara mi si avvicina Pietro Pastorini. Una vita passata tra il Gallaratese e Quarto Oggiaro, a sottrarre vittime alla droga, con la marcia. Tra qualche anno sarà il mio allenatore. Con un paio di amici Didoni e Perricelli, vincerà un oro, un argento e un bronzo ai mondiali. Ma ora è solo un amico.
"Raffo, senti bene, gli unici due forti sono gli spagnoli, ma Llopart ha appena gareggiato in Messico sui 50 km, il nemico da battere è José Marin. Guarda, lui partirà forte, se lo lasci andare non lo prendi più. Se lo porti con te al finale lui è più veloce e ti batte in volata. Se invece tu lo stacchi, lui ti lascia trenta metri, poi ti tiene lì, aspetta il finale, poi, a 1 km dal traguardo, ti prende e ti batte in volata. Però sei forte ce la puoi fare". Grazie.

Appena partiti la gente gridava, applaudiva, faceva un tifo indiavolato. "Forza Marin!" Ma come? Sono io di Sesto, Marin è spagnolo... Fa niente, la gente conosce perfettamente Marin che ha gareggiato un sacco di volte a Sesto e per due anni ha vinto. Anche l'anno scorso. "Forza Marin!" A me incominciano a fare il tifo solo al secondo giro, dopo 10 km, Marin ha ceduto un poco, ne ho approfittato e ho preso subito un bel distacco. 30 metri. "Come aveva detto Pietro?" Venti chilometri in fuga, venti chilometri di fuga e Marin a 30 metri. "Forza Ducceschi!" Venti chilometri di fuga ti possono distruggere, poi crolli e perdi un km come ridere. Figurati 30 metri. "Forza Ducceschi!" è come una droga, un'anestetico. "Forza Ducceschi!" Amici, parenti... "Forza Raffaello" La gente di Sesto non so, ma io sono in delirio. Senza i sestesi, i loro applausi, la loro energie non so se ce la farei, ma ce la farò? Caldo, sudore, spugnaggio, io bevo "Spugna!" 15 km. Poi avrò tempo di vincere in rimonta, un'altra volta. 20 km " Voglio 5 spugne!" Poi avrò tempo di vincere un argento, in rimonta. 25 km. Avrò anche modo di arrivare terzo, in rimonta, dietro a Marin, tra tre anni. Ma adesso devo vincere, davanti a Marin. 26 km e lo spagnolo sempre a 30 metri. Tra il pubblico c'è anche Alessandro Gandellini, ma io non lo so. So invece che c'è Luigi Brugnetti, mio compagno di allenamenti, insieme a suo fratellino, Ivano, anche lui marcerà, e questo si può prevedere, quello che non si può prevedere sono i suoi ori. Ma ora tocca a me. 27 km, nel viale che porta allo stadio l'assessore Di Leva è completamente fuori, dal finestrino dell'auto, dalla cintola in sù. Urla. Io vivo in un sogno. Come katso si soffre a volte in 'sto sogno! 28 km. La Torre e Vanzillotta, i miei allenatori, gli devo tutto, gridano. "Quanto distacco ho sullo Spagnolo?" gli urlo. "Trenta metri, cinquanta... non ti preoccupare". Non so perché non mi convincono. Sento respirare ma non sono io, mi volto, Marin! ...katso è lì, a un metro... bast... mi hanno ingannato! Avevano paura che me la facessi sotto. Ma ora è qua. Tre urli selvaggi. Gli urli. Non l'ha mai capito nessuno. Nessuno mi ha mai creduto. Se urli, ti ossigeni, cambi ritmo senza accorgerti. Lo fanno i sommozzatori prima d'immergersi in apnea. Lo fanno anche dopo l'apnea. Tu dì la verità. Nessuno ti crede. Soprattutto se è strana. Ti prendono per matto e ciao. Tranne De Masis. "Perché credi che i soldati urlano in battaglia?..." anche lui urlava "...è una scarica di adrenalina!" Tre urli, e poi al traguardo. Tre urli e poi ancora 7 minuti di sofferenza. Ce la farò? Tre urli e riprendo 30 metri a Marin e poi al traguardo. Ultimi 5 minuti di sofferenza. 5 minuti in delirio. Tre urli ed è finita. E poi la vittoria. Ho vinto a Sesto. Un'olimpiade mai. O invece sì. La mia è a Sesto. È oggi. A quell'altra ci penserà Ivano. A volte i sogni si avverano.

sabato 5 luglio 2008

Narrazioni (Raffaello Ducceschi telling) - parte prima

Praefatio

Si chiama “sapere narattivo”, quella particolare forma di apprendimento che si attua narrando, ripercorrendo e ricostruendo le intricate trame della propria ed altrui esistenza. Si può crescere nel racconto, come ci dice la psicologia culturale, perché questo è esercizio millenario di ricerca e realizzazione del Senso, di condivisione di valori. La narrazione perciò struttura la nostra esperienza e ne permette il ricordo.

Cominciando da un sogno

Molti dei migliori fondisti di livello internazionale, così come tantissimi semplici appassionati, hanno cominciato a correre o marciare dopo aver vissuto da spettatori l’indelebile esperienza di una kermesse podistica internazionale. Tale vicenda per essere significativa va però metabolizzata, ricostruita, narrata e condivisa. Come ha fatto l’olimpionico Raffaello Ducceschi (ricordate due “post” fa?) nello scritto che seguirà. Lo pubblicherò in due parti; in entrambe si parla della mitica Coppa Città di Sesto San Giovanni, gara internazionale di marcia considerata da tutti la Milano-Sanremo della specialità. La prima parte è relativa a vissuti infantili e adolescenziali dell’autore, spettatore incantato e curioso. La seconda, che pubblicherò più avanti, vede l’autore protagonista della gara stessa. A volte, scrive Ducceschi, i sogni si avverano.
Buona lettura.

Marcia Primo Maggio di Raffaello Ducceschi

Sul Balcone. Pomeriggio di sole. Luce forte. Il fumo delle fabbriche e l'umidità padana la fanno arancione. Le braccia di mio padre, lo giuro, altissime, sconfiggono il parapetto, prima insormontabile. Finalmente vedo la strada. Quattro o cinque teste in canottiera muovono le braccia avanti e indietro. Zum Zum, Zum Zum. Anche i piedi. "Guarda Raffaello quello è Pamicc"
Ma ... quello chi?
Ma chi è?
"Quello che ha vinto le olimpiadi!"
Le olimpia... che?
"non ti ricordi?"

Le mie domande frullano silenziose, s'ingorgano, s'intralciano e s'intasano, la parola non è ancora il mio forte, c'è d'attendere.

Facciamo due conti oggi ci sono questo qua e i suoi amici che muovono i piedi e le braccia, fa caldo... scusa, Pamicc non ha mica vinto a Tokio ‘64? allora oggi è il primo maggio del 1965!

Ma come faccio a ricordarmi...? ...delle olimpiadi, voglio dire. Erano 8 mesi fa! no ma dico?

Sembra però che 'ste olimpia-cose siano una roba seria... da ora in poi prometto ricordarmi tutto... Intanto è meglio che faccio da solo. Tanto per cominciare per me Pamicc è quello lì con il fazzoletto in testa con i quattro nodi agli angoli. Perché? Ma è ovvio, è l'unico, gli altri non ce l'hanno... di chi mi ricordo se no?

Poi magari tra vent'anni mi dicono che il fazzoletto lui non lo portava mai... poi passo dieci anni deluso e poi magari tra trent'anni negli archivi del comune ti trovo una foto di Pamicc a sesto, in mezzo a due inglesi, col fazzoletto in testa, Pamicc dico (...che si scrive con l'acca non "l'o" ancora imparato... non vado mica a scuola... cioè vado all'asilo, dall’Alari, il custode, che mi chiama con il microfono e i baffi, quando arriva la mia mamma a prendermi, e dalla Vittoria Verga, che vince già gli scudetti di basket e la coppa dei campioni col Geas... ma questo non lo so ancora... però è simpatica e "cià" le trecce con gli zoccoli. Da grande voglio fare l'Alari, se poi non mi danno il microfono magari gli chiedo di farmi la tessera del piccì prima che cambi nome... il piccì non l'Alari... l'Alari, il partigiano, non cambia mai...e la Vittoria...la Vittoria la sposo... se è già sposata ne trovo qualcuna che le assomiglia... che ciò già l'imprintin’... )

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Sul marciapiede. Molta gente. Arrivano i marciatori. Non vedo nessun fazzoletto. "Chi vince?" uno straniero "e dietro?" altri stranieri. "ma non c'è Pamich?".

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In bicicletta. Coi tedeschi, coi russi, un sacco di gente. In bicicletta. Oggi non si può più, il regolamento lo proibisce, ma allora era un rito. Se li accompagnavi in bici, in gara, c'eri anche tu. Sul marciapiede sei distante. Ma in bici!
Li senti respirare li senti sudare. Io ne ho scelto uno che non lo accompagna nessuno. Uno che non vince. Capelli rapati a zero, occhialini tondi da vista, magro, come tutti i marciatori, la maglietta bianca con la scritta azzurra. Israel. Per due anni. Ho provato a dargli da bere "dagli dell'acqua" mi ha urlato uno del pubblico. E io ho ubbidito. Sono entrato in un bar e mi son fatto dare una bottiglia. Lui però l'acqua non l'ha voluta. Non beve. È il mio eroe. Se non vince, fa niente. A me ricorda un disegno, un ritratto di padre Kolbe. Un sarcerdote cattolico martirizzato ad Auschwitz. L'incongruenza forse mi sfugge. Ma ci ho quasi azzeccato. Da bambino si salvò miracolosamente dal campo di concentramento di Belsen Bergen.
Mi diranno, tra molti anni, che a Monaco 1972 c'era anche il mio eroe. Mi diranno che lì, vinse. Shaul Ladany si salvò dal sequestro e dalla strage, buttandosi dalla finestra un attimo prima della cattura.

(fine prima parte)