giovedì 26 agosto 2010

Il talento nello sport

Butto là una provocazione. Anzi due. Una citazione e un video. I commenti metteteceli voi.

“Nello sport di vertice attuale si definisce talento un soggetto che, tenuto conto dell’allenamento già realizzato, è capace di prestazioni sportive superiori alla media rispetto a gruppi di riferimento di soggetti dello stesso livello di sviluppo biologico e con abitudini di vita simili. Per cui, tenendo conto delle disposizioni personali interne (endogene) alla prestazione e di condizioni esterne (esogene), si può ragionevolmente supporre e, in particolare, si può determinare attraverso modelli matematici, che nella successiva fase di sviluppo potrà ottenere prestazioni sportive di alto livello” (Hohmann, Carl, 2001).

5 commenti:

Anonimo ha detto...

Giuro che ho letto solo adesso il nuovo post...
In genere, dopo qualche giorno di assenza riparto dal meno recente per poter seguire la corretta sequenza cronologica, dato che nulla, su questo blog, viene lasciato al caso ed è tutto strettamente consequenziale.

Direi che il concetto è quello a cui facevo riferimento nell'altro commento. Hohmann ha esposto, con terminologia tecnica, un concetto che tutti, più o meno, siamo in grado di comprendere intuitivamente.
Talento è colui che riesce ad ottenere risultati migliori a parità di condizioni. E normalmente è anche quello in grado di sostenere una mole di lavoro superiore, proprio perché, a parità di carico, risente meno dello sforzo.
Quest'ultima, però, non è necessariamente una regola, perché ci sono dei talenti non capaci di sopportare carichi di lavoro eccessivamente logoranti e di trasformarli in un miglioramento prestazionale. Basti pensare ad un grande del passato, l'ex primatista italiano dei 400m Zuliani (superato da Barberi soltanto a distanza di oltre vent'anni), che, dopo aver realizzato il record a soli 22 anni, segnò un peggioramento quando gli fu imposto di seguire gli allenamenti del compagno-rivale Mennea, noto per la incredibile capacità di sopportare una mole di lavoro praticamente insostenibile per chiunque (quando Vittori espose in un convegno riservato a tecnici il carico di allenamento cui sottoponeva il suo assistito, pare che qualcuno gli abbia domandato se il suo atleta fosse ancora vivo...).

Caro Mario, ma perché, c'è qualcuno che dubita che sia questo il talento?

Un saluto.
Sat

Marius ha detto...

... eheheheh...

;))

Anonimo ha detto...

"TALENTO", parola difficile da interpetrare da capire e da decidere a chi assegnare questo titolo. Secondo il mio modesto parere, la persona di talento è l'insieme di tante cose, non solo quello che sa resistere al carico di allenamento come riferisce il buon Sat,
ma tipo: l'educazione sportiva (spirito di sacrificio - umiltà - costanza), essere seguito da un allenatore coerente, leale, giudizioso, ma soprattutto capace a localizzare le doti di un atleta e indirizzarlo in una disciplina dove riesce con meno sforzi a compiere movimenti più facili di un altro e infine saperlo allenare sfruttando le doti scoperte. Nessuno si scopre talento da solo, ammeno che, non corre davanti ad uno specchio e ha le doti anche alla vista.
Saluti Adriano

Anonimo ha detto...

non so...bel quesito..secondo me il talento è qualcosa che uno ha "a prescindere"...qualcosa che si manifesta da sé e che spesso non viene espresso nelle sue potenzialità massime...già..il talento inespresso è quello più sublime...ho conosciuti anch'io tanti talenti inespressi in varie discipline...come giocava al calcio il mio amico Peppino, ad esempio...aveva un dribbling che incantava...la palla sembrava incollata al suo piede...e quando tirava in porta centrava sempre la rete...lo "riformarono" per un piccolo soffietto al cuore...smise di giocare a 16 anni in prima categoria...un vero peccato...lui ha continuato a giocare lo stesso, per divertirsi, fino a quarant'anni...il cuore non gli ha mai dato nessun problema...


Paolo Dell'Elce

Marco Santozzi ha detto...

Il termine 'talento' è fruibile in ogni dove e in ogni tipo di gesto nella società attuale; pochi sanno però che le persone di talento si portano dietro una grossa responsabilità, che- ahimè - altri hanno addossato a loro. Prendendo in prestito un termine dalla pedagogia, mi permetto di aggiungere una caratteristica peculiare al talento: l'essere resiliente, cioè riuscire a superare ogni tipo di difficoltà nonostante le avversità del caso. Non basta avere talento, bisogna essere consapevoli di averlo e
proteggerlo come un diamante.