sabato 16 gennaio 2010

Cross

Il 24 gennaio prossimo ricomincia la stagione crossistica, qui in Abruzzo. La mia trentatreesima. Una decina di queste le ho vissute da runner, un crossista forzato, davvero poco uso a quel tipo di fatica che è propensione all’irregolarità del ritmo, agli avvii accelerati e ‘al buio’ – nel cross sovente si corre ‘al buio’, si affondano i piedi nell’ignoto, senza avere nessuna garanzia che essi, una volta al suolo, possano sopravvivere per l’appoggio successivo –, alle gomitate feroci per infilare da front runner, col petto che sfida il vento – spesso gelido – il budello di nastri bianchi e rossi e paline, quella formidabile tonnara umana che corre su un tappeto cangiante, che può essere limo fine o grosso, sterrato battuto, erba, sabbia, ghiaia, pietre; un sentiero qualche volta coperto di neve e ghiaccio, dall’altimetria clemente o bizzarra. Il cross esige incoscienza; permeata di fredda razionalità. Il cross necessita di coraggio e irruenza; governati dal giusto timore e da cosciente temperanza. È un ossimoro. È allegoria esistenziale crudele e gioiosa.

Provai il cross per la prima volta a dodici anni. Fu un’esperienza traumatica. Tutti mi spingevano, mi cacciavano indietro con delle manate incredibili; era come uscir fuori da un cinema che andava a fuoco: i più grossi e forti erano già davanti, nella parte stretta dell’imbuto che portava all’angusto sentiero che era il percorso di gara. Pieni di ormoni in subbuglio, di muscoli tonici e nervosi, gambe da calciatori incalliti e cattiveria da vendere, i primi correvano davanti sprintando ogni tre appoggi. Vedevo le loro schiene larghe di quindicenni anticipati, le gambe già pelose, bambini con la barba venuti su con strani omogeneizzati. Cercavo di superarne qualcuno. In verità non molti. E non i primissimi. Puntavo quelli che immaginavo sarebbero scoppiati dopo qualche centinaio di metri dalla partenza, ma che, da cagnacci, chiudevano sempre ogni possibile passaggio, dondolando di qua e di là ubriachi di fatica, ma sufficientemente lucidi da rompere le balle ancora cento metri. Arrivai fresco al traguardo. Fresco ma deluso. Intorno alla trentaduesima posizione (era una competizione provinciale scolastica!). Dietro di me forse un centinaio di ragazzini. Oggi, in una competizione scolastica provinciale, non fai sessanta partenti neanche se all’arrivo regali i-phone dell’ultima generazione. È un mondo che non ha più bisogno di allegorie, né di scuole.

28 commenti:

Anonimo ha detto...

Un post carico di amarcor/amarezza.
Amarcord per la Tua comunque sempre illuminante esperienza, Amarezza per la triste realtà che questo tipo di competizione oggi riserva.
Speriamo bene per il futuro!!!!
In ogni caso è sempre un piacere leggerTi.
Pasqualino Onofrillo

Anonimo ha detto...

Quanta verità, caro Marius...
Bella la descrizione del cross come "allegoria esistenziale crudele e gioiosa", che condivido in pieno, ma purtroppo altrettanto reale è la disarmante pochezza (a livello numerico, ma non solo) delle attuali gare nostrane.
Mi limito semplicemente a ricordare che, quando frequentavo la terza media, partecipai alla campestre provinciale (all'ippodromo di Lanciano), piazzandomi 29mo su circa 120/130 concorrenti, tra cui tanti calciatori, è vero, ma anche altri ragazzi.
Al contrario, negli ultimi anni mi è capitato di assistere alle corse campestri provinciali delle scuole superiori qui in Lombardia e non credo di aver mai visto più di un centinaio di partecipanti per categoria.

Un saluto.
Sat

Anonimo ha detto...

Questa racconto è simile alla mia prima esperienza di gara all'età di dodici anni, quando una domenica, in una contrada vicina la mia, avevano organizzato per gioco, una gara podistica. Io inizialmente mi sopra valutavo, visto che mi allenavo da qualche mese e così giunto alla partenza sull'asfalto, dopo qualche metro mi sono ritrovato a percorre sentieri brecciati e infangati, con salite e discese ripide, da premettere non conoscevo minimamente il percorso, mentre i miei avversari lo percorrevano tutti i giorni per recarsi nei loro terreni per lavorare. All'improvviso, quando pensavo che avevo in pugno la gara, mi vedevo affiancare come non sò, un ragazzo che mi parlava, mentre io a mala pena riuscivo a respirare, raccontandomi storie assurde e senza senso e a pochi passi dal tragurdo mi disse questa testuale frase "vai avanti che per questa volta ti faccio vincere mi sei simpatico", terminando la gara in una vittoria poco contenta. saluti adriano

Enrico ha detto...

Campestre (cross sa molto di ‘metterci una croce sopra). Per alcuni una festa alla Domenica mattina. Per altri un fastidio. O un incubo
Io lo ricordo come un triste obbligo societario: si doveva correre il campionato di campestre e si doveva finire la gara.
Si correva spesso in condizioni assurde. Ricordo, nell’ordine:
- Gaglianico (Biella) corsa su un prato appena concimato con stallatico naturale (escrementi di bovino ed equino)
- Fossano (Cuneo) corsa (eufemisticamente) con neve marcia e pozzanghere in cui si affondava fino a metà polpaccio [un mio compagno di squadra disse lapidario: “Fossano è quel posto dove si fatica sempre di più per arrivare sempre più indietro”]. Ci fu anche chi perse una scarpa chiodata e non la ritrovò più.
- Baraggia (Vercelli) corsa con 6 sotto zero su prato ghiacciato che pareva cemento.
In generale, correndo tra mezzogiorno e le due, non sono mai riuscito a capire:
- cosa mangiare
- quando mangiarlo
col risultato di correre ‘vuoto’ o, più spesso, con il cibo sullo stomaco.
E poi il freddo, tantissimo freddo.
Tutto un capitolo della mia vita atletica che avrei evitato volentieri.
Credo che non riuscirei mai a fare l’allenatore dei ragazzini. Non saprei come convincerli a sguazzare inutilmente nel fango.
Spero a te riesca meglio.
Un saluto
Enrico

Marius ha detto...

Grande Enrico!
Sì cross (come "farci una croce sopra"), e non campestre. La campestre rimanda a piaceri bucolici che nulla hanno a che vedere con le andature forzate dentro i 'letamai' gelati e umidi che citavi qui sopra.
Il cross può avere ancora una valenza formativa? Educativa tout court? Non so. Forse. Quello che molti allenatori, ancora oggi, indicano come una insostituibile palestra per 'costruire' mezzofondisti e fondisti in atletica (marcia inclusa) ritengo possa considerarsi una sorta di fuorviante anacronismo. Ma non voglio - almeno in questa sede - dire di più (il discorso è assai complesso ; magari lo si potrà riprendere più avanti, se qualcuno lo vorrà).
I ragazzini che alleno e che praticano il cross in realtà sono degli ufo: hanno scelto di farlo e con gioia. A me non rimane che aiutarli a vivere questa esperienza nel modo più corretto possibile.

un abbraccio

mario

Anonimo ha detto...

....giusto per aggingere un altro ricordo....

Quando penso alle campestri mi tornano sempre in mente quelle che correvo 25/26 anni fa a L'Aquila....che incubo....ho in mente solo due immagini: la neve e il fango che non si scrostava dalla pelle a fine gara. Unica consolazione il thè caldo e la cioccolata fondente....


Però sapevo che servivano tantissimo per migliorare le mie capacità aerociche, o come mi 'spiegava' R. D'Amario, per 'fare il fiato'.

Insomma, io le considero una bella palestra di vita per ragazzi di quell'età.

Gis

Anonimo ha detto...

ps: non riuscirò mai a scrivere un post senza errori grammaticali...inutile che m'illuda.....faccio troppe cose insieme....

Gis

Anonimo ha detto...

leggere questi vostri ricordi di cross/campestre mi riporta ai primi anni di rugby fatti di fango, nebbie e ghiaia tagliente come rasoi: ricordo ancora quando sono tornato a casa con gli scarpini che sembravano passati sotto una mietitrice in quell'odiato campo del tradate rfc.
e non so se l'attività invernale sia formativa o meno, di fatto le partite più divertenti da ricordare sono quelle "della pozzanghera ghiacciata di rovato", o quella "nella nebbia di mantova, vicini al campo di cross", o a quella mitica "della neve di sondrio".
di quella con l'erba verde al giuriati di milano in una primavera inebriante di profumi e fiori non se ne ricorda nessuno. eh sì che la s'è vinto un campionato...
ma il nostro è un sport ignorante, portate pazienza.


:)
g

Anonimo ha detto...

Mario, ci riesci sempre. La mia idea che l'atletica sia universale e senza tempo si rafforza ogni volta che leggo i tuoi post.

Dalla mia generazione anni 90!!

La mia prima campestre fu alla caserma Cocco(a non l'ho mai capito!) a Pescara.

1994 C'erano forse 80 persone. Avevo 12 anni. Non so come mi trovo alla partenza e mi sono catapultato nella mischia. Iniziai a correre senza cognizione di causa, senza riferimento e senza capire nulla. ISTINTO PURO, corsi e corsi... è assurdo nella mia mente ricordo buona parte della gare.... e non ricordo altre cose + recenti!! RICORDO LE CAMPESTRI LE CORSE LE SOFFERENZE LE GIOIE DELL'ATLETICA!!
Non ricordo come, alla fine arrivai secondo. Il mio istinto mi aveva guidato... il mio corpo si era gestito. Scopriì di avere un dono che dura ancora oggi, che mi piace e che mi conquista. Mi tiene legato alla disciplina che non abbandonerò mai!

1995: L'Aquila piazza d'Armi. Mezza pista distrutta, impettata da scalatore con fango e neve, pozzanghere con ghiaccio in cui ci lasciavi la scarpa se eri piantato, piante che ti ferivano, rovi.....
e al finale ero SECONDO stremato, suonato, un giudice non mi chiude la strada per il rettilineo finale lasciando aperto il giro e io non vado a fare un altro giro!!!!??

Alla fine quando ho capito di aver sbagliato strada sono arrivato 6!! Che rabbia, mi brucia troppo ancora dopo 15 anni!!

Mi fermo qui.

Cmq per me si chiama "corsa campestre" e non CROSS.

Questa gara è la cosa + bella che l'atletica mi ha regalato! La gara + avvincente, la misurazione con me stesso e con gli altri.
Ne ho vinte tante e ne ho perse altrettante.
Campestre come parallelismo della vita.... per me dice tutto!

CHE SOFFERENZA, SONO QUI IN ARGENTINA E NON POSSO GAREGGIARE!!

CAMPESTRE TE EXTRANO!!

Grazi Mario

Luca Renz

MONITO PER TUTTI! BASTA VIVERE DI RICORDI, RIPORTIAMO L'ATLETICA NELLE SCUOLE!!

Anonimo ha detto...

Ciao Mario! Sono ancora di giovane età, ma ne ho passate tante anche io...
La prima campestre di preciso non la ricordo... Ma una che non mi dimenticherò mai è quella fatta nelle campagne, ancora inesplorate completamente dall'uomo, dell'Aquila...
Come al solito io ero l'unica che accettava di partecipare tra i tanti convocati dal Prof. De Cristofaro... Sicuramente la temperatura non era più alta dello zero, lo dimostravano le innumerevoli lastre di ghiaccio sul terreno... Non oso immaginare cosa si fosse ghiacciato(si parla di pupù di animali)... Le mie avversarie??? Be'non eravamo poche... Ma una mi colpì in particolare, era una ragazzina di colore...
Il mio primo pensiero fu:"meglio di così non può andare!!!"
Il secondo:"magari abituata al caldo non gli andrà bene!"
La risposta al mio primo pensiero:"Vabbè le persone di colore sono forti, ma tu non sei nè nera nè bianca... Sei nel mezzo(a causa del mio colorito olivastro)!"
La risposta al secondo pensiero fu svelata dalla gara... Arrivai seconda... Nel mezzo!!!
Con quella tosse fastidiosa che inevitabilmente viene dopo ogni campreste, fui premiata... Niente coppa, se non ricordo male mi diedero il solito zainetto...
Ma rimasi soddisfatta di essere arrivata nel mezzo, per la grande stima provata per quella ragazza!

E da quando alle campestri c'è la "comoda" alternativa ,ma non non faticosa, della marcia... Incominciai ad odiarle...
A presto
Lu

Marius ha detto...

La marcia, "comoda" alternativa (non faticosa) della campestre... non ci avevo mai pensato!
Grande Lu, proprio un bel racconto! (Ma quanta bella memoria avete messo in rete; sto sinceramente rivalutando la campestre - o il cross?).
Grazie di cuore a tutti.

m

Anonimo ha detto...

Cross galeotto. Sì,anche per me la corsa campestre dei Giochi della Gioventù rappresentò la prima esperienza di gara. Non ricordo il criterio della selezione, ma so per certo che non immaginavo la fatica, il dolore alle gambe, il fiato corto.La poca lucidità che mi rimaneva fu sufficiente però per consentirmi di:- notare la naturalezza del gesto delle prime arrivate(scoprii poi che erano ragazze già praticanti); giurare in cuor mio che mai più mi sarei cimentata nella corsa.
Eppure quelle atlete e quell' esperienza ronzavano da allora nella mia mente, finchè capii:"circa tre anni più tardi mi tesserai con una soc.e quel mai più mutò in oltre venti anni di gare,il cross non è mai stato la mia specialità, ma ora me lo figuro un po'come il primo bacio, non si scorda mai, ed è seguito da una lunga storia d'amore.

Anonimo ha detto...

...1976, 12 AGOSTO , 15 GIOVANI
PARTONO ALL'IMPAZZATA SU PER UNA SALITA ... 500 METRI AL 10 % , POI 2 KM PER TORNARE ALLA PARTENZA ...DOVE E' POSTO L'ARRIVO.
UNA MAGICA EMOZIONE, SEPOLTA, ORMAI LI NEL PROFONDO DELL'AMIGDALA CHE LEGGENDOTI E' EMERSA CON SERENA DETERMINAZIONE.
Marcello

Anonimo ha detto...

Ebbene sì, non ci crederete ma anch'io ho esordito nell'atletica con una gara di corsa campestre, un cross corto per l'esattezza. Ero stato "buttato" in squadra per coprire il CdS assoluto ma l'ho fatto volentieri.
Lo scenario era quello di Piazza d'Armi a L'Aquila, una domenica mattina di febbraio. C'era uno splendido sole e sinceramente non mi ricordo che facesse eccessivamente freddo.
Per la cronaca sono giunto 17^ con grande stupore di tutti, a cominciare dai miei genitori.(Mia madre dopo il primo giro ha visto uno del gruppo di testa vomitare e ritirarsi e aspettava da un momento all'altro che accadesse anche a me!)
Non ricordo molto della gara: mentre correvo il mio unico pensiero era per le mie scarpette chiodate nuovissime e bianche con i bordi azzurri che metro dopo metro diventavano irriconoscibili. Che rabbia!
Dopo di quella esperienza ho corso altri due cross corti prima di dedicarmi difinitivamente alla pista...e vi assicuro che non ne sono affatto pentito! ;-)

Nunzio

Marius ha detto...

Il Grande Nunzio è un decatleta, mica uno qualsiasi! Quindi la sua incursione nella corsa campestre non mi stupisce più di tanto. A questo punto mi aspetterei due righe pure dal GMak...

un marius in stand by

;))

Anonimo ha detto...

Mi stavo risparmiando...ricordi nostalgici ...di uno come me che soffre anche il freddo di un venticello sahariano!!!
11 anni, 1 media (ma pure 2^ e 3^), tuta acrilica minuscola arancio/nero, lo scenario era la zona dove adesso sorge il Megalò, ben diverso dalla distesa di parcheggi attuale. C'era un maneggio, il percorso - identico ogni anno - partiva dalle stalle - in piano - e si inerpicava tra i sali e scendi di quell'area oramai ridotta, a furia di ruspe, ad immenso parcheggio. Si entrava all'interno delle recinzioni dei cavalli, alla partenza ero un ghiacciolo, intorno tutto ghiacciato, ghiaccio traditore si rompeva all'improvviso rivelando pozzanghere che inzuppavano scarpe e calzini, e poi con il primo sole si creava quella fanghiglia superficiale che era una "delizia", tra buche enormi di zoccoli che sfregiavano piedi ghiacciati e vanificavano le mie reattive caviglie da velocista: tutti allineati e BOOM: ragazzi per i primi 100m del piano e l'inizio della rampa della collina non ce n'era per nessuno!!! peccato che ero come un cerino, una grande sfiammata iniziale e poi...sigh!!!...sento ancora oggi il sapore metallico che avevo in bocca, denti gelati, mani intorpidite, fronte imperlata di cristalli di ghiaccio...brividi lungo la schiena ma soprattutto quella dannata tosse che mi prendeva a metà gara da piegarmi in due...e prima che mi riprendessi, oramai ero più che ultimo!!! CMQ nel 1980 la mia scuola fu 3^ in Abruzzo: tre partecipanti, 6° + 9° e me 44°su 48...per qualche motivo fui classificato ufficialmente 15° e così agguantammo il 3° posto in regione!!! Che Vergogna, il preside raggiante un paio di mesi dopo ci consegnò i diplomi...ripeto, sapevo benissimo di essere arrivato quasi ultimo, ma le classifiche invece...il prof disse "stavolta è andata bene a noi..."
Errori a ben vedere ce ne sono sempre stati...

A 14anni inizia in pista, scelta forse più felice...mi facevo 12km con la graziella, all'andata in discesa, al ritorno, salita e maledetta dinamo che se non pedalavi con il XXXX che illuminava la strada ad un impaurito pischello di 14 anni!!!!!!!
Ma questa è un'altra storia.

GMaK
ancor oggi infreddolito... nei ricordi

Anonimo ha detto...

Condivido che questo tipo di gara, che a tutti riporta alla mente momenti indimenticabili della propria giovinezza, torni ad essere denominata "Corsa Campestre" (fango, sudore, fatica e ormoni a tremila).

Tornando comunque alla gara del 24 p.v., lancio una sfida sui primi tre posti: D'Onofrio (1) - Di Muzio (2) - Gasbarri o Di stefano (3).

L'Ipocrita - Ciao grande Marius

Marius ha detto...

Wow! Bentornato Ipocrita!

Per la gara di Penne, 24 p.v., ricordo ai non troppo 'addetti' che l'Ipocrita fa riferimento alla prova degli Allievi, una gara dai contenuti tecnici assai rilevanti. Il secondo posto ipotizzato per Di Muzio è un gran complimento che sottoscriverei alla stragrande adesso. Da tecnico del buon Luca (Di Muzio) credo invece in una sua buona gara di rientro, ma difficilmente davanti al forte Gasbarri che, pur essendo mezzofondista veloce, è comunque il Campione Italiano Cadetti 2009 per la Corsa Campestre. Credo pure che Gasbarri potrà impegnare, almeno nella prima parte di gara, l'esperto e più 'anziano' D'Onofrio. E non sottovaluto nemmeno Lorenzo Di Stefano, anzi... Sì, sarà prorio una bella competizione.
Tra i Senior occhio a Saturnino Palombo nel lungo, assieme a Luigi Turilli. Nel corto invece attenzione a Flavio Di Bartolomeo... Per la cronaca i 'miei' sono tutti targati AICS HADRIA PESCARA.

salutoni

marius

Of ha detto...

Visto che ci sei caro Mario, ti va di descriverci anche le altre gare?

Marius ha detto...

Mmmmm... per le altre è dura, Of. Vado un po' a braccio con l'elenco dei partenti (so di Marco Salvi e Viceré tra gli Juniores, assieme a Matteo Fratini; per le femminucce invece brancolo nel buio) e preferisco non tirare i dadi. Spero solo di non trovare i soliti quattro gatti. Siamo bravi a fare la serie A in pista, ma quando si tratta di sporcarsi le scarpe in casa nostra, a giocare sono davvero in pochi.

Ci si vede a Penne?

m

Of ha detto...

Si, ci vediamo a Penne.

Anonimo ha detto...

Facile il pronostico su D'Onofrio tra gli allievi, già 12° l'anno scorso agli Italiani individuali.
Un in bocca al lupo da parte mia a Luca, ma credo che sarà una bella battaglia tra tutti i ragazzi da voi citati.

Tra gli juniores, ovvio indicare Salvi, già autore di un 3'58" indoor a metà gennaio e grande promessa del nostro mezzofondo.

Tra i seniores ringrazio Mario per la fiducia.
In ogni caso bisogna vedere chi sarà ainastri di parenza, perché la nostra atletica è un po' in ribasso nell'ultimo periodo. Qualche nome noto che non si vede più, qualche tesserato per squadre di altre Regioni e complessivamente presenze sempre al lumicino.
Occhio però a Fabiano Carozza, 3'53" indoor ad Ancona 10 giorni fa, con tanto di primato personale, che va a ritoccare il 3'54"10 di settembre. Se corre sul corto,non ce n'è per nessuno.

Tra le donne, bisogna vedere se la Gran Sasso deciderà di schierare la formazione al completo. Ma immagino sia molto difficile, dato che è già qualificata per Volpiano.

Un saluto.
Sat

Marius ha detto...

Un inciso puerile: fa piacere vedere l'ottuso surclassato dalla costruttiva follia del cross, pardon, corsa campestre.

;)

m

Anonimo ha detto...

...stavo giusto per scrivere la stessa cosa!
ihihihih

:)
g

Anonimo ha detto...

si parla tanto di cross,ed e' giusto propagandarlo vista la scarsa partecipazione negli ultimi periodi,ma ricodo che in concomitanza si svolgera' una riunione indoor dove ben 14 piccoli atleti di marcia rappresenteranno la nostra regione.
mi chiedo...come mai nn se ne parla?? forse è arrivato un uccellino che ti ha bisbigliato qualcosa?!?

Marius ha detto...

Parli dell'ottuso e... salta fuori la 'postata' anonima che poteva esserci risparmiata. Voglio ricordare che questo è solo un blog personale; perché, o zelante anonimo, non solleciti un bell'articolo a quelli di fidalabruzzo.org?

;))

m

Of ha detto...

beh.... anonima.... tu hai sempre gli IP

Marius ha detto...

Caro Of, ciò che mi fa sorridere (ma soltanto un pochino e a denti strettissimi) è quel rimarcare: "[...] ma ricodo che in concomitanza si svolgera' una riunione indoor dove ben 14 piccoli atleti di marcia rappresenteranno la nostra regione [...]". Cosa vuol farmi arrivare l'anonimo'? Non so. So soltanto che quei ragazzini che nomina come se fossero figli suoi, probabilmente fino a ieri neanche sapeva esistessero. Rido (sorrido) ché è tutto il pomeriggio che doppio, proprio per molti di quei ragazzini, filmati tecnici che consegnerò domani mattina, a Penne, al loro presidente.
Chiudo ri-citando Flaiano: "La stupidità degli altri mi affascina, ma preferisco la mia".

m