giovedì 1 gennaio 2009

Come trent'anni fa...

La Pineta d’Avalos di Pescara è un luogo consacrato alla corsa. La foto che mi ritrae scomposto e affaticato sul traguardo di un Campionato Nazionale AICS (era il ’79), mostra un ragazzino dell’età dei miei stessi allievi (Lorenzo, Luca…). Tanto è cambiato nel nostro mondo di soave fatica proletaria: le metodologie di allenamento, sempre più sofisticate, scientifiche, unitamente al supporto sempre più incisivo della medicina dello sport. È la scienza al servizio dello sport che ha mutato radicalmente il modo di pensare, meglio, di ri-pensare, il ruolo della corsa, nelle sue molteplici espressioni: breve, media e di lunga durata. Consentitemi però un’osservazione: lo sguardo di chi si avvicina al traguardo, quello del ragazzino nella foto, è lo stesso dei ragazzi che seguo, quando fanno il medesimo esercizio. Quella disperata vitalità che passa indenne le insidie del tempo, quei trent’anni che possono ingiallire una foto ma che nulla possono contro la forza di un sogno appassionato, di un desiderio, di un insegnamento…

5 commenti:

Anonimo ha detto...

Nel famoso dialogo col Principe di Salina, Tancredi diceva "bisogna che tutto cambi se vogliamo che nulla cambi".
In questo caso, in 30 anni abbiamo assistito ad una vera e propria rivoluzione nelle tecniche di preparazione, allenamento, alimentazione e integrazione.
Ciò che però non cambia - perché, semplicemente, non può cambiare - è lo spirito, l'entusiasmo, la passione, la voglia di competizione e di spingersi al di là dei propri limiti.

Meno male, però, che sono anche cambiate divise, tute e gadgets in genere. Adesso si assiste al proliferare di truzzi e tamarri in ogni dove, ma - mi perdonino tutti gli atleti, per così dire, più esperti - le divise anni '70/'80 non si potevano proprio vedere...

A presto.
Sat

Anonimo ha detto...

Ciao Mario sono foto che per chi come noi pratica atletica da 35 anni.... mi Tocca dentro mi emoziono...
ma la cosa sorprendente è il pubblico ,guarda un pò che fiume di persone e molto ordinate a tifare, incitare è fantastico....
BEI TEMPI BEI TEMPI....
l'educazione, la disciplina, il rispetto, i veri valori della vita con semplicità costava poco, NON Cè PIù ... ecco perchè eravamo più forti, prima l'uomo la coscenza la fiducia in se stessi , e poi L'ATLETA...
ciao Mario a presto....

Marius ha detto...

Due commenti: quello di Sat, centrato sull'"estetica sportiva", canotte e gadgets vari; quello del grande Camillo, su un mondo che non c'è davvero più. La sensibilità di Camillo, affinata da un'esperienza non comune, quella del long life running man (perdonatemi la dizione anglosassone e maccheronica; dovrebbe voler significare "corridore per tutta la vita"), guarda all'essenza di quella foto: l'attenzione rispettosa, quasi sacra, composta, del pubblico sui faticatori di quel giorno. È vero Sat, quei "rari nantes in gurgite vasto" che si ostinano a fare soave e proletaria fatica conservano lo sguardo "cattivo" e appassionato dei loro predecessori. Il mondo attorno a loro, però, è molto cambiato.

un saluto a tutti. mario

Anonimo ha detto...

In effetti il "long life running man" (bellissima la locuzione, oltre che estremamente appropriata; se è un tuo conio, i miei ossequi all'idea, assolutamente geniale) ha colto nel segno sulla presenza del pubblico. Così come Mario sul mutamento dei tempi e degli stimoli.

Sotto questi profili è cambiato davvero tanto.
Oggi, per es., può capitare di trovare molta gente a guardare e fare il tifo in una delle tante stradali che si susseguono con ritmo incessante ogni settimane in tutta la penisola (talvolta capita anche di trovare qualche rompiscatole, possibilmente in macchina, che, privo del minimo senso civico e di qualunque rispetto per la fatica, ti intralcia o, alla meno peggio, ti deride).
Al contrario, alle gare che "contano" - che so un campionato regionale di cross o una riunione in pista - sono ridotte al lumicino le presenze degli atleti, mentre il pubblico si riduce a qualche genitore, fidanzata/o e rarissimi appassionati.

Faccio due esempi che ritengo emblematici.
L'anno scorso, proprio alla Pineta in discorso, sono stati organizzati i campionati regionali di cross per società.
Lo scenario era alquanto desolante. Gara allievi e allieve (tutti insieme, tanto non c'era nessuno) con una decina di partenti. Gara juniores con 2 partenti. Tra i seniores uomini una quarantina tra corto e lungo?
Quanto agli spettatori, qualche genitore e qualche allenatore.

Sorvolo sui campionati validi per l'assegnazione del titolo regionale sui 10.000 per Abruzzo, Marche e Umbria. Una quarantina di atleti tra uomini e donne, qualche allenatore, i giudici di gara e, unici spettatori, i miei genitori...
Ancor più tristi i campionati regionali per l'assegnazione del titolo individuale. C'era qualche gara con al via 10 atleti? Boh... Nella mia gara (5.000 m) eravamo al via in... 3! Che tristezza... E dire che ero tornato in fretta e furia da Pavia solo per partecipare e cercare di ritoccare il personale.

Tutto questo panegirico solo per dire di come i tempi stiano davvero cambiando.
C'è molto entusiasmo intorno alla strada ed al pianeta maratona. Ma un'attenzione troppo scarsa nei confronti dell'atletica vera e propria.

Caro Mario, permettimi una domanda. Quanti MisterCamp si vedono oggi in giro?
Lui resta un mito, ma in fondo in tempi passati l'Italia brulicava di "matti" pronti a spaccarsi la testa anche senza diventare necessariamente dei campioni. O no?
Parlando dei tuoi ragazzi, esempi ammirevoli di come si possa ancora fare attività con entusiasmo e gioia di vivere, osservi, molto correttamente, che "il mondo attorno a loro, però, è molto cambiato".
Il problema è che quando il mondo cambia, per quanto ci si sforzi di rimaner fuori dal processo di trasformazione, alla fine, in un modo o nell'altro, ne si rimane comunque invischiati.

Per questo ammiro molto il tuo impegno e il tuo sforzo.
Purtroppo non è facile stare al passo con i tempi.
La tecnologia, la civiltà dell'opulenza e dell'agiatezza, la scarsa propensione dei giovani alla fatica e alla rinuncia, e - perché no? - la concorrenza di schiere di negretti, che troppo spesso appaiono imbattibili, fanno desistere molti giovani anche solo dal tentare.
Però, il fatto che ci sia ancora qualcuno che prova ad affrontare questo Moloch mi/ci restituisce un po' di sollievo e di fiducia.

A presto.
Sat

Anonimo ha detto...

Bel post, ma soprattutto bella foto...
P.S.
Se esiste ancora quella divisa la voglio!!! Anke se è 1 pò vintage è spettacolare...

Denny