domenica 5 febbraio 2023

UMANIZZARE I SOGNI

 


Spesso nello sport - ma anche nella vita - si passa il tempo dentro cervellotici crivelli tecnici: cioè si va alla ricerca ossessiva di mezzi e metodi di allenamento super raffinati, meticolosamente organizzati in piani di lavoro che manderebbero in crisi finanche il più pignolo tra i Grandi Maestri di scacchi - nota è la maniacalità con cui questi si preparano alle competizioni.

Ah, la tecnica. Ah, le ricette miracolose per il successo, un'asticella posta sempre troppo in alto, ahimé.
Voglio perciò ricordare innanzitutto a me stesso che esiste una capacità da allenare quotidianamente, dalla cui solidità ed efficienza dipendono non solo i meri risultati agonistici nel breve e nel medio termine, ma soprattutto la crescita dell'atleta e la longevità della sua carriera. Essa è la capacità di resistere al disagio.

A tale proposito lo psicologo Pietro Trabucchi, in "Resisto Dunque Sono" (2007), nell'interessante capitolo "Saper incassare, perseverare", scrive:

"La capacità di resistere al disagio, si tratti di frustrazioni psicologiche o sofferenza fisica, ha una radice comune: essa è di tipo cognitivo e e origina nel sistema di aspettative dell'individuo. Perfino la percezione della fatica, come dimostrato da alcuni esperimenti, è influenzata dalle aspettative del soggetto.
Un sistema fatto di attese eccessivamente elevate rende molto più vulnerabili alla frustrazione."

E ancora:

"Il sistema di attese dell'individuo è influenzato fortemente dall'ambiente sociale e dalla cultura ricevuta. La società attuale alimenta la costruzione negli individui di sistemi di aspettative irrealistiche perché troppo elevate. Questa modalità poco efficace di vedere il mondo non ha nulla a che vedere con il vero ottimismo: piuttosto si tratta di una forma di ingenuità infantile che ha molto a che vedere con l'ottimismo «panglossiano». Estrazioni culturali di tipo diverso, come ad esempio quelle di origine contadina, , favoriscono lo sviluppo di un sistema di aspettative tolleranti nei confronti del disagio e della frustrazione. Lo dimostra la storia di vari campioni negli sport di resistenza."

E infine:

"È possibile intervenire sulla propria capacità di gestire la frustrazione verificando e modificando il proprio sistema di aspettative a priori. Ma anche educando il proprio sistema di attese ad indirizzarsi in modo più realistico. Tuttavia non bisogna dimenticare che il nostro cervello è stato creato capace di sperimentare frustrazioni in quanto esse hanno un'utilità pratica: ci spingono a cambiare le situazioni, a muoverci, a modificare la nostra vita. Le frustrazioni sono veramente dannose solo se eccessive e troppo prolungate in quanto creano «impotenza appresa»."

Nessun commento: