(Ph by Encyclopædia Britannica, Inc.) |
“La facoltà umana di scavarsi una nicchia, di secernere un guscio, di erigersi intorno una tenue barriera di difesa, anche in circostanze apparentemente disperate, è stupefacente, e meriterebbe uno studio approfondito. Si tratta di un prezioso lavorio di adattamento, in parte passivo e inconscio, e in parte attivo.”
(Primo Levi, Se questo è un uomo, 1947)
“Ha da passà ‘a nuttata”. Il traslato però non aiuta, dacché la pandemia ‘gira’ dalle nostre parti da più di un anno e, in barba al vaccino, continuerà a ‘lavorare’ per almeno un altro anno buono.
Ci incazziamo coi no-vax, malediciamo chi ci governa, ci incazziamo con chi indossa le mascherine, insultiamo chi le tiene sotto il naso; rivendichiamo il nostro diritto a muoverci liberamente così come invochiamo lunghissimi lockdown e coprifuoco.
Ma il virus fa il virus e va avanti per la sua strada. Mentre continuiamo a far finta che tutto ‘rientrerà’, che il mondo tornerà a girare secondo regole, abitudini e nevrosi pre-Covid, perdiamo tempo preziosissimo.
È cambiato il modo di fare scuola - detto banalmente così - di praticare e seguire lo sport. La pandemia mette a nudo certe grottesche nefandezze dei sistemi di valutazione scolastica. Non si può verificare la preparazione di un alunno facendolo bendare dinanzi al suo laptop; ma qualcuno l’ha fatto.
Non si può - non si potrà forse ancora per un paio d’anni - partecipare alle manifestazioni sportive dove si corre insieme a migliaia di appassionati. Gli spalti di stadi e palazzetti dello sport saranno vuoti ancora per molto tempo.
Né della scuola né dello sport potremo mai fare a meno. Forse è arrivato il momento di adattarci, progettando quel cambiamento, necessario e ora improcrastinabile, forse mai agìto per molle, umana pigrizia.
Nessun commento:
Posta un commento