martedì 19 agosto 2008

Christian Obrist come (e forse meglio di) Vittorio Fontanella?

Christian Obrist va in finale (foto Giancarlo Colombo per Omega / Fidal)


Sognare a volte è necessario. Mica illudersi, sognare. Il sogno è quella sorta di illusione "buona", che reca in sé quel fondo di probabilità per andare a segno (un posto nei sei, una medaglia?), come nel caso di Christian Obrist, mezzofondista eccellente ma non troppo (almeno nel recente passato) che non pensavamo più nel ruolo di campioncino (figuriamoci in quello di finalista olimpico!). Ventotto anni dopo Vittorio Fontanella, quinto nella finale olimpica dei 1500 di Mosca 1980, arriva Christian, oggi più forte di un Lagat (sicuramente più motivato e tatticamente più intelligente) e finalista olimpico a pienissimo titolo. Voglio chiudere questo breve post augurale ricordando la scuola che ha lanciato Obrist. Lo faccio suggerendovi il link dove potrete trovare la favola che ha plasmato il talento del giovane Christian e di tanti altri bei corridori. La parola al mitico Enrico Arcelli: http://www.novararunning.it/Arcelli/articolo_su_Ruggero_Grassi_Vipiteno.htm .

2 commenti:

Anonimo ha detto...

Bella Mario!
Ottima l'indicazione del link. Molto interessante.
Ecco mi incuriosiva una cosa sulla metodologia di allenamento. Avevo già letto - ne trovo conferma sul link che hai indicato - che la Weissteiner, prima di realizzare il suo primato sui 3.000 indoor di 8'44", aveva svolto proprio la doppietta di ripetute di cui si parla nell'articolo. Un giorno un 8x1.000 sui 3'02"-3'03" (non saprei i recuperi, ma credo 1'30" o 2'), mentre il giorno seguente mi pare 8x500 sul piede dell'1'27"-1'28" (immagino con gli stessi recuperi di cui sopra).
Come ti sembra l'idea? Non la vedo come una rivoluzione copernicana, naturalmente, ma non mi sembra male. Anche se poi andrà gestita con criterio nell'ambito della preparazione, perché si dovrà arrivare freschi, quasi in condizioni da gara.
Un saluto.
Sat

Marius ha detto...

Caro Sat,
un'interpretazione dei "vantaggi" di tale metodica la dà già l'ottimo Arcelli. Nulla di nuovissimo sotto il sole (di blocchi "aerobici" si parlava anche negli anni '80). Credo però che lì a Vipiteno il "segreto" sia nella assidua e intelligente presenza del buon Grassi (leggasi dedizione e "psicologia" come comprensione e soluzione delle problematiche individuali sul campo). La differenza è ancora lì, nel lavoro con l'atleta, in presenza. Per risolvere certi problemi, in soldoni, c'è bisogno di guardarsi negli occhi.

un saluto. mario