sabato 2 agosto 2008

Raffaello Ducceschi, la memoria e i nostri giovani marciatori

Raffaello Ducceschi


Pubblico volentieri un altro scritto dell'amico Raffaello Ducceschi. Memoria in marcia la sua; sì datata, ma comunque ottima per riflettere su questioni analoghe e più recenti. Non condivido un passaggio nella sua chiusura, nel post scriptum per intenderci, quando scrive del "metodo italiano elastico del buon senso (o della mafietta) e dell'intuito". Si può conservare il buon senso, l'elasticità, eccetera, senza necessariamente ricorrere alla "mafietta". Basta stabilire dei criteri ed applicarli.


Malato di protagonismo... Mondiali Juniores
di Raffaello Ducceschi


Leggendo la storia di questi mondiali junior e i suoi tormentoni la memoria mi va ai miei europei juniores mancati (nel 1981, Utrecht; i mondiali ancora non c'erano). Ai campionati italiani juniores aveva vinto facile Walter Arena con 43’ e 10” circa, io secondo con grosso modo un 43'45” battendo di pochi secondi Sergio Spagnulo. Arena andava sicuro agli europei ma chi era il secondo? Fino a quel punto Sergio mi aveva sempre battuto ma io lo avevo sconfitto agli italiani. Che fare? Ci organizzarono una “disfida” all'Arena di Milano solo per noi due. La marcia lombarda ci venne a vedere divisa in due: “Sergisti” e “Raffaellisti”. In difficoltà chi era amico di entrambi senza preferenze.
Per la prima volta vidi Giorgio Rondelli, che allenava Sergino, perdere le staffe (le sue arrabbiature in gara sono storiche). Caldo, di sera. Fu una delle gare più dure della mia carriera. Tiratissima, un pezzetto a testa, sempre all'attacco. I giudici ci ammonirono ma non seppero scegliere, le proposte di squalifica erano ancora nascoste. A cento metri dal traguardo eravamo ancora spalla a spalla, marciavamo dritti come treni verso il nostro record personale senza il minimo sospetto su chi la potesse spuntare. Ma a quel punto i giudici entrarono in gioco e un giudice, oggi un amico, mi disse "o rallentate o vi squalifichiamo tutti e due...". Decisi io: "Sergio vai", gli dissi. Di quella scelta sono orgoglioso; era meglio che uno dei due andasse agli europei, la doppia squalifica era praticamente sicura. Gli lasciai 10 metri e poi finii dietro di lui chiudendo gli ultimi 100 metri lenti e composti in bello stile, Sergio davanti e io dieci metri dietro. Sergio aveva vinto... entrambi facemmo un tempo vicinissimo al record di Walter Arena, poco più del suo 43'10” (perdonatemi l'imprecisione). Meglio sarebbe stato, col senno di poi, tirare un giro a testa coscienziosamente per fare il record personale e magari scendere sotto i 43’. Comunque avevamo fatto uno splendido personale! Ma i giudici non erano contenti nonostante li avessimo ascoltati e da "bravi bambini" avevamo scelto di rallentare, di non fare la fatale "volata". Dopo essere stati incapaci di scegliere per 9 km e 900 metri chi dei due marciasse meglio, non seppero nemmeno accettare il "nostro verdetto" e ci squalificarono entrambi...!! Non mi bruciava non andare agli europei. Fino a 100 metri dal traguardo non ero riuscito a sconfiggere Sergio o lui me. Qualche settimana prima l'avevo battuto di un soffio solo perché lui si era “prosciugato” tentando di seguire Walter e io avevo scelto serenamente che un squalifica in volata era idiota. No, mi bruciava l'idiozia di quella squalifica ingiusta; la loro minaccia includeva implicita la promessa che se NON avessimo finito in volata NON ci avrebbero squalificato... La pagò la porta di uno spogliatoio dell'Arena. La chiusi, piangendo per la rabbia, con tanta violenza che il suo vetro della andò in frantumi (spero che l'Arena, nel senso dello stadio, che non era proprietà dei giudici, non voglia farmelo pagare ora...). Quindi fuori tutti e due. A casa. Ma per fortuna Sergio era della Pro Patria e Mastropasqua, suo dirigente, ci pensò lui a far giustizia degli iniqui "trials". Sergio andò agli europei, ma né lui né Walter Arena fecero grandi risultati. Il fatto è che ci siamo rifatti dopo: 4º ai mondiali, 5º alle olimpiadi e 11º agli europei, questi i nostri migliori risultati (se non mi sbaglio) più oro alle Universiadi, ai giochi del mediterraneo e ai mondiali militari; molte maglie azzurre e anni da professionisti. Direi che a tutti e tre quelle battaglie da juniores ci han portato fortuna.
Ho visto le foto di Macchia, di Di Bari e Tontodonati; per quel che ho visto, ragazzi, mi piacete tutti e tre... marciate veramente bene, non mollate, insistete, il futuro vi darà grandi soddisfazioni.
Ultimi dettagli: Campione europeo quell'anno (1981, nds) fu Ralf Kovalsky. Per scherno mi chiamarono più volte Kovalsky per analogia di nome. Da senior Ralf incominciò con un record mondiale indoor sui 30 km e una lotta con Maurizio Damilano e Pezzatini sui 20 km a Piacenza, ma poi scappò in Germania ovest per un posto in Banca, un'auto e una casa... senza rendersi conto che la sua carriera di campione finiva lì... Poco tempo dopo su quell'auto (su quella o su un'altra) ci moriva in un incidente. La vita è strana e crudele. Invece il secondo degli eurojunior... arrivò tante volte secondo... ai mondiali... alle olimpiadi... era Potashov il russo secondo più volte all'amico Perlov. Le storie di sport specialmente quelle di marcia sono anche belle storie di amicizia.

P.S.: Trials
Ricordo che Pino Dordoni alla fine della mia carriera in una occasione mi disse sorridente, ironico e sornione: "indicativa... Raffaello... non ti confondere... è una indicativa, NON una selezione... non l'hai ancora imparato?". Risi di gusto. La polemica è antica: noi italiani mafiosi e falsi (sicuro che Giuda era italiano) scegliamo l'indicativa al posto dei trials. È vero che anche i trials sono fallaci ed à anche vero che noi italiani siamo famosi per il nostro ingegno, il nostro fiuto... A Dordoni e a Waldemaro Meneguzzo bastò vedermi una volta da allievo, invece a Visini una volta da junior. Mi incoraggiarono e ci videro giusto. Anche se ai miei europei juniores son rimasto fuori son contento così: preferisco il metodo italiano elastico del buon senso (o della mafietta) e dell'intuito.

1 commento:

Anonimo ha detto...

Accidenti...
Bello e accattivante questo racconto...
Davvero un gesto di grande signorilità quello di lasciare vittoria e convocazione al compagno di fatica...
Peccato che poi i giudici abbiano dimostrato poco buon senso e molto cattivo gusto...

Molto coraggiosa, a mio modo di vedere, anche la preferenza per il metodo "elastico" italiano. Spesso chi viene sacrificato non la pensa così e si continuano a sentire per giorni polemiche inutili e lamentale frivole.
Adottare un metodo elastico ed ispirato al buon senso risulta vincente se chi decide è davvero dotato di buon senso e di intuito...

Comunque complimenit per la carriera, Raffaello!

Sat