venerdì 3 ottobre 2008

Il Processo del Lunedì, di venerdì

A volte può capitare di chiudere una settimana particolarmente pesante prendendo un pugno nello stomaco, mentre si sta inspirando. Di metafora si tratta, ma rende bene l’idea. Allo stadio, ad esempio, dopo un’ora e passa di allenamento coi ragazzi, può capitare di essere travolti dall’ansia rovinosa di un adulto, in lutto per aver visto peggiorare il proprio figliolo di otto decimi di secondo sui 1000m. Quel genitore chiede spiegazioni al tecnico, per l’ecatombe cronometrica. L’anno agonistico è finito e addio sogni di gloria.
Roba da chiodi. Risparmio il dettaglio tecnico (stiamo parlando di ragazzini di quattordici-quindici anni), davvero risibile. Penso invece al mio ruolo di educatore (prima che allenatore), al valore quindi di un’educazione prima che del mero risultato tecnico. Al fatto palese che in quello stesso ambiente, dove i ragazzi stanno insieme e con gioia immensa, venga praticato ben più di un addestramento finalizzato al risultato. Al campo coi ragazzi si discute, ci si confronta, si riflette sul già fatto e sul da farsi; si cresce insieme attraverso la comprensione del mondo usando gli arnesi della logica e della scienza, a volte muovendo proprio da un semplice esercizio tecnico. Bisogna però fare i conti con altre visioni del mondo. Quelle da bar dello sport, da Processo del lunedì, cariche di violenza, latente e manifesta, intrise di infantile ignoranza e governate da un unico padrone: la strenua volontà di affermare se stessi, a volte sulla pelle dei figli.


5 commenti:

Anonimo ha detto...

Qst post mi ha toccato, soprattutto xkè ho vissuto spesso qst situazione, ovviamente da spettatrice e non da tecnico. Cmq il tuo ruolo di educatore è un segno forte nella vita dei ragazzi. Quello che tu dai loro, oltre alla preparazione specificatamente sportiva, è un atteggiamento di grande elevatura che solo chi ha fatto sport da ragazzo può manifestare nell'età adulta. Un giorno quando li rincontrerai che saranno diventati uomini, ti ringrazieranno e tu vedrai in loro un pezzetto del tuo lavoro. Quindi, concludo nel dire non puoi essere educatore anche dei genitori... non è il tuo ruolo. Vai così... il tempo ti darà soddisfazione. Ciao.

Marius ha detto...

Ne parlavo proprio ieri con un altro papà (non tutti i genitori sono uguali, per fortuna, e non tutti i ragazzini somigliano ai propri genitori). Lo sport, per come io lo intendo, è metafora di un'esistenza spesa bene, pratica di valori positivi concreti (rispetto per la propria salute psicofisica, rispetto dell'altro, amore per la conoscenza, eccetera). Ciò non esclude, ovviamente, il raggiungimento di obiettivi agonistici (cronometrici, titoli vari, eccetera), che vanno però sempre letti con equilibrio e alla luce delle finalità sopra espresse.

Sognatrice, sono un maestro elementare. Conosco bene l'educazione degli adulti; lo stadio e la scuola somigliano più di quanto tu possa immaginare.

un salutone. mario

Anonimo ha detto...

Grande Mario!

Credo di aver capito l'episodio cui alludi.

Hai ragione su tutto.
Ma io sono sempre stato un cultore del Processo (e non potrebbe essere diversamente, del resto...), quindi le discussioni da bar mi piacciono sempre.
Senza esagerare, naturalmente...

Nella specie, capita che il risultato cronometrico fosse atteso, addirittura scontato. Quindi è chiara una piccola delusione.
Comunque sono talmente giovani che non vale la pena prendersela. Avranno tanto di quel tempo...
Ne ho parlato anch'io col ragazzo, del quale ammiro l'impegno e la determinazione.

Un saluto.
Sat

sammix ha detto...

Carissimo Mario,come ti ho già anticipato, non mi trovo d'accordo con te sulla pubblicazione di questo post. Sappi che ti reputo il miglior educatore, prima che allenatore di "giovani promesse", ed è per questo che sono felice che tu ti prenda cura dei miei ragazzi, ma trovo questa pubblicazione un po' avventata,non tanto per i contenuti, che per molti tratti condivido, ma non trovo giusto che venga pubblicato un episodio avvenuto all'interno di un gruppo (tra l'altro sempre unito),e che si usi uno strumento come Internet nel caso specifico. Rimango sempre convinto che una discussione a pelle valga di più poiché tutto finisce con una stretta di mano, come tra persone civili.
Viva i ragazzi del CUS !!!!
Sammix 64.

Marius ha detto...

Carissimo Sammix64,

volevo risponderti già la scorsa settimana, poi ho soprasseduto. Il tuo commento mi offre un’altra opportunità e questa volta non vi rinuncio.

Non rinnego il post che ho scritto. Per più di una ragione. Ti dico chiaramente, non volermene, che se c’è un modo per farmi fuggir via dal Cus o da qualsiasi ambiente dove mi trovo impegnato come allenatore, basta comportarsi proprio come quel genitore, in quella circostanza. La cosa non è avvenuta “in famiglia”, ma sugli spalti di uno stadio e sotto gli occhi di molti. In certi casi le strette di mano valgono a ben poco, così come le discussioni per “cambiare” le persone. Non credo ai gruppi che stanno in piedi “per forza”, né ad un bene generico (da oratorio) per i ragazzi (quello che ci fa dire “bravo, lo fai per i ragazzi!”); quando gli inputs educativi dell’ambiente familiare sono quelli che sono, hai voglia ad insegnare secondo certi principi. Se non c’è un patto educativo con la famiglia è tutta aria fritta. È un po’ come a scuola, ma lì la delega è un po’ più forte, così come il contratto che firmai quasi vent’anni fa.

Non dipingetemi né buono, né tanto meno santo. Sono un individuo che cerca solo, dall’alto di una passione immensa, di andare avanti per la propria strada tenendo acceso il cervello (e la sua quota etica). Se ho usato il blog per descrivere ciò che è stato, è per allontanarmene (una specie di catarsi).
Il blog in questo ultimo anno di attività, e in più di un’occasione, ha impedito che buttassi la spugna del mio impegno di allenatore al Cus. Proprio per l’uso che ne faccio; a volte irriverente, ironico, leggero, ma sempre metariflessivo rispetto a ciò che agisco e vivo nell’impegno quotidiano di insegnante-allenatore.
Voi genitori, giustamente, siete molto presi, coinvolti emotivamente, dall’attività dei vostri ragazzi. Di qua, dove sto io, le motivazioni a “tener duro” non hanno sempre la stessa solidità, per mille ragioni che non sto qui ad elencare e che so, per la tua sensibilità, esserti note, Sammix64. Quante volte mi è passato (e mi passa) per il cervello l’orribile pensiero di mollare tutto! Finora ha però prevalso la passione e la volontà di portare a compimento il progetto di tutta una vita.

Se alla fine qualcuno dovesse davvero offendersi per quel post, spero abbia la forza di usarmi misericordia.

Un saluto. mario