venerdì 10 febbraio 2012

Il bandito e il campione

De Gregori non c'entra nulla. Il post è una sorta di dialogo probabile. "Bandito" qui sta per "messo al bando"; qualcuno decisamente fuori dal 'sistema'. Il campione, invece, è il Campione.

° § °

B - Diamine, è un po' che non ti si vede in giro. Ma non ti manca l'ambiente?

C - Forse un po'. Più che l'ambiente in senso lato mi manca la caciara dei ragazzi in mezzo al campo.

B - Allora è davvero da un po' che manchi. Di caciara, (quella caciara) dalle mie parti, allo stadio, inizia ad essercene tanta. Le scuole di avviamento allo sport sembrano essere ripartite alla grande. Nonostante gli orari improbabili di utilizzo della struttura...

C - Ancora la storia dell'orario di chiusura? Ma quelle scritte? "Città Europea dello Sport"... Lasciamo perdere, altrimenti ti dico che l'ambiente non mi manca affatto.

B - Beh, lasciamo perdere un ciufolo. Come al solito qui se le cose ripartono il merito va ai soliti 'uomini di buona volontà', gente spesso competente col difetto del volontariato.

C - Difetto?

B - Sì, diciamo pure così. Ho visto (e vedo ancora) qualcuno (più d'uno) 'ingrassare' sui frutti di quel meritorio volontariato. Ma il volontariato indiscriminato, lo sappiamo, è la porta d'ingresso di pericolosi dilettanti, sempre molto zelanti, iperattivi...

C - ... come ad esempio diversi allenatori, pseudo-guru che nessuno controlla nel loro operato perché il volontariato sportivo in Italia è con 'licenza di uccidere'; come a dire: "io non ti pago, tu fai un po' ciò che vuoi, basta che mi crei 'movimento', mi porti tesserati...". È stato il leitmotiv dell'atletica leggera degli anni '60-'70; per certi versi, dura ancora oggi in molte province italiane.

B - Io però la vedo meno nera di te. Ripeto, le scuole di avviamento allo sport - i cosiddetti vivai giovanili - sono superpieni. Ad insegnare l'ABC del movimento ci sono fior di giovani, laureati in scienze motorie e/o istruttori federali...

C - Bene. Anche se il gap col calcio, il basket, la pallavolo, eccetera è ancora troppo ampio. Bisognava comunque cominciare. La strada intrapresa mi sembra quella giusta. Ma con la comunicazione come stiamo messi?

B - E che cosa vogliamo comunicare? I 'campioncini' dell'atletica possono forse competere coi 'mostri sacri' del calcio? Nella civiltà delle apparenze se hai un Bolt da spendere allora bon, altrimenti stiamo a raccogliere il Pacifico col colino. È pur vero che oggi anche coi 'campioncini' non stiamo messi benissimo. Piuttosto, sai cosa mi facevano notare giorni fa alcuni amici? Qui da noi, nei sacri uffici dello Sport locale, non c'è neanche una mezza foto che immortali una tua impresa. Una sorta di damnatio memoriae...

C - [Sorride] Forse, ma in modo assai traslato. La damnatio memoriae puniva pure con la rimozione delle effigi. Ma lì di immagini che mi ritraggono, mi pare, non ce ne sono mai state.

B - Tuttavia i campioni, i campionati, gli scudetti pare ci piacciano da queste parti. Pure in atletica...

C - ... ma il campione in atletica, come in ogni altro sport, deve essere funzionale ad un movimento giovanile che cresce. Un esempio da imitare, e qui, purtroppo, si apre l'annosa questione dei falsi campioni, delle patacche spacciate per roba fina...

B - Del doping parliamo dopo. Mi interessa sapere il tuo punto di vista sulla cosiddetta atletica di serie "A" dalle nostre parti.

C - Ognuno fa l'atletica che vuole, ci mancherebbe. Chi investe del proprio per raggiungere obiettivi agonistici di eccellenza nazionale, anche se per un risultato collettivo, a squadre, va rispettato. Per una vittoria leale, pulita, bisogna gioire sempre. È necessario però capire che la temperie sociale, storica, che stiamo vivendo è molto diversa da quella dei fasti delle mitiche "Iveco" di Torino, "Snia" e "Pro Patria" di Milano, di trenta e più anni fa. Il sogno dorato di quei tempi è naufragato nella realtà di una società massacrata dall'ipocinesi, da stili di vita assolutamente incompatibili con una regolare pratica sportiva, anche soltanto 'amatoriale'. Forse l'atletica di serie "A", quella dei Cova, Panetta, Mei, Antibo, per rimanere al mezzofondo resistente, la rivedremo tra un secolo, se per quel tempo ci sarà ancora umanità ad applaudirla. A mio giudizio (può darsi che sbagli) una vera società sportiva di serie "A" investe nel settore giovanile locale almeno tanto quanto impegna per la 'prima squadra'.

B - Sono d'accordo. Anche la funzione dei nostri allenatori-istruttori è cambiata. Da tecnici raffinatissimi del cronometro e della fettuccia, passami l'espressione riduttiva e volgare, a ri-educatori. Riabilitatori. Chi non si rassegna a tale evidenza può sempre provare la via del Kenia o dell'Etiopia, per restare sempre al mezzofondo in atletica. Ma la vedo un po' dura... Dai, un'altra richiesta e ti lascio andare. Dicevamo del doping. Vuoi aggiungere qualcosa al fiume di parole di questi giorni, sul caso Contador, o sul doping tout court?

C - [Sorride di nuovo]. Ieri l'altro leggevo un post sul blog Opinioni Aerobiche. "Acido lattico e vecchi merletti" il titolo. Mi piacciono le risposte di Marius, Fred ed Enrico, date ad Antonio nei commenti. Ora però devo salutarti. Ho il tread mill che mi aspetta per una quarantina di minuti di corsa. Ne approfitto. Adesso posso.

B - Ciao Campio'!

C - Ciao bandi'!

2 commenti:

Anonimo ha detto...

buondi' a tutti , un saluto a te mario . Di cose strane in giro se ne cominciano a vedere un po troppe .Per primo dico come puo' un genitore affidare il proprio figlio ad una societa' sportiva ora gestita da un ex dopato, forse non sa , forse qualcuno si nasconde allora ecco vedere una signora di una certa eta' che leggendo su di un libro come si corre si improvvisa. Come puo' un semplice volontario insegnare l'arte dell'atletica. Lo vedo qui nel mio paesino dove per cercare improbabili baldini si adottano metodi fuori luogo, senza professionalita' ma con il gusto dell'improvvisazione . Certo c'e la necessita di fare numero , di essere presenti nelle gare "Costi quel che costi impacchettiamo sti bambini e portiamoli al macello". Ecco pero' che giunge da lontano il BURIAN mai visto prima d'ora che spazza via l'iquinamento degli ultimi anni . Il cielo si fa terso , forse stavolta si puo' dire che e' il vento che sta cambiando l'atletica. March

Marius ha detto...

Caro March, sarebbe troppo facile per me alimentare la solita, trita, logora polemica. La millenaria paura del vuoto, quell'horror vacui che sembra costringere anche noi 'podisti' a riempire gli spazi mancanti di 'qualcosa' (ruoli, poltrone, eccetera eccetera), ha fatto sì che, in mancanza d'altri, certi spazi fossero occupati dal primo che passa, da chi, in assenza d'altri, placidamente vi si fosse accomdodato.
Non sarà né il Blizzard o il Burian di questi giorni a cambiare radicalmente le cose ma, più concretamente, un 'fare' organizzato, progetti nuovi e tangibili, verificabili, portati avanti da gente seria. Ci vorrà ancora un po' di tempo ma credo che di fronte ad una diversa (migliore) qualità dell''offerta podistica' (per rimanere al nostro) molti cambieranno idea ed 'emargineranno' gli incompetenti.
Porta ancora un po' di pazienza.

un abbraccio

mario