Sventagliata di valori ematici "sospetti" oppure "anomali". È l'atletica che va dal 2001 al 2012 secondo il Sunday Times e l'emittente tedesca ARD TV.
L'ennesimo terremoto mediatico in chiave doping sembra però destinato a sortire effetti significativi e duraturi nell'ipnagogico mondo di certo sport, sempre meno credibile sul piano dei risultati agonistici, e 'benedetto' dalla cieca ottusità di chi è uso a mitizzare il fenomeno di turno, senza "se" e senza "ma", magari da un pulpito televisivo, microfono in resta.
12.000 test ematici effettuati su 5.000 atleti, dal 2001 al 2012, dunque. L’Italia è al 28° posto con 6 casi con valori degni di attenzione. E mi sorprende la (mancanza di) logica di chi continua ad accanirsi su Alex Schwazer, il solo tra i summenzionati 6 i cui dati ematici sono noti e valutati dal Panel internazionale. Evidentemente all'inquisitore unidirezionale di turno gli altri 5 non interessano.
10 commenti:
Quoto in toto!!
Se mi passi il termine, sempre i soliti 'non vedenti'! ;)
Chiamiamoli pure leoni da tastiera. Come si dice? Di notte leoni, di giorno...
un abbraccio a Tutti
m
per vie diverse siamo arrivati insieme ... http://bit.ly/SdD_109 ... a finale simile
BUON LAVORO
Altissima replica a coloro che non vogliono riconoscere la realtà.
Ma, considerata la loro brama di "sangue" - degna dei figli del New England del XVII secolo - forse inutile...
Marcus Peregrini
Salve a tutti
personalmente vorrei avere chiarezza su tutti e 6 gli italiani sospetti (ed anche sugli stranieri); in primis però vorrei sapere se nei 6 c'è anche quell'Alex Schwazer atleta già squalificato su cui ci sono forti dubbi di ulteriore doping data la frequentazione accertata del Prof. Conconi prima del 2008 e forse anche dopo (Donati ha sempre detto che Conconi=doping ed io ci credo)
Poi mi domando se è giusto allenare un atleta ancora squalificato e potenzialmente radiabile
Saluti
Stefano La Sorda
Signor Stefano,
concordo con lei relativamente alla scoperta dell'identità degli atleti sospetti, ma mi trova fortemente in disaccordo nel continuare a tirare in ballo il marciatore Alex Schwazer. Rispetto ad altri pizzicati per doping, lui ha avuto il coraggio di vuotare il sacco, assumersi le proprie responsabilità e rimettersi in gioco. Il progetto che esiste dietro Schwazer poi è qualcosa di innovativo, originale e scientificamente significativo che - ahimè - non tutti possono o vogliono capire. Quindi riguardo l'ultima affermazione, in questa sede, mi sembra davvero fuori luogo.
Saluti,
Marco
I dubbi dovrebbero essere la chiave per aprire le porte della conoscenza e del sapere Cambiare un sistema "consolidato" o che perlomeno negli anni ha trovato condizioni favorevoli per affermarsi non è cosa facile. Lavorare nella lotta al doping però non esime dall'educazione e dal rispetto per le persone. Cadere in tentazione è facile: in fondo giornalisti e quotidiani non fanno altro che costruire quel mondo spettacolarizzato al quale siamo oramai fortemente abituati, tanto da sentirci così tanto a nostro agio dietro un freddo monitor e un'inanimata tastiera. Cosa fare allora di tutti quei valori dei quali lo sport si fa portavoce da sempre, attraverso il tentativo di sensibilizzare giovani e famiglie per una vita migliore a tutto tondo. Come si coniugano questi valori con la lotta al doping se non, per la prima volta, attraverso il tentativo prima di tutto umano di risollevare un atleta che ha solo 30 anni e che ha incontrato una realtà sportiva in cui evidentemente la performance fine a se stessa era la cosa più importante? Si è spesso interessati solo ai nomi, saziando il senso di gossip più profondo. Poi queste persone che fine fanno? Sono tutte uguali? Hanno tutte lo stesso trascorso? Lo sport si pone un grande obiettivo che sembra andare sempre nella direzione opposta a quella delle gare. Eppure ci si chiede sempre se Alex andrà a Rio, se tornerà in Nazionale. Mai di un'ipotetica sua felicità. Mi chiedo se una tale realtà non sia la fine dello sport, allontanando definitivanente i giovani da questo mondo. Infine mi chiedo: perchè riservare proprio ad un atleta che scelto di "raccontare" un trattamento simile, lasciando nell'oblio tanti altri che non hanno mai raccontato, hanno mentito o che sono tranquillamente rientrati? O ancora perchè ritrovare su Sky un documentario sulla vicenda Armstrong, al quale sono stati revocati numerosi titoli e che nonostante tutto ha guadagnato la simpatia dei media nelle sue imprese di rivalsa, come l'ironman Hawaii?
Il commento del Sig. La Sorda conferma il mio scetticismo, che Ti avevo già comunicato.
Eppure basterebbe leggere il giornale.
Da LA GAZZETTA DELLO SPORT online
ATLETICA: SCHWAZER "dimenticato", NESSUN CONTROLLO DA OLTRE 3 ANNI
L’olimpionico squalificato non è sottoposto a un test antidoping dal 30 luglio 2012, il giorno dell’esame fatale, quello che svelò l’epo. Simbolo di una Iaaf che fa acqua da tutte le parti
Milano, 4 agoato 2015
Alex Schwazer fa sempre discutere. Ma, in questo caso saranno tutti d’accordo, non per colpa sua. Il fatto è che l’olimpionico squalificato non è sottoposto a un controllo antidoping dal 30 luglio 2012, il giorno dell’esame fatale, quello che svelò l’epo. Proprio così, nonostante lo scalpore fatto dal suo caso, nonostante i processi penali e sportivi, nonostante le squalifiche, nonostante la Iaaf stia per dare un parere sullo sconto di pena per la sua «collaborazione» (la procura antidoping ha detto no, deve esprimersi anche la Wada, prima che a settembre decida il Tribunale Nazionale Antidoping del Coni).
SEMPRE A DISPOSIZIONE — Una vicenda che è un po’ il simbolo di un sistema che fa acqua: ma come Iaaf, scrivi e riscrivi sulle tue regole che l’atleta «squalificato» è uno degli obiettivi prioritari della tua politica di controlli, sottolinei che un soggetto, «anche se in quel periodo è ineleggibile, deve essere sempre a disposizione per effettuare un controllo», e poi lasci passare tre anni senza colpo ferire?
MINIMO — Nel momento in cui si sottolinea l’importanza, con il passaporto biologico, di verificare tutti gli sbalzi dei valori degli atleti proprio per avere anche il minimo dettaglio su situazioni a rischio, il sistema si priva di questa difesa minima. Fra l’altro, sono proprio le regole Iaaf a sottolineare che l’atleta squalificato, per ritornare eleggibile «dovrà sottoporsi a un minimo», minimo appunto, «di tre controlli antidoping, a sue spese». Quello che si sta facendo (anzi, che non si sta facendo) per Schwazer, si fa con tutti gli squalificati per doping? Magari all’ultimo momento si piazzano i tre controlli burocraticamente uno dopo l’altro senza alcuna strategia che possa tenere conto della storia dell’atleta e provare a impedire sul serio assunzioni recidive?
14 CONTROLLI — Intanto Schwazer fa da solo. Il piano di monitoraggio annunciato all’inizio di aprile lo ha portato 14 volte all’ospedale San Giovanni di Roma per effettuare i controlli promessi. Si tratta di una struttura pubblica ospedaliera, ma naturalmente quei dati non hanno alcun valore sportivo, anche se saranno messi a disposizione di tutte le autorità antidoping. Alla luce della completa assenza del sistema, rappresentano però un tentativo di autotutela, insieme con l’aver cominciato la collaborazione con il gruppo coordinato da Sandro Donati. Anche perché, com’è giusto che sia, il ritorno dell’olimpionico, squalificato fino al 29 aprile 2016, scatenerà mille domande.
FINESTRA ORARIA — Fra l’altro, annunciando ad aprile il loro sodalizio, Donati annunciò anche la rinuncia unilaterale alla «finestra oraria» da parte di Schwazer. In un’era di doping di microdosi che si possono smaltire in qualche ora, come da confessione dello stesso marciatore, il poter vincolare l’arrivo dei controllori a un determinato momento della giornata rischia di vanificare l’effetto sorpresa. Per le varie autorità antidoping: non sarebbe il caso di studiare il problema?
Boldrini-Piccioni
P.S. Sig. La Sorda, Mi risulta che gli interrogativi che Lei pone su questo blog li avrebbe già formulati al Dott. Donati, il quale gli avrebbe risposto.
Sarebbe così gentile da darci qualche chiarimento al riguardo?
Quando ho letto di questa notizia, ho avuto una sensazione di deja-vu. Allora ho chiesto a Google, che mi ha risposto questo - http://archiviostorico.corriere.it/2000/ottobre/14/Sangue_fuori_norma_per_cinque_co_0_0010144319.shtml
Colpisce come, nell'articolo annesso (datato Ottobre 2000), si usi l'espressione "nuovo caso destinato a scuotere il Coni". Deja vu?
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