domenica 3 novembre 2013

E adesso?

(ph di Filippo Calore)

Una volta, non molto tempo fa, alla marcia atletica italiana si chiedevano medaglie. Metallo pesante, mica giuggiole. Metallo olimpico. Oggi la musica sembra essere cambiata (più per effetto del lavoro serrato e finalmente efficace delle procure che di una 'rivoluzione' etico-sportiva, interna alla Federazione stessa). Ma di che musica si tratta, dunque? E quali numeri esprime?

Sì, partiamo dai numeri. Di seguito le graduatorie 2013 dei primi 20, per la 20 km di Marcia Maschile, per la 20 km Femminile e per la 50 km. Ecco i nostri migliori Assoluti della Marcia:

20 km Maschile



















20 km Femminile




















50 km







Altro che ori olimpici. La situazione pare essere drammatica perché alla mediocritas non proprio aurea dei dati delle due  graduatorie, maschile e femminile, dei 20 km, segue lo strazio della 50 km coi suoi 4 (dico 4!) soli classificati. E forse non è un caso che il titolo italiano su questa nobilissima distanza quest'anno non sia stato assegnato (a tal proposito voglio ricordare che il Campionato Italiano della 50 km di Marcia non si disputò soltanto negli anni 1915, 1916,1917, 1918 e poi nel 1943 e 1944, a causa dei due conflitti mondiali).

La 50 km di Marcia è dunque un fantasma. Pamich ha ottant'anni e l'altoatesino ha altro a cui pensare. E se la 50 km sparisce davvero - i segnali ci sono tutti - si tirerà dietro la Marcia tutta. Perché negare la 50 km vuol dire rinnegare i valori di un gesto antico e ancora 'esteticamente' credibile; significa rifiutare la pratica di un esercizio intelligente, paziente, meticoloso, che è l'essenza della Marcia stessa. Significa perciò colpire la Marcia al cuore.

E adesso?

4 commenti:

Anonimo ha detto...

la marcia non è sport

Anonimo ha detto...

la marcia non è sport

Enrico ha detto...

La marcia 50 km chiude. Atleticanet chiude (tra l'indifferenza generale). Forse fra un po' tutta l'atletica italiana chiuderà.

Enrico Blasco Ibanez

Marius ha detto...

... per spostarsi su facebook, Enrico. È questa la triste verità. Io sto cercando di tenere duro...

un abbraccio

mario