Ironman 70.3 Italy, a Pescara. Il "mezzo ironman", come lo definiscono (non senza un filo di sarcasmo) alcuni 'semidetrattori' del multisport in chiave endurance; il triathlon semi-esaperato, come lo chiamano alcuni sportivi di buon senso; infine una buona occasione (in verità "l'ultimo treno per Yuma") per far ripartire - ma è mai veramente partita? - la martoriatissima economia Abruzzese, come va dicendo da un po' il sottoscritto.
Nuotare per 1900 metri, inforcare una bici e andare avanti per 90 chilometri per poi scendere a terra e correre per 21 km e 100 metri circa. Difficile? Roba da eroi moderni? Macché! Magari uno sport non proprio per tutti (e per tutte le tasche), ma non un'impresa impossibile: certificata l'idoneità dell'atleta alla pratica sportiva agonistica, basta un allenamento intelligente. Ma quanti partecipanti al 70.3 hanno l'idoneità alla pratica sportiva agonistica? Quanti si allenano in modo corretto? Questa però è un'altra storia.
Swim - (Ride a ) Bike - Run, oppure Swim + (Ride a) Bike + Run, nel senso che a Pescara il 70.3 ha pure la formula della staffetta. La prova, cioè, non pesa tutta sulle spalle di un singolo atleta ma viene 'tripartita': squadre composte da un nuotatore, un ciclista e un runner. Uno e trino, insomma. Un pettorale, oggi come oggi, non si nega proprio a nessuno.
3 commenti:
c'è sempre più posto per tutti
... basta pagare, Enrico.
;)
m
Bella l'esperienza dello scorso anno di Aldo Rock, che ha fatto la gara solo con amore e passione per questo sport.
Eroico.
Pasqualino.
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