venerdì 27 novembre 2009

Vado di fretta...

... ma due righe voglio lasciarle. Domenica che viene sarò impegnato con gli amici della marcia al Parco d'Avalos di Pescara, alle 10.00 (del mattino ovviamente). Un tam tam informale, affettuoso, appassionato, partito dal sempre più coinvolgente ed attivo Massimiliano Palumbaro, e subito raccolto e rilanciato dal sottoscritto, permetterà una riunione tecnica e conviviale di marciatori ed appassionati del taccopunta (giovani e meno giovani). Saremo davvero tanti (mi dispiace per il 'misterioso' forfait di qualcuno), compresi Valerio Di Vincenzo, mitico coordinatore scientifico del glorioso Progetto '92, e Claudio, "Rino", Dei Rocini, amico, ex marciatore e insostituibile medico sportivo di quello stesso Progetto.
A lunedì per il dovuto resoconto.

10 commenti:

Anonimo ha detto...

Peccato non esserci.
Aspetto il resoconto.
Buon divertimento.
Pasqualino Onofrillo

Anonimo ha detto...

Intervengo fuori tema, ma mi ricollego a quanto segnalato nel terz'ultimo post del blog, quello intitolato "Buio sull'atletica".

Sono stato un paio di giorni a Bolzano e devo riconoscere che si tratta di una realtà completamente diversa da quella alla quale siamo abituati.
Praticamente un'intera città, costruita in una vallata, viene attraversata da piste ciclabili e pedonali, che si affiancano alle corsie stradali.
Di conseguenza, la gente può spostarsi comodamente sia a piedi che in bici, proprio in virtù di questa splendida separazione del traffico.
Le piste ciclabili e pedonali sono illuminate, ben asfaltate (il fondo è davvero curato e ben tenuto e ciò favorisce sia la meccanica di corsa che la velocità dell'azione) ed agibili a qualunque ora del giorno (mi sono allenato anche dopo le 20, ma oltre a godere di un'ottima visibilità, non ho mai avuto la sensazione di essere solo o in zone mal frequentate, data la costante presenza di persone lungo il percorso). Inoltre, è possibile creare percorsi vari ed anche molto lunghi, senza essere costretti a ripetere sempre un medesimo circuito.

Insomma, il problema è quello di cambiare mentalità. Nelle città di pianura può rappresentare una svolta la predisposizione di piste per la circolazione a piedi e in bicicletta.
Del resto, è evidente come un fitto intreccio di piste ciclabili e pedonali favorisce notevolmente la circolazione cittadina, riducendo il traffico automobilistico e consentendo alla gente di muoversi in maniera più sana, più economica, più rispettosa dell'ambiente e della natura e, spesso, più disciplinata.
Da ciò trarrebbe indubbi e notevoli vantaggi l'atletica e, in generale, tutto il movimento podisitico, che potrebbe disporre, in via continuativa, di strutture di allenamento efficienti.

Insomma, il problema è più di cultura e di mentalità, piuttosto che pecuniario e gestionale.
Sarebbe bello poter assistere, negli anni a seguire, ad una sensibilizzazione degli organi di governo cittadino in vista di un ampliamento e un miglioramento delle strutture, degli impianti e della qualità di vita.


Un saluto.
Sat

Anonimo ha detto...

Bravo Sat,
condivido in pieno quello che dici e mi viene il dubbio che tu abbia ascoltato un mio discorso fatto con un amico, oggi pomeriggio, mentre correvo sulla costruenda pista ciclabile che costeggia il litorale di Vasto Marina.
Il problema, hai ragione tu, è proprio nella mentalità. Pensa che giorni fa su un giornale locale leggevo di un albrgatore vastese che si lamentava del "fastidio" che la pista ciclabile avrebbe arrecato alla propria stuttura alberghiera perche "il turista che esce dall'albergo rischia di essere investito da una bicicletta".
E' pazzesco....invece di interpretare la ciclabile come un valore aggiunto della stuttura alberghiera (e sarebbe stato il caso di rivedere il materiale fotografico/pubblicitario) la si interpretra come un ostacolo alla tranquillità del turista.
Come vedi, quando si tocca, o meglio, si sfiora l'orticello della persona influente tutto diventa + difficile....
Che belle le piste ciclabili del Trentino!!!!
Saluti. Pasqualino Onofrillo

Anonimo ha detto...

Esatto, la pista ciclabile dovrebbe costituire un valore aggiunto di un albergo.
Dov'ero io, la brochure la indicava tra le varie strutture a immediata disposizione del turista per lo svago e l'attività sportiva.
La cosa assurda, nel caso di cui parli, è che ci troviamo sulla riviera e dunque mi sembra davvero impensabile non progettare piste ciclabili e pedonali. Non dico nemmeno per favorire l'attività fisica in sé, ma quanto meno per facilitare gli spostamenti della gente.

Del resto, non ci sarebbe neanche da stupirsi di tutto questo ostruzionismo, se pensiamo che tutti gli anni alla Milano City Marathon assistiamo sempre a contestazioni (rigorosamente apprezzate e sostenute da qualche pseudo-giornalista come Fede...) da parte dei milanesi per il fatto che le strade sono bloccate e il traffico viene rallentato. Tra l'altro, mi chiedo perché quel giorno, al fine di ovviare ad un problema ormai generazionale, non inseriscano una delle cd. giornate in favore dell'ambiente, in cui è vietata la circolazione dei veicoli a motore...
Tutto diverso rispetto a tantissime altre località (sarebbe riduttivo citare solo New York), in cui tutta la città si ferma per vivere un giorno di festa all'insegna dello sport.

Un saluto.
Sat

Anonimo ha detto...

Condivido pienamente ma da quello che penso è decisamente un problema politico/economico "forte" a discapito di quello sportivo, altrimente non si spiegherebbe perchè in tutti questi anni la ricetta di far coincidere la Milano City Marathon con una giornata ecologica è stata sempre sostenuto dai microfoni di Radio D J dal maratoneta Linus e, quest'anno, che lui è diventato il responsabile/presidente della maratona ha potuto solo spostare la data e farla coincidere con la settimana della moda/mobile (non ricordo di preciso) e cambiare il percorso, ma di stop al traffico è vietato parlarne.
Quindi saremo costrettti a vedere sempre quelle scene orrende (viste solo a Milano) in cui un'automobilista frettoloso credendo di avere la ragione dalla sua parte scende dall'auto per prendersela con il maratoneta/tapascione, che a sua volta, nonostante la fatica, trova la forza di far valere il proprio diritto di occupare la sede stradale per un giorno l'anno.
Ed è già tanto se volano solo parole grosse(ricordo l'"augurio" di un automobilista proprio nei miei confronti:"che ti possa venire un infarto"),atteso che ho avuto modo di vedere anche calci e pugni....Tutte cose che non hanno nulla a che vedere con lo sport!!
Ma parlarne serve anche a far cambiare i penseri delle persone.....milanesi compresi!!!
Un saluto.
Pasqualino Onofrillo

Anonimo ha detto...

Non sapevo, né immaginavo di questa tua esperienza ambrosiana.
Direi che Linus sta spendendo la sua immagine, ma in sé la manifestazione non ha ancora raggiunto gli obiettivi prefissi ed anzi mi sembra che subisca notevolmente la concorrenza di altre grandi maratone immerse in scenari e contesti sicuramente più avvincenti ed emozionanti (Roma, Venezia e, ad oggi, Firenze, senza contare Padova, Carpi e Torino).
La Milano City Marathon è una corsa che, per il ritorno d'immagine, pubblicitario e propagandistico potrebbe e dovrebbe fare molto di più. Ha dalla sua quella che è la capitale economica della nazione - ma forse in questo caso si tratta soltanto di un limite - ed è sostenuta dalla Gazzetta dello sport - quotidiano che per tiratura mi pare che ceda solo di fronte a Corriere e Repubblica.
Comunque l'aver spostato la data è una circostanza molto positiva. Correre a Milano la prima domenica di dicembre può rivelarsi un semisuicidio. Parti alle 9.15 del mattino, con una temperatura normalmente bassissima, quasi sempre prossima allo 0, e un tasso d'umidità esagerato.
Poi ti spediscono verso la periferia e non è così improbabile trovare la classica "nebbia in Val Padana". Se poi hai anche a che fare con una cittadinanza complessivamente poco sensibile, il quadro - tristissimo - è davvero completo.
Il problema della nuova data (11 aprile) è che viene a cadere esattamente a due settimane di distanza dalla Stramilano (28 marzo). Che è sì una mezza maratona e quindi risulta meno invasiva nei confronti del traffico cittadino e, inoltre, è una gara più sentita e più amata dai milanesi, fors'anche per le grandi imprese cronometriche registratevi (record del mondo di Tergat in 59'17" nel 1995 e primo crono sub 59' fatto registrare nella storia dell'atletica su strada, mai omologato a causa di un'errata misurazione del tracciato), ma è pur vero che, nel giro di due settmane il grande pubblico dei non appassionati si troverà di fronte a due grandi manifestazioni che rischiano di turbare la normale viabilità automobilistica...
Vedremo cosa accadrà.

Anonimo ha detto...

Adesso però sono io a fare una domanda.
Oggi, facendo allenamento con un paio di amici - tra cui il grande Tommy, fortissimo maratoneta col quale, da alcuni mesi, ho l'onore e il piacere di potermi allenare - sono venuto a sapere che, per contrastare diverse spiacevoli situazioni cui da anni assistiamo e per porre in qualche modo un freno al selvaggio ingresso di atleti provenienti da qualunque zona, italiana ed extra, la grandiosa idea della Federazione sarebbe quella di negare la partecipazione alle competizioni (o quanto meno precludere la possibilità di accedere ai premi: che non è la stessa cosa, ma ci si avvicina abbastanza, almeno per una bella fetta degli appassionati) per gli atleti appartenenti ad una formazione fuori Regione, quanto meno nelle gare a rilevanza regionale e provinciale.
La soluzione, che per certi versi sembra animata, apparentemente, anche dall'intenzione di sviluppare il "vivaio", mi sembra piuttosto distorsiva e criticabile, anche perché credo che comporterebbe, tra gli altri disagi, un notevole impoverimento del parco partenti di tantissime gare.
Ci sono tantissimi atleti tesserati per società non appartenenti alla Regione in cui vivono - tra questi persino il sottoscritto. Alcuni per ragioni di prestigio e magari remunerative - non certo il sottoscritto -, altri per un semplice legame con la propria terra d'origine, i propri amici e/o l'allenatore, altri chissà per quali altre ragion. Fatto sta che comunque si tratta di una situazione piuttosto ricorrente nella prassi corrente.
Pertanto, mi sembra di aver capito che funzioni più o meno così: se non sei tesserato per una società di quella Regione, non puoi gareggiare/essere premiato; al contrario, puoi prendere parte alle gare di interesse nazionale e internazionale. Nelle quali, naturalmente, il tasso competitivo si alza notevolmente per l'inevitabile presenza di atleti stranieri, professionisti, semiprofessionisti o amatori di lusso (e magari amatori solo di nome ma non di fatto).
Non so, non vorrei sembrare troppo egoista. Ma io vivo e lavoro a Pavia e non posso gareggiare qui in Lombardia, in Piemonte o altrove solo perché sono rimasto legato ad una società della mia terra, agli amici e all'allenatore?
Boh, sembra quasi che, per contrastare la partecipazione selvaggia di qualche marocchino e di altri "colored" ad alcune gare che solo nominalmente hanno carattere regionale (configurate come tali e non come nazionali solo per pagare una quota inferiore alla Federazione), non ci sia altro rimedio che penalizzare i tantissimi appassionati nostrani...

Mi fermo qui.
Mario, è così?

Un saluto.
Sat

Marius ha detto...

Mi becchi (momentaneamente) impreparato. Mi aggiorno subito (anche perché sto 'combattendo' con i vostri nulla osta).

a prestissimo

m

Anonimo ha detto...

per Sat: un amico dirigente di società con propensioni alle gare su strada me ne ha parlato proprio ieri l'altro...sì sembra proprio di si!

GMaK

Anonimo ha detto...

Da quello che mi dicevano, non c'è ancora niente di certo.
Però l'idea è quella e se tanto mi dà tanto... Ahinoi!

Un saluto.
Sat